Autore: Carlton Mellick III
Titolo italiano: –
Genere: Horror / Bizarro Fiction / Distopia
Tipo: Novella
Anno: 2008
Nazione: USA
Lingua: Inglese
Pagine: 150 ca.
Difficoltà in inglese: **
Her vagina opened wide and released the babies. Hundreds, maybe thousands, of tiny fetus flies fluttered out of her.
Lincoln è uno Smell (Olfatto); significa che l’olfatto è il suo senso dominante, e può sentire odori che gli altri non sentono. Come tutti i bambini allevati dalla Georges Organization, deve diventare un artista, e ha deciso che diventerà un pittore. Ora che ha finito il periodo di apprendistato, l’organizzazione gli ha assegnato una stanza in un palazzo fatiscente dove dovrà mettere a frutto ciò che ha imparato. Ha quattro anni di tempo per dimostrare il suo talento e la sua unicità, o la GO lo disenfranchiserà e lo butterà in mezzo a una strada. A quel punto sarà una persona senza diritti e senza un soldo.
In un mondo in cui tutti gli esseri umani nascono come mosche-feto indifese; in cui quelle che sopravvivono all’infanzia e acquistano un aspetto umano, vengono spartite tra le compagnie e allevate nelle loro scuole, dove vengono indottrinati con i valori dell’azienda; dove gli unici diritti che possiedi sono quelli dati dalla compagnia a cui appartieni; dove la povertà e la miseria sono ovunque; in un mondo simile, la vita è dura per tutti. Ma è particolarmente dura per uno Smell che vuole fare il pittore ed è circondato da gente ostile. E ora c’è una donna disgustosa e incinta, Luci, una Sight (Vista), che lo perseguita; e il suo ragazzo, che crede che Lincoln se la voglia portare a letto e ha giurato che lo ammazzerà; e una faida che si sta preparando nel suo palazzo tra gli uomini della OSM e quelli della MSM; e il puzzo disgustoso di fico e carne di hamburger macinata che filtra dalla stanza accanto a quella di Lincoln, e che si dice appartenga al misterioso uomo-uovo. E Lincoln sente di essere spacciato: non ha un briciolo di talento.
Si può far puzzare un libro? Scrivere con una prosa talmente vivida da evocare odori, profumi, puzze così come si evocano immagini o suoni? E’ quello che ha provato a fare Mellick in questa novella di poco più che un centinaio di pagine, scegliendo come protagonista un uomo che vive di odori, che filtra la realtà prima di tutto attraverso il suo naso.
E’ quasi un anno che questo blog non ospitava una recensione sul più bravo autore di Bizarro Fiction, per cui mi sembra opportuno rimediare. The Egg Man è una delle sue opere meno conosciute, ma anche una delle più particolari. Se infatti la Bizarro Fiction, e Mellick in particolare, con la sua prosa quasi infantile, ci ha abituato ad atmosfere leggere, e più grottesche che drammatiche, questa novella – che prende a prestito diversi elementi del cyberpunk distopico tradizionale per farne qualcosa di nuovo – è di una cupezza e di un cinismo disperanti. E’ anche una storia particolarmente autobiografica (per stessa ammissione di Mellick), in quanto parla del processo creativo e di come un artista possa smettere di fare schifezze e produrre qualcosa di buono.
Mellick ha dichiarato sul suo blog di trovare The Egg Man una delle cose migliori che abbia mai scritto. Io ho scritto nella mia classifica che a mio avviso è proprio il miglior libro di Mellick. Ora proverò a spiegarvi perché.
Uno sguardo approfondito
Cosa rende la prosa di Mellick così piacevole da leggere? Tre cose: l’uso del mostrato, la semplicità nella costruzione delle frasi e il timbro caldo della voce narrante. Come molti suoi libri, la storia è raccontata in prima persona. Questo permette all’autore di commentare le cose che accadono e inserire piccoli brani di informazione in modo naturale, senza mai dare l’impressione di fare infodump. Il timbro lineare, molto matter-of-fact di Lincoln, rende per contro le cose che vede e le persone che incontra ancora più inquietanti; e al contempo, il suo tono lamentoso e rassegnato ci dice molto su di lui. E dato che un esempio vale più di mille parole: “The inside of the building smelled like vinegar-ham and a nutty variety of pipe tobacco smoke. It could have been worse. Some of these buildings smell like urine and dead rats. I couldn’t handle a place that smelled like urine or dead rats.”
Ed è molto anche importante l’ordine in cui si inseriscono le scene. Per esempio, l’incipit del romanzo fa così: “The fetus fly wasn’t yet dead when my steel-toed boot squished into it. The thing was lying there, half dead. It was trying to cry but its vocal cords were dried out.” Un’immagine che già di per sé è abbastanza disgustosa. Ma poi, nel capitolo successivo: “I wondered what it was like when I was just a fetus fly. I wondered why I was the one to survive out of all of those that I was born with.” BAM! Salta fuori solo adesso che il protagonista ha spiaccicato un proprio simile. Peggio: un neonato.
Ma questi concetti li abbiamo già detti e stradetti. Ciò che ci interessa adesso è: è riuscito Mellick a dare corpo al mondo di odori del suo protagonista? La risposta: in parte. La soluzione di Mellick è quella degli elenchi – la stanza dell’Henry Building dove vive sa di vaniglia artificiale mescolata a lucido per legno e pelo di cane bagnato; Luci puzza di chiodi di garofano.
Detto così può suonare un po’ asettico, ma inserito nel flusso della storia funziona abbastanza bene e presto mi sono trovato avviluppato nelle variegate puzze del mondo di The Egg Man. Alla definizione degli odori in sé e per sé si sommano le reazioni (più o meno disgustate) di Lincoln e i dati mandati dagli altri sensi (gli aloni di sudore sotto le ascelle di Luci, la nuvola di fumo della sigaretta ai chiodi di garofano che fuma, i piedi lerci…). E se alcuni accostamenti sembrano messi lì a caso, i primi che gli venivano in mente, altri suonano azzeccati. Il risultato è soddisfacente, e del resto non saprei come esprimere gli odori in un modo migliore.

Un caso di omicidio?
Ma non pensate che scrivere in questo modo sia semplice o banale. Anzi: proprio la sinteticità delle descrizioni richiede una certa abilità nel sapere cosa e quanto tagliare. Del resto è impressionante pensare a quante cose, quante trovate e dettagli del suo mondo Mellick abbia potuto condensare in una novella che si leggere in un pomeriggio. E come cazzo gli sono venute in mente?
Dal fatto che tutti gli esseri umani nascano nella forma di mosche, che poi si ingrossano giorno dopo giorno, sempre più indifese e disgustose, finché perdono le ali e acquistano sembianze umanoidi; all’immagine di corporativi che vanno in giro per le strade armati di retino per acchiappare le mosche-bambino e portarle dietro i recinti degli asili nido della loro compagnia; all’idea che tutti gli esseri umani siano divisi in cinque tipologie, ciascuna con un senso dominante (i Sight, i Sound, i Taste, i Feel e naturalmente gli Smell); a piccoli dettagli come il fatto che ogni azienda abbia proprio la lingua, e che ad esempio agli uomini della Toyota sia insegnato solo il Toyotese e non la lingua comune perché siano leali alla casa madre e non fraternizzino con le altre; al modo in cui Lincoln mescoli pittura e odori per creare le sue tele. E così via, e così via.
Molti lettori, probabilmente la maggior parte, troveranno quest’atmosfera di crudeltà e cose schifose asfissiante e illeggibile. Per quanto mi riguarda, lo trovo affascinante proprio per la capacità di Mellick di rendere onnipresente questa sensazione di sporco. Sporco fisico come sporco morale. Tutti i personaggi di The Egg Man sono figure ambigue, di cui non ci si può fidare fino in fondo neanche quando sono amichevoli (le rare volte in cui questo accade); ma di cui del resto non si può neanche dire che siano cattivi perché sì. Luci è una sanguisuga, una donna che si approfitta degli ingenui per campare sulle loro spalle, ma è anche l’unica a dare del calore e una direzione alla vita di Lincoln – e allora chi sta usando chi? E del resto, Lincoln è buono, o è semplicemente un vigliacco, un debole, che si comporta in modo educato solo per aumentare le proprie possibilità di sopravvivenza? E come si comporterà se dovesse trovarsi con il coltello dalla parte del manico?
Soprattutto, The Egg Man racconta una storia. Va in una direzione. Tutti quegli elementi strani non sono messi lì a caso, ma sviluppano il dramma personale di Lincoln e i suoi tentativi di affermarsi come artista, per salvarsi dal finire in mezzo a una strada con un coltello piantato nella schiena e dare un senso alla propria vita. Il ritmo è rapido, e diventa sempre più rapido mano a mano che si va avanti e gli eventi si accavallano gli uni agli altri. E tra gli esami settimanali di fronte alla severa commissione artistica della GO, il rapporto di attrazione e diffidenza con Luci, gli sprazzi di violenza che si moltiplicano nel palazzo, la follia artistica che cova dentro Lincoln, e l’uomo-uovo, c’è sempre qualcosa a tenere impegnata la curiosità del lettore. E con personaggi così ambigui, davvero non si sa mai dove la storia andrà a finire e cosa ne sarà dei nostri “eroi”. Gli ultimi capitoli sono spiazzanti – o almeno, lo sono stati per me – e il finale è un vero pugno nello stomaco.
Quasi tutti i libri di Mellick che ho letto rientrano in una di due categorie. Ci sono – soprattutto nel Mellick del primo periodo – i tour-de-force di Bizarro, storie con una ricchezza immaginativa e trovate che non avrei avuto nemmeno nei miei incubi migliori, mostrate con un pov saldissimo; e che però mancano di una trama vera e propria, sembrano andare un po’ a casaccio e finiscono spesso senza un finale. E ci sono – soprattutto nel Mellick degli ultimi anni – storie costruite più attorno alla trama, all’interplay tra i personaggi, più coerenti; che tuttavia rinunciano a un po’ di bizzarria per seguire canovacci più tradizionali, e spesso hanno una gestione del pov più approssimativa. Per rimanere su libri di cui ho già parlato sul blog, un esempio del primo tipo è il racconto lungo The Baby Jesus Butt Plug, mentre un esempio del secondo tipo è il romanzo Warrior Wolf Women of the Wasteland. 1
The Egg Man prende il meglio dell’uno e dell’altro tipo, e ci dà una storia breve che è al contempo immaginazione selvaggia, prosa materica, una storia consistente e personaggi interessanti. Il Bizarro non ostacola lo sviluppo della trama, ma anzi la rinforza. L’unico difetto (molto soggettivo) è che The Egg Man è disgustoso, cinico e deprimente quant’altri mai. Ma se vi piace il Bizarro, l’odore di piedi e pus non vi spaventa e magari volete farvi un po’ del male, be’, dovete leggerlo.
Dove si trova?
Purtroppo, a differenza di molti altri libri di Mellick, The Egg Man non è mai stato piratato – o quantomeno, non sono mai riuscito a trovarlo in nessuno dei canali di mia conoscenza – e forse è per questo che è poco noto anche tra molti suoi fan. Comunque, è disponibile su Amazon un’edizione kindle a 5,99 Euro. Trattandosi di una novella il prezzo è un po’ alto, ma io non me ne sono pentito.
Su Mellick, di nuovo
Sul mio Anobii puntualmente non aggiornato, Mellick figura come l’autore di cui ho letto più libri dopo Dick. Non è strano, considerando quanto scriva e quanto ci si mette in media a leggerne uno. Ecco quindi una seconda cernita di suoi libri che mi hanno in qualche modo colpito (anche se soltanto l’ultimo dei tre merita davvero di essere letto). Se ve lo state chiedendo, i primi due appartengono ai libri mellickiani del ‘primo tipo’, il terzo a quelli del secondo.
Adolf in Wonderland è una novella ambientata in un mondo in cui l’utopia nazista ha conquistato il mondo. Un giovane ufficiale ariano delle SS è mandato in missione in una terra sperduta, a trovare ed eliminare l’ultimo essere imperfetto sulla Terra; ma il mondo nel quale sta entrando è ben lontano dalla perfezione, e lo precipiterà da un’assurdità all’altra. Malgrado il plot promettente e un protagonista interessante, il libro si perde in una successione di avvenimenti abbastanza sconnessi tra loro e non va a parare da nessuna parte; l’argomento della “perfezione” è un po’ il pretesto della storia ma non viene davvero approfondito. Occasione sprecata. Ah, quella è la nuova copertina!
Ugly Heaven è un’altra novella di esplorazione di un mondo assurdo. Due uomini si risvegliano, dopo la morte, in Paradiso; ma l’aldilà è ormai diventato un luogo spaventoso, colmo di sofferenza e pericoli, e Dio sembra scomparso o morto. Tree e Salmon andranno alla ricerca di un senso e di un luogo che possano chiamare casa. Il Paradiso di Mellick è pieno di idee interessanti – soprattutto quelli inerenti alla trasformazione dei corpi umani e dei nuovi sensi – ma anche questo libro non risponde ai suoi perché e non conclude niente; si vede che la storia manca di un finale. Migliore di Adolf in Wonderland, ma con gli stessi difetti. 2
Zombies and Shit è un romanzo lungo che mischia insieme Battle Royale e un post-apocalittico zombesco. I ricchi annoiati organizzano un programma televisivo in cui una serie di vittime vengono rapite dai quartieri poveri e gettati in mezzo agli zombie. L’unica via di salvezza: un elicottero posto all’altro capo del percorso, che può ospitare una sola persona. Chi riuscirà a salvarsi e a tornare alla propria vita, in questo tutti contro tutti letale? Il miglior romanzo lungo di Mellick: personaggi divertenti, un sacco di storyline che si intrecciano, adrenalina e cose schifose. Persino gli zombie sono interessanti (e schifosissimi)!
Qualche estratto
Il primo estratto dovrebbe dare un’idea chiara di come gli odori impregnino ogni scena o quasi di questa novella, e della fantasia di Mellick nell’utilizzarli e descriverli. Il secondo mostra in un colpo solo i personaggi principali della storia (Lincoln e Luci), come sono scritti i dialoghi in The Egg Man e il modo naturale e non-fastidioso in cui l’autore ci dà frammenti del background del suo mondo.
1.
In the dark, I smelled the air and tried to identify my surroundings by their scent. It’s kind of a weird thing to do, but all Smells do it. We can’t help ourselves. I wish I would have been a Sight or maybe a Sound, but my dominant sense had to be Smell.
I sniffed about 17 different scents in the air. The dominant scent was the cigarette smoke that was issuing into my room from under the door. The second most dominant smell was the sink. There were actually four different scents coming from the sink. One was the rust of the faucet metal, one was the light sewage flavor coming out of the drain, one was a rotten odor coming from the scum that lined the drain, and the last was an odd black pepper smell that seemed to come from the water.
I continued smelling the room. There were four varieties of dust aroma. There was a maple syrup odor coming from the closet. There was a greasy smell hidden behind the toilet. There were a few smells coming in from the outside; two forms of pollution from the nearby factories and a burnt spaghetti sauce from the window of an above neighbor’s kitchen. After a couple hours, I had figured out the origins of 16 of the 17 smells. But there was one that I couldn’t figure out. It smelled like fig and raw hamburger meat. It issued from the west wall of my apartment.
After smelling the wall for several minutes, I had to turn on the light to see if there was a stain there. It could have been a strange cocktail that was thrown at the wall, or maybe the grease of a sweet and spicy Asian meal was wiped along the bricks. But, after close examination, I couldn’t find anything unusual about the wall. There wasn’t a sticky film anywhere.
The smell didn’t seem to come from the wall itself, but from something on the other side of the wall. It must have been something extremely pungent for me to be able to smell it through brick. I wondered what the heck that smell could be, racked my brain trying to figure it out, but it remained a mystery.
I fell asleep close to dawn with the room’s smells attacking my nostrils.
2.
On the way home, I ran into the pregnant woman again. She was sitting on the sidewalk without any pants on. She was crying and breathing hard. Her eyes were covered by a pair of ashy smog goggles and her sweaty white tank top was being held up by her chin.
As I passed her I said are you okay?
No she said.
I said what’s wrong?
She said what the fuck do you think?
I then realized what was happening. She was about to give birth.
I said is there anything I can do?
She said I’ve done this dozens of times before.
I said I’ve never seen a birth before and want to help anyway.
She asked if I had anything to put under her ass.
She said my ass is killing me.
I said I have a package of paper towels.
She said give it a try.
Then she lifted her bare butt off of the pavement and waved me over.
I slid the 4-pack of paper towels under her and she sat down on it.
Not much better she said.
Sorry I said.
I watched her huffing and puffing for a while.
She said are you just going to stand there?
I shrugged at her.
I knelt down and held one of her hands. I didn’t know what else to do.
She gave me an annoyed look, but she didn’t refuse my hand. Her palm was gritty and cold. When her breathing got heavy, she squeezed my hand as tight as she could.
Once it happened, she leaned back into my arm and the sweat from her hip got onto my wrist.
She said here it comes.
Her vagina opened wide and released the babies. Hundreds, maybe thousands, of tiny fetus flies fluttered out of her. They swarmed into the air and created a small cloud. I’d never seen so many fetus flies before. I’d never seen them so tiny. They were only the size of small moths. I watched as the swarm of tiny babies spread apart and went their separate ways. Half of them wouldn’t survive the night. Those that made it would double in size every day. Only a few of them, if any, would live long enough to see adulthood.
After they were all gone, the woman said leave me alone.
I left her alone.
She looked exhausted. Her head slumped to her knees. She pushed the package of paper towels out from under her. They were covered in a black goop. I thought she better keep them. I didn’t want to know what that black afterbirth smelled like.
Upon entering the Henry Building, I looked back at the fetus flies dissipating in the distance. I wondered what it was like when I was just a fetus fly. I wondered why I was the one to survive out of all of those that I was born with. Luck, most likely. Luck had a lot to do with it. Too many fetus flies were unlucky. They died from the cold, they got zapped by bug lights, they got trapped in spider webs, they got eaten by birds, they got splattered across car windshields. And once they grew larger they were hunted by alley cats and shot with pellet guns by the neighborhood children. They got caught in the machines on the industrial side of town and they got poisoned from drinking the water in the river.
You had to be really lucky to survive infancy.
Tabella riassuntiva
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(1) Restando in argomento, The Haunted Vagina è forse l’unico altro romanzo di Mellick che trovi una buona sintesi tra i due tipi di storia. Gli altri due libri mellickiani che adoro, Zombies and Shit e Apeshit, sono entrambi del secondo tipo: alla fine continuo a preferire i libri con una storia.Torna su
(2) Scrive Mellick nell’introduzione alla novella che non gli dispiacerebbe tornare nell’ambientazione di Ugly Heaven con alcuni seguiti, in cui spiegherebbe finalmente perché il Paradiso è diventato quel che è diventato e che ne è stato di Dio. Ma per farlo, vuole aspettare che dei lettori gli chiedano attivamente di farlo (per esempio, sul suo blog), mostrando interesse. Io credo che lo farò, perché bene o male sono curioso, e deluso dal finale tronco di Ugly Heaven.Torna su