Let’s go Spelunking

SpelunkingTra il 4% e il 10% (a seconda dello studio a cui preferite credere) della popolazione mondiale soffre di una forma acuta di claustrofobia. E anche chi non rientra in questa casistica, ricorderà magari situazioni in cui si è trovato costretto in piccoli spazi senza una comoda via d’uscita (magari giocando da piccoli, oppure quella volta che siete rimasti bloccati in ascensore, o che non riuscivate più a muovervi in mezzo a una folla). Vi ricorderete come vi si è chiusa la gola; quel senso di oppressione che vi serrava i muscoli degli arti, il bisogno disperato di agitare braccia e gambe, l’impossibilità di pensare lucidamente.
Chi si occupa di narrativa dell’orrore deve aver colto in fretta il potenziale di quella fobia. Con l’esagerazione esponenziale dell’horror, quel disagio che possiamo aver provato da piccoli trovandoci imprigionati sotto il letto diventa l’incastrarsi in un budello in un complesso di gallerie trecento metri sotto il livello del suolo, l’essere sepolto vivo, il rimanere intrappolati da una frana. Questo, in una parola, è lo spelunking horror.

Quanto queste cose potessero far paura l’aveva già capito Edgar Allan Poe, quando scrisse il suo celebre racconto La sepoltura prematura (in assoluto uno dei suoi più terribili). E in un certo senso, anche al cinema, è come se lo spelunking horror fosse sempre esistito. Ma è solo negli anni 2000, con l’uscita ravvicinata di una serie di pellicole con questa ambientazione – e, in particolare, di un gioiellino indie di cui parleremo più sotto – che il genere acquista un nome e un’identità definiti.
Come parlare di Apeshit ci ha portati ad approfondire il sottogenere horror della “cabin in the woods”, così la menzione di Clusterfuck mi sembra un’ottima occasione per approfondire lo spelunking horror. Da persona completamente anestetizzata, dopo anni di fruizione, alla violenza dell’horror classico, sono il primo a dire che lo spelunking horror riesce ancora a mettermi a disagio, e che ha un’incredibile potenziale orrorifico. La costrizione fisica degli spazi stretti, la sensazione di essere prigionieri a chilometri dalla civiltà e da chiunque possa aiutarci, la pura e semplice paura del buio, le creature innominabili che si muovono in questi recessi sotterranei – si può mettere in piedi un cocktail veramente agghiacciante.

Spelunking Horror

Non dimentichiamoci i mostri. I mostri ci vogliono sempre.

Ma bisogna esserne in grado.
Vi presenterò ora due film – un “classico” del genere (se così vogliamo dire di un film che ha una decina d’anni) e uno appena uscito. Ma potrei anche dire – un esempio di spelunking horror fatto bene, e un clamoroso fallimento. Analizzandoli, potremo vedere in azione i ‘meccanismi’ di un buon spelunking horror, cosa funziona e cosa invece non ha funzionato. E magari qualcuno di voi ne sarà pure ispirato.

The Descent
The DescentRegista:
 Neil Marshall
Sceneggiatura: Neil Marshall
Titolo italiano: The Descent – Discesa nelle tenebre
Genere: Horror / Splatterpunk

Durata: 100 minuti
Anno: 2005

Sarah e le sue amiche del cuore Juno e Beth sono ragazze sportive; ogni volta che possono, abbandonano la vita di città per andare a fare arrampicata, o rafting, o altre attività impegnative immerse nella natura. Ma la felicità di Sarah si spezza il giorno in cui, di ritorno da una di queste escursioni, suo marito e la sua figlioletta muoiono in un incidente con un camion. Da allora Sarah non è più la stessa.
Le sue amiche vogliono ridarle fiducia in sé stessa. Un anno dopo la tragedia, con un gruppo di altre tre ragazze decidono di lanciarsi in una nuova avventura: l’esplorazione di un suggestivo sistema di grotte in mezzo ai boschi. Ma quella che era partita come una bella gita si trasforma in un incubo quando, non molto dopo l’entrata nella grotta, una frana chiude la via d’uscita alle loro spalle; e soprattutto quando Juno, l’organizzatrice, confessa di aver condotto le sue amiche non nel sistema di grotte promesso, ma in delle nuove caverne appena scoperte e completamente inesplorate. Ora, nessuno sa dove sono, e non sembra esserci via di fuga. E non è neanche questa la cosa peggiore: perché in queste caverne in cui mai uomo è stato prima, sembra ci sia qualcosa che si aggira nell’ombra… e non ha buone intenzioni. Riusciranno le nostre eroine a sopravvivere?

The Descent è il film che ha popolarizzato e dato dignità al genere dello spelunking horror; e, come tante delle pellicole che portano una ventata di nuovo nel genere, è una produzione indie. The Descent ha tutti gli elementi classici dell’horror: l’esplorazione di grotte dimenticate da Dio, frane che chiudono la via di fuga e costringono le nostre eroine a proseguire sempre avanti e sempre più in basso, e creature ancestrali e feroci che tenteranno di divorarle. E ovviamente tanto, tanto sangue e sbudellamenti.
Ma The Descent ha anche tutta una serie di elementi innovativi che attirano subito l’attenzione:
1. Un cast di sole donne. Aldilà del personaggio del marito della protagonista – che comunque appare per i primi due minuti di film e subito muore orribilmente – non c’è un solo uomo nel film; e questo, per un genere codificato come l’horror, è abbastanza bizzarro 1. Ma la scelta funziona benissimo. Questo cast tutto femminile, oltre a rompere tutta una serie di stereotipi (introducendo donne atletiche, che cercano il pericolo e sanno badare a sé stesse), il che va sempre bene, porta sullo schermo qualcosa che non siamo molto abituati a vedere nella narrativa: l’amicizia femminile.

Trailer ammerigano di un film british.
E’ abbastanza brutto ma meglio che niente.

2. E l’inimicizia femminile. Altro pregio del film è aver saputo creare psicologie convincenti e, di conseguenza, degli interessanti conflitti interni al gruppo. Non sono solo i mostri che si annidano nell’ombra il pericolo – perché già tra alcune delle ragazze c’è attrito, un attrito che andrà intensificandosi mano a mano che la situazione diventa più pericolosa, mettendo ancora più a rischio le loro chance di sopravvivenza. L’antagonismo latente tra la protagonista Sarah e l’arrogante amica Juno – colpevole non solo di averle gettate in questa situazione portandole a loro insaputa in un sistema di grotte sconosciuto, ma anche di avere avuto una tresca col defunto marito di Sarah – in particolare è sviluppato molto bene.
3. L’ambiguità morale. I film horror convenzionali hanno una morale piuttosto rigida; che sia esplicita o un sottotesto latente, la regola è sempre che sopravviverà chi è “puro di cuore”, mentre le puttane e gli arroganti moriranno di una morte orribile. Benché The Descent non abbandoni del tutto questi ruoli (Sarah è comunque la protagonista algida e un po’ depressa, Juno la stronza amorale), i confini tra il giusto e lo sbagliato si fanno più sfumati. Anche la protagonista nel corso del film compierà scelte discutibili, e alla fine non sarà certo la bontà ad essere premiata. E anche per quanto riguarda Juno, del resto, si è sempre incerti se scrivere il suo nome sotto “buoni” o sotto “cattivi”.

Ma l’elemento più forte del film è sicuramente l’essenzialità con cui viene costruita la storia. Alla fin fine, The Descent è la storia di un gruppo di ragazze troppo sicure di sé, che per dimostrare la propria bravura finiscono per cacciarsi in qualcosa di più grande di loro. Tutta la prima parte, prima che entrino in gioco i “mostri”, è dannatamente credibile, e chissà quante volte nel mondo reale sono capitate situazioni simili. Assistere alla scena di una ragazza che rimane incastrata in un budello mi ha provocato un disagio fisico e acuto (e io non sono particolarmente claustrofobico): la sensazione di non potermi più rigirare, non potermi più muovere come vorrei, e non poter uscire né tornare indietro. E ancora, l’orrore nello scoprire di essere intrappolati nelle grotte, metri e metri sottoterra, senza nessuno che sappia dove ti trovi… Tutte queste situazioni creano un malessere reale, se si è in grado di identificarsi nei personaggi della storia.
E con un’impostazione così essenziale e credibile della trama, anche quando l’elemento sovrannaturale arriva, lo accettiamo spontaneamente – perché nulla, fino a quel momento, ci era parso forzato. Così continuiamo a seguire le peripezie delle sei ragazze, mentre braccate da creature innominabili sprofondano sempre più negli abissi di questo inferno sotterraneo in cerca di una seconda uscita.

The Descent

La fotografia di alcune scene, poi, è davvero molto bella.

The Descent non è perfetto, e alcuni passaggi si sarebbero potuti fare meglio. Il prologo del film, per esempio, ha un ruolo puramente funzionale (introdurre i tre personaggi principali e mostrarci il trauma della protagonista, ossia la morte inaspettata di marito e figlia), ma è gestito in maniera parecchio goffa. Introdurre un personaggio per poi ucciderlo subito dopo non è esattamente il modo migliore per farci affezionare a lui; e l’episodio si lega così poco con tutto il resto del film da suonare debole. Ci dovevano essere mille altri modi più eleganti per introdurre la depressione della protagonista.
Ma The Descent rimane comunque una delle cose più belle che si possa fare all’interno dell’horror “coi mostri”. L’odissea sotterranea delle sei spelunker mi ha coinvolto e colpito allo stomaco come non mi succedeva da anni. Il vederle scendere sempre più in profondità, in una situazione di così evidente inferiorità rispetto alle minacce del luogo, e senza apparente via di fuga – il chiedersi “come diavolo farà almeno una di loro a sopravvivere?”.
Un ultimo consiglio prima di scaricarvelo o cercarvi lo streaming: assicuratevi di stare guardando la versione completa del film. All’edizione uscita nei cinema americani, infatti, è stato tagliato l’ultimo minuto circa di pellicola (sempre per la ragione: “altrimenti non piacerà al pubblico”). E quell’ultimo minuto cambia molto il finale e il senso del film. Quindi fate attenzione.

As Above, so Below
As Above So BelowRegista:
 John Erick Dowdle
Sceneggiatura: John Erick Dowdle
Titolo italiano: Necropolis – La città dei morti
Genere: Horror

Durata: 90 minuti
Anno: 2014

Si dice che Nicholas Flamel, uno dei più illustri alchimisti della storia, avesse scoperto la pietra filosofale prima di morire. E se la pietra esistesse ancora, da lui personalmente nascosta dove soltanto una persona degna sarebbe stato in grado di trovarla? E’ quello che pensa Scarlett Marlowe, archeologa coi controcazzi che ha deciso di dedicare la sua intera carriera a realizzare il sogno del suo defunto padre – dimostrare che la pietra filosofale è esistita realmente. E ora Scarlett, seguendo una serie di ambigui indizi rinvenuti in Iran, si è convinta di aver scoperto dove è nascosta: nel punto più profondo delle catacombe di Parigi.
Con l’aiuto dell’amico nonché cameraman Benji, e della sua vecchia fiamma George – il cui merito più grande è di conoscere l’aramaico a menadito – Scarlett assolderà un pugno di teppisti esperti di esplorazione delle catacombe per farsi guidare nella parte chiusa al pubblico. Ma la via per trovare il segreto di Flamel si rivelerà più ardua del previsto, e l’asfissia e il rischio di crolli degli stretti cunicoli sotterranei il minore dei pericoli. Qualcosa di malvagio si aggira infatti nelle catacombe di Parigi – una forza sovrannaturale capace di giocare con le paure degli uomini e far tornare in vita i loro terrori più profondi.

As Above, So Below è un esempio da manuale di come si possa prendere una premessa perfetta e poi sbagliare praticamente tutto ciò che può essere sbagliato. C’erano gli elementi per confezionare un film davvero agghiacciante. Una location che fa rabbrividire anche nella realtà, ossia le catacombe di Parigi (e mi riferisco alla parte chiusa al pubblico – uno stretto e complicatissimo complesso di cunicoli, con diverse entrate sparse per le aree degradate della città, puntualmente chiuse dalla polizia e puntualmente riaperte da vandali e tagger); la sensazione che “se la sono andata a cercare”, andando a compiere qualcosa di sfacciatamente illegale; la regia da found footage, dato che tutto il film è girato col pov di una serie di telecamere amatoriali montate sui caschi dei protagonisti.
Come in The Descent, anche questo film avrebbe potuto raccontare la semplice storia di un gruppo di ragazzi che, per divertimento o per sfida, si infilano in zone inesplorate delle catacombe di Parigi e si scontrano con un orrore sovrannaturale a cui non erano preparati. Pulito, essenziale. Invece no: la trama di As Above, So Below si deve portare dietro tutta una sovrastruttura complicatissima di mitologia, folklore, leggende alchemiche, artefatti miracolosi, iscrizioni in lingue antiche e troiate simili. La sola premessa della storia – archeologa fuori di testa che costringe un pugno di sfigati a seguirla alla ricerca di una pietra mitologica, perdio, contro ogni buonsenso – è talmente retard da far venire voglia di uscire dalla sala.

Trailer italiano del film. Forse l’avrete visto al cinema.

Ma non è solo una questione di sospensione dell’incredulità. Tutto questo livello della trama è così pesante e ingombrante, da soffocare completamente quello che dovrebbe essere il vero cuore del film, ossia il terrore di navigare in gallerie sotterranee abbandonate da secoli. Nel bel mezzo dell’esplorazione, infatti, i personaggi si metteranno a leggere iscrizioni in aramaico – e glissiamo sulla tristezza dell’idea, che era già pessima cinquant’anni fa, dell’espertone che si trova davanti dei geroglifici e tac!, li traduce a braccio – o addirittura a risolvere enigmi basati sull’astrologia o la poesia. Al terzo o quarto enigma ero così sconvolto che avrei voluto gridare allo schermo: “Ragazzi! Non siamo in un videogioco! Anche se non mi metti un puzzle ogni dieci minuti sono contento lo stesso!”.
Tutti questi siparietti finto-occultistici, manco a dirlo, non fanno che distrarre dall’elemento orrorifico del film. Siamo sottoterra in caverne infestate da chissà che maledizione demoniaca, e dovremmo essere paralizzati dal terrore; ma niente, i protagonisti si mettono a risolvere enigmi accademici, e la tensione si azzera. Di colpo, ci rendiamo conto che non stiamo vivendo una storia dell’orrore, ma guardando una brutta puntata di Mistero. E la cosa peggiore, è che non solo queste scene rovinano l’atmosfera e distraggono dall’elemento di forza della pellicola – ma non aggiungono niente. Perché la storia filerebbe alla perfezione anche senza di essi.

L’aggiunta dell’elemento occultistico, tra l’altro, rovina completamente un altro tratto potenzialmente affascinante del film. L’atmosfera delle catacombe parigine mi ricordava un po’ quella di Silent Hill. Come in Silent Hill, il “nemico” non prende la forma di una creatura definita, ma piuttosto di un’aura di sbagliato che altera le leggi della fisica, rende possibile l’impossibile, e dà forma ai traumi inconsci delle persone. Così, per esempio, il sentire un telefono che squilla mentre si esplora un tunnel del Settecento, per poi trovarsi davanti un telefono degli anni settanta su un tavolino, suscita all’istante l’inquietante sensazione di illogicità tipica silenthilliana: “questo oggetto non dovrebbe essere qui. Non può essere qui”. E soprattutto, la domanda: “Questa cosa che sto vedendo, è reale, o sto lentamente impazzendo?”.
L’intero film si sarebbe potuto giocare, fino all’ultimo, su questa incertezza – il dubbio che in fondo, come il Silent Hill 2, tutto potrebbe essere nella testa del protagonista, un’allucinazione, o quantomeno la manifestazione tangibile del proprio senso di colpa represso. Ma questa possibilità è eliminata fin dall’inizio. Perché in un mondo in cui l’occultismo è reale, e Satana, e l’inferno dantesco, e l’astrologia sono reali, allora quelli che si stanno affrontando sono veri demoni di una qualche cosmologia, e tutto prende ancora una volta la classica forma della lotta Bene VS Male, o quantomeno Umano VS Mostri. Saranno anche più immateriali e ambigui, ma rimangono pur sempre mostri.

Catacombe di Parigi

Uno sguardo alle vere catacombe parigine, nella parte chiusa al pubblico.

Nonostante qualche occasionale lampo di genio, e nonostante la bontà dell’idea che dà il titolo al film, As Above, So Below è un disastro assoluto. Dal nonsenso della premessa all’illogicità delle scelte dei personaggi, dall’impossibilità di immergersi nell’atmosfera inquietante delle catacombe alla noia assoluta della risoluzione degli enigmi, ogni elemento sembra contribuire a rendere l’esperienza sgradevole. E questo perché il regista non ha capito quali elementi fossero funzionali alla sua storia e quali no.
L’unica cosa in cui posso sperare, è che qualcuno in futuro veda il potenziale che questo film non ha saputo sfruttare e ne tragga, finalmente, una pellicola – o un romanzo, perché no – degna. Perché uno speluking horror psicologico e allucinato è la storia che ancora ci manca. E una storia che potrebbe essere fantastica.

Ma alla fine, la verità pura e semplice è un’altra.
Lo spelunking horror definitivo, l’esperienza del trauma di morire ancora e ancora e ancora nelle profondità di una grotta colma di orrori innominabili, l’ansia portata a nuovi livelli, esiste già. Ha la forma di un videogioco. Ed è assolutamente terribile.

Trailer esteso di Spelunky. Uno dei videogiochi più crudeli e perversi che siano mai stati concepiti.

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(1) Basti pensare alla bagarre che si era scatenata sullo script iniziale del film di Silent Hill, che prevedeva anch’esso un cast di sole donne. I produttori costrinsero regista e sceneggiatore a inserire un personaggio maschile che facesse da parte alla protagonista; nacque così tutta la storyline di Christopher, il marito della protagonista Rose Da Silva.
In quel caso (come spesso accade) la scusa era: “la gente non andrà mai a vedere un film con soli personaggi donne. Devi inserire un personaggio maschile in cui lo spettatore teenager maschio medio possa identificarsi”. Stronzate, ma che ci vuoi fare.Torna su

16 risposte a “Let’s go Spelunking

  1. In The Descent la parte semplicemente nelle grotte per me è stata persino la migliore, l’arrivo dei mostri ha smorzato la tensione.

    Per quanto riguarda le due versioni del finale: il seguito si rifà alla versione breve, quindi se volete guardarlo sappiate che quell’ultimo minuto non è mai accaduto.

  2. @ Mauro
    Condivido, la vetta di angoscia ce l’ho avuta pure io con la parte dell’esplorazione delle grotte e quella in cui…
    ATTENZIONE SPOILER
    La maschiaccia dentona scivola in una voragine e si procura un’orripilante frattura esposta. Quello è vero dolore, perché è una cosa che potrebbe succedere. Vera paura!
    FINE SPOILER
    I mostriciattoli di paura a parte le apparizioni iniziali. Essendo l’elemento “fantastico” del film non possono tenere il confronto con le situazioni precedenti che invece sono verosimili e per questo inquietano molto di più.
    Tutti potremmo finire incastrati in un cunicolo stretto e senza uscita con le pareti pronti a crollarci addosso e consegnarci a una morte lunga e dolorosa. A nessuno di noi invece (spero) capiterà di finire incastrati in una tana di scimmiotti glabri e aggressivi.

    Che poi scimmiotti glabri sono un termine alquanto calzante. Sono pericolosi solo per il numero, ma in uno scontro uno contro uno sono spacciati, anche se la donna è disarmata. Ridicola quella scena in cui non solo viene mostrato che sono ciechi, ma addirittura mezzi sordi e senza olfatto: uno passa con il muso a mezzo metro da due delle donne e non se ne accorge, sebbene loro respirino e sudino di paura. Diamine che branco di Gollum ritardati.

    Comunque film terrificante, in senso buono, per psicologia e per ambientazione.

  3. Visto! Grazie della segnalazione. E grazie di non aver tirato fuori cazzate tipo la grotta simbolo dell’utero materno.

    Una gradevole oretta e mezza, ma niente di più. Mi spiace, ma il genere non fa per me.
    Mentre tu pensavi a quanto tremende fossero le situazioni in cui eran coinvolte le tipe, io consideravo quanto me le sarei fatte tutte.

    Poi dai, varie pecche:
    – Prime 20 min che sembrano la pubblicità dell’assorbente con le ali
    – Sti mostri mongoli, che poi mi dovranno spiegare il senso di cacciare in superficie e tornarsene nelle grotte.
    – L’autopsia di una nuova specie compiuta in 20 sec nel buio di una caverna.
    – La tipa che diventa Lara Croft tutto d’un tratto
    – I tre boss finali che manco Final Fantasy
    – La bastardata finale della protagonista. Senti, vabbè che vuoi ribaltare lo stereotipo che i momenti di bisogno tiran fuori il meglio dalla gente, ma cazzo, sei in una grotta sconosciuta tallonato da una muta di mostri cannibali!! Ma ti pare il momento di pensare alle questioni di corna??

    Però almeno il finale l’ho apprezzato.
    Il sequel vale?

  4. @Mauro:

    Per quanto riguarda le due versioni del finale: il seguito si rifà alla versione breve, quindi se volete guardarlo sappiate che quell’ultimo minuto non è mai accaduto.

    Se è per questo, il seguito è stato diretto da un altro regista e sceneggiato da un altro sceneggiatore. Inoltre è stato candidamente ammesso che la decisione di realizzarlo è stata fatta in reazione al successo del primo film.
    Ergo, per me The Descent 2 non esiste proprio.

    @Christian:

    Che poi scimmiotti glabri sono un termine alquanto calzante. Sono pericolosi solo per il numero, ma in uno scontro uno contro uno sono spacciati, anche se la donna è disarmata.

    La decisione di farli così deboli era dettata dal fatto di dare qualche chance di sopravvivenza alle ragazze. Se fossero stati pure fisicamente più forti, il cast sarebbe morto nei primi cinque minuti dalla prima apparizione dei mostri.
    Io ho apprezzato.

    @Dago:

    Mentre tu pensavi a quanto tremende fossero le situazioni in cui eran coinvolte le tipe, io consideravo quanto me le sarei fatte tutte.

    Fighe son fighe, ma tu capacità immedesimativa zero eh =_=’

    La tipa che diventa Lara Croft tutto d’un tratto

    La forza della disperazione, la consapevolezza che sei spacciato, ma almeno vuoi “portarne con te” quanti più possibili, può far fare cose incredibili. Retorica a parte, ho trovato sufficientemente convincente la transizione dalla Sarah depressa alla Sarah che dà sfogo ai suoi istinti primordiali.
    Del resto, Sarah ci è introdotta come una tipa tosta che ha perso la voglia di vivere e lottare dopo una tragedia. Ma con quello che le accade nelle caverne, è come se questo strato di depressione si scollasse e Sarah tornasse quella di un tempo (con un quid di cattiveria in più).

    Senti, vabbè che vuoi ribaltare lo stereotipo che i momenti di bisogno tiran fuori il meglio dalla gente, ma cazzo, sei in una grotta sconosciuta tallonato da una muta di mostri cannibali!! Ma ti pare il momento di pensare alle questioni di corna??

    Quella era solo la punta dell’iceberg, se sei stato attento.
    Di ragioni per odiarla ne aveva accumulate un po’: per colpa sua sono finite nella grotta, ed è stata lei ad ammazzare Beth. Conta peraltro che Sarah è convinta che Juno abbia ucciso Beth apposta, per avere più chance di scappare: ergo, nella mente di Sarah è come se ora le stesse “restituendo il favore”.
    Peraltro, tutte queste devono essere state delle giustificazioni morali per alimentare l’odio e sopire il senso di colpa. Pugnalando Juno alle spalle, Sarah effettivamente aumenta le proprie chance di sopravvivenza: l’azione è dettata da qualcosa di più istintuale. Solo che con queste scuse può farlo a cuor leggero.

    Il sequel vale?

    Come dicevo a Mauro più sopra, non l’ho visto ma sono abbastanza sicuro che no.

  5. >> Del resto, Sarah ci è introdotta come una tipa tosta che ha perso la voglia di vivere e lottare dopo una tragedia

    Boh. A me il passaggio è sembrato troppo buttato lì. Sarà che ormai son abituato alle serie TV dove il personaggio te lo fanno maturare in 35 puntate.
    Certo, le pose alla kill bill se le potevan proprio risparmiare.

    >> Quella era solo la punta dell’iceberg

    Per carità, tutto giusto. E forse che forse di fronte a una minaccia mortale ma comprensibile, tipo un killer o un maniaco assassino, il principio potrebbe valere.
    Ma quando mi trovo ad affrontare una minaccia aliena (nel senso di totalmente sconosciuta al genere umano), per giunta in un ambiente sotterraneo, immagino che tutto il resto dovrebbe un attimo tendere a scivolarmi sopra. Magari i conti potevan farli subito dopo, ma durante…

  6. La decisione di farli così deboli era dettata dal fatto di dare qualche chance di sopravvivenza alle ragazze. Se fossero stati pure fisicamente più forti, il cast sarebbe morto nei primi cinque minuti dalla prima apparizione dei mostri.
    Io ho apprezzato.

    Però devi ammettere che la scena di loro due che non si fanno notare dall’ominide per il semplice fatto di stare ferme, quando un qualsiasi essere umano le avrebbe perlomeno sentite respirare a quella distanza, è proprio ridicola. È l’unico vero calo di tono del film. Per il resto ho pure io apprezzato il fatto che queste donne sapessero difendersi, anche se il livello di paura è scemato (l’apice è stato con la scena della dentona.)

    Condivido il fatto che la stronza se la sia andata a cercare di finire azzoppata, visto che lei è la causa della morte violenta della maggior parte del gruppo, però la protagonista non è stata comunque saggia

  7. Aw, avevo buone speranze per As above so below >_<
    Mi sa che lo guarderò lo stesso. Il soggetto ha del potenziale, saranno riusciti a tirarne fuori QUALCOSA di buono, insomma!
    Il cliché dell'archeologo che legge le lingue morte come l'inglese è triste quasi quanto quello dell'archeologo che srotola o sfoglia documenti vecchi di secoli a mani nude e senza nessun riguardo.

    BTW, la diatriba di Silent Hill è ancora più divertente se si pensa che il protagonista originale ERA un uomo, e che si fece la scelta di mutarlo in donna perché, well, CHIARAMENTE una mamma ha più istinto di protezion ed è più credible nel ruolo. Ah!

  8. @Christian:

    È l’unico vero calo di tono del film. Per il resto ho pure io apprezzato il fatto che queste donne sapessero difendersi, anche se il livello di paura è scemato (l’apice è stato con la scena della dentona.)

    Sì, sono d’accordo con quello che dici; e anch’io ho trovato più spaventosa la prima parte del film, prima dell’apparizione dei mostri.

    @Tengi:

    Mi sa che lo guarderò lo stesso. Il soggetto ha del potenziale, saranno riusciti a tirarne fuori QUALCOSA di buono, insomma!

    Come dicevo, c’è qualche sprazzo suggestivo qua e là – ma si tratta proprio di lampi, che affondano nel mare di melma che è il resto della pellicola.
    Ahimé, per quanto mi riguarda il film è insalvabile…

    la diatriba di Silent Hill è ancora più divertente se si pensa che il protagonista originale ERA un uomo, e che si fece la scelta di mutarlo in donna perché, well, CHIARAMENTE una mamma ha più istinto di protezione ed è più credible nel ruolo.

    Avevo sentito questa storia, ma non sapevo se fosse vera o solo voci di corridoio. In ogni caso non volevo “difendere” lo script originale: fotografia e musiche a parte (molto bella la prima, e le seconde sono quelle originali della serie…), il film di Silent Hill è abbastanza una troiata anche quello.

  9. >>fotografia e musiche a parte (molto bella la prima, e le seconde sono quelle originali della serie…), il film di Silent Hill è abbastanza una troiata anche quello.

    Yup, it is.

  10. La descrizione che hai fatto di Descent (che risveglia in me ricordi di videogiochi di infanzia) mi ha fatto paura, di conseguenza il film sarà anche peggio, quindi lo guarderò, grazie del consiglio.
    Se poi non mi piacerà (a me l’horror non piace) guarderò il culo delle protagoniste.

    @dago, le statistiche dicono che i 3/4 dei matching on line avviene tra persone che entrambe apprezzano o meno i film horror.
    Può tornare utile avere una cultura in tal senso anche se non piacciono.

  11. Cazzo, grazie della info! Dev’essere per quello che su badoo beccavo solo transessuali infoiati.

    >>Sì, sono d’accordo con quello che dici; e anch’io ho trovato più spaventosa la prima parte del film, prima dell’apparizione dei mostri.

    Concordo ma, qualcosa di horrorifico dovevano pur mettercelo, sennò diventava un -boh- adventure movie? disaster movie?
    Piuttosto, secondo me la seconda parte avrebbe funzionato molto di più se invece dei mostriciattoli da B movie avessero piazzato una minaccia indefinita e invisibile, qualcosa alla Blair Witch Project.
    Imho trovarsi sotto terra in balia di qualcosa che NON si vede è molto più terrificante che trovarsi sotto terra con delle scimmiette minkia alle calcagna. E, sembrerà strano, ma a conti fatti mi sarebbe suonato anche meno inverosimile. Poi ovvio, sarebbe venuto fuori tutt’altro film.

    TRIVIA: curiosavo per caso alla voce di wikipedia italiana su BLAIR WITCH PROJECT. Leggo:

    Nella storia a fumetti “Topolino e il Mistero di Valle d’Argento”, pubblicata su “Topolino” n.1780 del 7 gennaio 1990, Topolino e Pippo si trovano ad attraversare un bosco. Sempre più affaticati dalle crescenti ed impreviste difficoltà legate all’escursione, vengono assaliti da presunte streghe. I protagonisti scappano, perdono la mappa della zona e finiscono in una radura in cui notano strani mucchietti di sassi che fungono da traccia per raggiungere un misterioso casolare. Tutte similitudini con la trama del film.

    Ecco! ù__ù

  12. Ho letto ed è tutto molto interessante, ma sappi che non li vedrò XD

  13. @Nicholas:

    Se poi non mi piacerà (a me l’horror non piace) guarderò il culo delle protagoniste.

    Yo. Su quello non resterai deluso ^-^

    @Dago:

    Piuttosto, secondo me la seconda parte avrebbe funzionato molto di più se invece dei mostriciattoli da B movie avessero piazzato una minaccia indefinita e invisibile, qualcosa alla Blair Witch Project.
    Imho trovarsi sotto terra in balia di qualcosa che NON si vede è molto più terrificante che trovarsi sotto terra con delle scimmiette minkia alle calcagna.

    Non sono convinto.
    Come avrai capito, sono tutt’altro che ostile a film con nemici “metafisici” e incomprensibile: anzi, da un film come As Above, So Below auspicavo proprio quel tipo di horror. Ma un elemento del genere, come hai notato, ‘shifta’ l’argomento del film su altri elementi: i traumi psicologici, la lotta contro la propria coscienza, la pazzia, la difficoltà a capire cosa sia reale e cosa no, eccetera.
    The Descent è un film completamente diverso. E’ un film di lotta, di sopravvivenza, di scontri che sono tanto morali quanto fisici. Un film come quello ha bisogno di una minaccia tangibile e oggettiva, che funga da pretesto per mettere in moto i personaggi e alimentare i conflitti (interni e interpersonali). I mostri di Descent si potevano fare un po’ meglio? Sì; ma mostri di ossa e carne devono rimanere.

  14. Ho iniziato a vedere As above so below. Non so ancora decidere: la protagonista potrebbe essere il peggior personaggio mai ideato o il miglior ritratto di sociopatia mai messo sullo schermo. E’ a modo suo un capolavoro: non ha empatia, non ha un senso delle conseguenze dei suoi atti & è impulsiva, e allo stesso tempo è una manipolatrice di prima categoria. Secondo me è la figlia perduta di Hannibal Lecter.

  15. @Tengi:

    Non so ancora decidere: la protagonista potrebbe essere il peggior personaggio mai ideato o il miglior ritratto di sociopatia mai messo sullo schermo.

    Tutto sommato sì, sono d’accordo: la protagonista è un personaggio credibile e, tra tutti, è anche quella costruita meglio. Lei ha veramente un’ossessione che condiziona la sua vita, ed è disposta a tutto per soddisfarla.
    Il problema è che questo tema non è esplorato. Salta fuori che Scarlett aveva ragione su tutto, e la storia non riguarda tanto la psicologia dei personaggi (le fobie dei vari personaggi sono utilizzate in modo alquanto superficiale), quanto le “cose” che troveranno là sotto.

    Inoltre, se è credibile la protagonista, molto meno lo sono le motivazioni che spingono gli altri a seguirla (in particolare Papillon e i suoi amici: agganciati malamente in una discoteca, accettano due secondi dopo la proposta di una sconosciuta con occhi da matta che parla di “favolosi tesori”?).

    Fammi sapere a visione terminata.

  16. Sarà anche un brutto film, però As Above, so Below ha un titolo e una locandina proprio belli…

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