Bonus Track: The Inheritors

The InheritorsAutore: William Golding
Titolo italiano: Uomini nudi
Genere: Prehistorical Fiction / Horror
Tipo: Romanzo

Anno: 1955
Nazione: UK
Lingua: Inglese
Pagine: 230 ca.

Difficolta in inglese: ***

Lok, Fa, la piccola Liku, il vecchio Mal e i loro compagni stanno migrando dal mare verso le montagne per la primavera. Devono raggiungere la sporgenza rocciosa in cima alla cascata prima di notte, e rendere omaggio alla signora dei ghiacci che dimora tra le colline. Ma il posto non è più come lo ricordavano, e Mal è ormai troppo vecchio per arrampicarsi tra le rocce.
E c’è dell’altro. Non sono più soli ai piedi della cascata. C’è della gente nuova che si aggira nel bosco e tra le rocce ai lati della cascata. Hanno preso possesso dell’isola al centro del fiume, che le gente credeva irraggiungibile, e ora minacciano la vita del gruppo. E quando i loro compagni cominceranno a sparire misteriosamente, Lok e Fa capiranno che bisogna fare qualcosa – perché in gioco c’è la sopravvivenza della loro stessa specie.

Con oggi chiudo la serie dei consigli “preistorici” dedicati ai partecipanti all’antologia Deinos, recensita su questo blog ormai tre settimane fa.
William Golding è famoso soprattutto per Il signore delle mosche, ma in realtà lo scrittore britannico è autore di una valanga di altri romanzi. The Inheritors, la sua seconda fatica, nonché la sua opera preferita, è un breve romanzo che racconta il destino degli ultimi uomini di Neanderthal d’Inghilterra il giorno che sulle loro coste approdano i primi esemplari di Homo Sapiens. Appartiene quindi al genere poco esplorato delle storie ad ambientazione preistorica, con in più quella sfumatura horror che ci piace tanto.
Se la trama del romanzo è estremamente semplice e lineare, i suoi obiettivi sono piuttosto ambiziosi: cercare di farci entrare nella testa di un uomo di Neanderthal e capire come pensa; speculare su come potrebbero essersi svolti i primi rapporti tra due specie umane imparentate ma differenti; mostrarci perché i Sapiens sono sopravvissuti e si sono moltiplicati, mentre i Neandhertal si sono estinti. Soprattutto, mostrarci i nostri antenati dal punto di vista di un’altra specie. Sembra che Golding sia stato appassionato di paleontologia e del rapporto tra Sapiens e Neanderthal fin da piccolo; sarà riuscito a coniugare pazienza, serietà scientifica e abilità narrativa?

The Neanderthal Man

Lo stato della ricerca scientifica sull’uomo di Neanderthal ai tempi di Golding.

Uno sguardo approfondito
The Inheritors mi sembra la dimostrazione perfetta di come anche la migliore delle idee possa essere rovinata almeno in parte da una prosa inadeguata.
Dato che il punto di maggior interesse del romanzo è la possibilità di immedesimarsi nel punto di vista di un uomo di Neanderthal, uno si aspetterebbe un romanzo raccontato in prima o terza persona appiccicata. Invece no. Come gia’ in Lord of the Flies, Golding si affida a un narratore onnisciente posto “nei pressi” di Lok, uno dei Neanderthal, e che si avvicina o si allontana dalla sua testa a seconda del momento. E se col progredire del romanzo la connessione col pov di Lok diventa (fortunatamente) sempre piu’ solida, nei primissimi capitoli, quando ancora il gruppo è molto compatto, la telecamera pare schizzare ora verso uno, ora verso l’altro dei Neanderthal.

Questo crea fin dall’inizio due grossi problemi.
Primo: dato che non si capisce mai esattamenta che angolazione si sta guardando la scena, mappare l’esatta disposizione degli elementi dello scenario è oltremodo difficile. Piu’ volte mi sono trovato a dover rivedere la mia immagine mentale degli ambienti del libro, o a non capire piu’ in quali posizione reciproca palude, boschi, fiume, cascata, colline, terrazza e montagne fossero; il che è sempre grave, ma lo è ancora di piu’ in una storia – come questa – in cui la topografia è così importante.
Secondo: poiché il filtro dell’autore ci distanzia dai protagonisti della storia, ci sentiamo meno coinvolti. Espressioni come questa: “Then, as so often happened with the people, there were feelings between them”, ci ricorda che noi lettori non siamo membri della ‘gente’, non siamo nella testa dei Neanderthal, ma ci troviamo nella testa dell’autore che via via ci racconta le vicende dei suoi poveri personaggi. Non solo si perde l’occasione di vivere l’esperienza straniante di vivere ‘dentro la testa’ di un Neanderthal, ma difficilmente proveremo brividi di ansia e paura quando i primi membri del gruppo cominceranno a sparire senza lasciare traccia.

The Neanderthal Man

La lotta per la sopravvivenza tra Neanderthal e Sapiens. Sentite il brividino d’ansia corrervi su per la schiena?

Di conseguenza, più spesso che no si spande sulle pagine di The Inheritors quella sostanza grigia e appiccicosa che è la noia. Da una parte, le lunghe descrizioni della boscaglia, del fiume, del rombo della cascata, degli scherzi che la luce del sole fa sulla vallata in differenti momenti della giornata; dall’altra, il ritmo lentissimo con cui gli episodi chiave del libro si succedono, intervallati da pagine e pagine di attività triviali e/o inconcludenti. All’inizio è interessante vedere i Neanderthal alle prese con occupazione quotidiana, vedere come risolvono i problemi più semplici legati alla sopravvivenza, vedere quante difficoltà incontrino in attività che per noi Sapiens sarebbero (o dovrebbero essere?) di una banalità estrema. Ma dopo un po’ il lettore capisce come funziona, e comincia a spazientirsi all’idea di doversi sorbire altre decine di pagine che ribadiscono il concetto, aspettando che accada qualcosa.
Nella ‘lotta’ tra Neanderthal e Sapiens, assistiamo a molte sortite inconcludente, a molti giri a vuoto, a piani che vengono tentati e rielaborati più e più e più volte. In parte questo riflette il carattere dei Neanderthal di Golding – l’incapacità a rimanere focalizzati per troppo tempo sulla stessa cosa, la tendenza a lasciarsi distrarre dalla prima minchiata, la volubilità emotiva, l’estrema difficoltà a sviluppare pensiero astratto. In questo senso, il comportamento irrazionale e ripetitivo dei protagonisti del romanzo è corretto. Tuttavia questa ripetitività diventa alla lunga indigeribile per il lettore medio (e so per esperienza che io ho più pazienza del lettore medio).

Se Golding non poteva certo far comportare i suoi Neanderthal diversamente da come si comportano, pena la perdita di credibilità/coerenza, dall’altra nulla gli impediva di ricorrere a un legittimo espediente: cioè di accelerare e vivacizzare la storia ad opera di qualcosa di esterno, come i Sapiens, gli animali, o qualche calamità naturale, eccetera. O ancora, si sarebbero potute fare delle cesure temporali, tagliando tutto ciò che sta in mezzo tra due momenti importanti della trama (o almeno, i meno significativi di questi episodi, che sono la maggior parte). Il fatto che i Neanderthal vivano la vita a un ritmo placido non significa che anche il mondo attorno a loro (o soprattutto, il mondo della storia) debba fare altrettanto.
Sono ragionevolmente sicuro che si sarebbe potuto scrivere The Inheritors con la metà delle pagine (o anche meno) senza perdere nulla dal punto di vista del contenuto. Probabilmente, data la ‘semplicità’ e linearità dell’argomento del libro, il formato della novella avrebbe funzionato alla perfezione.

Cranio di Neanderthal

Cranio di un uomo di Neandertha. Trasuda intelligenza da tutti i pori.

Tutto questo è un peccato, perché di per sé i Neanderthal di Golding sarebbero anche interessanti.
Tra le loro caratteristiche principe, il fatto che pensino (perlopiù) tramite immagini statiche invece che mediante parole o astrazioni; il loro modo di ricordare un evento passato, o di fare un piano per il futuro, o di spiegarsi un fenomeno, è creando un’immagine mentale (make a picture nel testo). Alcune volte ho avuto l’impressione che Golding approfittasse un po’ di questa locuzione, mascherando quelli che di fatto erano dei pensieri identici a quelli di noi umani Sapiens; ma il più delle volte si nota in effetti una certa differenza, una certa lentezza nello sviluppare un pensiero o l’incapacità di spiegare le tappe di un processo, avendo a disposizione solo la situazione iniziale e l’immagine del risultato finale.
Quando all’inizio del libro i Neanderthal vanno in crisi perché non c’è più il tronco che collegava le due sponde di un rigagnolo, continuano a prodursi nella testa immagini del tronco, e immagini di altri possibili tronchi da metterci, e ci mettono parecchio tempo (e parecchio brainstorming) prima di capire come fare a far sì che lì ci sia un altro tronco.
Non essendo né un paleontologo né un antropologo forense, non sono in grado di dirvi quanto il suo ritratto sia scientificamente attendibile. I suoi Neanderthal non sono in grado di costruire manufatti, né di decorarsi, mentre Piperita Patty mi ha raccontato che ci sono casi documentati di uomini di Neanderthal con perline tra i capelli – ma bisogna tenere conto che The Inheritors è stato scritto negli anni ’50, quando si sapevano meno cose sull’argomento. Interessante, piuttosto, che Golding abbia anticipato la possibilità di interbreeding tra Sapiens e Neanderthal (oggi si stima che noi Sapiens dell’Eurasia portiamo nel nostro codice genetico dall’1 al 4% di DNA Neanderthal; qui un brevissimo articolo sull’argomento e qui il paper di Science a cui si riferisce il primo articolo)1.

Golding fa invece appello alla licenza poetica quando i suoi Neanderthal di una debole forma di telepatia di gruppo. I Neanderthal comunicano di rado a voce tra di loro, perché il più delle volte possono comunicarsi a vicenda immagini (share a picture). Personalmente ho apprezzato questa caratteristica, e contribuisce a differenziare il comportamento dei Neanderthal da quello dei Sapiens nel romanzo. Mi ha lasciato molti dubbi, invece, la decisione di attribuire loro una specie di culto della non-violenza, per cui non mangiano altri animali a meno che non li abbiano trovati già morti.
Ho apprezzato anche l’idea di scegliere come protagonista Lok, il più stupido della ‘gente’, nonché quello che ha più difficoltà a produrre immagini e a condividerle col resto del gruppo. Di default, in questo tipo di storie l’autore sceglie come protagonista il personaggio più sveglio, più indipendente, l’outsider; Lok invece è il più “irrimediabilmente Neanderthal”, il meno evoluto della sua specie, quello che fa più fatica a capire quello che sta succedendo. Nonostante la presenza costante del filtro dell’autore, il pov di Lok amplifica l’effetto straniante di stare nella testa di una specie più stupida e più lenta. Questo fa sì che spesso gli eventi vengano descritti in modo semplice e scabro, come una sequenza di azioni che dev’essere il lettore a interpretare, perché Lok non ne è in grado. Questa variazione sul tema dell’unreliable narrator è interessante, anche se a volte ho avuto serie difficoltà a capire cosa stesse succedendo – ma potrebbe essere colpa del mio inglese non sufficientemente allenato, e non del libro.

Parentela Neanderthal Sapiens

Ha! Niente genoma Neanderthal per voi, negri!

Insomma, c’erano tutti gli elementi perché venisse fuori un bel romanzo. Se questo non succede, le ragioni stanno in una gestione barbina del pov – che vanificano in parte il buon tentativo di farci vedere il mondo attraverso gli occhi e gli atti di una specie più ‘stupida’ – e nell’organizzazione sbagliata dei tempi narrativi. Io stesso ho fatto parecchia fatica a portare a termine la lettura, nonostante la curiosità di sapere come Golding l’avrebbe fatto finire 2. Di conseguenza, sarei molto cauto nel consigliare The Inheritors, anche agli appassionati di preistoria. Quello che posso dirvi è: soppesate bene i pro e i contro che vi ho presentati prima di imbarcarvi nell’acquisto, anche considerato che è molto difficile trovare delle copie piratate del romanzo.
Oh! Ora che me ne accorgo, questa Bonus Track mi è venuta persino più lunga dell’ultimo Consiglio. E dire che avevo promesso che le Bonus Track sarebbero state brevi e sintetiche. Ah! Ah! Ah! Che deficiente.

Dove si trova?
Purtroppo, come dicevo poc’anzi, The Inheritors è uno di quei pochi romanzi di Golding che è molto difficile trovare piratato. Una versione kindle è comunque disponibile su Amazon a un prezzo tollerabile (6,24 Euro al momento in cui scrivo). Una traduzione italiana è storicamente esistita, ma è molto vecchia, e dubito che riuscirete a procurarvene un esemplare.

Chi devo ringraziare?
Come tutti, conoscevo Golding per Il signore delle mosche; ma se ho deciso di leggere questo The Inheritors lo devo soprattutto a Piperita Patty / Conigliettoassassino (saltuaria commentatrice di questo blog), che dopo lunga frequentazione è riuscita a trasmettermi un po’ di curiosità per il mondo preistorico e per i nostri antenati biologici. Ora sta cercando disperatamente di convincermi a leggere i libri della Auel – si vedrà.

The Clan of the Cave Bear

Primo libro della saga degli Earth’s Children di Jean Auel. Non l’ho letto.

Qualche estratto
Il primo estratto viene dal secondo capitolo, quando la ‘gente’ si riunisce per discutere e dà una dimostrazione del suo modo di pensare mediante parole e condivisione di immagini. Dà anche un’idea della posizione del protagonista Lok all’interno del gruppo. Il secondo estratto, più avanti nel libro, mostra invece i Sapiens attraverso lo sguardo di uno stupito Lok.

1.
Then Fa came and leaned her body against Mal so that three of them shut him in against the fire. He spoke to them between coughs.
“I have a picture of what is to be done.”
He bowed his head and looked into the ashes. The people waited. They could see how his life had stripped him. The long hairs on the brow were scanty and the curls that should have swept down over the slope of his skull had receded till there was a finger”s-breadth of naked and wrinkled skin above his brows. Under them the great eye-hollows were deep and dark and the eyes in them dull and full of pain. Now he held up a hand and inspected the fingers closely.
“People must find food. People must find wood.”
He held his left fingers with the other hand; he gripped them tightly as though the pressure would keep the ideas inside and under control.
“A finger for wood. A finger for food.”
He jerked his head and started again.
“A finger for Ha. For Fa. For Nil. For Liku—–”
He came to the end of his fingers and looked at the other hand, coughing softly. Ha stirred where he sat but said nothing. Then Mal relaxed his brow and gave up. He bowed down his head and clasped his hands in the grey hair at the back of his neck. They heard in his voice how tired he was.
“Ha shall get wood from the forest. Nil will go with him, and the new one.” Ha stirred again and Fa moved her arm from the old man”s shoulders, but Mal went on speaking.
“Lok will get food with Fa and Liku.”
Ha spoke:
“Liku is too little to go on the mountain and out on the plain!”
Liku cried out:
“I will go with Lok!”
Mal muttered under his knees:
“I have spoken.”
Now the thing was settled the people became restless. They knew in their bodies that something was wrong, yet the word had been said. When the word had been said it was as though the action was already alive in performance and they worried. Ha clicked a stone aimlessly against the rock of the overhang and Nil was moaning softly again. Only Lok, who had fewest pictures, remembered the blinding pictures of Oa and her bounty that had set him dancing on the terrace. He jumped up and faced the people and the night air shook his curls.
“I shall bring back food in my arms”–he gestured hugely–“so much food that I stagger—–so!”
Fa grinned at him.
“There is not as much food as that in the world.”
He squatted.
“Now I have a picture in my head. Lok is coming back to the fall. He runs along the side of the mountain. He carries a deer. A cat has killed the deer and sucked its blood, so there is no blame. So. Under this left arm. And under this right one—-he held it out—-the quarters of a cow.”
He staggered up and down in front of the overhang under the load of meat. The people laughed with him, then at him. Only Ha sat silent, smiling a little until the people noticed him and looked from him to Lok.
Lok blustered:
“That is a true picture!”
Ha said nothing with his mouth but continued to smile. Then as they watched him, he moved both ears round, slowly and solemnly aiming them at Lok so that they said as clearly as if he had spoken: I hear you! Lok opened his mouth and his hair rose. He began to gibber wordlessly at the cynical ears and the half-smile.
Fa interrupted them.
“Let be. Ha has many pictures and few words. Lok has a mouthful of words and no pictures.”

2.
At last they saw the new people face to face and in sunlight. They were incomprehensibly strange. Their hair was black and grew in the most unexpected ways. The bone-face in the front of the log had a pine-tree of hair that stood straight up so that his head, already too long, was drawn out as though something were pulling it upward without mercy. The other bone-face had hair in a huge bush that stood out on all sides like the ivy on the dead tree.
There was hair growing thickly over their bodies about the waist, the belly and the upper part of the leg so that this part of them was thicker than the rest. Yet Lok did not look immediately at their bodies; he was far too absorbed in the stuff round their eyes. A piece of white bone was placed under them, fitting close, and where the broad nostrils should have shown were narrow slits and between them the bone was drawn out to a point. Under that was another slit over the mouth, and their voices came fluttering through it. There was a little dark hair jutting out under the slit.
The eyes of the face that peered through all this bone were dark and busy. There were eyebrows above them, thinner than the mouth or the nostrils, black, curving out and up so that the men looked menacing and wasp-like. Lines of teeth and seashells hung round their necks, over grey, furry skin. Over the eyebrows the bone bulged up and swept back to be hidden under the hair. As the log came closer, Lok could see that the colour was not really bone white and shining but duller. It was more the colour of the big fungi, the ears that the people ate, and something like them in texture. Their legs and arms were stick-thin so that the joints were like the nodes in a twig.

Tabella riassuntiva

La lotta per la sopravvivenza tra Neanderthal e Sapiens! Gestione barbina del punto di vista che rovina le buone intenzioni.
Una speculazione su come pensavano e si comportavano i Neanderthal. Spesso è difficile farsi una mappa mentale dell’ambientazione.
Ritmo inesistente e noia a palate.

(1) Ecco un interessante estratto dall’articolo di Science a proposito dell’espansione dei primi Sapiens dall’Africa in Eurasia e dell’incontro (fisico e genetico) con i Neanderthal:

Implications for modern human origins. One model for modern human origins suggests that all present-day humans trace all their ancestry back to a small African population that expanded and replaced archaic forms of humans without admixture. Our analysis of the Neandertal genome may not be compatible with this view because Neandertals are on average closer to individuals in Eurasia than to individuals in Africa. Furthermore, individuals in Eurasia today carry regions in their genome that are closely related to those in Neandertals and distant from other present-day humans. The data suggest that between 1 and 4% of the genomes of people in Eurasia are derived from Neandertals. Thus, while the Neandertal genome presents a challenge to the simplest version of an “out-of-Africa” model for modern human origins, it continues to support the view that the vast majority of genetic variants that exist at appreciable frequencies outside Africa came from Africa with the spread of anatomically modern humans.

A striking observation is that Neandertals are as closely related to a Chinese and Papuan individual as to a French individual, even though morphologically recognizable Neandertals exist only in the fossil record of Europe and western Asia. Thus, the gene flow between Neandertals and modern humans that we detect most likely occurred before the divergence of Europeans, East Asians, and Papuans. This may be explained by mixing of early modern humans ancestral to present-day non-Africans with Neandertals in the Middle East before their expansion into Eurasia. Such a scenario is compatible with the archaeological record, which shows that modern humans appeared in the Middle East before 100,000 years ago whereas the Neandertals existed in the same region after this time, probably until 50,000 years ago.

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(2) Da questo punto di vista mi ritengo soddisfatto. Il finale di The Inheritors è costruito in modo intelligente e mi è piaciuto – consolandomi della noia dei capitoli precedenti.Torna su

15 risposte a “Bonus Track: The Inheritors

  1. si il tema del neanderthal è sempre stato molto affascinante, un cervello più voluminoso (1700cc contro 1400cc), struttura ossea e muscolare più prestante (da segni di numerose fratture risaldate si può intuire che si lanciassero in cacce che prevedevano il corpo a corpo), insomma un tizio interessante

    Poi popola i nostri miti da lungo tempo
    http://it.wikipedia.org/wiki/Uomo_selvatico

  2. A me, personalmente, “Il Signore delle Mosche” è piaciuto e, dato che m’interessa l’argomento “psicologia primitiva” (anche in chiave fantastica) mi segno questa bonus track 🙂 Non avevo mai sentito parlare prima di questo libro, grazie per avermelo fatto conoscere!

    Se mai deciderai di leggere i libri della Auel, sarò curiosa di leggere il tuo commento: ho il primo che mi attende da una vita sul comodino e c’è sempre qualche altro libro che, per un motivo o per l’altro, lo scavalca. Magari, con un apprezzamento o una stroncatura come si deve, deciderò finalmente il suo destino xD

  3. Ma alla fine gli elementi fantastici si limitano alla telepatia o c’è qualcosina di più?
    Ad esempio l’obiettivo del viaggio sembra intrigante: “Devono raggiungere la sporgenza rocciosa in cima alla cascata prima di notte, e rendere omaggio alla signora dei ghiacci che dimora tra le colline”

    Signora dei ghiacci? Suona molto “essere fatato che viene adorato dai neandertaliani”

  4. @iome: la struttura ossea non era più prestante, semplicemente le ossa erano più tozze e grosse e le articolazione più primitive, pertanto i Neanderthal erano più bassi, goffi e robusti rispetto all’Homo Sapiens. Poi il fatto che il loro cervello fosse più grosso non denotava certo un’intelligenza maggiore alla nostra, poichè il loro cervello era meno “rugoso” di quello in possesso della nostra scatola cranica (nella corteccia celebrale si trovano i neuroni, più vi sono circonvoluzioni, più aumenta lo spazio per i neuroni e i neuroni stessi).
    @Tapiroulant: sì, la dottrina non-violenta dei Neanderthal è una solenne cavolata, la caccia veniva praticata dell’Homo Erectus e la guerra già dgli Australopitechi.
    Infine volevo chidere un parere a tutti quanti sulla seguente domanda: un romanzo/racconto è meglio scriverlo utilizzando il passato o il presente (con allegata la motivazione della risposta, please)?

  5. @Camilla:

    Se mai deciderai di leggere i libri della Auel, sarò curiosa di leggere il tuo commento: ho il primo che mi attende da una vita sul comodino e c’è sempre qualche altro libro che, per un motivo o per l’altro, lo scavalca.

    Certo^^
    Comunque, di certo non succederà a breve – è un progetto per il futuro.

    @Coscienza:

    Ma alla fine gli elementi fantastici si limitano alla telepatia o c’è qualcosina di più?

    Eh, no. Questo non è un romanzo fantastico (così come Golding non è un autore di narrativa fantastica, ma di mainstream un po’ borderline) – lo scopo di Golding è di fare una speculazione il più realistica possibile.
    La storia della dama di ghiaccio dice qualcosa sulla cultura e la forma mentis dei Neanderthal, non c’è magia.

    @Mr. Pertanto:

    Infine volevo chidere un parere a tutti quanti sulla seguente domanda: un romanzo/racconto è meglio scriverlo utilizzando il passato o il presente (con allegata la motivazione della risposta, please)?

    In generale non c’è una grossa differenza, e ti direi di scrivere col tempo verbale che ti viene più naturale.
    L’unica differenza un po’ sostanziosa è se usi la prima persona. In questo caso, l’uso del tempo passato fa presupporre che il protagonista stia raccontando qualcosa che gli è accaduto tempo addietro (un resoconto, un diario, etc.), e quindi dà per scontato che sia “sopravvissuto per raccontare”. In questo senso, ammazza un po’ la tensione.
    Quindi, soprattutto in una storia ad alto contenuto adrenalinico, in caso di prima persona consiglierei il presente.

  6. Ora sta cercando disperatamente di convincermi a leggere i libri della Auel – si vedrà.

    me ne han sempre (s)parlato come di un porno con i neanderthal ^-^

  7. @Mr Pertanto

    Infine volevo chidere un parere a tutti quanti sulla seguente domanda: un romanzo/racconto è meglio scriverlo utilizzando il passato o il presente (con allegata la motivazione della risposta, please)?

    Ripeto la considerazione del Tapiro sul passato che “ammazza” la tensione quando la narrazione è in prima. A parte casi specifici però, io preferisco il passato. Il presente si nota di più quando leggi, è più invadente. Da una parte secondo me è una questione di abitudine. Il presente lo trovi di meno e allora spicca di più. Dall’altra è proprio una questione di relazione temporale. Non è che il presente non funzioni, tutt’altro, ma devi tener conto che è più difficile da gestire. Anche nel caso che ha detto il Tapiro, se non lo giostri bene e invece di scrivere come se il personaggio stesse pensando, scrivi come un racconto ordinato, io lettore mi chiedo come diavolo faccia il personaggio a raccontare mentre le cose accadono. Io mica me la racconto mentre cammino per strada, tanto meno se mi attacca un orso rosa a puà lilla, al massimo mi parte la bestemmia. Col presente è come se tu aggiungessi una finzione in più.

    Il passato (remoto, non prossimo!) è neutro, trasparente, crea uno strappo tra il tempo della narrazione e il tempo reale. Il vantaggio del passato è che non viene percepito come passato (a meno che sia l’ambientazione a indicarlo) ma come neutro. Non è niente, è lì dentro la “bolla”. Secondo me la sostanziale differenza tra i due è che con il passato non rischi, mentre devi avere una buona ragione per scegliere il presente (tipo quella che ha fatto notare il Tapiro).

  8. Tanto per continuare l’OT della gestione di un POV
    Se si usa in prima persona un POV qual’è il modo migliore per gestire “l’entrata in scena” dei personaggi? Se comunque sono persone che già sono familiari al POV è difficile ficcarci una descrizione e anche il solo dare il nome diventa complicato. Senza contare che, senza descrizione, è come vedere parlare e compiere azioni all’assassino del Detective Conan, non so se avete presente!

  9. @Mr Pertanto
    mi spieghi le articolazioni primitive?

  10. @Fraflabellina:

    Anche nel caso che ha detto il Tapiro, se non lo giostri bene e invece di scrivere come se il personaggio stesse pensando, scrivi come un racconto ordinato, io lettore mi chiedo come diavolo faccia il personaggio a raccontare mentre le cose accadono.

    Ho letto un sacco di romanzi in prima singolare e tempo presente e non ci ho trovato niente di strano. Dai un’occhiata per esempio al romanzo di Mellick di cui parlo nell’ultimo Consiglio.

    @Sangi:

    Se si usa in prima persona un POV qual’è il modo migliore per gestire “l’entrata in scena” dei personaggi? Se comunque sono persone che già sono familiari al POV è difficile ficcarci una descrizione e anche il solo dare il nome diventa complicato.

    Per quanto riguarda il nome, non vedo quale sia il problema. “Alzo gli occhi e vedo Tizio”, “Caio entra nella stanza”. Se il personaggio-pov conosce i nomi dei personaggi, li identificherà con il loro nome. Se non li conosce, li definirà con degli appellativi – “l’uomo”, “il biondino”, “naso-a-patata” – fino a che non scoprirà il loro nome (sempre che lo scopra mai).
    Per quanto riguarda le descrizioni di altri personaggi, ovviamente non si metterà a farne l’identikit (ma l’identikit è una pessima scelta in generale, anche nella narrativa in terza persona). Se i dettagli fisici sono importanti (non sempre lo sono), possono essere introdotti pian piano mostrandoli (es. se uno dei miei personaggi è emaciato e malatino, posso farlo capire al lettore facendo fare al mio protagonista-pov qualche osservazione preoccupata sul suo colorito pallido, i suoi occhi arrossati e stanchi; o ancora, posso far tossire o barcollare il personaggio in presenza del protagonista-pov. Le opzioni sono infinite).
    Ma il consiglio migliore che ti posso dare, è di andare a leggere l’articolo sulle Descrizioni su Gamberi Fantasy (e già che ci siamo anche i Manuali 2 e 3, che male non fa). Lì tutti questi problemi sono affrontati con molta più cura.

  11. @Tapiro

    Neanch’io trovo nulla di strano nella prima singolare presente. Dico che è più difficile da gestire quando si scrive. E quindi è da scegliere solo se si ha un motivo preciso. Il motivo potrebbe essere quello che del tuo esempio, oppure il fatto che ti viene più naturale. Un po’ come il narratore in prima o in terza non onniscente. La prima è più difficile da gestire, è bene sceglierla se si ha un motivo preciso. Se il motivo non c’è, meglio la soluzione più semplice e meno rischiosa. è un discorso che ha un valore solo dal punto di vista di chi scrive, per chi legge non importa cosa fai, basta che funzioni!

  12. Della Auel io ho letto il primo e il secondo (e devo leggere gli altri, prima o poi…), è passato un po’ di tempo ma mi ricordo stralci di raccontato, ma la storia mi è piaciuta nonostante la protagonista, Ayla, in certi momenti sembrasse Cristo sceso in Terra. Ah, e la versione della TEA ha refusi e non è granché come stampa.

  13. @iome: guarda la tua mano, è composta da circa 50 piccolissime ossa diverse le una dalle altre; ora osserva il tuo polso, è formato da una doppia fila di ossa corte (8 in totale), per non parlare della disposizione delle cartilagini.
    Questa è complessità, questa è evoluzione.
    Le articolazioni dell’uomo di Neanderthal erano molto meno composite, pertanto erano molto meno agili di noi, anche se le possibilità di procurarsi eventuali fratture si riducevano di molto.

  14. Grazie di avermi citata 😀
    I neanderthal si decoravano i capelli con piume di rapace, non con perline, fare una perlina è estremamente più complicato, soprattutto per via dello strumento con cui fare il buco. Tuttavia è stata trovata una piccola maschera di attribuzione incerta ma in parte neanderthal.
    Ammetto di non averlo ancora iniziato, questo libro mi attrae e allo stesso tempo non mi convince, però visto che ce l’ho lo leggerò di certo. Devo solo finire l’anna karenina e sarà una cosa lunga.

    Per chi fosse interessato, ho aperto una discussione sulla saga dei figli della terra della Auel sul mio blog (dinosaurimannari.blogspot.it).
    Scusa la pubblicità Tapiroullant XD

  15. Pingback: I Consigli del Lunedì #40: West of Eden | Tapirullanza

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