Archivi tag: che figata avere un e-reader

Inglese e narrativa

Gentleman ingleseOrmai è passato circa un anno e mezzo, da che ho cominciato a leggere narrativa nella lingua della perfida Albione. I primi romanzi che ho letto in inglese, credo, sono stati Last and First Men di Olaf Stapledon e Orbitsville di Bob Shaw. Erano due storie che mi incuriosivano tantissimo, ma le traduzioni in italiano erano ormai introvabili.
Durante questi primi, timidi tentativi, mi accorsi di una cosa. Sebbene procedessi più lentamente, o avessi bisogno di aprire la funzione “vocabolario” tre volte a pagina, o facessi più fatica, l’esperienza complessiva era più appagante. Quando chiudevo il libro, mi sentivo meglio. Era svanita quella sgradevole sensazione che mi prendeva una volta su due quando mi trovavo a leggere una traduzione Fanucci o Urania o Nord; quelle traduzioni fatte di fretta, che ti fanno sempre chiedere: “ma sto leggendo la cosa vera, o il traduttore ha fatto un disastro?”. Tralasciando i casi più plateali del cervo che nelle mani di Altieri diventa un unicorno, o della politica Urania di tagliuzzare tutti i romanzi che superano le 300-350 pagine, ricordo ancora quel passaggio in un romanzo di Dick – traduzione italiana targata Fanucci – in cui a un certo punto un personaggio, in risposta all’osservazione di un altro, dice: “Io vedo”. E io sono sicuro che nell’originale inglese c’era scritto “I see”. OMG.
Così, mentre da un lato cominciavo a leggere fiction mai tradotta in italiano – la Bizarro, VanderMeer, eccetera – dall’altro mi ostinavo a leggere in inglese anche autori disponibili in italiano, o che fino a quel momento avevo sempre letto in italiano (per esempio mi sono riletto in inglese qualche romanzo di Dick). A maggior ragione quando ho scoperto che leggere narrativa in inglese in quantità industriale ti fa passare più facilmente gli esami di Cambridge.

Visto a un anno e mezza di distanza, abituarsi a leggere narrativa in inglese regala un sacco di vantaggi, mentre gli unici svantaggi sono all’inizio (quando ci si sta ancora impratichendo) e si superano in fretta. Certo: purché non si tenti di strafare, e si faccia una valutazione obiettiva della propria abilità nell’inglese. Ho imparato che può essere molto frustrante tentare di leggere un romanzo scritto con un livello d’inglese troppo difficile per la nostra preparazione; toglie il gusto alla lettura e può far passare la voglia di esercitarsi. Se i libri semplici ti incoraggiano, quelli troppo difficili possono farti venire voglia di non leggere mai più un solo rigo.
Per questo ho deciso, da adesso in avanti, di aggiungere ad ogni “scheda del libro” (quell’elenco di dati all’inizio di un Consiglio o di una Bonus Track) anche la voce ‘Difficoltà in inglese’. Per darvi subito un’idea dell’accessibilità del libro, senza rischiare brutte sorprese. Potete anche immaginarlo come un percorso: partire da libri con ‘Difficoltà 1’, impratichitevi e, quando comincerete a leggerli in modo fluente, passate a qualche libro di ‘Difficoltà 2’ – e così via. D’altronde, Grande Zeta mica ha imparato a sollevare 90 kg in un giorno!

Bodybuilder orribile

Non si diventa così dall’oggi al domani!

La valutazione della difficoltà dei libri non pretende di essere del tutto oggettiva – non ne avrei mezzi. E’ una valutazione basata sulla mia esperienza, sui progressi che ho fatto in quest’anno e mezzo e sulle difficoltà che ho incontrato. Se doveste trovare delle discrepanze, sentitevi liberi di lamentarvi (ma non di spezzarmi le gambe, plz).

I cinque livelli di difficoltà
Il livello di difficoltà di un libro sarà misurato in asterischi o stelline (*), dove una stellina corrisponderà al minimo di difficoltà e cinque al massimo.

Una stellina
Libri dalla difficoltà paragonabile a quella degli Young Adult. Sono libri che ormai leggo con la stessa fluenza dell’italiano, e che comunque non mi hanno mai dato particolari problemi. La sintassi delle frasi è semplice, il vocabolario è perlopiù composto di termini di uso comune, non ci sono ardite metafore, la voce narrante mette a proprio agio, eccetera. A questo livello di difficoltà troverete molti libri di Bizarro Fiction, ma anche libri dallo stile piano e pseudo-saggistico come quelli di Stapledon.

Libri con una stellina su Tapirullanza:

Due stelline
La maggior parte dei libri che ho recensito hanno questo livello di difficoltà, e direi che in generale si tratta del livello più diffuso – almeno nella narrativa di genere. All’inizio della mia avventura linguistica avevo qualche difficoltà e incertezza nel leggere questo tipo di libri, soprattutto perché il vocabolario si fa più ampio e cominciano ad apparire un po’ di termini tecnici o ricercati. Avere un e-reader con il dizionario inglese-italiano integrato e accessibile con un click sulla parola sconosciuta è il modo migliore per fare rapidi progressi a questo livello di difficoltà.

Libri con due stelline su Tapirullanza:

Epic Fail di Loki

I cittadini di Stuttgart hanno seguito i miei consigli.

Tre stelline
Le cose cominciano a farsi più difficili! Questi sono libri che mi danno ancora qualche problema. Le ragioni sono le più varie: per esempio, l’uso di slang particolari, o di neologismi, o di un linguaggio molto colorito, in cui diventa più difficile distinguere tra immagini da considerare come metafore e altre da prendere in senso letterale. Ancora, libri con uno stile molto mostrato, in cui il protagonista conosce già il background della storia, e quindi il mondo è spiegato più attraverso allusioni e indizi che nero su bianco. Il lettore deve fare un po’ di lavoro interpretativo, e se non si è ferrati nella lingua si rischia di non capire niente e andare nel panico.

Libri con tre stelline su Tapirullanza:

Quattro stelline
Questi libri presentano gli stessi problemi di quelli precedenti, ma amplificati – un background estremamente complesso e spiegato per accenni e indizi, o una scrittura estremamente convoluta e con un vocabolario pieno di termini desueti, o la presenza di ambiguità e doppi sensi, o una grande concentrazione di termini tecnici e concetti complicati (come in certa Hard SF – spesso non quella meglio scritta). Questi libri mi danno ancora diversi problemi, e quando una traduzione italiana è disponibile, spesso me ne servo per superare i passaggi più complicati – di recente mi è capitato proprio con Neuromante. Comunque, si tratta in genere di libri che non sono semplici da leggere neanche per i nativi di lingua inglese.
Su Tapirullanza, come vedrete, me ne sono occupato finora solo una volta.

Libri con quattro stelline su Tapirullanza:

Cinque stelline
Al grado di difficoltà massima pongo quei libri così difficili da leggere in lingua originale, che ho dovuto abbandonarli del tutto o leggerli in italiano. Si tratta in realtà di una categoria teorica, perché un caso del genere non mi è ancora capitato2 (o forse il mio intuito mi ha tenuto inconsciamente alla larga dai libri troppo ostici). Allo stato attuale, quindi, le cinque stelline non sono rappresentate su Tapirullanza, ma si tratta di un “limite ideale” di difficoltà che è utile tenere a mente.

Yo Dawg

Consigli aggiuntivi
1. Soprattutto all’inizio, quando è possibile, procuratevi due copie della stessa opera, una in inglese e l’altra in italiano (ovviamente scaricandole gratis, almeno una delle due). Cercate di leggere quella in inglese, e quando arrivate ad un passaggio difficile controllate sulla copia in italiano: in questo modo si evita il rischio di arenarsi e si impara rapidamente come certe parole o espressioni o passaggi si traducono in italiano. All’inizio della mia “carriera” l’ho fatto con due romanzi della LeGuin, Changing Planes e The Lathe of Heaven; di recente mi è capitato con un libro parecchio ostico in inglese, Neuromante.
2. Procuratevi un reader con dizionario inglese-italiano integrato, e possibilmente veloce e comodo da utilizzare. Per esempio, io utilizzo il PRS T1 della Sony, che ha il touch screen; mi basta cliccare su una parola mentre leggo e in basso mi si apre la finestra del dizionario con la traduzione. Tempo impiegato: una manciata di secondi; e quindi il minimo di distrazione dalla storia.

(1) Come ho mostrato nel Consiglio, City of Saints and Madmen è un’opera molto eterogenea, e il livello di difficoltà varia molto. Gli pseudo-saggi secondo me si assestano in genere sulle 2 stelline, mentre i racconti veri e propri (che comunque sono la maggior parte) raggiungono spesso le 3 stelline.Torna su

(2) In realtà mi è capitato un caso di abbandono di un romanzo in lingua inglese – Dragon’s Egg di Robert Forward. Si trattava di una lettura faticosa, frustrante e ben poco appagante. Certo la lingua ha fatto la sua parte, ma credo che i motivi del mio abbandono siano altri:
1. La difficoltà dei termini e dei concetti che Forward impiega per spiegare gli elementi scientifici centrali del romanzo, come la formazione della stella di neutroni o la struttura e lo scopo di vari macchinari scientifici mandati nello spazio per studiarla.
2. La piattezza dei personaggi, la telecamera onnisciente con cui è osservato il viaggio e la formazione della stella di neutroni, la storia insulsa, il ritmo inesistente – in una parola, la noia. E se alla noia aggiungi la fatica e l’impossibilità di seguire i ragionamenti di astrofisica più complessi, il desiderio di andare avanti finisce nel cesso.
Ho retto fino tipo a pag.50, poi mi son detto “ma chi me lo fa fare?” e amen.Torna su

Abitudini di lettura

AnobiiApprofitto del perdurare delle vacanze natalizie (benché ormai avviate alla conclusione) per un altro piccolo post autoreferenziale. Intanto, una notizia che farà gola ai miei fan (ammesso e non concesso che ce ne siano):

Ho linkato su Tapirullanza la mia libreria di Anobii!

Il link in questione è nel box “Tapiroulant su Anobii” della colonna destra, sotto il box dedicato alla mia persona. A sua volta, la mia libreria su Anobii linka questo blog, così da creare un affascinante flusso di informazioni e utenza. Nell’ultimo mese alcuni di voi si erano già accorti della mia esistenza su Anobii, tanto che le 5 visite al mese di media alla mia libreria (che non è neanche una brutta stastistica, trattandosi di una libreria in completo abbandono) a Dicembre sono passate a 40. Ma adesso è ufficiale! Evviva!
Avevo intenzione di linkare la mia libreria fin da quando ho aperto il blog, ma ho posticipato a lungo perché per tutto il 2011 avevo disertato Anobii e i miei libri erano aggiornati a, tipo, il dicembre scorso. Come potrete vedere non ho ancora finito di aggiornarla, ma quantomeno sono a buon punto, e tra pochi giorni avrò inserito tutti i libri.
Per converso, ho la tendenza a segnarmi in giro le cose che faccio, e anche le date in cui inizio e finisco i libri, per cui posso riprodurre in modo quasi infallibile la quasi totalità delle mie letture durante il 2011. Una cosa che mi piace fare, infatti, è analizzare le mie abitudini, ivi comprese le mie abitudini di lettura. Ecco cos’è venuto fuori.
Dei 101 libri che ho registrato di aver letto quest’anno, il 72% è narrativa e il 28% saggistica:

Primo grafico

Entrando più nello specifico, ecco la ripartizione tra narrativa fantastica e non fantastica, saggistica storica e non-storica, e manuali di scrittura:

Secondo grafico

La narrativa fantastica è di gran lunga la voce maggioritaria, e questo mi sorprende perché fino all’anno scorso leggevo molti più mainstream e classici. Penso di riconoscere quattro cause di questo cambiamento:

  1. L’influenza di Gamberetta (e, secondariamente, del Duca e di Zwei).
  2. L’acquisto e l’uso massiccio di un e-reader.
  3. La scoperta di library.nu
  4. La gestione di Tapirullanza.

Delle tre, la più importante è sicuramente l’acquisto del reader. Non sono il primo a dirlo, ma la mia esperienza va ad aggiungersi a quella degli altri: il possesso di un reader cambia il modo che ha il lettore di approcciarsi ai libri. Prima di averne uno (e prima anche di quando lo mendicavo a Siobhàn), la mia mentalità era pressappoco: “Vediamo cosa mi mette a disposizione l’editoria italiana”.
Se in un anno mi sono letto una trentina di romanzi di Philip K. Dick – era il 2009 – devo ringraziare quella disgraziata della Fanucci, che in occasione del 25° anniversario dalla morte dello scrittore aveva ripubblicato quasi tutti i suoi libri. Io ero andato in libreria, li avevo visti, e mi ci ero buttato a pesce. Allo stesso modo ho conosciuto Ballard e Vonnegut, ripubblicati in modo sistematico da Feltrinelli, o Asimov e Bradbury, diffusi dalla Mondadori.
Ma, come ormai tutti si sono accorti, il grosso della narrativa fantastica pubblicata dalle nostre lungimiranti case editrici non è buona nemmeno come carta igienica. Di conseguenza, invece che buttare 20 Euro per una menata della Troisi, con la stessa cifra mi compravo due o tre libri di Hemingway o di Gogol’ o di Balzac.

Nikolaj Gogol' e Licia Troisi

Mmm, quale dei due leggere? Un dubbio amletico.

Ma da quando ho il reader, non mi devo più accontentare. La Rete è grande e ho solo l’imbarazzo della scelta. Ho potuto leggere libri che non hanno mai toccato il suolo italico (la Bizarro Fiction), libri che non sono editi in Italia da quarant’anni (tutti i romanzi di Stapledon, per esempio), autori italiani autopubblicati le cui opere esistono solo in formato digitale.
E il blog è stato per me quello che speravo che fosse: uno sprone a sperimentare nuovi autori, nuovi sottogeneri, a cercare libri i più diversi possibili tra loro. Cosa strana: nonostante il tempo che mi porta via, da quando gestisco Tapirullanza leggo di più – anche se a volte a orari strani (ho finito Vacuum Flowers alle tre del mattino).
Comunque, le mie letture mainstream sono state erose anche dalla saggistica e soprattutto da quella storica, che quest’anno ho letto molto di più rispetto al passato. Dei 16 che ho letto, la gran parte è saggistica sul Medioevo, quella che rimane è sulla cosiddetta Prima Età Moderna (Early Modern Age): anche in questa mia nuova abitudine, quindi, l’influenza di Zwei e del Duca è cospicua. E poi, tutta questa saggistica mi fa sentire così intelligente!

Vediamo adesso un’altra cosa che mi affascina sempre moltissimo (in modo lievemente patologico), ossia la distribuzione temporale dei libri che ho letto quest’anno:

Terzo grafico

In blu ho segnato, di nuovo, tutti i libri letti nel 2011; in rosso i libri consigliati su Tapirullanza, sia nei Consigli del Lunedì che nelle Bonus Tracks. Come immaginavo, il periodo 1930-2011 è il più denso, con un primo picco nel periodo 1960-1990 (che coincide con l’apogeo della fantascienza sociale, uno dei miei sottogeneri preferiti), e un secondo picco, che inizialmente non mi aspettavo, nell’ultima decade. Quest’ultimo è dovuto soprattutto ai libri di Bizarro Fiction che ho letto negli ultimi quattro mesi (13 libri, di cui 10 solo di Mellick) e agli autopubblicati italiani (4 libri quest’anno). La cosa è curiosa, perché in passato se leggevo 2 o 3 libri di scrittori ancora viventi era già tanto.
Rispetto agli anni scorsi, molto trascurato l’Ottocento: a parte Stendhal e Tocqueville, poco altro (ma forse val la pena di menzionare Frankenstein di Mary Shelley, che non avevo mai letto, e che ho trovato carino benché troppo appesantito dal lirismo romantico). Soprattutto, ne esce con le ossa rotte il periodo 1861-1930. Ma non temete, amanti dell’epoca vittoriana e/o del primo dopoguerra, sono in cantiere un paio di Consigli su libri proprio di quel periodo! Ma che figata!

Piovra metropoli

Esempio di figata.

Trovare il tempo per leggere non è sempre facile, ma sono felice di farlo se poi posso spammarlo in giro per il Web ^-^
Conto che questo 2012 mi porti un’altra vagonata di libri fikissimi, almeno finché i Maya non distruggeranno il mondo a cavallo di fotoni (questa nuova misteriosissima particella) cantando 666 the Number of the Beast.