Il sondaggio lungo un anno

Philip K. DickJoe Fernwright è solo, al sicuro nel bunker. Ma tutti i suoi compagni sono là fuori, in balia di una creatura ancestrale emersa dagli abissi. E’ mezz’ora che non ha loro notizie. Il suo unico contatto col mondo esterno è la sua radio portatile. Disperato, decide di accendere la radio per sentire se ci sono notizie. E:

“Impotente?” disse la radio. “Incapace di raggiungere l’orgasmo? Hardovax trasformerà il vostro disappunto in gioia”. Quindi un’altra voce, quella di un uomo avvilito. “Diamine, Sally, non so cosa mi è successo. So che ti sei accorta che ultimamente sono del tutto floscio. Diamine, se ne sono accorti tutti.” Quindi una voce femminile: “Henry, tutto ciò di cui hai bisogno è una semplice pillola chiamata Hardovax. E in pochi giorni sarai un vero uomo.” “Hardovax?” le fece eco Henry. “Diamine, forse dovrei provarla.” E di nuovo la voce dell’annunciatore: “Nel più vicino drugstore, o puoi scrivere direttamente a…”.
A quel punto Joe spense la radio. Ora capisco cosa intendeva Willis.

A volte mi piace ricordarmi perché mi piace Philip K. Dick. E’ in brani come questi che Dick riluce, anche in romanzi malriusciti e obiettivamente bruttarelli come Galactic Pot-Healer (Guaritore galattico), da cui il brano è tratto. Proprio quest’anno, sempre in quella discutibile operazione di riesumazione sistematica di cui mi sono già lamentato in questo post, Galactic Pot-Healer è stato riportato alla luce in italiano da Fanucci. Sfogliandolo, mi sono tornati in mente gli anni in cui leggevo Dick, e della letteratura fantascientifica sapevo ancora molto poco. E mi è tornato in mente un sondaggio che avevo aperto quasi un anno fa.

Galactic Pot-Healer

Un restauratore di vasellame viene contattato da una divinità aliena a forma di enorme blob-cetaceo perché lo aiuti a riesumare dalle profondità dell’oceano del lontano Pianeta del Contadino una cattedrale gotica. WTF? Ah, giusto: è una storia di Dick.

Lo scorso Ottobre vi domandavo se voleste o meno una recensione di uno dei più celebri romanzi di Dick, The Man in the High Castle (in italiano, L’uomo nell’alto castello o La svastica sul sole). Per i ritardatari, il dilemma che ponevo era questo: si tratta di un romanzo molto interessante, ma abbastanza famoso anche in Italia. Fanucci lo tiene fisso in libreria. Ha senso parlarne in un blog votato prima di tutto ai libri poco (o non abbastanza) conosciuti?
Se ho lasciato aperto il sondaggio tutti questi mesi, è stato più per distrazione che per calcolo; finché non avessi raggiunto una decisione in merito, pensavo, tenerlo aperto non poteva fare male. Ormai però direi che il dado è tratto – non si sono aggiunti molti voti negli ultimi mesi, per cui i risultati possono dirsi definitivi. Pertanto ho chiuso il sondaggio; vediamo quali sono stati i risultati.

Il sondaggio chiedeva: volete un articolo su The Man in the High Castle? Basandomi sugli umori raccolti fra i frequentatori del blog in merito a Dick, avevo fornito tre opzioni:
– Sì, dai!
– Dick va bene, ma l’articolo lo vorrei su un altro dei suoi romanzi.
– Dick ha rotto il cazzo.
Ora, su un totale di 133 voti, ecco come si sono distribuite le risposte dei miei amati lettori:
– Il 48,12% dei votanti (64 voti) vuole la recensione.
– Il 41,35% dei votanti (55 voti) pensa che Dick abbia rotto il cazzo.
– Il 10,53% dei votanti (14 voti) non ha problemi con Dick, ma ce li ha con il romanzo in questione.
Da un punto di vista prettamente quantitativo, avrebbe quindi vinto il partito di quelli che vogliono un articolo sulla nostra ucronia nazista preferita. Ci sono però da fare un paio di considerazioni. In primo luogo, lo scarto è molto piccolo: solo 9 voti di differenza. Abbastanza perché non si possa formare un governo (ah! ah! ah!). In secondo luogo, se sommiamo i voti di chi non vuole recensioni su Dick e di chi le vorrebbe su un altro romanzo (cioè, per farla breve, le due posizioni contrarie a una recensione a High Castle), raggiungiamo il 51,88% dei votanti (69 voti). Quindi il partito “Sì, dai!” si troverebbe in realtà in minoranza.
C’è però anche un altro modo di guardare la questione. Possiamo anche dire che 64 + 14 = 78 votanti vorrebbero un articolo su un romanzo di Dick, contro i 55 che non la vogliono, e si tratta di una percentuale anche maggiore rispetto alla precedente (il 58,65%).

Nazi Abbey Road

…E SE FOSSE ANDATA COSI’?

Consideriamo anche i commenti. Solo 10 persone si sono espresse in merito, di cui 7 nei commenti all’articolo e 3 nei commenti inseribili nel programmino del sondaggio. Di questa decina di commentatori:
– 6 sono contrari o disinteressati a una recensione a High Castle (Siobhàn, Coscienza, Dunseny, mauro, reno, Piperita Patty) mentre 4 sono interessati (Giovanni, william crea, Amnell e Dago).
– 2 sono contrari in generale a recensioni su Dick (Coscienza e reno), uno è scettico ma non del tutto contrario (Dunseny), una non si esprime in merito (Siobhàn), mentre gli altri 6 sono interessati. Di passaggio, segnalo ad Amnell – benché con mesi di ritardo – che un Consiglio dedicato a The Three Stigmata of Palmer Eldritch, a cui lei era interessata, l’ho già pubblicato un anno e mezzo fa! Lo puoi trovare qui.
Bisogna anche dire che i commenti sono una frazione minima del totale dei voti sull’argomento.

Il risultato finale, considerando sia voti che commenti, è una situazione di quasi pareggio. Prevale un leggero scetticismo verso un articolo sull’ucronia nazista, ma c’è anche una certa voglia di Dick (questa in inglese suonerebbe malissimo). Pertanto, dopo attente riflessioni, sono giunto alla seguente soluzione – una soluzione di cui, per inciso, sono molto orgoglioso: UN NUOVO SONDAGGIO!!!11!!!!! Dio santo, sono troppo un genio. Potremmo chiamare questo nuovo sondaggio: quale Dick preferisci? (senonché anche questa in inglese…). Proporrò tre diversi romanzi dickiani tra cui scegliere. Tre romanzi che ai tempi mi sono molto piaciuti  – figurano tutti e tre nella mia classifica – ma che ho letto in italiano e non mi dispiacerebbe rileggere in inglese. Tre romanzi molto diversi tra loro, ma tutti strani. Oltre a The Man in the High Castle, che rimane uno dei tre candidati, abbiamo l’allucinato viaggio negli inferi di Flow My Tears, the Policeman Said e il messianico VALIS. In Flow My Tears assisteremo al conflitto che si scatena tra Jason Taverner, ex star televisiva diventata msteriosamente una non persona costretta a nascondersi, e Felix Buckman, il cinico commissario che gli dà la caccia; mentre in VALIS, parteciperemo alle folli ricerche esistenziali di un alter-ego di Philip Dick, convinto di ricevere messaggi da una divinità aliena e costretto a barcamenarsi tra ambigui film di fantascienza e cultisti fanatici. In altre parole: High Castle è sociale, Flow My Tears è psicologico-individuale, VALIS è metafisico. Dovendo scegliere, quale vi stuzzica di più?

Tre romanzi di Dick

You Decide.

Il sondaggio questa volta sarà una cosa molto più piccolo. Niente programmini per votare: mi interessano solo i commenti. Ditemi quale vi interessa di più e (possibilmente) perché; dare motivazioni da più peso al proprio voto. Potete anche approfittarne per ribadire il concetto che Dick se ne deve andare affanculo.
Anche i tempi saranno stringati: mi piacerebbe chiudere il sondaggio entro un mese. A quel punto deciderò cosa fare. Se riceverò troppe poche risposte recepirò il messaggio e la cosa finirà lì. Sono curioso di scoprire come andrà a finire!

Vi lascio con una perla di saggezza del buon Phil, un altro piccolo episodio di Galactic Pot-Healer:

 Getting to his feet he crossed the waiting room to the Padre booth; seated inside he put a dime into the slot and dialed at random. The marker came to rest at Zen.
“Tell me your torments,” the Padre said, in an elderly voice marked with compassion. And slowly; it spoke as if there were no rush, no pressure. All was timeless.
Joe said, “I haven’t worked for seven months and now I’ve got a job that takes me out of the Sol System entirely, and I’m afraid. What if I can’t do it? What if after so long I’ve lost my skill?”
The Padre’s weightless voice floated reassuringly back to him. “You have worked and not worked. Not working is the hardest work of all.”
That’s what I get for dialing Zen, Joe said to himself. Before the Padre could intone further he switched to Puritan Ethic.
“Without work,” the Padre said, in a somewhat more forceful voice, “a man is nothing. He ceases to exist.”
Rapidly, Joe dialed Roman Catholic.
“God and God’s love will accept you,” the Padre said in a faraway gentle voice. “You are safe in His arms. He will never—”
Joe dialed Allah.
Kill your foe,” the Padre said.
“I have no foe,” Joe said. “Except for my own weariness and fear of failure.”
“Those are enemies,” the Padre said, “which you must overcome in a
jihad; you must show yourself to be a man, and a man, a true man, is a fighter who fights back.” The Padre’s voice was stern.
Joe dialed Judaism.
“A bowl of Martian fatworm soup—” the Padre began soothingly, but then Joe’s money wore out; the Padre closed down, inert and dead—or anyhow dormant.
Fatworm soup, Joe reflected. The most nourishing food known. Maybe that’s the best advice of all, he thought. I’ll head for the spaceport’s restaurant.

Alzatosi, attraversò la sala d’aspetto, dirigendosi alla cabina del Padre; si sedette all’interno, infilò dieci centesimi nella fessura e scelse a caso. L’indicatore si fermò sullo Zen.
«Dimmi i tuoi tormenti,» chiese il Padre con una voce attempata e venata di compassione. Parlava lentamente, come se non ci fosse alcuna urgenza, alcuna pressione. Tutto era fuori dal tempo.
«Sono sette mesi che non lavoro e adesso ho ricevuto un incarico che mi porterà lontano dal Sistema Solare. Ho paura. Che succederà se non sarò in grado di svolgere il lavoro? Se dopo tanto tempo avessi perso le mie capacità?»
La voce fievole del Padre accarezzò l’aria rispondendo con tono rassicurante. «Tu hai lavorato e non hai lavorato. Non lavorare è il lavoro più duro che esista!»
Ecco cosa si ottiene scegliendo lo Zen, si disse Joe. Prima che il Padre proseguisse, digitò Etica Puritana.
«Senza lavoro,» riprese il Padre con una voce in qualche modo più aggressiva, «l’uomo è una nullità. Egli cessa di esistere.»
Rapido, Joe cambiò: Cattolicesimo.
«Dio e il Suo amore ti accoglieranno,» disse una voce gentile e remota. «Nelle Sue braccia sarai salvo. Lui non ti-»
Joe passò ad Allah.
«Uccidi il tuo nemico,» sentenziò il Padre.
«Ma io non ho nemici! Solo la mia stanchezza, la noia, la paura di fallire.»
«Anche quelli sono avversari,» proseguì il Padre, «che dovrai superare in una jihad; devi dimostrare a te stesso di essere un uomo; e un uomo, un vero uomo, è un combattente che risponde colpo su colpo.» La voce del Padre era severa.
Joe selezionò il Giudaismo.
«Una ciotola di zuppa di bruconi Marziani-» iniziò pacato il Padre, ma il denaro di Joe finì. Il Padre si interruppe, restò inerte, morto- o, in ogni caso, inattivo.
Zuppa di bruconi, rifletté Joe. Il cibo più nutriente finora conosciuto. Forse questo è il consiglio migliore. Andrò al ristorante dello spazioporto.

Meditate, gente. Meditate.

Brucone marziano

Il cibo più nutriente finora conosciuto.

30 risposte a “Il sondaggio lungo un anno

  1. A me Dick rompe il cazzo da sempre*. No, aspetta però. Non per il motivo che si potrebbe pensare.
    Dick mi rompe il cazzo perché è uno dei pochi scrittori a piacermi nonostante si trovi (quasi) agli antipodi di quello che cerco in un bravo narratore. Da sempre io prediligo la forma al contenuto, perché sono – e rimango – dell’idea che la bravura di uno scrittore risieda nel far vedere anche le cose più comuni sotto una nuova ottica. Poi, vabbè, se uno riesce a unire forma e contenuto tanto di guadagnato (vedi mon amour Matheson), ma per il resto se devo scegliere tra i due, opto per lo stile.
    E Dick – mortacci sua – ha un tale non stile (anzi, diciamo pure che in molti suoi romanzi/racconti scrive dimmerda e viene tradotto pure peggio) da fare il giro e trasformarsi in uno di quegli scrittori che identifichi dopo la prima frase.

    “Martedì 11 ottobre 1988 il Jason Taverner Show si concluse trenta secondi prima del solito. Un tecnico che osservava dalla bolla di plastica della cabi…”
    “Tana per Dick!”
    “Ma io…”
    “Non rompere il cazzo, Dick. Ti ho visto.”
    “Eccheppalle, io con voi non ci gioco più…”

    Insomma, Dick mi rompe il cazzo perché con lui il contenuto prende a schiaffi lo stile, fino a stuprarlo in certi casi; e la cosa mi piace, a rimortacci sua.
    Quindi, se devo scegliere, voto proprio per “Flow my tears, the Policeman said”, in quanto il più allucinato dei tre dal mio punto di vista, oltre che quello che sviluppa meglio il tema del rapporto con le droghe, sempre molto amato da quel cazzone di Dick (ops).

    * Anche questa in inglese deve suonare un po’ strana…

  2. @Okamis:

    E Dick – mortacci sua – ha un tale non stile (anzi, diciamo pure che in molti suoi romanzi/racconti scrive dimmerda e viene tradotto pure peggio) da fare il giro e trasformarsi in uno di quegli scrittori che identifichi dopo la prima frase.

    Ahahahaha
    Quello che dici è vero, ma c’è un grosso ma. Come ho già detto altrove, molti dei romanzi di Dick sono scritti decisamente male (non solo a livello di stile, ma anche di plot e ritmo); ma questo non perché non sapesse scrivere, bensì perché scriveva di fretta. Nei primi anni ’60, scriveva anche cinque romanzi da 200-250 pagine l’uno all’anno. Spesso, sospetto, si fermava alla prima stesura.
    Ma prendi in mano uno dei suoi romanzi scritti con più calma, uno di quelli a cui teneva di più, come The Man in the High Castle o A Scanner Darkly, e ti accorgi subito della differenza.

    Alcuni suoi difetti sono oggettivi e li troviamo anche nei romanzi migliori, come l’eccesso di avverbi o la tendenza a raccontare le emozioni dei personaggi invece che mostrarle.
    In compenso, Dick ha un’ottima gestione del pov, buone capacità di show e sa come dosare gli infodump. E i suoi personaggi sono spettacolari – ma questo lo sai anche tu.

    Segno il voto per Flow My Tears ^_^
    Ma la scelta dell’incipit è infelice. Altri sono molto più incisivi e ‘dickiani’, come quello di The Three Stigmata of Palmer Eldritch, quello di Galactic Pot-Healer o quello dello stesso VALIS.

    @Giovanni:

    I want all the Dick

    Lo so che ti piace, porcone, ma hai evaso la domanda -_-

  3. @ Tapiro:
    Sì, concordo. Non a caso ho scritto “molti” suoi romanzi, non “tutti” (gli anni passati su internet mi hanno ormai permesso di acquisire una cintura nera Quarto dan in paraculaggine).
    Vero anche di aver scelto un intro tra i più “normali” tra quelli dickiani, ma avevo il romanzo sottomano (nell’edizione Fanucci di una manciata di anni fa, quella con la copertina psichedelica) e poco tempo (leggasi voglia) per ritrovarne una più significativa ^_^

  4. Avendoli letti ambotre, voterei Flow my tears perché credo sia quello meno conosciuto, e questo è un blog sui libri sconosciuti u.u
    Ah, se vince VALIS mi aspetto un articolo su tutta la “trilogia”.

    molti dei romanzi di Dick sono scritti decisamente male

    Eh. Ho appena finito di leggere Do Androids Dream of Electric Sheep? e dio, pensavo fosse uno dei suoi primi lavori vista la bruttezza dello stile. Tutti quei dialoghi stile “as you know, Bob” nei primi capitoli T_T Ma d’altra parte, come dici tu, Dick andava di fretta.
    *inserire qui battutaccia sull’eiaculazione precoce*
    Flow, my tears invece mi è parso scritto decisamente meglio degli altri due, da che ricordi, e si guadagna il mio voto anche per questo.

  5. @Okamis:

    Sì, concordo. Non a caso ho scritto “molti” suoi romanzi, non “tutti” (gli anni passati su internet mi hanno ormai permesso di acquisire una cintura nera Quarto dan in paraculaggine).

    x°D
    Comunque sì, non ti stavo contraddicendo, era per allargare il discorso.

    @Tales:

    Ah, se vince VALIS mi aspetto un articolo su tutta la “trilogia”.

    Sì, come no! Contaci ^-^

    Flow, my tears invece mi è parso scritto decisamente meglio degli altri due, da che ricordi, e si guadagna il mio voto anche per questo.

    Due per Flow allora!

  6. Lo so che ti piace, porcone, ma hai evaso la domanda -_-

    Il mio voto era per tutti e tre i libri.

  7. Rendiamo le cose semplici.
    Uno l’ho letto, uno non m’interessa, uno m’interessa.
    Tre per Flow.

  8. flow my tears è un romanzo che ho molto amato in gioventù.
    valis,invece,non l’ho mai finito:troppe seghe mentali mistico-religiose.
    ti segnalo sul blog “il futuro è tornato” tre post di gianluca santini sulla trilogia di valis,molto ben fatti,a mio parere.

  9. Bwahaha i bruconi marziani ebrei! Mi hai fatto venire voglia di leggere il libro!

    Passando al sondaggio, io li ho letti tutti, ma in caso mi divertirei a leggere la tua recensione di Valis.

  10. Come credo di aver detto molto tempo fa, io ritengo Dick uno degli autori più sopravvalutati di sempre, e probabilmente il più sopravvalutato in assoluto. Io l’ho letto alla sua uscita, prima cioè che diversi saggi cercassero di spiegare quello che Dick intendeva rappresentare nei suoi romanzi, dato che dalla lettura degli stessi era assolutamente impossibile capirlo. Alcuni romanzi sono ragionevolmente leggibili, hanno una logica interna e una storia di cui si riesce a capire lo svolgimento, ma la maggior parte, specialmente i più famosi, sono semplicemente delle elucubrazioni irrazionali, delle allucinazioni espresse in scritti senza una logica accettabile. Lo stile di scrittura è pessimo, e questo è universalmente riconosciuto. Nessuno l’aveva preso in considerazione prima di essere “analizzato” da critici amici e diventare poi soggetto di molti film, in cui le sue allucinazioni sono state reinterpretate del tutto diversamente da sceneggiatori e registi.
    La sua è una fama, secondo me, del tutto immeritata. Vi sfiderei a leggere un suo scritto qualsiasi senza sapere chi è l’autore e poi a darne un giudizio critico oggettivo, se non fosse ormai troppo tardi: siete tutti condizionati da una “deriva” critica inarrestabile…
    D’altra parte, contenti voi… 😛

  11. Vi sfiderei a leggere un suo scritto qualsiasi senza sapere chi è l’autore e poi a darne un giudizio critico oggettivo, se non fosse ormai troppo tardi

    Personalmente ricordo di aver più volte ricercato autore e titolo dei racconti che mi avevano colpito da piccola, le poche cose interessanti in mezzo alle pile di Millemondi Urania lette ogni estate. E molti dei racconti che ricordavo meglio erano scritti proprio di Dick. (Impostore e Sacrificabile, ad esempio.)
    Credo ciò significhi che, al di là di brutta prosa e trame sconclusionate, Dick abbia sempre avuto buone idee. Poi le idee occorrerebbe saperle anche sfruttare, è vero, ma di base il talento l’aveva.

  12. @mauro:

    ti segnalo sul blog “il futuro è tornato” tre post di gianluca santini sulla trilogia di valis,molto ben fatti,a mio parere.

    Li ho letti, ma non mi sono piaciuti.
    Intanto, commette anche lui il solito errore di considerare La trasmigrazione di Timothy Archer come il terzo capitolo ufficiale della Trilogia di VALIS, e lo legge poi in questa luce. Non è vero: Dick non lo intendeva così. Il terzo capitolo della trilogia doveva essere un libro che non scrisse mai perché morì prima (The Owl in Daylight).
    Timothy Archer era dichiaratamente un’opera mainstream, che recuperava le tematiche di ricerca religiosa che interessavano a Dick in quegli anni ma non era legato in altro modo alla Trilogia. Dick l’aveva scritto come ‘pausa’ mentre metteva giù le sue idee per il terzo capitolo della trilogia. Se poi è stato trasformato dal mondo editoriale nel terzo capitolo della trilogia, è stato solo perché Dick non è mai riuscito a scrivere quello vero (e quindi è andato a riempire il vuoto).
    Alla luce di tutto ciò, ha poco senso puntualizzare che sia poco o nulla fantascientifico: non voleva esserlo. Sarebbe come lamentarsi che Il Signore degli Anelli non è un horror.

    Poi, gli articoli hanno l’andamento di quegli pseudo-saggi su Dick che leggono la sua opera e il valore dei suoi romanzi alla luce delle teorie mistiche / religiose / metafisiche che espongono e non per le qualità di intrattenimento narrativo. Dick diventa una specie di Grande Saggio travestito da scrittore di fantascienza. E’ proprio l’atteggiamento che mi infastidisce e che probabilmente urta i nervi anche di Mikecas (a giudicare da quello che dice).
    Inoltre mi sembra davvero difficile dire che Timothy Archer sia più confuso e difficile da seguire di VALIS o Divina Invasione. Il secondo, in particolare, è spesso incomprensibile, e quasi senza senso su un piano puramente narrativo; è proprio quel tipo di romanzo che grida ‘allegoria!’ da tutti i pori.

    Insomma, trovo gli articoli di Santini tutto meno che interessanti e meritevoli di lettura.

    A parte questo, non ho capito: stai votando anche tu Flow? Perché in quel caso, ha vinto quasi a tavolino!

    @Piperita:

    Bwahaha i bruconi marziani ebrei! Mi hai fatto venire voglia di leggere il libro!

    Oddio, il romanzo nel complesso non è un granché. Ma ha un sacco delle idee demenziali alla Dick – dal crostaceo alieno che confronta il Faust di Marlowe con quello di Goethe, al robottino che nel tempo libero scrive opuscoli sulla natura di Gesù Cristo.

    @Mikecas:

    Nessuno l’aveva preso in considerazione prima di essere “analizzato” da critici amici e diventare poi soggetto di molti film, in cui le sue allucinazioni sono state reinterpretate del tutto diversamente da sceneggiatori e registi.

    Falso.
    Dick ha vinto il premio Hugo nel 1961 con The Man in the High Castle, quando ancora non lo conosceva nessuno o quasi, guadagnava una miseria e i suoi romanzi andavano fuori stampa nel giro di qualche anno. Damon Knight lodava i suoi primi romanzi – Solar Lottery, The World Jones Made già negli anni ’50. Ha cominciato a diventare famoso dopo la metà degli anni ’60, quando ancora la critica letteraria si disinteressava largamente alla fantascienza. Il primo film tratto da un suo romanzo è stato Blade Runner, che è uscito nel 1982 (l’anno della sua morte); ma per allora era già diventato un autore di culto sia in America che in Europa.
    Ci sono molti autori che scrivono meglio di lui, ma moltissimi che scrivono peggio di lui. Asimov, Clarke, Heinlein, Poul Anderson, la LeGuin, hanno una prosa oggettivamente peggiore (alcuni brani di Heinlein in realtà sono scritti molto bene, come l’apertura di Starship Troopers, ma in genere il suo stile è sciatto ed estremamente raccontato).

  13. anche io voto per flow my tears,mi pareva evidente.
    sulla trilogia mi cogli alla sprovvista,perchè non ho letto oltre il quarto capitolo di valis,per questo gli articoli mi sembravano accordarsi con la mia impressione,invero molto parziale.
    su dick in generale tendo a essere d’accordo con talesdreamer,mi piacciono molto i suoi racconti,ci sono in circolazione molte raccolte,non sarebbe una brutta idea,col tempo,avere la tua opinione anche sui racconti,confrontandoli con i romanzi dello stesso periodo.

  14. Lo so che sono un po’ scontata, ma anch’io voto per Flow, my tears. The man in the high castle l’ho già letto, e Valis non sembra altrettanto interessante. O altrettanto leggibile.

  15. Voto L’uomo nell’alto castello.
    Flow my tears è uno dei miei romanzi preferiti, il mio preferito di Dick, e forse per questo mi interessa poco una recensione. Valis non l’ho ancora letto, ma devo dire che non mi ispira tantissimo.
    Invece The man alla fine della lettura mi ha trovato contrastato, non sapevo bene cosa pensare, se mi era piaciuto o meno (dovrei rileggerlo) e l’opinione di qualcun altro mi farebbe comodo.

  16. ci sono stati un mucchio di Hogo minori o addirittura sbagliati, e secondo me quello di Dick è stato proprio un classico esempio di premio dato per caso. Il romanzo in questione è uno dei pochi razionali che Dick ha scritto ma non è poi granché. Onestamente l’avevo a suo tempo considerato un Hogo “minore”, se non proprio sbagliato. Altri romanzi di Dick sono leggibili, come “Cronache del dopobomba”, ma non sono certo dei capolavori. La vera fama di Dick arriva quando viene certificato ufficialmente da parte di terzi il significato dei suoi romanzi “allucinati”, in cui credo nemmeno Dick stesso sapesse veramente cosa in realtà voleva dire.
    Il fatto che da alcune sue idee siano stati tratti film significativi, con una sceneggiatura che modifica fortemente la struttura del romanzo (o più spesso del racconto) secondo me la dice molto lunga sulla capacità di Dick di gestire una storia.
    Ma sono decenni che mi trovo in minoranza nel sostenere questa lettura di Dick, e me ne sono ormai fatto una ragione. Normalmente non intervengo più su questa questione, e se l’ho fatto qui è dimostrazione della stima che ho per il Tapiro… 🙂

  17. azz… ovviamente Hogo->Hugo
    😦

  18. @Sparkleshark:

    The man alla fine della lettura mi ha trovato contrastato, non sapevo bene cosa pensare, se mi era piaciuto o meno (dovrei rileggerlo) e l’opinione di qualcun altro mi farebbe comodo.

    Registro il voto, ma temo per te che l’andazzo di questo mini-sondaggio abbia già un vincitore…
    Vedremo se una massa di votanti ritardatari riuscirà a sconvolgere il punteggio, che per ora vede Flow My Tears a 5 punti e gli altri due romanzi con 1 misero punto a testa.

    @Mikecas:

    La vera fama di Dick arriva quando viene certificato ufficialmente da parte di terzi il significato dei suoi romanzi “allucinati”

    Non capisco cosa tu intenda con questa tua “vera fama” (fama accademica? Fama nel senso di numero di ristampe? Fama nel senso di numero di traduzioni? Fama nel senso di proliferazione di fan club?). Ribadisco che l’interesse della critica accademica verso Dick è arrivato molto dopo che lettori, colleghi scrittori ed editori hanno cominciassero a portarlo in palmo di mano. Non che questo significhi automaticamente qualcosa in termini di qualità delle opere: questa può essere valutata solo dall’analisi una per una delle opere in questione (cosa che in piccolo ho già fatto con i Consigli che ho toccato nel blog).
    Comunque è evidente che ciascuno rimarrà della sua, quindi la chiuderei tranquillamente qui. Tanto sul blog tocco una gran quantità di autori, e ne troverai di sicuro altri di tuo gradimento (sì, prima o poi parlerò anche del tuo caro Vernon Vinge…).

  19. Ma a recensire lo stesso tutti e tre i romanzi cosa succede? Perdi lettori? Paghi una tassa in più? Ti annoi? Io ero serio quando dicevo che votavo tutti e tre, ma se non posso, voto The Man in the High Castle.

  20. Dick rimane uno dei miei scrittori preferiti, nonostante ogni tanto abbia partorito delle schifezze obbrobriose (aka E Jones creò il mondo o Dottor Futuro).

    The man rimane un buon romanzo per me.
    Valis ho provato a leggerlo e non l’ho finito per noia.
    Mentre scorrete lacrime non l’ho mai letto.
    Quindi voterò quello.

  21. Ahhh la democrazia diretta base web, Casaleggio sarebbe fiero di te.

  22. @Giovanni:

    Ma a recensire lo stesso tutti e tre i romanzi cosa succede? Perdi lettori? Paghi una tassa in più? Ti annoi? Io ero serio quando dicevo che votavo tutti e tre, ma se non posso, voto The Man in the High Castle.

    Potrei anche farlo, in teoria. Nell’arco di uno o due anni, però.
    Per due motivi:
    1. Per scrivere un Consiglio devo rileggere i libri in questione. Non ho voglia di rileggerli tutti e tre in un breve lasso di tempo.
    2. Dick deve restare “un autore fra i tanti” qui sul blog, non diventare preponderante, quindi tra un articolo su di lui e l’altro voglio far passare tanta acqua (e tanti autori diversi) sotto i ponti.
    Quindi, chissà, potrebbe arrivare il turno anche degli altri. Per ora, però, mi limito al vincitore.

    @Nicholas:

    Dick rimane uno dei miei scrittori preferiti, nonostante ogni tanto abbia partorito delle schifezze obbrobriose (aka E Jones creò il mondo o Dottor Futuro).

    Dottor Futuro è osceno (benché non il più osceno), per cui immagino ti riferissi a quello.
    The World Jones Made invece mi è piaciuto molto; è cinico e claustrofobico, e ha pure un finale a sorpresa. E’ il romanzo che preferisco del Dick giovane, il Dick degli anni ’50 (prima che scrivesse The Man in the High Castle e vincesse l’Hugo).

  23. Ultimo mio intervento su questo argomento solo per spiegare cosa intendevo con “vera fama” per Dick: se Dick fosse stato conosciuto, e più o meno apprezzato, solo nel ristretto ambito degli appassionati di SF, il fatto che abbia ricevuto un Hugo secondo me “sbagliato” come ce ne sono stati molti, che diversi suoi colleghi lo apprezzassero ufficialmente, mentre a me non piaceva, lo leggevo con fastidio, mi sembrava uno scrittore mediocre e molto confusionario, l’avrei semplicemente considerato il normale risultato della libertà di opinione. Avrei comunque pensato di aver ragione io, ovviamente, ma avrei anche ammesso che qualche individuo potesse pensare diversamente… 😉
    Il fatto è che a un certo punto Dick è diventato un’icona non più limitata al ristretto ambiente SF, ma grazie ad articoli di diffusione generale (mi spiace di non riuscirli a ritrovare oggi, ma me ne ricordo l’esistenza) e in particolare dall’uso dei suoi spunti per dei film di successo che con i suoi romanzi avevano poco in comune, è diventato quello che è oggi: il più famoso, o quasi, scrittore di fantascienza. Se in ogni libreria italiana nello scarnissimo scomparto di Fantascienza si può trovare solo Asimov e Dick significherà pur qualcosa, ed è questo che mi dà estremo fastidio, vista la considerazione che ne ho come autore.
    Anche sul fatto che nella sua ossessione paranoica, nella sua allucinazione continua ci siano nascoste delle idee innovative ho molti dubbi, ma per discutere questo dovrei decidermi a scrivere qualcosa di più organico e razionalizzato sull’opera di Dick. Non è detto che prima o poi non cercherò di farlo

  24. Sono quello che si era firmato come william… Vorrei davvero la tua recensione su La svastica sul sole!

  25. Io avevo votato “Dick ha rotto il cazzo”, e continuo a preferire un consiglio su un autore nuovo, comunque se proprio devo scegliere, voto per The Man in the High Castle.

  26. C’è sempre del Dick da scoprire, considerando quanti romanzi ha scritto, però anche io preferirei qualche altro autore. Piuttosto un altro Mellick 😀

    Comunque, per il sondaggio:

    La svastica sul sole l’ho letto. Moltissime idee fighe e rispetto ad altri suoi libri ha anche una struttura poco confusa… comunque poteva essere molto meglio, come tutti i romanzi di Dick.

    VALIS pure, e ho fatto una fatica dannata a finirlo. Va bene gli svarioni, ma è troppo uno svarione. Divine Invasioni non ce l’ho fatta… prima o poi ci riproverò, come proverò con Timothy Archer (so che non è della trilogia, ma me l’hanno infilato nel volume unico…)

    Flow my tears non l’ho mai letto e mi interessava, quindi voto quello 😀

  27. Preso atto degli ultimi commenti, vediamo i risultati parziali:

    Flow My Tears, The Policeman Said – 7 voti
    The Man in the High Castle – 3 voti
    VALIS – 1 voto

    La competizione rimane molto poco appassionante u.u”

    Ne approfitto per scusarmi per la mia prolungata assenza (cosa sono, due o tre settimane?). E’ stato un altro di quei periodi in cui il mio pc lo vedevo solo dipinto. Spero che sia finita presto ^_^’

  28. Hai visto tanta Nutella per lo meno?

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