Tempo fa, un individuo molesto che risponde al nome di Giovanni mi aveva chiesto di stilare la Top 10 dei miei libri preferiti. Dato che adoro stendere elenchi e classifiche, ho deciso di accontentare lui e tutti (?) i miei fans. Ma visto che sono megalomane e mi lascio sempre prendere la mano, dopo averci lavorato per un mesetto invece che una Top 10 m’era uscita una Top 50.
Ora continuo a tenere aggiornata la pagina, aggiungendo nuovi libri degni di entrare nella classifica a mano a mano che li leggo. Il mio obiettivo attuale è di tenere tutti i libri che aggiungo fino a che non avrò raggiunto quota 100; a questo punto, i romanzi che scivoleranno sotto questa magica soglia saranno eliminati, per non appesantire ulteriormente la pagina.
In conseguenza di tutto ciò, non sorprendetevi se spesso questa pagina ha l’aria di un cantiere.
I criteri
– Limite cronologico: nessun libro pubblicato prima del 1884. Perché il 1884? Perché è la data in cui è stato pubblicato il più ‘vecchio’ libro di cui si è parlato su Tapirullanza – Flatland, Consiglio #01 – e volevo rispettare la “cornice temporale” del blog. Inoltre mi sentirei a disagio a mettere sullo stesso piano di paragone un libro di Hemingway e uno, per esempio, di Diderot, o anche solo di Stendhal. Infine, almeno in questo modo eviterò di spammare i soliti titoli ‘classici’ sui vari Dostoevskij, Flaubert, Balzac, and so on.
– Limite tipologico: ammessi solo romanzi e novellas, esclusi i racconti. Certo, in questo modo ho dovuto escludere raccolte che adoro, come Finzioni di Borges, Amori ridicoli di Kundera, Cronache marziane di Bradbury o Casi di Daniil Charms, ma volevo mantenere una certa coerenza e confrontabilità tra le varie entrate.
– Non mi sono dato limiti, invece, per quanto riguarda il genere dell’opera. Abolito anche, rispetto all’articolo originale che ha dato luogo a questa pagina, il limite massimo di entrare per ogni autore. Alcuni autori appaiono con moltissimi titoli (es: 5 per Swanwick, 7 per Dick).
La classifica
108. Engine Summer
Autore: John Crowley
Genere: Fantasy / Post-apocalyptic SF / Bildungsroman
Anno: 1979
Un romanzo post-apocalittico sui generi, in quanto non è una distopia ma un’utopia. In un remoto futuro che ha dimenticato la nostra civiltà in seguito a un’imprecisata catastrofe, la gente di Little Belaire vive una vita spensierata e comunitaria, seguendo una filosofia animista che ricorda quella degli indiani d’America. Ma il giovane irrequieto Rush-that-Speaks, della tribù della Corda, si imbarcherà in un viaggio per ritrovare sé stesso, e il perduto amore della propria infanzia.
Dal punto di vista del worldbuilding, questo Engine Summer è un’opera straordinaria. Con la semplicità di una fiaba, mescola una normale ambientazione post-apocalittica con stramberie aliene e tecno-magia arcana. Inoltre si inventa un corpo di filosofie e una mitologie – quelle delle comunità sopravvissute al grande disastro – estremamente ricche e con un certo fascino. Tutto, però, si annacqua in un romanzo barocco, pieno di autocompiacimento letterario e scarso di trama. Engine Summer è geniale e odioso al tempo stesso.
107. The High Crusade
Autore: Poul Anderson
Genere: Science Fiction
Anno: 1960
E se alla metà del Trecento, mentre Edoardo III d’Inghilterra preparava l’invasione della Francia, una navicella aliena fosse atterrata in un ameno villaggio del Lincolnshire? Questa è la geniale premessa di The High Crusade; e Anderson ne fa un bel romanzetto farsesco. Gli alieni hanno intenzioni ostili, ma contro ogni aspettativa Sir Roger de Tourneville, signore del luogo, e i suoi uomini sterminano gli invasori e si impossessano della nave. E’ l’inizio di una crociata che porterà i fanatici cavalieri di Sir Roger alla conquista della galassia!
Insomma, una storia spettacolare. Certo, tra il plot inverosimile e la prosa stra-raccontata e anti-immersiva, la sospensione dell’incredulità va a farsi friggere: High Crusade è divertimento puro, e nient’altro.
106. Dancing with Bears
Autore: Michael Swanwick
Genere: Fantasy / New Weird / Biopunk / Commedia
Anno: 2011
In un mondo regredita alla tecnologia preindustriale e dominata dai costumi vittoriani, due trickster professionisti (uno dei quali è un cane parlante!) semineranno il caos per le strade di Mosca in cerca di fortuna. Questo libro è: Pirati dei Caraibi incontra Jack Vance e tutti e due 1997: Fuga da New York, con una punta di Tre Uomini in Barca.
Ho già parlato di Dancing With Bears in questa Bonus Track dedicata alle storie di Darger e Surplus.
105. Sotto gli occhi dell’Occidente
Autore: Joseph Conrad
Genere: Mainstream / Politico
Anno: 1911
Nonostante la prosa ubriaca, Conrad rimane uno dei miei scrittori preferiti. Questo è uno dei suoi romanzi più atipici, essendo ambientato non nelle baie del sud-est asiatico ma a cavallo tra la Russia zarista degli ultimi anni e Ginevra. Il romanzo parla di un gruppo di rivoluzionari russi di matrice anarchico-populista con base a Ginevra, e del progressivo (ma combattuto) avvicinamento dello studente Razumov alla causa della rivoluzione.
Se Razumov, con le sue nevrosi e la sua espressione gelida, è un personaggio affascinante (che riecheggia il Raskolnikov di Dostoevskij), invece ne esce male la co-protagonista Nathalie Haldin, ritratto della virtù e dell’abnegazione femminile terribilmente belle époque (e con la complessità psicologica di un’aspirapolvere). La prima parte, quella ambientata a San Pietroburgo, è la più bella; piena di conflitti esterni e interiori. Passando a Ginevra, il ritmo si ammoscia un po’, e infatti la parte centrale del romanzo è spesso noiosotta. Comunque ben fatta la galleria dei rivoluzionari idealisti in esilio. Un romanzo che mi sentirei di consigliare ai cultori di Dostoevskij (tra i quali mi annovero pure io).
104. The Handsome Squirm
Autore: Carlton Mellick III
Genere: Horror
Anno: 2012
Cosa succederebbe, se ad andare al potere negli Stati Uniti fosse l’equivalente ammerigano del MOIGE? Se “proteggere i bambini” da qualsiasi possibile turbamento diventasse l’origine di tutte le leggi, e nel giro di pochissimo tempo l’aborto, il divorzio, avere figli fuori dal matrimonio o anche solo dire parolacce in pubblico diventasse illegale? E cosa succederebbe, se in questa società un povero cristo mettesse per errore incinta una donna aliena con il costume di divorare vivi i propri consorti?
The Handsome Squirm è la storia inquietante di un uomo normale che si trova solo contro tutti, in un mondo in cui il bene dei bambini e la preservazione della famiglia tradizionale sono così importanti che la vita del singolo non conta più niente. Del resto, cosa non saresti disposto a sacrificare per i tuoi figli? L’atmosfera del libro è un po’ troppo improbabile e sopra le righe perché il destino del protagonista faccia davvero paura, ma una sottile inquietudine attraversa tutta la storia e il ritmo si mantiene sempre altro. Come stile e atmosfera ricorda The Haunted Vagina ma mi è piaciuto di più.
103. The Puppet Masters
Autore: Robert Heinlein
Genere: Science Fiction
Anno: 1951
Un classico dei romanzi d’invasione “tipo ultracorpi”: una navicella atterra in mezzo ai campi del Midwest, e in men che non si dica una progenie di lumaconi prende il controllo della popolazione locale. I lumaconi controllano le loro vittime attaccandosi al loro cervelletto, dopodiché si fingono umani normali e cominciano a diffondersi in modo sistematico… I protagonisti sono un pugno di agenti di un’organizzazione segreta della Difesa americana, e il romanzo racconta di come faranno a contenere l’invasione e quindi annientarla. I personaggi sono abbastanza bidimensionali, c’è molto machismo un po’ datato, nessuna ambiguità morale – ma la partita a scacchi tra i buoni e gli alieni cattivi è affascinante, e gestita con molta intelligenza. Un romanzo piacevole, nettamente superiore all’altro classico dell’invasione “tipo ultracorpi” – The Body Snatchers di Jack Finney.
102. Rogue Moon
Autore: Algis Budrys
Genere: Science Fiction / Psicologico / Mystery
Anno: 1960
C’è una strana formazione di origine aliena, sul lato oscuro della Luna. Ha una sola entrata, ma una volta che la varchi non puoi più utilizzarla per uscire. Una volta dentro, se stai fermo, vieni ammazzato. Se vai nella direzione sbagliata, vieni ammazzato. Se fai il movimento sbagliato, vieni ammazzato. E se il Dr. Hawks, il gelido inventore del trasformatore di materia, non vuole veder fallire la sua spedizione, dovrà affidarsi a qualcuno capace di sopportare il trauma della propria morte…
Rogue Moon è un romanzo strano, in cui un mistero alieno serve solo da scusa per imbastire un dramma psicologico-filosofico sul tema della morte. I personaggi si lanciano in dialoghi contorti e si muovono con gesti e atteggiamenti isterici. Forse è il modo di scrivere tipico degli scrittori dell’Europa dell’Est, perché mi ha ricordato molto la prosa convulsa Conrad, e sono uno polacco e l’altro lituano. Poteva essere scritto molto meglio, ma ha comunque un suo fascino macabro; e la scena finale sulla Luna è molto bella.
101. Tumor Fruit
Autore: Carlton Mellick III
Genere: Fantasy / Bizarro Fiction
Anno: 2012
Perché non prendiamo una storia di naufraghi sbattuti su un’isola misteriosa, ma spostiamo il fulcro della trama dall’esplorazione dei misteri alla pura e semplice sopravvivenza? Detto fatto. Tumor Fruit non si svolge sulla Terra ma su un pianeta assurdo, dalle tinte rosa e una certa tendenza a essere tossico per l’uomo. Una navicella spaziale precipita, e solo in otto sopravvivono sulle coste bianche di un’isola in mezzo a un oceano corrosivo e inavvicinabile. Ora gli otto dovranno sopravvivere a un ambiente che chiaramente non è fatto per l’uomo, e che tenterà di ucciderli in ogni modo.
Mellick confeziona un romanzo corale d’avventura che ricorda vagamente Zombies and Shit, ma con un timbro narrativo più serio, tinte molto più fosche, e una maggiore attenzione all’analisi psicologica dei personaggi rispetto all’azione pura e semplice. Una storia violenta e delicata. Gli amanti di Lost dovrebbero apprezzare.
100. Mission of Gravity
Autore: Hal Clement
Genere: Science Fiction / Hard SF / Avventura
Anno: 1954
Mesklin è un enorme pianeta schiacciato come una palla da rugby da una gravità di superficie di 700G. I nativi abitanti a forma di millepiedi, guidati dal capitano Barlennan, e l’equipaggio di una navicella umana in orbita, dovranno collaborare in un’avventurosa missione di recupero che li porterà ad attraversare tutto il pianeta. Mission of Gravity è purissima Hard SF d’avventura, coi suoi pregi e i suoi difetti.
Ho già parlato di Mission of Gravity nel Consiglio del Lunedì #25.
99. Auto da fé
Autore: Elias Canetti
Genere: Mainstream / Picaresque / Umoristico
Anno: 1935
Stimato sinologo e forse l’uomo più colto della sua epoca, Peter Kien è però anche un misantropo che vive segregato nella sua immensa biblioteca, incapace di affrontare i più basilari problemi della vita quotidiana. L’arrivo di una governante meschina e semi-ritardata segnerà l’inizio della sua rovina.
La bellezza di Auto da fé è quella di presentare situazioni e individui assurdi e paradossali, immersi in una deliziosa atmosfera tragicomica. I personaggi sono caratterizzati alla perfezione; in particolare, la stupidità e l’ignoranza da sub-normale della governante Therese sono mostrate benissimo: il suo vocabolario si comporrà forse di un centinaio di parole che continua a riciclare a sproposito, di modi di dire e frasi preconfezionate, e anche il suo comportamento è quello standardizzato di un animaletto. Nella seconda parte purtroppo Canetti si perde un po’ per strada, calando di ritmo e aprendo parentesi e digressioni a non finire su personaggi secondari (come il nano Fischerle, che sogna di diventare il più grande scacchista vivente).
Se Canetti vi piace e siete interessati al clima della Mitteleuropa (e in particolare, di Austria e Germania) negli anni Venti e Trenta, vi consiglio anche la sua trilogia autobiografica: La lingua salvata, Il frutto del fuoco e Il gioco degli occhi.
98. Schismatrix Plus
Autore: Bruce Sterling
Genere: Science Fiction / Space Opera / Cyberpunk / Politico
Anno: 1985
Schismatrix è una space-opera politica e avventurosa, ambientata in un futuro in cui l’umanità ha colonizzato il sistema solare, ha abbandonato la Terra e sta raggiungendo nuovi stadi evolutivi. Attraverso la vita bicentenaria di Abelard Lindsey, prima giovane giovane rivoluzionario, poi disilluso diplomatico e poi altro ancora, assisteremo allo scontro senza fine tra le due superpotenze post-umane degli Shaper (Mutaforma) e Mechanist (Meccanisti).
Un po’ cyberpunk e un po’ biopunk, l’ambientazione ricorda quella del coevo Vacuum Flowers di Swanwick, senza essere altrettanto bella. Ma il romanzo, pur affascinante, soffre di eccesso di worldbuilding: infodump a manetta e avvenimenti fuori scena sono la norma, e la tensione va spesso a farsi benedire.
L’edizione Schismatrix Plus è particolarmente figa, perché contiene in appendice i cinque racconti che Sterling aveva scritto sull’universo Shaper/Mechanists (racconti che aveva composto prima di scrivere il romanzo). Il mio consiglio: leggete i racconti prima del romanzo. Ritrovare in un’unica storia tutti i nomi e gli avvenimenti che avevate imparato a conoscere nei racconti è una bella esperienza; e fin troppi episodi del romanzo sembrano quasi presupporre la conoscenza di quegli avventimenti.
97. Moxyland
Autore: Lauren Beukes
Genere: Science Fiction / Cyberpunk
Anno: 2009
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96. Infernal Devices
Autore: K.W. Jeter
Genere: Fantasy / Steampunk / Commedia
Anno: 1987
Uno dei capisaldi dello steampunk di prima generazione, Infernal Devices è una tragicommedia in salsa vittoriana. George Dower, gentiluomo londinese senz’arte né parte, gestisce un negozio di diavolerie meccaniche lasciategli in eredità dal padre geniale. La sua vita tranquilla viene sconvolta dall’arrivo di un cliente negro con una richiesta particolare. Da allora, Dower precipita in una serie di intrighi sgangherati, tra uomini pesce che hanno colonizzato un quartiere di Londra, ordigni capaci di far esplodere il mondo, automi pensanti caricati a molla dalla notevole potenza sessuale, viaggiatori del tempo e logge massoniche.
Stile e ritmo sono altalenanti e la storia è troppo esageratamente grottesca per essere davvero immersiva, ma si legge che è un piacere. Questa è l’opera steampunk di Jeter che merita di essere ricordata, al posto dell’atroce Morlock Night. Jesus H. Christ!
95. Il gioco delle perle di vetro
Autore: Herman Hesse
Genere: Slipstream / Fantasy / Literary Fiction
Anno: 1943
In un futuro lontano, sopravvissuto a guerre dilanianti e crollo dei valori, un nuovo sistema si è imposto per mantenere l’ordine del mondo: i monaci della Castalia. Costoro sono degli intellettuali che vivono reclusi dal resto del mondo e si dedicano a un’unica attività, il Gioco delle Perle di Vetro: gioco sofisticatissimo che consiste nell’accostare, sulla base di un ‘tema’ deciso dal maestro, una serie di concetti lontani tra loro in uno schema al tempo stesso esteticamente bello e rivelatore di una verità nuova. Il romanzo segue la storia del monaco Josef Knecht, dalla sua giovinezza, quando gli viene data la possibilità di entrare nell’Ordine, alla sua morte.
Il gioco delle perle di vetro è un romanzo veramente strano, sia per il mondo che descrive sia per lo stile, a metà tra la narrativa e la Literary Fiction. Il gioco che domina il romanzo è veramente affascinante – almeno per un aspirante tuttologo come me – ed è un peccato che Hesse non sia in grado di mostrarcelo se non per barlumi. Peccato che Hesse debba tirarsela così tanto da maitre-a-penser germanico: scritto in uno stile più piano, sarebbe stato davvero un capolavoro.
94. The Long Tomorrow
Autore: Leight Brackett
Genere: Science Fiction / Post-Apocalpytic
Anno: 1955
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93. Apeshit
Autore: Carlton Mellick III
Genere: Horror / Splatterpunk / Bizarro Fiction
Anno: 2008
Mellick avrebbe sempre voluto scrivere la sceneggiatura di un horror trashone; invece ha scritto questo romanzo di un centinaio abbondante di pagine. Una delle più belle rivisitazioni dello slasher movie della “casa nel bosco”, grondante gore, black humor e fetish folli.
Ho già parlato di Apeshit nel Consiglio del Lunedì #43.
92. City of Saints and Madmen
Autore: Jeff VanderMeer
Genere: Fantasy / Horror / New Weird / Urban Fantasy / Pseudo-trattato / Literary Fiction
Anno: 2001 / 2004
Tecnicamente questo non è un romanzo ma una raccolta di novellas, raccontini e schizzi. Tuttavia concordo con VanderMeer quando dice che tutti questi pezzi, insieme, formano un unico grande romanzo della città di Ambergris. E fino a questo momento, rimane il miglior VanderMeer che abbia mai letto.
Ho già parlato di City of Saints and Madmen nel Consiglio del Lunedì #20.
91. Farewell Horizontal
Autore: K.W. Jeter
Genere: Science Fiction / Social SF / Cyberpunk
Anno: 1989
In un futuro remoto in cui l’umanità vive chiusa in un gigantesco Cilindro nel cielo e la popolazione è schiava di supercorporation senza scrupoli, chi vuole mantenere la propria indipendenza è costretto ad abbandonare l’orizzontale e ad andare a vivere sulla verticale. Una storia di sopravvivenza e cinismo in un mondo alieno, sul confine tra romanzo d’azione, slice of life cyberpunk e metafisica – benché l’amalgama non sia del tutto riuscito.
Ho già parlato di Farewell Horizontal nel Consiglio del Lunedì #31.
90. Cuore di tenebra
Autore: Joseph Conrad
Genere: Mainstream / Psicologico
Anno: 1934
Questo è il romanzo più celebre di Conrad, in parte grazie all’ottimo Apocalypse Now di Coppola. Se l’ho messo così in basso, la ragione è semplice: è scritto male. Non solo per lo stile barocco (per cui Conrad) è famoso, ma anche per la pessima gestione dei tempi – con episodi secondari dilatati per pagine e pagine ed altri cruciali, come l’incontro con Kurtz della giungla, scritti di getto e resi in maniera del tutto anticlimatica. Chi si avvicini a Cuore di tenebra spinto dal film di Coppola o da tutto l’hype creato attorno a questo libro rimarrà probabilmente deluso.
Rimane comunque una storia affascinante: si ha davvero la sensazione di viaggiare con Marlowe verso il cuore delle tenebre umane, e alcuni episodi (su tutti quello finale, con Marlowe che si reca dalla moglie di Kurtz per raccontargli del destino del marito) restano impressi. E non tutti sanno che è un romanzo molto breve: poco più che un centinaio di pagine.
89. Holy Fire
Autore: Bruce Sterling
Genere: Science Fiction / Cyberpunk / Social SF / Bildungsroman
Anno: 1996
Un cyberpunk atipico, ambientato in un mondo fin troppo perfetto governato da vecchi salutisti che fanno sentire delle merde i gggiovani che si drogano. Ma se una di queste vecchie benestanti tornasse vecchia e cominciasse a combattere lo status quo a colpi di filosofia?
Ho già parlato di Holy Fire nel Consiglio del Lunedì #35.
88. Zoo City
Autore: Lauren Beukes
Genere: Fantasy / Urban Fantasy / Noir
Anno: 2010
A Johannesburg, in Sudafrica, c’è un quartiere che chiamano Zoo City. E’ il luogo dove vanno a finire, prima o poi, tutti gli animalled – quelle persone che per aver commesso un crimine violento sono state maledette con l’apparizione di un famiglio che devono portare sempre con sé, simbolo del loro peccato. Zinzi December è una di loro. Maledetta con l’apparizione di un Bradipo per l’omicidio di suo fratello, dopo tre anni di prigione è finita anche lei a Zoo City. Costretta a vivere di espedienti per ripagare un grosso debito di droga, la sua vita è destinata a cambiare, il giorno che una sua cliente viene brutalmente uccisa e due animalled dall’aria losca le capitano davanti con una richiesta singolare: ritrovare una persona scomparsa, una cantante pop quindicenne che finisce regolarmente in vetta alle classifiche. Quello che le offrono: un compenso così grande da ripagare interamente i suoi debiti e offrirle una chance per una nuova vita.
Zoo City è un romanzo fantasy che mischia degrado suburbano, magia tribale e cultura pop sudafricana, il tutto nella cornice esotica di Johannesburg. Lauren Beukes parte da un What If? che sembra la versione dark dei daimon della trilogia di Pullman His Darkly Matters: cosa succederebbe se, a causa di una maledizione/malattia sbocciata negli anni ’90, in tutto il mondo coloro che commettono peccati violenti venissero dannati con l’apparizione di un famiglio? Come verrebbero trattati, cosa significherebbe andare in giro con un animale sempre al proprio fianco? Su queste premesse fantasy, la Beukes imposta un romanzo di investigazione in stile hard-boiled, con protagonista una cattiva ragazza che si troverà a viaggiare in un mondo di spacciatori, ragazzi di strada, club esclusivi, buttafuori, prostitute, centri di riabilitazione e criminali senza scrupoli. Il risultato: uno strano amalgama che emerge dalla massa dei Fantasy e trova il proprio spazio.
87. Giorni in Birmania
Autore: George Orwell
Genere: Mainstream / Psicologico
Anno: 1934
La vita nelle colonie abbruttisce anche il più civilizzato degli europei: è questo che vi direbbe John Flory, mercante di teak costretto da anni nella Birmania rurale. Giorni in Birmania – che Orwell scrisse dopo aver trascorso cinque anni in quel paese, all’epoca parte dell’Impero Britannico – racconta la lenta discesa di Flory nell’isolamento e nella depressione, vittima di un disegno politico più grande di lui.
Il romanzo coloniale di Orwell non ha la stessa forza di quelli di Conrad, ma è forse più lucido e verosimile nel descrivere la vita in quei posti e il rapporto tra i locali e i britannici in trasferta. E a distanza di anni, se penso a Giorni in Birmania riprovo la sensazione di malessere esistenziale che si respira nel libro.
86. Warrior Wolf Women of the Wasteland
Autore: Carlton Mellick III
Genere: Horror / Post-Apocalyptic SF / Bizarro Ficton
Anno: 2010
McDonaldland: l’ultima frontiera dell’uomo, in un mondo post-apocalittico in cui le donne quando raggiungono l’orgasmo si trasformano in licantropi. A queste condizioni, come possono amarsi un uomo e una donna? Azione, sesso strano, gore, trashume, tonnellate di weirdness e un canovaccio pure troppo cinematrografico in uno dei più riusciti romanzi lunghi di Mellick.
Ho già parlato di Warrior Wolf Women of the Wasteland nel Consiglio del Lunedì #23.
85. Behold the Man
Autore: Michael Moorcock
Genere: Science Fiction
Anno: 1969
Karl Glogauer è sempre stato ossessionato dalla figura di Gesù Cristo; per questo, appena ha potuto mettere le mani su una macchina del tempo, si è lanciato nella Palestina del 28 d.C. Ma la storia potrebbe essere andata diversamente da come la conosciamo. Behold the Man intreccia science-fantasy storico e morboso dramma psicologico (quasi psicanalitico) in un romanzo affascinante, benché non privo di difetti.
Ho già parlato di Behold the Man nel Consiglio del Lunedì #12.
84. The Lathe of Heaven
Autore: Ursula K. LeGuin
Genere: Science Fiction / Social SF
Anno: 1971
E se una droga non ti facesse solo vivere delle allucinazioni, ma ti spostasse avanti e indietro nel tempo? Un romanzo assurdo e confuso, che mette insieme capitalismo selvaggio, alienazione, droghe, invasioni mentali, pazzia, religione, drammi esistenziali e speculazioni filosofiche. E uno dei ‘cattivi’ più carismatici che abbia mai visto!
Ho già parlato di The Lathe of Heaven nel Consiglio del Lunedì #17.
83. Bones of the Earth
Autore: Michael Swanwick
Genere: Science Fiction
Anno: 2002
Thriller fantascientifico su viaggi nel tempo e dinosauri. Il governo americano possiede il segreto del viaggio nel tempo, ma per ragioni oscure lo utilizza per permettere ai paleontologi di viaggiare nel mesozoico e fare esperienza diretta dei dinosauri. E mentre un attentato messo in atto da una setta di creazionisti radicali intrappola un gruppo di paleontologi nel tardo Cretaceo, un pugno di burocrati dovrà scoprire cosa si cela dietro la contorta tecnologia del viaggio nel tempo e i suoi creatori.
Bones of the Earth parte come un romanzo sui dinosauri e sulla paleontologia, ma poi diventa molto di più (benché i lucertoloni rimangano sempre sulla scena). Gli argomenti toccati vanno dai paradossi temporali al metodo scientifico, dai meccanismi dell’evoluzione all’ambizione degli scienziati, e propone una teoria affascinante sull’estinzione dei dinosauri. Peccato solo per l’eccesso di personaggi, una gestione insensata dei pov e altri problemi strutturali che appesantiscono la lettura.
82. Cat’s Cradle
Autore: Kurt Vonnegut
Genere: Slipstream / Science Fiction / Commedia
Anno: 1963
Uno dei romanzi più strani di Vonnegut. Cat’s Cradle ci racconta due vicende apparentemente disgiunte: la storia dello scienziato che ha inventato il ghiaccio-nove, un’arma ancora più terribile della bomba atomica, e dei suoi figli disfunzionali, che l’hanno ereditata; e la storia di San Lorenzo, un improbabile staterello indipendente e dittatoriale nei Caraibi diventata culla di una nuova, stranissima religione. Unico collante, il protagonista e voce narrante del romanzo, che prima va in cerca dei figli dello scienziato per scrivere la biografia dello scienziato (ormai passato a miglior vita), e poi si ritrova ospite dell’ambiguo dittatore caraibico. Le due trame infine si intrecciano e si prosegue a ritmo serrato fino all’allucinante finale.
Strutturato in capitoli brevissimi e pieni di digressioni, il romanzo ha molto della Literary Fiction. E se da una parte sono divertenti tutte le spiegazioni dell’assurda (e geniale) religione del Bokononismo, dall’altra il lettore non può fare a meno di mantenere un certo distacco emotivo rispetto alla storia. Rimane comunque uno dei più bei romanzi sulla stupidità umana.
81. The Three Stigmata of Palmer Eldtrich
Autore: Philip K. Dick
Genere: Science Fiction
Anno: 1965
E se una droga non ti facesse solo vivere delle allucinazioni, ma ti spostasse avanti e indietro nel tempo? Un romanzo assurdo e confuso, che mette insieme capitalismo selvaggio, alienazione, droghe, invasioni mentali, pazzia, religione, drammi esistenziali e speculazioni filosofiche. E uno dei ‘cattivi’ più carismatici che abbia mai visto!
Ho già parlato di The Three Stigmata of Palmer Eldritch nel Consiglio del Lunedì #19.
80. Ringworld
Autore: Larry Niven
Genere: Science Fiction / Hard SF / Space Opera / BDO
Anno: 1970
Il pianeta a forma di anello: una delle idee più fighe mai partorite da mente umana. Ringworld unisce Space Opera avventurosa e una sana dose di umorismo col rigore dell’Hard SF, e il mondo-anello riesce a suonare scientificamente plausibile nonostante le premesse folli.
Ho già parlato di Ringworld nel Consiglio del Lunedì #03.
79. Starship Troopers
Autore: Robert A. Heinlein
Genere: Science Fiction / Militaristic SF / Utopia
Anno: 1958
Ad oggi, uno dei romanzi più convincenti che abbia mai letto nel descrivere la vita militare. Con tutto che non si tratta di un romanzo realista, né di fantascienza nuda e cruda, ma dell’illustrazione – quasi pamphlettistica – di come potrebbe funzionare un’utopia militarista.
Certi capitoli prendono proprio la forma di uno pseudo-saggio, una massa d’informazioni con il minimo sindacale di storia intorno – e onestamente sono quelli più brutti. E ovviamente, ho trovato particolarmente irritanti le due paroline sceme – che Heinlein mette in bocca al suo professore di filosofia morale – con cui pretende di dimostrare quant’è sbagliato il comunismo.
Devo comunque ammettere che quella di Heinlein è un’utopia che cerca di stare un minimo coi piedi per terra (benché la parte in cui spiega come l’utopia sia nata è quella più debole). E alcune scene sono magistrali, come la descrizione del raid nel primo capitolo.
78. La città e i cani
Autore: Mario Vargas Llosa
Genere: Mainstream
Anno: 1963
Romanzo d’esordio di Vargas Llosa, mostra uno spaccato della vita di alcuni cadetti dell’ultimo anno dell’Accademia Militare Leoncio Prado di Lima – Alberto, lo Schiavo, il Giaguaro. Quando uno dei ragazzi finisce ammazzato durante un’esercitazione, il tenente Gamboa è chiamato a indagare su ciò che si nasconde nelle camerate dei cadetti. E per Alberto confessare ciò che sa diventa sempre più difficile.
Vargas Llosa ha frequentato per davvero una scuola militare quando era giovane, e si capisce che sa di cosa parla. L’interplay tra i personaggi è la cosa più interessante del romanzo, e prima che uno se ne accorga si è veramente appassionato alle vicende dei protagonisti. Gamboa, poi, è fikissimo – un personaggio che si ricorda a distanza di anni. Ma anche il Giaguaro.
Il difetto principale? Un eccesso di sperimentazione idiota, per cui vediamo nel corso dei capitoli succedersi tre o quattro stili diversi (il migliore, manco a dirlo, è quello più trasparente e meno raccontato). Il peggio del romanzo infatti sono le prime trenta-quaranta pagine. Un’altra cosa che non mi è andata troppo a genio è l’eccesso di flashback, soprattutto per quel che riguarda Alberto.
77. Make Room! Make Room!
Autore: Harry Harrison
Genere: Science Fiction / Apocalyptic SF / Social SF
Anno: 1970
E se, a trent’anni da oggi, la popolazione mondiale crescesse in modo talmente incontrollato da far crollare la società così come la conosciamo? Harrison ci porta in una New York alle soglie del nuovo millennio, in cui la gente vive in miseria ammucchiata sulle strade e nelle palazzine diroccate, si mette in fila ogni mattina per la razione minima e attende la morte. Le vite di un poliziotto, di una ex prostituta e di un ragazzino che ha ammazzato la persona sbagliata si intrecciano nelle strade di questa Manhattan da incubo.
Nonostante sia azzoppato dall’uso del narratore onnisciente (in tutta la sua vita sembra che Harrison non abbia mai imparato cos’è un pov), da un uso pesante dei deus ex machina e da qualche altro problema strutturale, Make Room! Make Room! è un romanzo che ti rapisce. Senti sulla pelle tutta la merda che quotidianamente viene schiaffata addosso ai personaggi. Lettura sconsigliata quando si è depressi.
76. Jack Faust
Autore: Michael Swanwick
Genere: Ucronia / Science-Fantasy
Anno: 1997
Swanwick parte da uno dei miti europei più fiki di sempre, quello del patto faustiano col diavolo, e dalle opere teatrali sul Faust di Marlowe e Goethe, per reinterpretarle in chiave ucronica. Cosa succederebbe se, ad un uomo del Cinquecento, fossero date tutte le nozioni scientifiche di un uomo del Ventunesimo? Riuscirebbe ad affermarle, e a che prezzo? Che uso ne farebbe la sua epoca? E fino a che punto si può accelerare il progresso tecnologico?
Ho già parlato di Jack Faust nel Consiglio del Lunedì #10.
75. VALIS
Autore: Philip K. Dick
Genere: Slipstream / Literary Fiction
Anno: 1981
Difficile dire che cosa sia esattamente VALIS, strano miscuglio di narrativa, saggistica sullo gnosticismo e visioni mistiche. Il protagonista, Horselover Fat – sfacciato alterego dello stesso Dick – è ossessionato da una serie di allucinazioni e segni che, ne è convinto, devono venire da un’intelligenza superiore. Assieme a un pugno di amici si imbarcherà in una quest per scoprire il disegno della creatura che porta il nome di VALIS, e che li porterà da cinema fatiscenti ai luoghi di ritrovo di cultisti fuori di testa.
La cosa migliore di questo libro è l’ironia, e il distacco con cui Dick riesce a guardare alle sue stesse allucinazioni (molte delle visioni presenti nel libro, le ebbe veramente!) e a prendere in giro la propria credulità. Alla fine del viaggio non c’è nessuna rivelazione definitiva, solo altri dubbi. Un libro non per tutti i palati, ma che regala delle soddisfazioni.
74. I Buddenbrook
Autore: Thomas Mann
Genere: Mainstream
Anno: 1901
La storia di una famiglia della media borghesia di Lubecca, nel corso del cinquantennio che vede l’annessione dei principati tedeschi alla Prussia e la nascita della Germania. La storia è vista principalmente attraverso i pov di Thomas e sua sorella Tony, da quando sono piccoli (e la ditta è di proprietà del nonno) fino a quando diventano i membri più anziani della famiglia.
Lo stile è quello piano e semplice del romanzone ottocentesco, con nessun’altra ambizione che quella di raccontare una bella storia: la storia della fine della borghesia ‘eroica’ dell’Ottocento. Quello de I Buddenbrook è il Mann che mi piace, il Mann che non ha bisogno di gridare ai quattro venti: “Sono un’artista, guardatemi, cito la cultura classica a caso!”. L’autore tenta di mostrare i suoi personaggi, al punto da replicare nelle loro parlate le differenti inflessioni regionali o altri tic. La parte più debole è l’ultima, in cui il punto di vista della storia si sposta su un nuovo personaggio (il piccolo Hanno).
73. The Deep
Autore: John Crowley
Genere: Science-Fantasy / Fairytale Fantasy
Anno: 1975
In un mondo medievale senza tempo e dalla perfetta geometria ad anello, l’infinita guerra per la corona tra i Neri e i Rossi cambierà per sempre quando piove dal cielo un uovo metallico contenente un essere che non è né uomo né donna. The Deep è un Fantasy atipico che mescola cronache medievali sulle faide tra case regnanti, un’ambientazione da fiaba, qualche topos fantascientifico e qualche scintilla di teatro elisabettiano.
Ho già parlato di The Deep nel Consiglio del Lunedì #41.
72. Stations of the Tide
Autore: Michael Swanwick
Genere: Science-Fantasy
Anno: 1991
Miranda è un pianeta sottosviluppato posto sotto la benevola tutela della Terra. A cicli alterni, il pianeta viene sommerso dall’alta marea, trasformando le valli in gole sommerse e le montagne in isole, dove gli abitanti si ritirano in attesa del nuovo ciclo. Poche settimane prima della nuova Marea, un “burocrate” armato di valigetta viene mandato su Miranda perché catturi il misterioso stregone Gregorian, individuo geniale e pericoloso, colpevole di aver rubato qualcosa al Dipartimento della Tecnologia. Ma il suo viaggio nel pianeta cambierà il burocrate irreversibilmente.
Stations of the Tide è il più acclamato tra i romanzi di Swanwick, ed effettivamente è molto bello. A frenare il mio entusiasmo, il carattere troppo episodico di alcuni capitoli, il ritmo lento e la mania di Swanwick di fare l’intellettualoide. Questi sono difetti tipici dell’autore, ma in questo romanzo, ahimé, si fanno particolarmente sentire.
71. The Man Who Folded Himself
Autore: David Gerrold
Genere: Science-Fiction / Pseudo-trattato
Anno: 1973
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70. Rendezvous with Rama
Autore: Arthur C. Clarke
Genere: Science Fiction / Hard SF / BDO
Anno: 1972
Una grossa navicella spaziale di origine aliena entra nel Sistema Solare senza dichiarare le sue intenzioni; una squadra di militari e scienziati viene inviata ad esplorarla. Ma la navicella, ribattezzata ‘Rama’, si rivelerà un ecosistema artificiale completamente autosufficiente… e pericoloso?
Un libro che non ha bisogno di presentazioni, e certamente il miglior romanzo del genere “Big Dumb Object” che abbia mai letto. Ottima la parte esplorativa, debole invece quella politica. Peccato inoltre per alcune buone idee lasciate sullo sfondo, come la Chiesa di Cristo Cosmonauta. Un piccolo capolavoro, un po’ azzoppato dal solito stile clueless di Clarke.
69. La follia di Almayer / Un reietto delle isole
Autore: Joseph Conrad
Genere: Mainstream
Anno: 1895 / 1896
Ultima entrata per Conrad. La follia di Almayer e Un reietto delle isole sono i primi due volumi della cosiddetta “trilogia malese” di Conrad, nonché i suoi due primi romanzi. Generalmente sono considerate opere minori, ma non sono d’accordo. Le presento insieme non soltanto perché fanno parte dello stesso universo narrativo (benché autonome), ma anche perché trattano gli stessi argomenti in modi simili: l’alienazione e il degrado di uomini europei costretti da esigenze commerciali a vivere nelle profondità della giungla malese.
Il primo romanzo racconta la storia dell’olandese Almayer, uomo abbruttito che aspetta il giorno in cui con una ciurma potrà risalire il fiume alla ricerca dell’oro, mentre sua figlia sogna di fuggire dalla giungla con un principe malese. Il secondo si focalizza invece su Willem, un truffatore che trova rifugio nella giungla ma che compie l’errore più grosso della sua vita – tradire sua moglie e la sua famiglia con una diabolica donna del posto. La qualità della prosa è così così, ma i protagonisti sono tratteggiati in maniera superba e i comportamenti nevrotici dei personaggi sono paragonabili solo a quelli di Dostoevskij.
68. Zombies And Shit
Autore: Carlton Mellick III
Genere: Horror / Bizarro Fiction
Anno: 2010
L’apocalisse zombie incontra Battle Royale. In un mondo in cui i superstiti del genere umano hanno ricostruito la civiltà su isole artificiali al largo della costa, lasciando il continente in mano a orde di non-morti quasi indistruttibili, ogni anno il governo rapisce dagli slums una ventina di malcapitati per farli partecipare al più fiko dei reality. Un percorso attraverso le rovine di una vecchia metropoli, un elicottero monoposto sul punto d’arrivo, tre giorni di tempo per arrivarci. E un sacco di zombie!
Questo è uno dei romanzi più divertenti e anche semplici da leggere di Mellick. I personaggi sono quasi tutti spettacolari – ci sono nazisti, robot, punkettoni, e l’immancabile scrittore disperato – l’intreccio è imprevedibile, il ritmo frenetico.
67. Gloriana, or the Unfilfill’d Queen
Autore: Michael Moorcock
Genere: Fantasy / Literary Fiction / Politico / Romance
Anno: 1978
Un moral play alla corte di una regina Elisabetta alternativa, personaggi e intrighi dal sapore shakespeariano, conditi da un’irritante vena literary.
Ho già parlato di Gloriana nel Consiglio del Lunedì #24.
66. Un amore
Autore: Dino Buzzati
Genere: Mainstream / Psicologico
Anno: 1963
Un amore è la storia di un’umiliazione. Siamo nella Milano ruggente degli anni ’60. Antonio Dorigo, architetto, benestante, single, assiduo frequentatore di una casa d’appuntamenti per persone discrete, è uno che con le donne ha sempre avuto un rapporto distaccato. Finché la pappona della casa d’appuntamenti non le presenta Laide: ragazzina ancora acerba, povera, ignorante, fredda, sedicente ballerina della scala. E Antonio perde la testa. Quello che doveva essere un distaccato rapporto cliente-prostituta si trasforma in una storia d’amore a senso unico, e la vita di Antonio sarà rovinata per sempre.
In tutta la carriera di Buzzati – scrittore di fantasy fiabeschi o surreali – questo è l’unico romanzo con entrambi i piedi piantati nel mainstream; eppure, è una delle sue opere più belle. L’autore riesce a farci identificare nella disperazione irrazionale di un uomo che decide che una determinata donna deve amarlo, anche se è chiaro fin da subito che non succederà mai. Ti si stringe il cuore a vedere come si scavi la fossa. E a tratti ti viene persino da parteggiare per Laide, la sfruttatrice che del resto non gli ha mai dato una speranza. Un romanzo stupendo.
65. The End of Eternity
Autore: Isaac Asimov
Genere: Science Fiction / Mystery
Anno: 1955
The End of Eternity è un piccolo capolavoro concettuale sulla logica dei viaggi nel tempo, e ad oggi, credo, il migliore e più coerente romanzo che abbia mai letto sull’argomento. Aggiungete che è anche un mystery dal ritmo serrato e pieno di colpi di scena, come piaceva ad Asimov, e avrete la ricetta per un romanzo geniale.
Ho già parlato di The End of Eternity nel Consiglio del Lunedì #29.
64. Earth Abides
Autore: George R. Stewart
Genere: Science Fiction / Post-Apocalyptic SF
Anno: 1949
Uno dei progenitori del genere post-apocalittico, Earth Abides specula su cosa potrebbe realisticamente accadere alla Terra dopo la morte improvvisa del 99% della popolazione mondiale, e cosa ne sarebbe dei sopravvissuti. Un romanzo lento, pacato, filosofico, non per tutti.
Ho già parlato di Earth Abides nel Consiglio del Lunedì #39.
63. Queste oscure materie
Autore: Philip Pullman
Genere: Fantasy / Science-Fantasy / Young Adult (forse)
Anno: 1995 – 2000
Lessi i libri di Pullman tra i 13 e i 15 anni, e mi piacquero talmente tanto che li definii la miglior trilogia fantasy che avessi mai letto. Quello lo penso ancora, anche perché tutte le trilogie che ho letto in seguito facevano cagare. Essendo forse il libro che ho letto da più tempo tra quelli in classifica, non so se avrei la stessa impressione positiva a rileggerlo oggi. Certo che, quando ci penso, mi tornano in mente un sacco di ricordi carichi di sense of wonder: i daimon che ti seguono ovunque e materializzano il tuo inconscio, la Polvere, gli orsi corazzati, l’aletiometro che data una serie di premesse determina scientificamente le conseguenze, il coltello che apre portali dimensionali, i mulefa (elefanti che si muovono su ruote), il mondo della morte, Dio nella bara di cristallo… E poi i personaggi: l’ambigua signora Coulter, il titanico e amorale Lord Asriel, l’orso Iorek Byrnison, gli angeli gay Balthamos e Baruch! La risoluzione dell’intreccio nell’ultimo libro della trilogia non mi fa impazzire, e il destino di alcuni personaggi m’è parso un po’ buttato via, ma altre scene – come quella del giardino dell’Eden – mi sono piaciute un sacco. Insomma, secondo me mi piacerebbe anche se lo rileggessi adesso.
62. Musica
Autore: Yukio Mishima
Genere: Mainstream / Psicologico
Anno: 1969
Come si fa a psicanalizzare una donna che mente? Una donna che raggira gli altri con freddezza e metodicità, che manipola gli uomini attorno a lei dietro una facciata di civetteria e cordialità, e non ha alcuna intenzione di essere guarita? E’ questo il caso che si trova ad affrontare il dottor Shiomi quando nel suo studio si presenta Reiko Yumigawa, ragazza colta e di buona famiglia che afferma di non riuscire più a sentire la “musica”.
Musica è scritto in prima persona dal dottor Shiomi, sotto forma di appunti clinici. Lo stile freddo, preciso, clinico appunto, si distingue molto dalla classica prosa di Mishima, tutta infiorettata e barocca – e proprio per questo, è infinitamente più piacevole da leggere. La bravura di Mishima nel tratteggiare ritratti psicologici e conflitti interiori è finalmente spogliata di tutti i suoi arzigogoli estetizzanti; il risultato è un romanzo scattante e tensivo. L’interpretazione psicanalitica del caso (inventato) di Reiko è credibile – si vede che il ragazzo ha studiato – e alla fine del libro pare quasi di aver letto la versione romanzata ed esasperata di uno dei Casi clinici di Freud.
61. Lord of the Flies
Autore: William Golding
Genere: Horror / Mainstream
Anno: 1954
Questo è uno di quei romanzi che, credo, abbiamo letto tutti (non è così scontato: io per esempio l’ho letto giusto qualche anno fa). Un pugno di ragazzini britannici finisce, in seguito a un non meglio precisato incidente aereo, spiaggiato su un’isola deserta. Guidati dal carismatico Ralph, i bambini cercano inizialmente di ristabilire l’ordine e organizzarsi per chiamare i soccorsi. Ma la situazione sfuggirà loro di mano, e mentre gli istinti primordiali si sostituiscono alla disciplina, il paradiso tropicale in cui sono precipitati si trasformerà in un inferno…
Nonostante una gestione ubriaca del pov e un simbolismo un po’ esagerato nell’associare certi personaggi a certi concetti, quello di Golding è un romanzo dal ritmo serrato e dalla tensione in crescendo. Fino ad arrivare a un finale geniale. Giustamente, è diventato un classico.
60. Flowers for Algernon
Autore: Daniel Keyes
Genere: Science Fiction / Slipstream
Anno: 1966
Entrare nella mente di un ritardato e poi vederlo diventare più intelligente ogni giorno che passa, fino a che sviluppa un’intelligenza super-umana: questa è l’esperienza che si prova leggendo Flowers for Algernon. Quello di Keyes è un romanzo psicologico immersivo e angosciante, molto ben scritto. Ricorda un po’ i romanzi di Stapledon sugli emarginati sociali (Odd John e Sirius), ma è molto meglio.
Ho già parlato di Flowers for Algernon nel Consiglio del Lunedì #22.
59. Omaggio alla Catalogna
Autore: George Orwell
Genere: Reportage / Romanzo di Guerra
Anno: 1938
Anche in questo caso, sto stiracchiando al limite la definizione di ciò che può o non può entrare in questa classifica. Orwell era un comunista fervente, e nel 1936, a pochi mesi dallo scoppio della rivoluzione civile in Spagna, si arruolò come volontario nel POUM marxista. Omaggio alla Catalogna non è fiction, ma il resoconto fedele dell’anno che Orwell trascorse in Spagna, dalle prime battaglie al fronte contro i Franchisti, alla ferita quasi mortale alla testa, al tradimento delle milizie staliniste e la guerriglia nelle strade di Barcellona.
Benché sia un reportage, riesce ad avere il ritmo serrato di un romanzo, soprattutto nella parte ambientata a Barcellona. E’ affascinante e triste vedere la lenta trasformazione della Spagna nel corso di quell’anno, dal cameratismo informale e un po’ naive dell’inizio, all’opprimente ritorno della gerarchia e delle divisioni. Soprattutto, Omaggio alla Catalogna fa capire molte cose di quegli anni – come il fatto che gli stalinisti abbiamo attivamente ostacolato la rivoluzione comunista in Spagna, e messo fuorilegge i marxisti autonomisti del POUM, secondo la dottrina ipocrita di Stalin del “comunismo in un solo Paese”.
58. The Difference Engine
Autore: William Gibson & Bruce Sterling
Genere: Science Fiction / Ucronia / Politico / Steampunk
Anno: 1990
Una Londra vittoriana ucronica in cui la realizzazione della macchina analitica di Babbage ha risvegliato l’entusiasmo per la tecnologia e ha modificato l’equilibrio delle potenze europee. The Difference Engine è il romanzo che più di ogni altro ha influenzato il modo di intendere la narrativa steampunk, ossia: come sarebbe stato il futuro, se fosse arrivato prima? Peccato per l’eccesso di spocchia degli autori.
Ho già parlato di The Difference Engine nel Consiglio del Lunedì #26.
57. Il nome della rosa
Autore: Umberto Eco
Genere: Storico / Thriller / Literary Fiction
Anno: 1983
Il nome della rosa è uno di quei romanzi che non hanno bisogno di presentazioni. L’impalcatura è quello di un giallo medievale ambientato nello spazio chiuso di un antica abbazia cluniacense, con Guglielmo da Baskerville nei panni di uno Sherlock Holmes con la tonaca da frate e il discepolo Adso nel ruolo di Holmes. Ma Eco ne approfitta anche per mostrarci i conflitti dell’epoca, il modus operandi dell’Inquisizione trecentesca, il sentire religioso medievale, e anche alcuni misteri sui manoscritti conservati nelle biblioteche delle abbazie.
A prescindere dal fatto che adoro il Medioevo, questo libro poteva essere un capolavoro. Se non lo è, la colpa sta nel fatto che Eco, tra un saggio di semiotica e un altro di filosofia del linguaggio, non ha mai avuto il tempo per studiare le tecniche di scrittura. Descrizioni lunghissime e improponibili di frontoni di chiese, elenchi lunghi pagine e pagine che non hanno alcuna rilevanza per la trama, e altre amenità da intellettuale rovinano in parte il piacere della lettura. Comunque molto bello.
56. West of Eden
Autore: Harry Harrison
Genere: Science-Fantasy / Ucronia
Anno: 1984
Cosa sarebbe successo se i grandi rettili del mesozoico non si fossero mai estinti, e se anzi avessero avuto a disposizione trecento milioni di anni di tempo per evolvere? I mammiferi superiori sarebbero mai nati, e ci sarebbe l’uomo? E se sì, come convivrebbero queste due specie intelligenti? West of Eden è una possibile risposta a queste domande.
Ho già parlato di West of Eden nel Consiglio del Lunedì #40.
55. Per chi suona la campana
Autore: Ernest Hemingway
Genere: Mainstream / Romanzo di Guerra
Anno: 1940
Guerra civile spagnola. Robert Jordan è andato in Spagna per combattere contro i franchisti. L’esercito repubblicano l’ha mandato sulle montagne tra Madrid e Segovia, a mettersi in contatto con un gruppo di partigiani. In qualità di esperto dinamitardo, il suo compito è quello di far saltare un ponte di vitale importanza strategica quattro giorni dopo. Ma tra sospetti, diffidenza, tradimenti e contrattempi, portare a termine l’impresa non sarà facile e costerà molte vite umane.
Uno dei capolavori di Hemingway, anche se spesso non viene letto perché è un malloppazzo. Da buon aristotelico amo l’unità di tempo e luogo del romanzo (tutta la storia si svolge in cinque giorni); inoltre molti dei personaggi sono straordinari, dal vecchio Anselmo a Pablo, un tempo eroe dei ribelli ma ormai consumato e meschino, e soprattutto Agustin, donna di ferro e nerbo morale del gruppo partigiano. Menzione di disonore invece per Maria, solita femmina hemingwaiana buona solo a sospirare e a snocciolare romanticume.
L’intreccio funziona benissimo e c’è anche la sua bella dose di violenza.
54. L’amore di uno sciocco
Autore: Tanizaki Jun’ichirō
Genere: Mainstream
Anno: 1924
Lo schivo Joji voleva una moglie perfetta e con cui fosse in intimità. Per questo, quando si presenta l’occasione, si prende in casa Naomi, insulsa camerierina quindicenne di un quartiere povero. Joji vuole insegnarle tutto e farla diventare la compagna ideale. Ma l’idillio dura poco: Naomi vuole essere bella, divertirsi, attirare gli sguardi dei ragazzi nelle sale da ballo. E prima che Joji se ne accorga, Naomi è diventata una perfida succube, traditrice e opportunista. Lui vorrebbe fermarla, punirla, o nella peggiore delle ipotesi dimenticarla, eppure più lei peggiora e lo maltratta e più lui sente di starne diventando schiavo…
Questa è la prima e ultima entrata di un autore giapponese nella classifica. I temi – le follie a cui l’amore e l’eccitazione sessuale ci spingono – sono quelli tipici di Tanizaki, ma questo romanzo gli riesce particolarmente bene. Se l’autore vi ha acchiappato, altri romanzi carini sono Neve sottile, La chiave e Diario di un vecchio pazzo.
53. The Forever War
Autore: Joe Haldeman
Genere: Science Fiction / Military SF
Anno: 1974
Dopo aver scoperto l’esistenza dei wormhole, tunnel spaziotemporali che collegano due punti distanti della galassia, l’umanità è entrata in una guerra interstellare contro una razza aliena tecnologicamente superiore. L’unico modo per sopravvivere? Agguantare le migliori menti della Terra per creare dei corpi d’élite e addestrarli a combattere dentro tute potenziate. Ma spostarsi attraverso i wormhole significa dilatazione temporale – e se per il tempo soggettivo del viaggiatore trascorrono pochi anni, per il resto dell’universo passano decenni o secoli. E il mondo si trasformerà in modi irriconoscibili davanti agli occhi del soldato William Mandella. Ma se non combatti per qualcuno, che senso ha combattere?
Un classico della fantascienza militare, da molti è considerato una risposta critica a Starship Troopers di Heinlein. In realtà Haldeman smentì sempre questa tesi e anzi mostrò sempre apprezzamento per il romanzo di Heinlein. Rimane comunque vero che la visione della guerra di The Forever War è molto più critica, più ambigua, più sporca dell’ideale virile che troviamo in Starship Troopers. Considerando che Haldeman fu veterano del Vietnam e combatté sul campo, sono incline a credergli. E il suo romanzo mi è piaciuto più di quello di Heinlein.
52. Downward to the Earth
Autore: Robert Silverberg
Genere: Science Fiction / Bildungsroman
Anno: 1970
Silverberg presenta: Cuore di tenebra in salsa fantascientifica. Dopo anni di esilio, Edmund Gundersen torna sul mondo alieno di Belzagor, che egli amministrava ai tempi in cui era una colonia della Terra. Il suo scopo? Compiere un pellegrinaggio verso la montagna sacra dei nildoror, la specie dominante del pianeta, e riscattarsi dal grave peccato che lo macchia. Lungo il suo viaggio incontrerà vecchi amici rimasti sul pianeta, e scoprirà i segreti più occulti di Belzagor.
Come il romanzo a cui si ispira, Downward to the Earth è un viaggio dell’eroe intriso di mistica, indagine psicologica e un sottile pessimismo verso il genere umano. Non manca nulla, dal viaggio lungo il fiume a un titanico Mr. Kurtz andato a vivere tra i nativi. Ma il libro di Silverberg è molto meglio costruito e sicuramente più bello del romanzo di Conrad; la rivelazione finale è geniale, e anche se avevo intuito qualcosa non me l’aspettavo. E’ un romanzo riflessivo e filosofico, l’azione è scarsa e il ritmo è pacato – ma se queste cose non sono un problema per voi, potreste adorarlo come l’ho adorato io.
51. Se non ora, quando?
Autore: Primo Levi
Genere: Romanzo di Guerra / Mainstream
Anno: 1982
Primo Levi è sempre associato ai campi di concentramento e al libro-reportage Se questo è un uomo. Questo è un po’ un peccato, perché non solo Levi era molto bravo come scrittore di fiction, ma probabilmente, di tutti gli scrittori italiani (o almeno, quelli che conosco), è stato quello che più si è avvicinato allo stile limpido, secco, trasparente della buona prosa americana. Un bel calcio in faccia a tutti quei geni che dicono che la lingua italiana è naturalmente portata al barocchismo e a vomitare parole su parole anche per esprimere i concetti più semplici.
Se non ora, quando? narra la storia di un pugno di ebrei polacchi e russi che, fuggiti dalle linee sovietiche nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, si fanno strada in una mitteleuropa contesa fra nazisti e sovietici. Nel mentre, incontrano un gruppo di partigiani e si votano alla missione di farla pagare ai nazi. Alla prosa limpida si unisce uno sguardo freddo e amaro sulle vicende della guerra e una galleria di personaggi affascinanti, tra cui una giovane ebrea sexy, brutale e cinica che sembra una precedente incarnazione della Tengi.
50. The Moon is a Harsh Mistress
Autore: Robert Heinlein
Genere: Science Fiction / Politico
Anno: 1966
…o come condurre una rivoluzione indipendentista su un satellite semideserto in pochi semplici passi.
Uno dei migliori romanzi di Heinlein, ma anche un’epitome dei suoi maggiori pregi e dei suoi peggiori difetti.
Ho già parlato di The Moon is a Harsh Mistress nel Consiglio del Lunedì #42.
49. The Fifth Head of Cerberus
Autore: Gene Wolfe
Genere: Science Fiction / Slice of Life / Mystery
Anno: 1972
…o come condurre una rivoluzione indipendentista su un satellite semideserto in pochi semplici passi.
Uno dei migliori romanzi di Heinlein, ma anche un’epitome dei suoi maggiori pregi e dei suoi peggiori difetti.
Ho già parlato di The Moon is a Harsh Mistress nel Consiglio del Lunedì #42.
48. Tau Zero
Autore: Poul Anderson
Genere: Science Fiction / Hard SF
Anno: 1970
Un affascinante Hard SF sul destino di una navicella spaziale condannata a viaggiare tra le galassie a una velocità sempre più prossima a quella della luce senza poter mai rallentare, e del suo equipaggio. Una condanna a morte o l’opportunità per ricominciare?
Lo stile è mediocre, ma le buone idee ci sono tutte. Ho già parlato di Tau Zero nel Consiglio del Lunedì #32.
47. Il fu Mattia Pascal
Autore: Luigi Pirandello
Genere: Mainstream / Psicologico
Anno: 1904
Ebbi la fortuna di leggere questo romanzo prima di doverlo studiare al liceo, così che la mia esperienza non si è sporcata. Parla del bisogno del bisogno dell’essere umano di stare ora da solo, ora in mezzo agli altri; e del fatto che la nostra identità è determinata largamente dal giudizio degli altri. Ma la cosa migliore del romanzo, è che riesce a parlarci di queste cose con umorismo, e con la concretezza della vicenda bizzarra del suo protagonista – l’uomo che morì due volte. Un equilibrio tra storia e riflessione filosofica che purtroppo si perderà nei suoi lavori successivi – i Quaderni di Serafino Gubbio operatore e Uno, nessuno, centomila – opere che a malapena possono essere definite ‘romanzi’.
46. High Rise
Autore: James G. Ballard
Genere: Horror / Slipstream
Anno: 1975
Questo libro è come Il signore delle mosche, solo che con uomini adulti, un grattacielo autosufficiente al posto di un’isola deserta, e la bizzarra caratteristica che i residenti potrebbero uscire e interrompere il “gioco” in qualunque momento, ma non lo fanno. C’è anche molta più mattanza e più follia. Per tutti questi motivi, mi piace di più.
Ho già parlato di High Rise nel Consiglio del Lunedì #05.
45. La promessa
Autore: Friedrich Durrenmatt
Genere: Poliziesco
Anno: 1958
Il giallo è uno dei generi letterari che apprezzo di meno. Forse è per questo che mi piace tanto La promessa, una novella lunga più che un romanzo, che parte come un comunissimo poliziesco ma scardina cammin facendo i pilastri del genere.
Un pedofilo è a piede libero in una cittadina svizzera, e una bambina è stata brutalmente uccisa. Il geniale commissario Matthai promette alla madre di catturare il colpevole, e mette tutta la sua anima nell’indagine. Matthai ha le intuizioni giuste, la pista è buona, sembra che la cattura del pedofilo sia inevitabile… ma un evento del tutto casuale farà crollare il castello di carte. La morale della favola? La logica ferrea del romanzo giallo è priva di senso in un mondo dominato dal caso.
44. A ciascuno il suo
Autore: Leonardo Sciascia
Genere: Poliziesco / Mainstream
Anno: 1966
Anche stavolta si tratta di un poliziesco atipico. Ambientato nella Sicilia dei mafiosi, degli inciuci politici e degli amici di amici, racconta di un doppio omicidio durante una battuta di caccia, e del modesto professor Laurana, che per divertimento decide di provare a risolvere il caso. Scoprirà che non si ficca il naso in faccende serie senza pagarne le conseguenze, e che del resto le sue intuizioni geniali e gli altarini svelati in realtà sono il segreto di Pulcinella.
Un’altra storia breve e amara, che come il libro di Durrenmatt scompagina la struttura classica del giallo, aggiungendoci però il sapore deliziosamente corrotto del meridione italiano. Mi piace perché è rapido, cinico, e senza una parola di troppo. Il miglior Sciascia, quando ancora scriveva storie oneste e non quella robaccia pseudo-intellettuale come Todo modo o Candido, ovvero un sogno fatto in Sicilia.
43. Quicksand House
Autore: Carlton Mellick III
Genere: Horror / Bizarro Fiction
Anno: 2013
In tutta la loro vita, Tick e Polly non sono mai usciti dalla nursery. Aspettano il giorno in cui saranno abbastanza grandi da incontrare i loro genitori. Non possono andare a cercarli da soli: la casa è troppo grande, e i corridoi fuori dalla nursery sono infestati di strani mostri che si muovono nelle ombre. La loro tata continua a ripetergli che, quando sarà il momento, i loro genitori verranno a prenderli. Perciò aspettano. Ma quando le macchine della nursery cominceranno a malfunzionare e la loro sopravvivenza sarà in pericolo, saranno costretti a trasgredire le regole – e avventurarsi nell’ignoto dell’immersa casa dei loro genitori.
Quicksand House è un romanzo atipico nella produzione di Mellick. Il ritmo pacato, il silenzio e l’ansia sottile che si respira nelle pagine, la tenerezza che spira dai pochi personaggi e dalla loro storia. Per dire, non c’è neanche una scena di sesso assurdo! Uno dei libri più intimi ed emotivamente coinvolgenti della produzione di Mellick, è uno dei suoi capolavori. E’ anche un ottimo starter per chi non si sia mai avvicinato alla Bizarro Fiction.
42. Se una notte d’inverno un viaggiatore
Autore: Italo Calvino
Genere: Slipstream / Literary Fiction / Metafiction
Anno: 1979
Il classico per cui Calvino è famoso anche all’estero; molti di voi se ne saranno imbattuti a scuola. L’idea alla base è affascinante: un romanzo fatto di inizi di romanzi che non si saprà mai come vanno a finire. Come cornice, la vicenda di un lettore sfortunato che per un motivo o per un altro non riesce mai a proseguire un libro oltre le prime righe.
Le storie incompiute sono fatte molto bene. Tutte hanno un tema (la vaghezza, la sensorialità, la paranoia, l’erotismo…), e quasi sempre sono riuscito ad appassionarmici, provando una fitta di tristezza quando si arrivava all’inevitabile interruzione. Ho sempre trovato spocchioso e poco efficace, invece, l’uso della seconda persona singolare nella cornice (il narratore si rivolge al lettore come a un ‘Tu’). Per farla breve: un libro per gli amanti dei giochi metaletterari.
41. Childhood’s End
Autore: Arthur C. Clarke
Genere: Science-Fantasy
Anno: 1953
Il miglior romanzo di invasione aliena che abbia mai letto, con degli invasori così smaccatamente superiori che l’umanità non ha una chance fin dall’inizio. E al contempo l’invasione suggerisce l’esistenza di cose e specie viventi ancora più grandiose e in alto nella scala evolutiva… Un libro genuinamente apocalittico!
Ho già parlato di Childhood’s End nel Consiglio del Lunedì #16.
40. Le dodici sedie
Autore: Il’ja Il’f & Evgenij Petrov
Genere: Commedia / Picaresque
Anno: 1927
A pochi anni dalla Rivoluzione d’Ottobre, il nobile decaduto Ippolit Matveevic’ Vorobjaninov scopre che sua suocera, per evitare che i Bolscevichi si impossessassero delle ricchezze di famiglia, le nascose all’interno di una delle dodici sedie della sala da pranzo. Ma le sedie sono state espropriate dalla politica del Partito, e sparpagliate in tutta la grande Russia! Assieme a Ostap Bender, farabutto professionista specializzato nella nobile arte del raggiro, Ippolit si metterà sulle tracce delle dodici sedie, alla ricerca di quella che cela tutta la sua fortuna. Seguiranno disavventure tragicomiche di ogni sorta, e un finale crudo davvero geniale.
Le dodici sedie è un romanzo fresco e divertente, una delle ultime opere decenti che la Russia ha prodotto prima dell’inizio dell’allegro periodo delle grandi purghe staliniste. Si prende in giro di tutto, dalle politiche sovietiche e il nuovo gergo proletario, agli angoli più tradizionali di Russia e alla stupidità dei villici, passando per l’ossessione russa per gli scacchi. Ci sono alcuni momenti di stagnazione e il romanzo non è perfetto, però scorre piuttosto bene e fa divertire. E poi, Ippolit e Ostap sono una coppia stupenda.
39. L’insostenibile leggerezza dell’essere
Autore: Milan Kundera
Genere: Literary Fiction / Mainstream
Anno: 1984
Benché gli intellettuali da torre d’avorio e le baudleriane hipster se ne siano appropriate, rendendolo un emblema del kitsch, L’insostenibile leggerezza dell’essere è un bel romanzo – a patto che piaccia la Literary Fiction ben fatta. Il libro alterna la narrazione della storia d’amore tra Tomas e Teresa, sulla cornice di Praga nei giorni della Primavera, e una riflessione pseudo-saggistica sulla vita, le relazioni tra le persone, l’impossibilità di comprendersi fino in fondo, il kitsch.
E’ l’ultimo romanzo in cui Kundera riesce a trovare un buon equilibrio tra la narrazione “convenzionale” e gli inserti autoriali – un rapporto che diventa decisamente squilibrato e pesante a partire dal successivo L’immortalità.
38. Neuromancer
Autore: William Gibson
Genere: Science Fiction / Cyberpunk / Thriller
Anno: 1984
Case era un hacker professionista, ma quando ha tentato di fregare i suoi datori di lavoro, gli hanno inoculato una micotossina che gli impedisse di continuare a collegarsi al cyberspazio. Da allora, Case conduce una vita misera, contrabbandando tecnologia nel quartiere malfamato di Chiba City. Finché un tizio si presenta alla sua porta e gli offre la possibilità di liberarlo dalla micotossina, in cambio di un servizio molto speciale…
Nonostante la tendenza di Gibson di fare l’autore literary, alcune scene davvero troppo confuse per essere comprensibili (come quella della cattura di Riviera), e l’estetica – che oggi appare molto datata – del cyberspazio, rimane un gran bel libro. Nonché una pietra miliare della fantascienza.
37. The Dragons of Babel
Autore: Michael Swanwick
Genere: Fantasy / New Weird / Bildungsroman
Anno: 2008
Dopo che un drago di ferro ferito è atterrato nel suo villaggio natio e se ne è autoproclamato re, la vita del giovane Will è cambiata per sempre. Allontanato da tutti, Will dovrà intraprendere un lungo viaggio alla scoperta di sé stesso e del suo posto nel mondo – un viaggio che lo porterà a macchiarsi di sangue innocente e a visitare Babele, metropoli viva e pulsante nel cuore di Faerie.
The Dragons of Babel è un romanzo impietoso, che reinterpreta in modo cinico i cliché del fantasy classico e mette in scena un sacco di crudeltà e piccole meschinità. Ma è anche un romanzo divertente e pieno di sense of wonder – ogni capitolo trabocca di nuove idee e spunti geniali. Immersivo come pochi, è sicuramente migliore e più onesto dell’ambizioso predecessore – The Iron Dragon’s Daughter – benché il nuovo protagonista sia nettamente inferiore e permanga l’abitudine di Swanwick di aprire diecimila sotto-trame che non sempre chiude. Stupendo.
36. The Sirens of Titan
Autore: Kurt Vonnegut
Genere: Science Fiction / Social SF
Anno: 1958
Quando un aristocratico d’antico stampo si infila con la sua navicella privata in un infundibolo cronosinclastico, il futuro dell’intera umanità è destinato a cambiare per sempre. Continuo a ritenere questo romanzo un mix geniale di sense of wonder e umorismo.
Ho già parlato di The Sirens of Titan nel Consiglio del Lunedì #02.
35. La marcia di Radetzky
Autore: Joseph Roth
Genere: Storico / Mainstream
Anno: 1932
Da quando il tenente di fanteria Joseph Trotta ha salvato la vita a Francesco Giuseppe sul campo della battaglia di Solferino, le vite della famiglia Trotta sono legate a doppio filo a quella dell’imperatore. Come ricompensa per il nobile gesto il tenente viene innalzato al titolo di barone e i Trotta entrano nella nobiltà; ma questo titolo si rivelerà una maledizione piuttosto che un premio, nell’impero avviato alla fine dei suoi giorni. Il romanzo segue la vita del figlio e del nipote del tenente Trotta, e le loro alterne vicissitudini mentre si approssima lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Il Duca continua a menarla con la Germania Imperiale, ma quando volo nostalgicamente all’Europa degli ultimi decenni del Lungo XIX Secolo, è all’Austria-Ungheria di Francesco Giuseppe che penso. Il libro di Roth è un romanzone dal ritmo pacato, di impostazione ottocentesca, sulla fine dei sogni imperiali e della felix Austria. A chi ha la pazienza di leggerlo regala momenti di vero struggimento monarchico!
34. Pantaleòn e le visitatrici
Autore: Mario Vargas Llosa
Genere: Mainstream / Commedia
Anno: 1973
Nel cuore dell’Amazzonia, i soldati peruviani hanno la brutta abitudine di soddisfare i loro bisogni inappagati rapendo e stuprando donne indigene. Per porre fine a questa situazione indecorosa, l’alto comando incarica il capitano Pantaleòn Pantoja di studiare la situazione e istituire un servizio di “visitatrici” che si prendano cura dei bisogni dell’esercito ed evitino ulteriori danni d’immagine. Inizialmente inorridito dal compito, Pantaleòn è però anche un uomo dal rigido senso del dovere, e con la massima serietà si disporrà a eseguire gli ordini. Il servizio delle visitatrici si rivelerà non soltanto un toccasana per gli abitanti dell’Amazzonia, ma anche un compito complesso e appassionante che trasformerà Pantaleòn da così a così. Ma ci sono nemici pronti a screditare il suo operato e a gettare fango sull’esercito, e le cose potrebbero anche prendere una brutta piega…
Il romanzo più divertente di Vargas Llosa. Rispetto a quel pastrocchio di stili che è La città e i cani, qui siamo sulla buona strada, ma ancora sopravvive un certo barocchismo. L’autore utilizza una tecnica a incrocio per cui nello stesso paragrafo si intervallano battute dette nel presente e altre (richiamate nella conversazione nel presente) dette nel passato, per cui la storia continua a muoversi ogni poche righe tra due (e a volte più) periodi temporali differenti. Per certi versi l’idea è interessante e meriterebbe uno studio, ma così come la gestisce Vargas Llosa fa più che altro venire il vomito (oltre all’effetto “teste parlanti”). Altri capitoli sono costituiti da dispacci militari, lettere, questionari o script di trasmissioni radiofoniche.
33. A Connecticut Yankee in King Arthur’s Court
Autore: Mark Twain
Genere: Fantasy / Gonzo-Historical / Commedia / Picaresque
Anno: 1889
Una bellissima satira del Medioevo e delle tinte nostalgiche e fiabesche in cui lo dipingevano i romantici ottocenteschi. E’ inoltre un ottimo antidoto per chi abbia fatto indigestione di cattivo fantasy.
Ho già parlato di A Connecticut Yankee in King Arthur’s Court nel Consiglio del Lunedì #18.
32. Cronache marziane
Autore: Ray Bradbury
Genere: Fantasy / Social SF
Anno: 1950
Raccolta di racconti autonomi tenuti insieme dal collante della colonizzazione umana di Marte, dai primi timidi tentativi, alla piena conquista, all’abbandono. E’ meno famoso – almeno in Italia – del romanzo Fahrenheit 451, ma a dirla tutta è molto più bello. L’unica opera davvero grande mai scritta da Bradbury: il resto è mediocrità.
31. La speculazione edilizia
Autore: Italo Calvino
Genere: Mainstream / Slice of Life
Anno: 1963
La storia ‘banale’ di un giovane intellettuale comunista che, tornato nel suo paese natio sulla riviera ligure, si lascerà piano piano traviare dall’avidità e da coloro che lo circondano, e tradirà i suoi ideali per fare un po’ di affari con le speculazioni edilizie.
Calvino è noto più che altro per la sua narrativa fantastica, ma questa breve novella mainstream, con la sua semplicità e il suo cinismo, è la sua storia che più mi è rimasta impressa. E’ la storia di un fallimento e una storia d’inerzia, di mancanza di forza di volontà, di ideali di comodo; e si finisce la lettura con un sapore amaro in bocca.
30. The Egg Man
Autore: Carlton Mellick III
Genere: Horror / Urban Fantasy / Bizarro Fiction
Anno: 2008
In un futuro distopico in cui le persone nascono come insettoni simili a mosche ed evolvono gradualmente in esseri umani schiavi delle corporazioni, Lincoln, un Odore, si mantiene come pittore e deve dimostrare di essere in grado di produrre tele creative, o verrà gettato in mezzo alla strada.
Una storia che ti fa veramente sentire la puzza delle cose. Ho già parlato di The Egg Man nel Consiglio del Lunedì #34.
29. The Man in the High Castle
Autore: Philip K. Dick
Genere: Ucronia / Slice of Life
Anno: 1961
E se le forze dell’Asse avessero vinto la Seconda Guerra Mondiale, spartendosi gli Stati Uniti in due sfere d’influenza e riducendo gli americani in un popolo misero e privo d’orgoglio? In una West Coast governata con benevolenza da giapponesi illuminati, si muovono i protagonisti di questo romanzo corale dal sapore un po’ mainstream: un orafo ebreo che sogna di creare qualcosa di bello, un diplomatico giapponese in cerca dell’illuminazione, un antiquario con un complesso d’inferiorità nei confronti dei propri dominatori, uno svedese che intrattiene rapporti ambigui coi nazi, e una donna determinata a trovare lo scrittore Hawthorne Abendsen, romanziere autore di un libro proibito in cui si dice che l’Asse avrebbe in realtà perso la Seconda Guerra Mondiale…
Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando ho letto questo romanzo, ma ad oggi è ancora la migliore ucronia che sia mai passata tra le mie mani. La storia si concentra sulle vite di gente normale in un mondo in cui le cose sono andate diversamente dal nostro: l’alta politica e le persone importanti sono una cosa lontana, di cui si parla ma che non compare mai in scena.
28. Il deserto dei Tartari
Autore: Dino Buzzati
Genere: Mainstream / Surreale
Anno: 1940
Nominato tenente, Giovanni Drogo viene assegnato alla Fortezza Bastiani. Il forte si trova sul confine della nazione, di fronte a una sconfinata pianura un tempo oggetto delle sortite degli invasori. E’ passato molto tempo dall’ultimo attacco, ma per gli uomini della fortezza ogni giorno potrebbero arrivare i nuovi attacchi del nemico. E Drogo si troverà intrappolato in questo clima di eterna attesa… ma arriveranno i Tartari?
Il deserto dei Tartari è senza dubbio il capolavoro di Buzzati, e un bellissimo esempio di surrealismo esistenziale. Lo scorrere del tempo, il senso di attesa, il terrore di una vita senza scopo e senza gloria che angoscia gli uomini della fortezza, colpiscono il lettore senza annoiarlo. E’ un altro dei libri che ho letto da più tempo ad essere entrati nella classifica, quindi non ricordo con precisione la qualità della scrittura.
27. Il valzer degli addii
Autore: Milan Kundera
Genere: Mainstream / Commedia
Anno: 1873
Una cittadina termale nella provincia di Praga diventa lo sfondo di un intreccio tragicomico in cinque giornate. Klima, trombettista nazionale belloccio, tradisce la gelosissima moglie Kamila con l’infermiera Ruzena. Scoperto che Ruzena è incinta, cerca di convincerla ad abortire e di interrompere la relazione, mentre viene inseguito da Frantisek, un pazzo in motocicletta convinto che Ruzena sia la sua ragazza. Intanto Jakub, ex-prigioniero politico a cui è stato accordato il permesso di lasciare la Cecoslovacchia, si trastulla con la pastiglia di veleno per commettere il suicidio datagli dal suo caro amico, Skreta, ginecologo della clinica che sogna di moltiplicarsi all’infinito versando di nascosto il proprio sperma nelle acque termali. E dall’America arriva il ricco magnate Bertlef, cristiano devoto nonché colmo dell’antico senso dell’onore. Il libro parte come una commedia rilassata ma finisce in modo serio – quasi metafisico – senza risparmiare un paio di pugni nello stomaco.
Kundera è un autore geniale, perché capace di passare insensibilmente, per gradi, dalla commedia alla tragedia; o di mostrare avvenimenti tragici col tono leggero della commedia. Il che per contrasto amplifica ancora di più gli avvenimenti tragici. Questo è il suo romanzo meno literary, meno intellettuale, e quindi anche uno dei più godibili. Potremmo definirlo: il vaudeville cecoslovacco con sorpresa. Oppure: Natale a Brno se fosse girato da un genio invece che dai Vanzina.
26. Roadside Picnic
Autore: Arkady e Boris Strugatsky
Genere: Science Fiction / Crime Fiction
Anno: 1972
Un bel giorno una civiltà aliena atterra sul pianeta; non cerca alcun contatto con noi, ma quando riparte lascia dietro di sé la Zona, un luogo misterioso e mortale ricolmo di artefatti dai poteri incalcolabili. Questa è la storia di coloro che hanno deciso di sfruttare questa opportunità a costo della propria vita…
Uno stupendo esemplare di fantascienza sovietica. Ho già parlato di Roadside Picnic nel Consiglio del Lunedì #36.
25. Do Androids Dream of Electric Sheep?
Autore: Philip K. Dick
Genere: Science Fiction / Social SF / Thriller
Anno: 1965
In un mondo decadente, punteggiato di metropoli spopolate, in cui le forme di vita animali e vegetali sono quasi scomparse, in cui gli uomini abili emigrano sulle colonie spaziali e i sopravvissuti indulgono in una strana religione che permette a tutte le coscienze di fondersi nell’anima di un vecchio che sale una montagna mentre gli tirano le pietre, Rick Deckart viaggia per San Francisco a caccia di sei androidi fuggiaschi. Gliene capiterà di ogni e imparerà qualcosa.
Prima entrata del mio scrittore preferito nella classifica, ma ho cercato di controllarmi. La maggior parte di voi lo conoscerà grazie al film di Ridley Scott, ma lasciatemelo dire: Blade Runner ha stuprato questo libro. C’è così tanto qui dentro, e così poco in quel film. L’interrogativo alla base del film è la solita, annacquata domanda moralista-esistenziale: “non vedete che gli androidi sono umani come noi?”. Mentre nel libro Dick precisa che gli androidi non sono come gli esseri umani, e la domanda diventa: qual’è la differenza? Cos’hanno gli esseri umani che gli androidi non potranno mai replicare? Il tutto intriso in suggestive discussioni su entropia, empatia e ricerca della felicità.
In mezzo, un sacco di trovate creative e geniali come il Mercerismo, le macchinette che rilasciano umori e il bellissimo test Voigt-Kampf per scoprire se il soggetto è un essere umano o un androide.
24. Vacuum Flowers
Autore: Michael Swanwick
Genere: Science Fiction / Hard SF / Space Opera / Cyberpunk
Anno: 1987
Neuromante a spasso per il Sistema Solare! Con in più, riprogrammazione mentale, ibridi pianta-macchina, e la Terra trasformata in un’unica coscienza collettiva. E una protagonista molto più simpatica del Case di Gibson (e che fa un sacco di sesso – ma questo perché Swanwick è un vecchio porcone).
Ho già parlato di Vacuum Flowers nel Consiglio del Lunedì #21.
23. Troppo buoni con le donne
Autore: Raymond Queneau
Genere: Mainstream / Commedia
Anno: 1947
Durante la storica Insurrezione di Pasqua a Dublino, un pugno di repubblicani irlandesi guidati da John McCormack occupa un ufficio postale. Ammazzato il direttore, barricati dentro l’edificio, sono preparati a resistere a oltranza e a manifestare il loro odio verso la Corona britannica. Ma non avevano calcolato un imprevisto: una giovane impiegata con un’arma molto particolare.
Con Queneau ho rapporti altalenanti. I suoi romanzi irlandesi sono spassosissimi (se questo vi piace, provate anche Il diario intimo di Sally Mara), ma molti altri sono rovinati dalle sue ambizioni literary (per esempio non mi piace granché il tanto celebrato I fiori blu). Troppo buoni con le donne è una storia breve, rapida, tutta sesso&pallottole, e con qualche scena al limite del surreale. La parlata dei ribelli è resa benissimo, con frasi dalla sintassi dubbia, piene di slang e battutacce. La morale? Si è sempre troppo buoni con le donne!
22. Broken Piano for President
Autore: Patrick Wensink
Genere: Commedia / Bizarro Fiction
Anno: 2011
Le folli avventure urbane e markettare dell’alcolizzato estremo Deshler Dean in un mondo dominato dalla guerra tra le catene dei fast-food. Vi farà questionare il senso della vita, ma soprattutto vi farà porre la domanda: If your life were a tasty Winters Burger, would you rather be the bun or the beef?
Ho già parlato di Broken Piano for President nella Bonus Track #13.
21. Il mondo nuovo
Autore: Graham Greene
Genere: Mainstream / Psicologico
Anno: 1940
Ambientato in una delle regioni più povere del Messico negli anni della repressione anti-religiosa, racconta la storia dell’ultimo prete, in fuga dall’esercito che gli dà la caccia, e dell’ufficiale sulle sue tracce. Se lo catturassero, sarebbe fucilato; ma se scappasse dallo stato, avrebbe abbandonato i suoi fedeli a un mondo senza Dio. Ma l’ultimo prete è un prete-spugna, un ubriacone, un codardo, un lussurioso schiacciato dal senso di colpa – insomma è indegno dell’abito che porta. Possibile che tutto il fardello della parola di Dio debba ricadere su di un uomo così indegno?
Il potere è la gloria compie una rara alchimia: è un romanzo dalla fortissima tensione morale senza mai essere moralista. Personaggi imperfetti si scontrano con ideali assoluti, in un clima di miseria (fisica ed etica) e di lotta per la vita. Unica pecca: il bisogno di Greene di farci capire che questa è arte passa per un ritmo lento, ponderoso, dal pov a tratti vagante, che soprattutto per le prime 30-40 pagine risulta faticoso da seguire. Epico e drammatico.
20. The Years of Rice and Salt
Autore: Kim Stanley Robinson
Genere: Ucronia / Fantasy / Literary Fiction
Anno: 2002
Cosa sarebbe successo se la Peste Nera del 1348 avesse spazzato via il 99% della popolazione europea invece che un terzo, ponendo fine alla nostra civiltà? Che la storia l’avrebbero scritta i cinesi, gli arabi, gli abitanti delle steppe centrasiatiche, i giapponesi, i nativi americani, ci risponde Stanley Robinson. 700 anni di storia alternativa visti attraverso le continue reincarnazioni dei tre protagonisti, dall’anno della morte di Tamerlano a un “oggi” diverso da come lo conosciamo.
Ho già parlato di The Years of Rice and Salt nel Consiglio del Lunedì #33.
19. Il mondo nuovo
Autore: Aldous Huxley
Genere: Science Fiction / Distopia
Anno: 1932
Un altro libro talmente famoso da non richiedere molte parole. Eugenetica, produzione industriale di neonati, manip0lazione mentale, soppressione della libertà, tutto in un pratico pacchetto distopico. Il bellicoso (ma facilmente comprabile) intellettuale Bernard Marx e l’infelice selvaggio John sono due ottimi protagonisti, pieni di luci ed ombre in una storia che poteva facilmente sfociare nella bassa retorica. E fa riflettere seriamente sulla domanda: meglio la libertà o la felicità?
Il mondo nuovo è una delle distopie più riuscite nella storia della letteratura. Per quanto sia meno drammatica, la trovo più realistica di quella di 1984. Ciò che la frega è una prosa poco curata, piena di aggettivi e avverbi, e una gestione disordinata del pov. Rimane un libro geniale.
L’edizione Oscar Mondadori accorpa al romanzo un breve saggio del ’58, in cui Huxley si interroga sulle caratteristiche della società de Il mondo nuovo e si chiede se si siano già realizzate o siano sulla via per realizzarsi nel mondo reale.
18. The City & The City
Autore: China Miéville
Genere: Fantasy / Urban Fantasy / Crime Fiction
Anno: 2009
Una donna è stata uccisa a Beszel; una donna senza identità, che nessuno sembra aver mai visto. L’indagine sul suo omicidio, in questa decadente città-stato schiacciata tra i Balcani e il Caucaso, costringerà l’ispettore Tyador Borlù a tornare a vedere ciò che per tutta la vita gli era stato insegnato a fingere che non esistesse – l’altra città. Perché Beszel è solo una faccia della medaglia: nello stesso spazio che occupa, si trova anche un’altra città, appartenente a una nazione con cui è in guerra – Ul Qoma. Due città sovrapposte ma che per legge sono costrette a ignorarsi – la condanna per chi viola il tabù è di finire nelle grinfie del Breach, un corpo misterioso e speciale che vive e si muove tra le due città e ha giurisdizione illimitata.
The City & the City è una storia dal sapore più slipstream-surreale che non marcatamente fantasy. Nella forma convenzionale e riconoscibile del police procedural – il giallo investigativo, in cui vestiamo i panni di un investigatore sulle tracce dell’assassino – Miéville ci pone la domanda: come possono esistere, e come possono funzionare, due città che occupano lo stesso luogo ma che fanno di tutto per ignorarsi? Che tipo di abitanti incontreremmo, come ragioneranno, come sopravviveranno nella vita di tutti i giorni e nelle situazioni più straordinarie?
17. Il vecchio e il mare
Autore: Ernest Hemingway
Genere: Mainstream
Anno: 1952
Breve novella che racconta della sfida di un pescatore solitario e ormai giunto alla fine dei suoi giorni contro un pesce che non vuol lasciarsi prendere e le insidie del mare.
E’ un altro libro molto famoso, e forse parrà banale che anch’io lo metta così in alto nella mia classifica. Però, che volete? E’ una storia minimalista, ma ha tutto quello che le serve. Penso anch’io che ci sia una certa vena epica nella lotta di questo vecchio contro un degno avversario. E sono stato davvero triste quando sono arrivati gli squali a banchettare sulla carcassa.
16. Una banda di idioti
Autore: John Kennedy Toole
Genere: Mainstream / Commedia / Picaresque
Anno: 1980
Ignatius J. Reilly è un uomo assurdo. Ciccione, intellettuale, irascibile, misantropo, amante della filosofia scolastica e di Boezio, profondo odiatore della cultura pop e della rivoluzione sessuale, e convinto di essere il più grande genio vivente. Ma ha un problema: deve trovarsi un lavoro. E così, eccolo aggirarsi per le strade della sozza New Orleans, in mezzo a poliziotti incapaci, spogliarelliste, buttafuori negri, omosessuali e un vecchio ossessionato dai comunisti.
Una banda di idioti non ha una vera trama, aldilà del leit motiv del protagonista che deve trovarsi un lavoro ma è incapace di tenersene stretto uno. Le sue peregrinazioni servono a Toole per introdurre una galleria di personaggi bizzarri, per poi approfondire e intrecciare le loro storie fino a un finale climatico e molto divertente. E’ un romanzo corale, in cui interi capitoli sono dedicati a personaggi secondari. Ma va bene, perché il succo del romanzo è un’epica suburbana un po’ retard sul palcoscenico della New Orleans degli anni ’60. Squisito.
15. The Windup Girl
Autore: Paolo Bacigalupi
Genere: Science Fiction / Social SF / Distopia / Politico / Biopunk
Anno: 2009
In un XXIII secolo povero e decadente, vittima di una serie di virus artificiali andati fuori controllo, decimando il genere umano e spazzando via la gran parte della flora, il Regno di Thai e i suoi abitanti lottano per la sopravvivenza. Questo romanzo mi ha catturato come pochi altri, per la sua capacità di dipingere uno scenario economico-politico affascinante e coerente, di creare personaggi vividi e complessi, di intrecciare le loro vite e quelle della città.
Ho già parlato di The Windup Girl nel Consiglio del Lunedì #28.
14. Ender’s Game
Autore: Orson Scott Card
Genere: Science Fiction / Militartistic SF / Bildungsroman
Anno: 1985
Ender è un ragazzo speciale. E’ uno degli eletti a entrare, alla tenera età di otto anni, nella prestigiosa Battle School in orbita attorno alla Terra, e qui addestrarsi per diventare un soldato d’élite nella guerra contro gli alieni invasori. Ma non si diventa i migliori se si viene trattati con i guanti: Ender dovrà imparare a cavarsela completamente da solo, in un mondo incomprensibile e crudele in cui le regole cambiano di continuo e sembrano fatte apposta per fregare proprio lui.
Pur con tutti i suoi piccoli difetti stilistici – raccontato a palate, riassuntini, infodump – e un brutto caso di sindrome del Prescelto, Ender’s Game è un bellissimo romanzo di formazione. Più di tanti altri romanzi, riesce a ricreare alla perfezione cosa significhi sentirsi dei bambini impotenti e abbandonati a sé stessi, in un mondo in cui le regole le fanno gli adulti. Ma a differenza di tanti eroi adolescenti dei romanzi di oggi, Ender è uno che davvero deve e impara a cavarsela da solo, che non si limita a frignare ma elabora strategie, trova soluzioni e si sporca le mani.
13. Trilogia della Fondazione
Autore: Isaac Asimov
Genere: Science Fiction / Politico
Anno: 1951 – 1953
La Fondazione di Asimov mi ha formato così come altri sono stati formati dal Signore degli Anelli o da Il richiamo di Chtulhu. Certo sono dei libri lontani dalla perfezione: la prosa lascia a desiderare (soprattutto nelle prime parti), la maggior parte dei personaggi sono manichini funzionali alla trama, senza una grande personalità, e Asimov ha questa sgradevole tendenza a montare la tensione verso una grande battaglia o una resa dei conti – per poi saltare la descrizione vera e propria di questa situazione e passare a un momento successivo, in cui se ne discutono gli esiti (immagino perché non fosse ferrato in questioni militari e non volesse fare una brutta figura).
Ma il concetto di psicostoria, e l’idea di un organismo politico costruito a tavolino che cresce, secolo dopo secolo, attraversando una serie di eventi più o meno drammatici mentre è controllato dalle mani invisibili di un pugno di scienziati-psichici, sullo sfondo di un Impero Galattico in rovina, mi piace davvero troppo. Per me la Trilogia della Fondazione è un distillato purissimo di sense of wonder.
12. The Girl Next Door
Autore: Jack Ketchum
Genere: Horror / Slice-of-life / Psicologico
Anno: 1989
Date le giuste condizioni e sufficiente motivazione, anche persone normali – solo un po’ infelici della propria vita – possono darsi agli atti più orribili. Ispirato alla storia vera dell’omicidio della sedicenne Sylvia Likens da parte della sua tutrice, dei suoi figli e dei ragazzini del vicinato, una storia di torture fisiche e psicologiche vista attraverso gli occhi di un dodicenne complice. Forse l’horror più agghiacciante che abbia mai letto in vita mia.
Ho già parlato di The Girl Next Door nella Bonus Track #18 (incoming).
11. Il processo
Autore: Franz Kafka
Genere: Surreale
Anno: 1925
Una mattina, due uomini si presentano in casa di Josef K. per notificargli il suo stato di arresto e che si trova molto processo. A nulla varranno i tentativi di K. di discolparsi o anche solo di scoprire quali siano i capi d’imputazione: la macchina processuale si è messa in moto, e nessuno è in grado di fermarla. Quel che è peggio, anche Josef, pur sapendosi innocente, comincia a sentirsi colpevole e a comportarsi come tale…
Credo che Il processo sia uno dei capolavori della letteratura mondiale. Raramente ho provato una tale sensazione di ansia, l’idea di un male così diffuso, pervasivo e inevitabile; l’idea che anche se non hai fatto niente, se dicono che sei colpevole in modo abbastanza autorevole finirai per sentirti colpevole. La scrittura secca, gelida, mostrata di Kafka fa il resto. Peccato solo per la sua abitudine ai wall of text.
10. La vita, istruzioni per l’uso
Autore: Jacques Perec
Genere: Literary Fiction / Mainstream
Anno: 1978
Questo romanzo di Perec riassume tutto ciò che mi piace della literary fiction ben fatta. Ossia, la costruzione di un elegante gioco intellettuale, che il lettore è invitato a districare. Perec ci mostra una palazzina residenziale e la disposizione di tutti gli appartamenti, dopodiché procede a descrivere, appartamento per appartamento, l’arredamento delle stanze e la vita dei loro inquilini. A poco a poco, come in un puzzle, vediamo le vite e gli oggetti del condominio incastrarsi gli uni negli altri, fino a formare una storia.
La finzione scenica è palese. Immersione e sospensione dell’incredulità non sono pervenute. Il ritmo è bassissimo. Ma l’autore chiarisce fin dall’inizio il suo scopo, ossia presentare un divertente rompicapo. Il piacere di leggerlo e di far combaciare i pezzi è lo stesso di giocare a un puzzle game senza tempo limite.
09. Flatland
Autore: Edwin A. Abbott
Genere: Fantasy / Pseudo-trattato
Anno: 1884
La cronaca immaginaria di un abitante di un mondo bidimensionale, che prima ci racconta il suo mondo e poi dell’avvento di un profeta venuto dalla terza dimensione. Uno dei libri più immaginifici che abbia mai letto, ha acceso in me una scintilla quando ancora ero quattordicenne.
Ho già parlato di Flatland nel Consiglio del Lunedì #01, ai veri e propri albori del blog!
08. Il castello
Autore: Franz Kafka
Genere: Surreale
Anno: 1926
In pieno inverno, l’agrimensore K. raggiunge un piccolo villaggio alle pendici di un antico castello. K. è stato assunto dal Conte per lavorare al paese, e aspetta di incontrarlo per discutere dei termini dell’incarico. Ma l’agrimensore sbatte contro un muro di gomma: al villaggio nessuno sa di lui e nessuno ha intenzione di metterlo in contatto col Conte. Il bisogno di valicare la rigida burocrazia del castello e di raggiungere il Conte, di costruirsi una rete di alleanze e ritagliarsi uno spazio nella vita del villaggio diventerà l’ossessione di K.
Se questo romanzo è meno famoso de Il processo, è solo perché Kafka l’ha lasciato incompiuto. Lo preferisco perché è ancora più perverso: se Josef K. vorrebbe evitare il processo e riavere la sua vita normale, il protagonista de Il castello se la va a cercare. Il suo bisogno di ottenere l’impossibile udienza col Conte ha qualcosa di inquietante. Inoltre c’è tutta una galleria di personaggi assurdi: la scostante cameriera Frieda, l’instabile messaggero Barnabas, i gemelli Arthur e Jeremiah, assegnati a K. come assistenti ma che si comportano come bambinetti ritardati, o l’irraggiungibile e contegnoso burocrate Klamm, teorico superiore di K.
A chi avesse amato Il processo, consiglio di provare anche questo. Ma tenete conto che non ha un finale.
07. 1984
Autore: George Orwell
Genere: Science Fiction / Distopia
Anno: 1948
Ed eccoci a un altro romanzo che è quasi scontato trovare così in alto nella classifica. Come dicevo parlando de Il mondo nuovo, questa distopia è meno credibile di quella di Huxley, ma è così grottesca, lugubre, ansiogena, da essere memorabile. E infatti, sebbene abbia letto questo romanzo a diciassett’anni, è come se l’avessi letto ieri da quanto bene mi ricordo tutto quel che succede!
Ci si identifica subito in Winston Smith, nelle sue disavventure, nelle sue speranze e nella sua disillusione finale. Geniali anche le intuizioni sul bipensiero, l’ambizioso progetto della Neolingua e la riscrittura sistematica del passato (tutte caratteristiche prese di peso dall’URSS stalinista, ma ulteriormente amplificate). Se Il mondo nuovo colpisce soprattutto la testa, 1984 colpisce alla pancia. E fa male!
06. Il pendolo di Foucault
Autore: Umberto Eco
Genere: Mainstream / Surreale
Anno: 1988
Un po’ per gioco, un po’ stimolati dagli alchimisti, gli occultisti e gli altri strani personaggi che gravitano attorno alla casa editrice in cui lavorano, Casaubon i suoi colleghi, Belbo e Diotallevi, cominciano a rivedere l’intera storia europea, dal Tardo Medioevo all’epoca contemporanea, alla luce di teorie cospirative che ruotano attorno ai dannati Templari. Nel corso di mesi e anni prende forma il Piano, una rete di collegamenti che comprende il Santo Graal, Raimondo Lullo, Francesco Bacone, l’Ordine dei Rosacroce, la massoneria, i Protocolli dei Savi di Sion, il nazismo. Quello che non sanno, è che il gioco sta diventando più serio di quel che credono, soprattutto quando Aglié, un nobiluomo convinto di essere la reincarnazione del Conte di Saint-Germain, decide di impossessarsi delle loro “scoperte”…
Se Il pendolo di Foucault è salito così in alto nella mia classifica, lo si deve probabilmente al mio amore per le ucronie, le storie segrete e soprattutto la giusta derisione di tutte le teorie del complotto (soprattutto se comprendenti i fottuti Templari ^-^). Oggettivamente non meriterebbe un posto così in alto: Eco è verboso, stila elenchi lunghissimi e insulsi, e probabilmente si potrebbero tagliare 200-300 pagine senza compromettere l’intelligibilità della trama. Ma il Piano steso dai protagonisti è così folle da essere geniale, e qui e là ci sono altre perle, come il funzionamento della casa editrice a pagamento del signor Garamond.
Questa è anche l’opera italiana arrivata più in alto nella mia classifica.
05. A Canticle for Leibowitz
Autore: Walter M. Miller
Genere: Science Fiction / Apocalyptic SF
Anno: 1959
Dopo l’olocausto nucleare, spetta ai monaci il compito di custodire il sapere antico e ricostruire la civiltà. Ma l’umanità saprà evitare di commettere di nuovo gli stessi errori…?
Ho già parlato di A Canticle for Leibowitz nel Consiglio del Lunedì #06. Per inciso, si tratta dell’opera di fantascienza vera e propria arrivata più in alto nella classifica.
04. Flow My Tears, the Policeman Said
Autore: Philip K. Dick
Genere: Slipstream / Distopia / Psicologico
Anno: 1974
Un romanzo sull’amore e i rapporti umani in un mondo dominato dalla sfiducia verso gli altri. Riuscirà la non-persona Taverner a ritrovare la sua identità e qualcuno che stia al suo fianco?
Ci sono almeno due scene da antologia: quella della pedofilia consensuale e quella finale alla pompa di benzina.
Ho già parlato di Flow My Tears, the Policeman Said nel Consiglio del Lunedì #37.
03. Buio a mezzogiorno
Autore: Arthur Koestler
Genere: Politico / Mainstream
Anno: 1940
Nicola Rubasciov, esponente di primo piano del Partito, viene arrestato per crimini politici. Era l’ultimo sopravvissuto tra quelli della vecchia guardia, ma ormai è giunto anche il suo turno. Tra interrogatori, pressioni psicologiche, e le sue riflessioni sulla sua vita e sulla sua devozione alla causa del Partito, assistiamo alla prigionia di Rubasciov e ai suoi ultimi giorni.
Questo romanzo ha per me un’importanza particolare, dato che parla del comunismo da parte di uno che ci capiva (Koestler fu attivo nel Partito Comunista tedesco per quasi dieci anni). Rubasciov è un personaggio immaginario, ma è il simbolo di tutti quei dirigenti di Partito sommariamente processati da Stalin durante le purghe della fine degli anni Trenta. Il protagonista rivede la sua vita, si chiese se il Partito abbia tradito la causa o sia stato lui a sbagliare, ad allontanarsi dalla scienza marxista, e sia stato quindi giustamente punito. Koestler si lascia un po’ troppo andare alle riflessioni astratte – Rubasciov può anche passare pagine e pagine a pensare, senza compiere alcuna azione concreta – ma succedono anche un sacco di cose tra quelle quattro pareti: le discussioni fatte battendo un cucchiaio sul muro contro il suo vicino di cella, un’ex-ufficiale zarista dal ferreo senso dell’onore e sommo disprezzo per il comunismo; l’osservazione dalla finestra della cella al cortile della prigione, frequentato da un prigioniero che sembra conoscerlo; i flashback di quando era ancora agente attivo della Rivoluzione, e compiva azioni più o meno belle; gli estenuanti interrogatori. Fino all’amara conclusione.
02. La vita è altrove
Autore: Milan Kundera
Genere: Literary Fiction / Mainstream / Commedia
Anno: 1973
Da quando la sua cara mamma e il suo maestro gli dicono che è dotato nel disegno, Jaromil decide che farà l’artista. Ma quando, crescendo, scopre che non ha nessun talento nella pittura, cambia idea e decide che sarà un grande poeta lirico. La sua vita prosegue all’insegna di questa decisione, tra capricci, entusiasmi infantili, un alter-ego immaginario, la salita al potere del Partito comunista in Cecoslovacchia, un amore e un brutto raffreddore.
La vita è altrove è scritto in uno stile marcatamente literary: fin dalle prime righe l’autore interviene, spiega di cosa parlerà, commenta, fa digressioni. Il narratore commenta, chiosa e spiega man mano che ci mostra la vita di Jaromil. Messa così, sembra una roba irritante e votata al fallimento, ma Kundera è acuto e spiritoso, e il libro si trasforma in una specie di lungo commentario umoristico sulla vita di questo giovane pieno di sé, sull’adolescenza e sulla poesia. Lo lessi in due giorni quasi in apnea.
Del resto, neanche a me è mai piaciuta la poesia lirica.
01. A Scanner Darkly
Autore: Philip K. Dick
Genere: Slipstream / Mainstream
Anno: 1977
C’è una nuova droga in circolazione a Los Angeles, la pericolosa Sostanza M. Robert Arctor, agente della narcotici che odia la sua vita e la sua famiglia perfetta, decide di dedicare la sua vita all’indagine e all’estirpazione della droga; assume i panni di un tossico e va a vivere tra i drogati. Ma col passare del tempo, le droghe cominciano a consumarlo; le sue due personalità cominciano a dissociarsi, e gli sembra che qualcuno stia cercando di tradirlo… Cosa cazzo gli stia succedendo…? E c’è per lui qualche speranza di una vita felice?
A Scanner Darkly è il mio romanzo preferito. Ci sono idee geniali (la tuta spersonalizzante, che genera connotati fisici in modo randomico e continuo), ci sono personaggi stupendi (il genio paranoide James Barris, lo schizofrenico Charles Freck, la gelida eroinomane Donna Hawthorne), dialoghi surreali da fattoni (memorabile il brillante piano di Barris per sorprendere i ladri in casa), momenti di tensione quasi sovrannaturale. Soprattutto, c’è il senso desolante dell’impossibilità di costruire vere e durature amicizie in quel mondo, dove si conduce una vita ai limiti della sussistenza e devi sempre stare attento che il tuo compagnone non cerchi di fotterti i soldi (o la vita) per una dose.
Il romanzo più sentito di Dick – che fece quella vita per un certo tempo – e anche il suo più bello. E’ fantascienza solo per modo di dire; in realtà è un gran bel mainstream.
Ottima lista e fonte di ispirazione, tornerò di tanto in tanto a vedere nuovi titoli (anche se sarebbe bello riuscire a discernere le “new entry”).
Segnalo solo che il 59 The Three Stigmata of Palmer Eldtrich e il 61 The Lathe of Heaven hanno la stessa identica descrizione: plagio o errore di formattazione?
Con Dick di mezzo non si può mai sapere…
Ahahaha! Che disastro.
Come avrai notato questa pagina è un cantiere, e a molti libri manca proprio la descrizione… Purtroppo ho poco tempo per aggiornare il blog, e se già a risentirne è il numero di articoli (3-5 al mese massimo, e nei mesi passati anche meno), figurati una pagina “statica” come questa!
Comunque pian piano sto cercando di sistemarla. Magari tra qualche mese sarà perfettamente a posto e consultabile senza far venire il mal di testa.
Ti direi “guarda le ultime aggiunte”, ma non è vero, perché a volte mi vengono in mente bei libri letti anni prima che aggiungo in mezzo alla classifica anche se, appunto, li ho letti da molto tempo (ad esempio Calvino).
In futuro potrei pensare di mettere una scritta “New Entry” quando metto un libro appena letto. Per il momento, puoi fare un controllo incrociato su Anobii. Anche Anobii non lo aggiorno spesso e sarà fermo a tipo quattro o cinque mesi fa (es. non trovi Sterling), ma di sicuro è più aggiornato.
Insomma, abbi fede per il futuro! Diventerò una persona meglio!
Figurati, lungi da me criticare anzi è una lista molto utile e ben curata, ho preso un sacco di titoli che leggerò pian piano in futuro!
Adesso per completezza mi sto rileggendo tutti i tuoi vecchi consigli del lunedì.
PS
Cmq si, sei una persona male 🙂
Sono due giorni che leggo con attenzione ogni parte del tuo blog; si percepisce che ci metti molta passione, mi complimento. Si capisce anche che sei molto giovane e probabilmente che, specie in questa tua Top, hai infilato praticamente tutto quello che hai letto(che non fosse pessimo) nella tua vita! Questa Top presenta proprio alcuni bei romanzi; se mi posso permettere, un piccolo consiglio su “Il deserto dei tartari”, che dici di aver letto anche parecchio tempo fa: sei un po’ troppo piccino per averne compreso “appieno“ il senso, oggettivamente non sono trascorsi abbastanza anni della tua vita per inquadrarlo nel modo corretto; quando arriverai ai 30 anni o più, rileggilo, allora sarai in perfetta sintonia coi pensieri di Drogo/Buzzati. 😉
Mi raccomando continua così, e non trascurare il “fantastico” classico (completamente assente nella lista) 😀
Un sorriso 🙂
Ho letto con attenzione il tuo commento, si percepisce che ci hai messo molta passione, complimenti. Si capisce anche che non sei molto giovane e che per questo non puoi fare a meno di dare giudizi paternalistici. Forse se avessi scritto questo commento prima dei trent’anni saresti stato capace di comprendere “appieno” questo blog, ma forse ormai è troppo tardi.
Mi raccomando però, continua a lasciare commenti!
Un sorriso 🙂
Ogni volta che qualcuno parla di interpretazioni non capite in un libro penso sempre a questo:
http://9gag.com/gag/109625
Per Shoban, game, set, mach
Dunsany, riprovaci tra 30 anni ^_^
*Siobhan: Credevo che Gamberetta avesse insegnato anche alle giovinette come te una nozione “fondamentale”, ognuno dovrebbe parlare di ciò che sa (sono pienamente d’accordo), quindi, il “non molto giovane, cioè io, forse, ma dico forse, qualche libretto negli ultimi 20 anni l’ha letto, che dici? Quindi s’è permesso di fare un commento amichevole rivolto ad un ragazzo che si sta impegnando molto in ciò che fa! Non sarai forse tu a non aver capito bene cosa c’è che vale e cosa vale meno in questo blog? 😉
Sorrisi..
PS: ah, ho dato un’occhiata al tuo blog, forse è meglio che continui a parlare di come “infighirsi” e apparire più carina con PhS che ti viene bene; lascia i libri ai grandi 😉 😉
“ah, ho dato un’occhiata al tuo blog, forse è meglio che continui a parlare di come “infighirsi” e apparire più carina con PhS che ti viene bene; lascia i libri ai grandi”
Hai dimenticato “pappappero”. BTW, evitando il tono paternalista si guadagna molto in credibilità 😉 😉
Gamberetta mi ha insegnato che a prescindere da chi tu sia la tua opinione non dimostrata vale quanto quella di un barbone ubriaco.
Tu hai detto che hai capito meglio del Tapiro “Il deserto dei Tartari”, e gli unici argomenti che hai usato sono: “sono più grande di te” e “ho letto qualche libretto”. Bravo.
Troll.
>>PS: ah, ho dato un’occhiata al tuo blog, forse è meglio che continui a parlare di come “infighirsi” e apparire più carina con PhS che ti viene bene; lascia i libri ai grandi 😉 😉
Ma vaffa… x°°D
10 righe col tono del saggio della montagna mai usare l’hokuto shinken conosci te stesso il bene e il male sono simili non ci sono più le mezze stagioni metti lo speck nella carbonara, e poi finisce con E CMQ O LE77O IL 7UO BLOG EFA KIFO KIFO KIFO AHAHAHAahahahah !!!!!!!!!!!!!!!1111!!
Troll.
@Lord Dunsany: Dici a Siobhàn che – come dice Gamberetta – dovrebbe parlare solo di quello che sa, ma è piuttosto buffo che tu lo scriva subito dopo aver affermato questo su di me:
Ti rispondo solo su questo punto, visto che sul resto ti è stata già data anche troppa retta, e nell’interesse di qualsiasi curioso.
Non so cosa tu intenda con “molto giovane”; per l’esattezza ho 24 anni.
Quanto ai libri che lo letto, direi che sei abbastanza lontano dalla verità. Non ho i numeri precisi ovviamente, ma nella mia vita so di averne letto qualche migliaio. Ammettendo anche una stima al ribasso, diciamo 1500 libri, e considerando che in questa lista al momento ne appaiono 76:
1500 / 76 = 19,73, che potremmo arrotondare a 20.
Il che significa che, anche con una stima prudente, questa classifica contiene all’incirca 1 libro su 20 di quelli che ho letto nella mia giovane vita.
D’altronde te ne saresti potuto accorgere tu stesso: molti dei libri di cui ho parlato nel blog, anche con valutazioni positive, non compaiono nella classifica.
Quanto al fantastico classico, nella mia classifica non compare e non comparirà perché mi fa cagare. Sì, l’ho letto, e sì, mi fa cagare.
E su queste note di allegria propongo di chiudere la questione.
LOL LOL è bellissimo vedere questo flame e controflame feroce contro un altro Dunsany (con lo spelling giusto per giunta!)
non so se Dago abbia ragione e che Lord D. sia un troll (Dago ha sempre avuto torto su qualsiasi argomento) ma a parte un leggero tono paternalistico mi sembra che Lord D. abbia solo detto che sei troppo giovane per apprezzare a pieno il deserto dei tartari (io per esempio non l’ho mai voluto leggere ma forse lo farò in futuro). Non mi sembra una affermazione da troll, perché si sono scatenati i mastini?
@Tapiro: “l’esattezza ho 24 anni.”
infatti sei un pischello 😛
“Sì, l’ho letto, e sì, mi fa cagare. E su queste note di allegria propongo di chiudere la questione”
contraddici la dolce Siob che dice “Gamberetta mi ha insegnato che a prescindere da chi tu sia la tua opinione non dimostrata vale quanto quella di un barbone ubriaco.”
ma come? niente formulette algebriche che “dimostrano” inequivocabilmente la qualità di un libro?
potevi anche dire che i gusti sono gusti… pischello
LOL scusa ma l’occasione era troppo ghiotta per non punzecchiarti 🙂
Io non ci vedo nessuna contraddizione. Coso ha fatto un’osservazione traducibile con “il libro è buono, sei te che non puoi apprezzarlo”. Opinione legittima ma soggettiva (in base a cosa dici che il libro è buono?), che nessuno avrebbe sbeffeggiato se non fosse stata scritta in tono ridicolmente paternalista e non argomentato (quando dai un giudizio che si vuole oggettivo, o argomenti o lasci perdere e ti limiti a esprimere un parere).
Il Tapiro per contro ha fatto un’osservazione soggettiva (“quei libri non mi piacciono”). Non ha detto “quei libri sono una merda” ha solo espresso il suo gusto personale.
I gusti sono tutti legittimi, ancorché abbiano poco a che fare con la qualità oggettiva dell’opera. Se qualcuno cala dal cielo per rifilare un giudizio spocchioso, viene giustamente perculato, perché, a meno che non porti argomenti validi, la sua opinione vale come quella di qualsiasi altro e non ha quindi ragione di essere espressa con tono paternalista.
Aggiungo che la risposta da terza elementare (il tuo blog è blutto, gniakgniakgniak!!!111!) ha dato il colpo di grazia X°D
@Tenger: “Coso ha fatto un’osservazione traducibile con “il libro è buono, sei te che non puoi apprezzarlo”.
in pratica avrebbe detto che è autoevidente che sia buono (a chi fischiano le orecchie?). E questo ha scatenato la reazione immunitaria?
“che nessuno avrebbe sbeffeggiato se non fosse stata scritta in tono ridicolmente paternalista e non argomentato”
il tono paternalista l’ho notato anche io, ho solo pensato che la vostra reazione forse è stata un po’ eccessiva, minkya dare subito del Troll e sfanculare in gruppo un nuovo venuto solo per questo mi è sembrato un po’ troppo gangsta style per il mio animo sensibile LOL
Ammetto che non sono bravo ad individuare i troll ma forse una maggiore apertura mentale gioverebbe a tutti.
” (quando dai un giudizio che si vuole oggettivo, o argomenti o lasci perdere e ti limiti a esprimere un parere).”
per questo mi irrito un pochino quando si fanno affermazioni assolute(a chi fischiano le orecchie?), io poi sono più categorico, a questo punto non basta argomentare si dovrebbe dimostrare in modo inequivocabile, ed anche allora IMHO non si avrebbe comunque diritto di insultare a ruota libera, dovrebbero bastare i fatti.
“Il Tapiro per contro ha fatto un’osservazione soggettiva (“quei libri non mi piacciono”). Non ha detto “quei libri sono una merda” ha solo espresso il suo gusto personale.”
LOL, vero, infatti l’ho detto che questa volta mi divertivo soltanto a punzecchiare il pischello.
Anche io sono più vicino all’età di Zwei che a quella del Tapiro e a me è già capitato di rileggere dei libri e trovarli “differenti”, è anche un filino inquietante verificare concretamente che il te stesso di 10 anni fa non è esattamente quello di oggi. Quando sei ventenne il tuo precedente te stesso è solo un adolescentello e non fa testo. Non ho argomentato quindi prendila pure come un opinione da “barbone ubriaco”, però a me è capitato.
>>il tono paternalista l’ho notato anche io, ho solo pensato che la vostra reazione forse è stata un po’ eccessiva
Veramente la spernacchiata generale è partita dopo il “P.S.” che, ammetterai, è di una stupidità e di una supponenza degne di Rocca-daibosatsu XD Per questo è stato definito Troll. Prima aveva solo ricevuto una risposta per le rime.
Ma solo a me “Una banda di idioti” è sembrato noiosissimo?
<>
A dire il vero, no.
L’interrogativo alla base di “Blade Runner” (film che, per inciso, non amo neanche in modo particolare) è una domanda tutt’altro che retorica. In effetti è la domanda per antonomasia: che senso ha vivere se poi dobbiamo morire?
Vedasi il finale del director’s cut, quello in cui – spoiler spoiler – Deckar scopre di essere a sua volta un replicante: umani o androidi, abbiamo tutti una data di scadenza. Di qui le lacrime nella pioggia e così via.
La descrizione del libro numero 71 e numero 68 sono identiche 🙂
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Concordo in pieno per le tue impressioni riguardo “Un oscuro scrutare”…non mi era mai capitato di leggere cinquanta pagine di fila di un romanzo (in un’unica sessione durante un memorabile viaggio in treno…grazie Filippo Dick!). I dialoghi mi hanno ricordato molto le geniali chiacchierate alla Tarantino, e l’idea della tuta “random” ancora frequenta i miei incubi ^_^ Avrei preferito una trama più articolata, maggiore tensione (di quella non ne trovo mai abbastanza in nessun romanzo, o quasi), ma tutto sommato non si può chiere Tutto a uno scrittore come Dick, che nel complesso della sua produzione letteraria è stato un vero tuttologo, tutore, e taumaturgo del genere Fantascienza e derivati.
Riguardo il giudizio su Blade Runner, concordo in parte. Ok la banalizzazione della domanda “base” riguardo le differenze fra androidi e umani, ma il film a mio parere riflette comunque in pieno l’atmosfera futuristica-decadente del romanzo. E’ chiaro che non si potevano buttare su pellicola tutte le varie fantageniali trovate di Dick, anzi, direi che è stato meglio così: nella maggioranza dei casi, i film copia-incolla dei rispettivi romanzi sono risultati dei polpettoni. Il film deve acquisire una sua identità, il film è una polarizzazione di regia, fotografia, colonna sonora e mille altre cose che un romanzo non è. Siamo di fronte a due medium narrativi (questa l’ho copiata a te Tapiro eheh) sostanzialmente diversi. E sticazzi se gli scrittori dei romanzi se la prendono a male (vedi King che non apprezzò Shining di Kubrick definendolo un film “freddo”, quando a mio parere il film di Kubrick dà 10 punti al romanzo di King, o M. Ende che voleva addirittura togliere il suo nome dalla pellicola de La Storia Infinita..ok il film non reggeva il confronto, ma rimane comunque un ottimo film, considerando anche il periodo in cui stato realizzato).