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To go Apeshit

Apeshit Pazzi furiosi PreitanoNon vorrei proprio trovarmi nella situazione di un editore che deve scegliere il titolo italiano di un’opera straniera. Quando ti va bene, il titolo si può tradurre in modo letterale senza perdere di significato; un The Moon Is a Harsh Mistress che rapido e indolore diventa “La Luna è una severa maestra”. Altre volte va un po’ meno bene, ti capita sottomano The Windup Girl di Bacigalupi e, anche se il concetto è chiaro, ti chiedi come renderlo in italiano senza che suoni terribilmente lame. ‘La ragazza caricata a molla’? Decisamente no. ‘La ragazza a molla’ allora? Meh. E finisci come Multiplayer Edizioni che l’ha portata in Italia con il grigio, anonimo ‘La ragazza meccanica’. Altre volte, poi, ti va proprio di merda e devi pubblicare The Word for World is Forest della Le Guin, e a quel punto non vorrò proprio essere nei tuoi panni, amico.
Carlton Mellick è un altro di quegli autori che amano i giochi di parole e le espressioni idiomatiche. Certo, Warrior Wolf Women of the Wasteland si può tradurre come “Le guerriere licantrope delle terre selvagge”, ma che tristezza infinita non è? E tanti saluti al coraggioso che vorrà tradurre Zombies and Shit (“Zombie e altra merda”? “Zombie e altre stronzate”?). Pure Apeshit (così come il suo seguito Clusterfuck) non scherza. Letteramente ‘to go apeshit’ significa incazzarsi, impazzire, andare fuori di testa. Il titolo del romanzo può leggersi al contempo come infinito che elide il verbo ‘go’ (“Sbroccare”) e come sostantivo (“Sbroccati”) – come scegliere? E al tempo stesso, si porta dietro quell’immagine di merda e di bestialità che tanto ci piace e che fa tanto gorefest splatterpunk.
Ma il Duca ha scelto bene, e per l’ultima uscita di Vaporteppa ha optato per il doppio titolo: “Apeshit – Pazzi Furiosi”.

Dopo una serie di edizioni italiane di libri di Carlton Mellick che non ho mai letto (Cuddly Holocaust, Cannibals of Candyland) o che non mi entusiasmavano troppo (Kill Ball, Village of the Sirens), Vaporteppa ha ultimamente importato titoli mellickiani di altissimo livello. Ad Aprile La casa sulle sabbie mobili (Quicksand House in originale), a mio avviso una delle cose più belle – e dolci, e intime – mai scritte da Mellick. E ieri Apeshit, un’altra storia stupenda e, con la sua crudezza splatter da b-movie horror, il perfetto contraltare a Quicksand House.
Non starò a raccontarvi nel dettaglio perché mi piaccia tanto Apeshit: ci ho scritto a suo tempo un intero Consiglio del Lunedì. Come tutti i romanzi mellickiani particolarmente ben riusciti, il suo bello è che viaggia in parallelo a più livelli di lettura. Può essere letto come una storiella pulp sopra le righe, un tour-de-force grottesco ed esilarante che non perde mai di ritmo; o ci si può immedesimare e leggerla come una storia seria e drammatica, e ci si rende conto che tiene benissimo (tanto dal punto di vista psicologico, di coerenza e credibilità dei personaggi, quanto da quello logico, di ferreo rapporto causa-effetto di tutto ciò che succede); o ancora si può leggere in ottica meta-narrativa, come presa in giro e ribaltamento degli stereotipi degli horror slasher. Comunque si scelga di ‘interpretarla’, la storia tiene e dà soddisfazione.

Apeshit Pazzi furiosi cover

La copertina di Apeshit – Pazzi Furiosi

Vi serve un’altra ragione per leggerlo? E’ una lettura breve: 110 pagine circa nell’edizione italiana, l’equivalente quindi di un pomeriggio ozioso o un paio di sere (si sa che queste letture conciliano il sonno). Un’altra ragione ancora? La traduzione italiana per Vaporteppa è opera della dolce Siobhàn. Ho avuto modo di leggerla (anzi: di ascoltarla dalla sua viva voce) e, avendo ancora in testa l’originale – che ho letto due volte – posso dire che mi sembra un ottimo lavoro.
Un’altra? La copertina è a mio avviso una delle più belle che Manuel Preitano abbia mai realizzato per Vaporteppa. Non solo basta guardarla un secondo perché ti si imprima nella retina – con quell’occhio di ghiaccio, la bocca feroce, il riflesso del mostro nella lama – ma è anche un’eccellente sintesi dei temi principali del libro. In generale, trovo che lo shift dell’ultimo annetto dalle vecchie copertine con il collage di situazioni e il protagonista in primo piano, alla scelta di un’immagine unica, sia un netto miglioramento in termini di eleganza e memorabilità. E’ una mia impressione e non ho dati oggettivi a supporto, ma dai pareri che ho raccolto credo di non essere l’unico a preferire questo tipo di copertine.

Detto tutto questo, Apeshit è il romanzo ideale per chi non si sia mai avvicinato a Mellick o alla Bizarro Fiction? Probabilmente no.
La struttura narrativa, che ricalca fedelmente l’archetipo horror del weekend nella ‘casa nel bosco’, lo rende sicuramente accessibile e facile da leggere, ma al tempo stesso è così grafico nel mostrare l’ultraviolenza che potrebbe disturbare molti lettori. Apeshit entra con tutte e due le scarpe nel territorio dello splatterpunk e più ancora che il pubblico tradizionale della Bizarro Fiction, forse i suoi destinatari elettivi sono gli appassionati di horror estremo e di autori come Edward Lee – vedi Header – e Jack Ketchum (e più in generale di tutte quelle trashate che piacciono a Zwei). Per il neofita di Mellick, una storia più ‘delicata’ come La casa sulle sabbie mobili è sicuramente più adatta (e certo non meno bella).
Ciò detto, per chi si sentisse pronto ad affrontarlo, Apeshit è una lettura che regala un sacco di soddisfazioni e uno dei punti più alti del canone di Mellick. Bravo il Duca che si è accollato l’onere di portarlo in Italia.

Batshit crazy

E quando nemmeno ‘andare apeshit’ è abbastanza, si diventa direttamente batshit crazy. Non so perché tutta questa fissa per la cacca degli animali.

Gli Italiani #11: Alieni coprofagi dallo spazio profondo

Alieni coprofagi dallo spazio profondoAutore: Marco Crescizz
Genere: Commedia Nera / Fantasy / Bizarro Fiction
Tipo: Romanzo breve

Anno: 2015
Pagine: 100 pg. circa
Editore: Antonio Tombolini Editore
Collana: Vaporteppa

A nessuno piacciono i ciccioni.
Lo impara ogni giorno a sue spese Nunzio, trentenne impiegato delle poste, talmente grasso che non riesce a vedersi il pisello e fa fatica a passare dalla porta. I colleghi lo deridono e si approfittano di lui, il capo lo copre di insulti. Fuori dal lavoro, si nasconde in casa dove affonda i suoi dispiaceri nelle vaschette di gelato e nei pacchetti di nachos. Da anni, per la vergogna, non va a trovare i genitori, ai quali ha raccontato di essere dimagrito. E a nulla valgono le esortazioni a fare attività fisica e a scuotersi dal torpore di Schwarzy, l’amico immaginario che si è creato sul modello dell’attore culturista.
Be’, direte voi, la vita di Nunzio non potrà certo diventare più miserabile di così, giusto? Può, può. Perché da qualche tempo, in città, si registrano sparizioni di obesi. E se gli escrementi degli esseri umani fossero, per le creature di un altro pianeta, una potente droga dal valore inestimabile? E se esistesse un traffico intergalattico di ciccioni, schiavizzati per l’abbondanza della merda che possono produrre? Nunzio scoprirà a sue spese che il passaggio da una vita di umiliazioni a quella di una “mucca mungi-merda” può essere sorprendentemente breve. Riuscirà a sopravvivere e a riscattare la dignità perduta, o diventerà l’ennesima vittima della tratta degli obesi?

Ultimamente ho cominciato un po’ troppi dei miei articoli con toni da barbogio: non sono un amante dell’high fantasy, non mi piacciono le storie di supereroi, non sono un fan delle Cronache di Martin… Basta! Oggi voglio riscattarmi ed esordire con un messaggio positivo: adoro i b-movie, tanto quelle pellicole vintage “so bad it’s good”, tanto gli omaggi volontari ai filmacci di genere (sullo stile dei film di Rodriguez). Inevitabilmente i miei occhi si sono illuminati quando ho scoperto che Vaporteppa, la collana di narrativa fantastica gestita dal Duca, aveva pubblicato un titolo che pareva un incrocio tra un filmaccio pseudo sci-fi degli anni ’50 e un’opera di Carlton Mellick.
Alieni coprofagi dallo spazio profondo – romanzo breve dell’esordiente Marco Crescizz – è una strana scommessa. Da una parte, per il modo in cui si presenta, rischia di attirare solo lo sparuto numero di amanti italiani della Bizarro Fiction (come me). Al contempo, vuole essere – pur senza prendersi troppo sul serio e senza assumere, vivaddio, toni da Pubblicità Progresso – una storia sull’obesità, su cosa significhi essere obesi e su quanto sia difficile superarlo. Due anime apparentemente distanti, che rischierebbero di non rivolgersi allo stesso pubblico – ma che nella storia di Crescizz collimano in modo interessante. Cercherò di dimostrarvi come.

It Came From Outer Space

Le pellicole anni ’50 a cui Crescizz dichiara di essersi ispirato. Sublime!

Uno sguardo approfondito
È molto raro, soprattutto nella narrativa di genere, trovare storie con protagonisti dalle condizioni fisiche non standard. L’unico altro romanzo letto negli ultimi anni con un protagonista obeso che mi venga in mente, per esempio, è The Morbidly Obese Ninja di Mellick. Ancora più raro, poi, è che la storia in questione riesca a trasmettere al lettore, a livello sensoriale, la diversità di questo corpo che sta abitando durante la lettura. Di recente ho letto Il padiglione d’oro (Kinkaku-ji) di Mishima, tratto dalla storia vera del giovane accolito buddista che negli anni ’50 diede inspiegabilmente fuoco al famoso tempio di Kyoto, radendolo al suolo. Il protagonista è balbuziente dalla nascita, e questo tratto è la chiave del suo essere un asociale e un misantropo – tuttavia, nel corso della lettura continuavo a dimenticarmi della sua balbuzie, ricordando solamente il suo essere genericamente uno ‘sfigato’ con problemi relazionali. Un po’ per la tendenza di Mishima a usare il discorso indiretto piuttosto che quello diretto, un po’ per l’uso del narratore onnisciente, la disabilità del protagonista, pur così rilevante (e interessante da vivere, del resto) rimaneva un dato astratto, privo di concretezza per il lettore.
Tutto il contrario in Alieni coprofagi. Scritto in terza persona ravvicinata, con il pov unico di Nunzio, il romanzo di Crescizz ci fa avvertire ad ogni riga l’obesità del suo protagonista – l’ingombranza, la pesantezza del suo corpo. La difficoltà di passare dalle porte, le sedie troppo strette per il proprio culone, la difficoltà di chinarsi, l’impossibilità di vedersi l’uccello o le scarpe a causa della trippa, i fiumi di sudore che colano continuamente da ogni orifizio e rimangono intrappolati nella tuta… La condizione di Nunzio, ossia l’elemento che più di ogni altro lo caratterizza nei suoi rapporti col mondo e determina i suoi conflitti (esterni e interiori), ci è continuamente davanti agli occhi, e la viviamo nella nostra pelle: “Tirò il freno a mano e aprì la portiera. Le cosce rimasero schiacciate contro la parte bassa del volante. Oddio non riesco a uscire! Oddio… devo stare calmo...” Diventiamo dei cicciomerda con Nunzio.

Ma Nunzio è un tipo passivo, che si culla nei sensi di colpa e nell’autocommiserazione, un vigliacco che si fa mettere i piedi in testa e mente a sé stesso – per cui, sarebbe stato facile per il lettore provare insofferenza nei suoi confronti. L’autore riesce invece a farci sviluppare empatia nei suoi confronti. È vero, Nunzio non è un personaggio particolarmente positivo, ma quelli che lo circondano sono delle merde assai peggiori; i tanti piccoli imbarazzi che Nunzio prova nel corso della sua giornata toccano delle corde dentro di noi (come il senso di vergogna di presentarsi in cassa con quantità di cibo per un esercito e dover sostenere gli sguardi del cassiere…); e la figura immaginaria di Schwarzy, coi suoi incitamenti macchiettistici a tirare fuori le palle e cambiare vita, oltre a risolvere il problema della solitudine del protagonista – senza nessuno con cui parlare e scontrarsi, le scene non lavorative potevano diventare velocemente noiose – ci fa capire che in fondo in fondo Nunzio vorrebbe realmente cambiare. È la prima scintilla che fa capire al lettore che la storia non rimarrà statica, che Nunzio avrebbe dentro di sé il coraggio per fare qualcosa e che deve solo tirarlo fuori.
Noterete che non ho ancora nominato gli alieni. Nonostante il titolo del romanzo, infatti, il plot fantascientifico appare piuttosto tardi nella storia, all’incirca nella seconda metà del libro. Benché siano un pezzo fondamentale della storia, infatti – e indizi sono disseminati fin dall’inizio – gli alieni non sono il focus tematico del romanzo, che invece è centrato sulla lotta personale di Nunzio contro la sua inerzia esistenziale e quindi contro la ciccia. Gli alieni di Crescizz sono creature macchiettistiche, tra il cartone animato e l’omaggio alla fantascienza di serie b degli anni ’50; svolgono bene il loro doppio ruolo – come fonte di gag, e come antagonisti fisici del protagonista – ma rimangono caratterizzati in modo abbastanza superficiale. Non essendo il centro della storia, questo va bene; ma è un peccato che Crescizz non abbia speso qualche energia in più per creare un po’ di sense of wonder. La fisionomia degli alieni, l’astronave, la tecnologia aliena – è tutto molto citazionistico e a tratti divertente, ma anche abbastanza piatto e privo di reali sorprese.

Schwarznegger Personal Trainer

In generale, ho avvertito una certa scollatura tra la prima parte del romanzo, di vita quotidiana, e la seconda più improntata all’azione. La prima è assolutamente brillante, nel suo rendere i rapporti interpersonali, le piccole meschinità dell’ufficio (la collega opportunista, il capo a cui importa solo di pararsi il culo, la generale mediocrità intellettuale); la seconda è un po’ più convenzionale, benché il ritmo rimanga rapido. In questa seconda parte, soprattutto, si gioca la vera trasformazione del protagonista da perdente in vincente – per sfuggire alla prigionia Nunzio dovrà cambiare atteggiamento e superare i propri limiti – ma il cambiamento è troppo rapido. Da pavido cicciomerda che ha paura persino della propria collega a leader carismatico, capace di infondere coraggio nei compagni di sventura e di affrontare a muso duro gli alieni, il passo è molto lungo e andava a mio avviso scandito meglio. Complice anche il fatto che trascorre un lungo lasso di tempo nel corso della prigionia (lasso di tempo che non viviamo), la transizione dal vecchio Nunzio al nuovo Nunzio è troppo repentina per essere del tutto credibile.
Qua e là c’è qualche altra scelta poco felice. Ancora all’inizio del romanzo, Nunzio viene punito a lavorare due settimane al turno di notte: mi sarei aspettato che questo nuovo setting, con in più l’introduzione di un nuovo personaggio che per la prima volta menziona gli alieni, avesse un ruolo importante nel portare avanti la trama. Invece l’episodio rimane inconsequenziale sullo sviluppo della trama, e il personaggio di Tazzi riappare solamente alla fine del romanzo. Ancora: poco dopo aver introdotto gli alieni, Crescizz si affretta a spiegarci perché si esprimono in italiano anziché nella loro lingua – il che è apprezzabile. Ma lo fa in un As you know, Bob? terribilmente artificioso. Forse sarebbe stato più elegante posticipare la spiegazione di qualche capitolo ma farla emergere in modo più naturale, per esempio in un dialogo tra Nunzio e i suoi compagni di prigionia.

Ma si tratta di problemi tutto sommato marginali. Nel complesso la storia scorre bene: sia nella prima che nella seconda parte accadono continuamente cose, e quindi non si vivono mai momenti di stanca. Soprattutto, la lettura è resa piacevole dall’umorismo che pervade tutta la narrazione – un umorismo ora più drammatico (Nunzio che non passa dalle porte), ora più buffonesco (gli alieni che si sballano con la merda), senza il quale la quest del protagonista di ritrovare la propria dignità sarebbe risultata decisamente depressiva. La figura di Schwarzy, che volta a volta assume le sembianze di uno dei personaggi dei suoi film, è carinissima; Chen, il cinese, è un personaggio assolutamente esilarante.
Certo, è un umorismo nero e spesso scurrile, che deve piacere. Come questa battuta che introduce il personaggio di Chen: “«Tu sta celcando belo uomo, eh?» Le labbra si allargarono in un sorriso: un incisivo d’oro spiccò in mezzo ai denti bianchi. «Tu volele vedele mio piseeeelo, eh?» Si sventolò l’orecchio.” O la viscida parlantina di Talenti, il capo di Nunzio: “Talenti si risedette alla scrivania e accarezzò le biglie di ferro con la delicatezza che si usa per i testicoli. «Esistono dei posti, Becchi, dove è possibile andare a sfogare quello che un mio caro amico di Roma chiama Er Pacciani. È dentro ogni uomo e noi dobbiamo tenerlo sotto controllo…“. Squisito. Ma soprattutto, prima di approcciarsi alla lettura bisogna essere preparati a essere letteralmente sommersi da un mare di merda. Leggete questo breve brano per palati raffinati e valutate da voi se manda in tilt il vostro personale disgustometro:

Il contenitore di plastica attendeva tra le sue gambe. Lo stomacò brontolò.
Dio, che situazione. Devo solo superare il provino e tutto sarà finito…
Nunzio si abbassò le mutande e si sollevò sui talloni. Allargò i piedi per trovare equilibrio e la stoffa si tese tra le caviglie. Lo scoppio di una scoreggia rimbombò nella cantina. Fece strisciare il contenitore sotto di sé e ci poggiò il sedere scoperto. Spinse e tirò su col naso del moccio freddo. Spinse ancora.
Alla puzza del primo peto seguì un concerto di flaccidi stronzi e virtuose pernacchie. L’orchestra si fermò. Nunzio strizzò gli occhi e contorse il viso in una smorfia.
Arriva il caricoooooo! Oddio mi scoppia il cuore!
Nunzio sentì come se un melone avesse abbandonato il suo stomaco.
Tre flatulenze secche e concise sancirono la fine dell’evento, come un arbitro che fischi la fine di un incontro di calcio.
Non ho nulla per pulirmi.
Fece spallucce e si tirò su i mutandoni.

Cacca di Arale

La cacca: la grande discriminata della letteratura mondiale. Sogno una società più consapevole e libertaria, che abbandoni i bigottismi del presente, dove la cacca sia ovunque. Viva la cacca.

Alieni coprofagi dallo spazio profondo è una delle storie più originali mai pubblicate da Vaporteppa, e in generale è una delle cose più divertenti che abbia letto nell’anno appena trascorso. Aldilà del titolo – che comunque è delizioso – il romanzo breve di Crescizz racconta, con tono scanzonato, una storia seria capace di commuovere. Grazie al suo ritmo e alla brevità, si può leggere in una serata o due. E il finale è assolutamente geniale. Solo, non aspettatevi una storia improntata sul sense of wonder o sulle idee – restereste delusi – ma piuttosto una storia di crescita personale.

Bizarro sì o no?
Resta da capire se Alieni coprofagi sia classificabile come Bizarro Fiction. Il Duca stesso, nell’articolo di Baionette Librarie dedicato al romanzo, si mostra scettico: “Qui potrei sbagliami, ma non credo che Alieni Coprofagi dallo Spazio Profondo sia Bizarro Fiction: conteggiando gli elementi direi che è Fantascienza umoristica classica. L’autore è concorde con me che non sia Bizarro.” A voler essere rigorosi, in base alla definizione del genere di Rose O’Keefe dovremmo poter individuare almeno tre elementi ‘weird’ indipendenti a formare il telaio della storia. Se uno è sicuramente l’idea che esista un traffico intergalattico di stronzi umani col potere di sballare gli alieni, un altro potrebbe essere il fatto che il protagonista ha un amico immaginario con le sembianze di Schwarznegger; ma dovremmo metterci di buzzo buono per trovare un terzo elemento. Inoltre, come ho già sottolineato, gli elementi bizzarri non sono il centro tematico della storia.
Al contempo, però, se andiamo a sfogliare il catalogo di Bizarro Central troveremo diversi romanzi catalogati come ‘Bizarro’ con altrettanta, o anche minore enfasi sul fantastico e l’assurdo. E se è vero che Alieni coprofagi non è così bizzarro, sicuramente tocca una serie di corde che tutte insieme in genere piacciono ai consumatori di Bizarro mentre rivoltano altri: la volgarità, l’amore per i liquidi corporei e le cose schifose, un approccio low-brow alla commedia nera, il citazionismo pop. Può quindi essere utile classificare il romanzo come tale, pur con tutti i caveat del caso.

Rose O'Keefe

Rose O’Keefe. Una tipa di cui ci si può fidare.

Meanwhile, on Vaporteppa…
L’ultima volta che abbiamo parlato di Vaporteppa era stato un annetto fa, quando ho raccolto una sintesi dei tre racconti italiani a tema Steampunk in occasione del mio Consiglio su Infernal Devices. Nel frattempo, nel corso del 2015 la collana del Duca ha pubblicato un po’ di roba interessante. Non ci dedicherò degli articoli appositi, ma vediamo molto brevemente di che si tratta:
BlestematBlestemat, inedito italiano di 120 pagine circa di Federico Russo (anche noto sul web come Taotor). È una storia semiseria e rocambolesca, che si svolge quasi tutta nel corso di un’unica, sventurata notte, e vuole rispondere alla domanda: cosa saresti disposto a fare per un po’ di figa? Uno studente fuoricorso, senza prospettive e cornificato dalla tipa, per tirarsi su di morale partecipa a un appuntamento al buio con due sexy slave; ovviamente, si ritroverà invischiato in una faida tra clan rumeni, tra magia nera, inseguimenti e demenza assortita. Divertente e ben scritto (anche se pure qui di sense of wonder ce n’è poco), sono contento che Taotor sia riuscito a pubblicare una sua storia!
Il Grande StrappoIl Grande Strappo, altro inedito italiano di poco meno di 300 pagine, dello stesso autore che a fine 2014 aveva pubblicato il romanzo d’esordio Abaddon, Giuseppe Menconi. Devo ancora leggerlo, ma avendo a suo tempo apprezzato il primo libro di Menconi, ho buone aspettative anche per questo. E poi sembra space opera militare, e di space opera militare non ne abbiamo mai abbastanza.

La Marcia CarnaleTre novelle e un romanzo di Mellick. Le novelle Marcia Carnale (The Handsome Squirm) e Pugni di Armadillo (Armadillo Fists) sono entrambe ottime; le ho lette in lingua originale e ne ho già parlato nella mia guida Mellick for Dummies. Non ho invece mai letto l’altra novella, I cannibali di Candyland (The Cannibals of Candyland… duh), né il romanzo breve Apocalisse Peluche (Cuddly Holocaust); non escluderei, a questo punto, di leggerli direttamente in traduzione.

Qualche estratto
Per i due brani in anteprima, ne ho scelto uno deprimente e uno divertente. Il primo ci mostra un episodio di vita quotidiana – e quotidiana umiliazione – di Nunzio; il secondo introduce lo splendido personaggio del cinese Chen mentre intavola una tirata da venditore degna di Mastrota.

1.
Cassa 5… donna… 6, donna… 7, un uomo!
Nunzio spinse il carrello vicino alla cassa sette. Calò le braccia nelle buste della spesa e poggiò cinque sacchetti di patatine al bacon, cinque pacchi di pop-corn per microonde, bastoncini di pesce, patatine fritte surgelate, cordon bleu, due secchielli di gelato gusto mou, bruschette surgelate, tre pacchi di biscotti al cacao, quattro bottiglie di succo di mela, ketchup piccante, maionese, salsa barbecue, salsa worcester, salsa rosa, tre pacchi di costine, due di hamburger, un merlot e un cabernet, tre salami, un pezzo di gorgonzola, un triangolo di grana padano, una boccetta di aglio in polvere, tre pesti e cinque sughi pronti, due burrate, tre pacchi di caramelle acide, sei spiedini, del succo di limone, un vaso di Nutella da 825 grammi, sette buste di risotti pronti, olio aromatizzato al rosmarino, quattro scatole di cereali al cioccolato, arachidi, burro di arachidi, cinque pacchi di caffè, quattro confezioni di budino alla vaniglia, tre pacchi di spaghetti, due di rigatoni, tre di pennette rigate, uno di fusilli, un kit per la preparazione dei burrito, due chili di burro, sciroppo d’acero, tre scatole di sofficini, olio per friggere, dentifricio e spazzolino, schiuma da barba e lamette, due pacchi maxi di carta igienica.
«Qu-qui ci sono due casse di birra.» Nunzio indicò nel carrello.
«Basta che mi passi una bottiglia. Amico, devi dare proprio una gran festa.» Il cassiere prese la birra e il blip! confermò la lettura.
«Già… una festa…»
Invece le tue colleghe lo sanno che sono uno sfigato e che mangerò tutto questo schifo solo come un cane!

2.
«Io no vedele te qui mai.» Chen incrociò le braccia, sembrava ancora più grosso così.
«È la prima v-volta e sarà l’ultima.» Sospirò.
«Tu volele peldele peso, volele questo.» Sfilò la canotta da dentro i jeans e mise in mostra addominali scolpiti sopra i quali Nunzio avrebbe potuto grattugiarci del grana padano.
«No-non potrò mai essere così.» Nunzio si risedette.
«Lamentale no selve, belo ciccione, io era come te…» Chen gli mise una mano sulla spalla e si sedette accanto a lui.
«I-impossibile.»
Chen infilò una mano nella tasca dei jeans e tolse il portafogli, lo aprì a metà, con un due dita a pinza sollevò una foto ingiallita di un bambino cinese obeso seduto in un prato.
«Io avele otto ani e ola gualda me.» Gonfiò un bicipite, le vene grosse come lombrichi. Lo baciò.
«Tu, davvero, pu-puoi aiutarmi? Mi a-allenerò ogni giorno.»
Chen si alzò e gli si piazzò davanti alla faccia. «Ehi, belo ciccione, io non vuole dile bugia, ma tu può fale tuto attlezzo di palestla che vuole, ma non potele mai avele questo.» Sollevò ancora la canotta e col pugno picchiò sui cubetti degli addominali. «Pel diventale come loccia dula te deve plendele medicina di Chen. Io ha in macchina se vuole vedele.»
«È doping?»
Chen scoppiò a ridere. «No dloga. Essele medicina olientale natulale, licetta segleta di Chen. Segui me.»
Nunzio si alzò e seguì le spalle larghe del cinese fino a una macchina sportiva gialla.
«Una Porsche Cayman che io avele pelchè tlasfolmo bei ciccioni come te in muscolosi come me.» Aggirò la vettura e aprì il bagagliaio.
[…] Chen rimise a posto la borraccia e sollevò la tuta di Nunzio scoprendo l’ombelico. Si aggrappò a un rotolo di ciccia e lo tirò. «Più massa tu avele e più muscolo glosso avele dopo. E quando tu avele muscolo glosso, può entlale in palestla Wolkout e fottele Gianna in culo.» Scoppiò a ridere e il dente d’oro mandò un bagliore. «Io scopale tanto-tanto con Gianna nelo spogliatoio e nela macchina.» Strizzò l’occhio a mandorla. «Plima venile muscoli glossi, poi belle donne e alla fine lispetto di tutti uomini.»

Tabella riassuntiva

Si prova sulla propria pelle cosa significa essere obesi. Evoluzione del protagonista troppo brusca.
Ottima resa del conflitto interiore del protagonista.  Gli alieni e tutto ciò che li riguarda rimane un po’ superficiale.
 Personaggi esilaranti e setting demente al punto giusto.
La cacca è bella. Vogliamo più storie sulla cacca.

Mellick for Dummies

Carlton MellickAmo la Bizarro Fiction. Ne amo le premesse weird, la voglia di innovare, l’uscire dai soliti canovacci. Sono stati uno dei pochi, in Italia, a occuparsi di Bizarro, non solo come curiosità occasionale ma con continuità negli anni. Sono contento di aver sponsorizzato, nel mio piccolo, una corrente letteraria e un “modo di fare” narrativa che nel tempo ha prodotto un piccolo numero di autori in gamba.
Non potevo che essere felicissimo, quindi, quando il Duca ha cominciato a far tradurre in italiano le novelle di Carlton Mellick e a pubblicarle per Vaporteppa. Il Duca è una persona precisa, che ama il suo lavoro e che soprattutto non edulcorerebbe un’opera solo per renderla più marchettabile (a differenza di quell’editore che aveva trasformato Help! A Bear is Eating Me di Mykle Hansen nel triste “Missione in Alaska”) – non posso quindi pensare a una persona migliore di lui per far arrivare Mellick in Italia. Nel corso del 2014, ben quattro dei suoi libri sono stati pubblicati in italiano – Puttana da guerra, Il ninja morbosamente obeso, La vagina infestata, Kill Ball – e altri sembrano essere in cantiere.

Ma gli editori di Bizarro Central sfornano libri a un ritmo troppo elevato perché io possa stargli dietro con i miei Consigli e le mie Bonus Track. Da un paio d’anni a questa parte poi – come raccontavo in un mio vecchio articolo – Mellick ha deciso che per pagarsi il mutuo doveva accelerare i tempi e quindi ha adottato la politica di pubblicare un libro ogni quadrimestre (ogni Gennaio, Aprile, Luglio, Ottobre). Troppa roba! Ho quindi deciso deciso di sintetizzare le mie impressioni sull’opera di Mellick in un grande “articolo-catalogo” da consultazione. E quale momento migliore per pubblicarlo che il primo lunedì del 2015, come auspicio per un nuovo anno all’insegna del weird e del disagio?
Oltre a questo articolo, che pubblico nella sezione Risorse in modo tale da lasciargli maggiore visibilità, terrò una pagina parallela che sarà periodicamente aggiornata in modo da far posto alle nuove opere meritevoli di Mellick mano a mano che escono, e segnalare nuove uscite di traduzioni in italiano. Un lavoro in tutto e per tutto analogo, insomma, a quello de La Mia Classifica. Se invece volete sapere quello che penso degli altri autori di Bizarro Fiction, potete dare un’occhiata a questo mio vecchio articolo su cinque opere Bizarro, o farvi un giro nella sezione Bonus Tracks (dove ho parlato della Villaverde, di Mykle Hansen, Alan Clark e Patrick Wensink).

Panda Arcobaleno

Oggi come nel 2011: il mondo ha ancora bisogno di panda che vomitano arcobaleni.

Come funzionerà questo catalogo? Prenderò in considerazione le opere, tra quelle che ho letto, scritte tra il 2003 e il 2013 compreso – lasciando fuori per ora il 2014. Preciso “tra quelli che ho letto”, dato che non ho letto l’opera omnia di Mellick (chi può dire di averlo fatto?), ma soltanto una metà abbondante della sua produzione (28 opere su 45 al momento in cui scrivo – cazzo, hanno ampiamente superato i romanzi di King e tallonano da vicino quelli di Dick…). Inoltre, non troverete una rassegna completa delle opere che ho letto, ma solo una cernita delle più interessanti.
Uno dei meriti di Mellick è di saper spaziare, da un romanzo all’altro, nei generi e nelle ambientazioni più diverse – dal post-apocalittico alla commedia trash-romantica, dallo sperimentale lynchiano al camp horror di serie B, passando per l’urban fantasy. Ciononostante, i libri di Mellick possono tutti ricondursi a mio avviso a un numero limitato di categorie. Perciò, invece di fare una classifica o un elenco, ho pensato di presentarvi le sue opere suddivise in gruppi tematici: a voi decidere quale o quali categorie preferite, e quindi su che libri buttarvi.
Per ciascuna categoria, ho scelto i tre o quattro libri più rappresentativi tra quelli che ho letto, mettendoli poi in ordine in base a quanto li ho trovati interessanti. I miei commenti a ciascun libro saranno giocoforza sintetici, ma linkerò la recensione completa per tutte le opere a cui ho dedicato un articolo.

Nota: i ‘Mellick-starter’
Quando un autore ha prodotto tanta roba, succede spesso che i suoi fan, quando devono consigliare chi si avvicina per la prima volta all’autore, selezionino uno o più libri “da cui cominciare”. Questo è tanto più vero quando lo scrittore in questione scrive roba strana. Ci penserei due volte, prima di consigliare a un novizio di Bizarro Fiction di provare il racconto The Baby Jesus Butt-Plug, pieno com’è di gore e blasfemie (in senso buono) – anche se a volte quelli più assurdi sono anche i migliori.
Alcune opere, insomma, sono meglio di altre per “tastare il terreno” e capire se il lettore può essere interessato all’offerta. Segnalerò quindi con l’avviso ‘Mellick-starter’ i libri più adatti a chi non avesse mai letto Mellick in vita sua.

Mario Martinez

Mario Martinez: un altro artista che è entrato nello spirito giusto.

A. Storie surreali
Le storie di questo gruppo sono ambientate nel nostro mondo – o in una versione leggermente modificata – e hanno come protagonista una persona normale. Qualcosa di strano irrompe nella vita del protagonista, trascinandolo in una spirale di bizzarrie crescenti. Narrate generalmente in prima persona da persone che potremmo anche essere noi, sono molto immersive e inquietanti, e rispetto ad altri libri di Bizarro Fiction sono in genere più abbordabili. L’azione è scarsa, e quando c’è rimane nel territorio del verosimile – non ci sono gli eccessi pirotecnici da film di cui Mellick abbonda in altri libri. Come genere, sono catalogabili generalmente nell’Horror.

The Handsome Squirm Titolo: The Handsome Squirm
Tipo: Novella
Anno:
2012
Pagine:
 140 ca.

Mellick-starter: No
Edizione italiana: No
Su Tapirullanza: No

Cosa succederebbe, se ad andare al potere negli Stati Uniti fosse l’equivalente ammerigano del MOIGE? Se “proteggere i bambini” da qualsiasi possibile turbamento diventasse l’origine di tutte le leggi, e nel giro di pochissimo tempo l’aborto, il divorzio, avere figli fuori dal matrimonio o anche solo dire parolacce in pubblico diventasse illegale? E cosa succederebbe, se in questa società un povero cristo mettesse per errore incinta una donna aliena con il costume di divorare vivi i propri consorti?
The Handsome Squirm è la storia inquietante di un uomo normale che si trova solo contro tutti, in un mondo in cui il bene dei bambini e la preservazione della famiglia tradizionale sono così importanti che la vita del singolo non conta più niente. Del resto, cosa non saresti disposto a sacrificare per i tuoi figli?L’atmosfera del libro è un po’ troppo improbabile e sopra le righe perché il destino del protagonista faccia davvero paura, ma una sottile inquietudine attraversa tutta la storia e il ritmo si mantiene sempre altro. Forse un po’ troppo disgustoso e borderline per chi non si sia mai avvicinato al Bizarro.

The Haunted VaginaTitolo: The Haunted Vagina
Tipo: Novella
Anno:
2006
Pagine:
 120 ca.

Mellick-starter: Sì
Edizione italiana: La Vagina Infestata
Su Tapirullanza: I Consigli del Lunedì #04

Steve ha un problema. Ama alla follia Stacy, la sua sexy ragazza dai lineamenti asiatici, ma da quando ha scoperto che di notte dalla sua vagina escono sussurri e altri suoni inquietanti, non riesce più a fare sesso con lei. Stacy dice che la sua vagina è abitata da un fantasma, e che è sempre stato così – ma questo non lo tranquillizza. La situazione peggiora quando cose ben più strane cominciano a uscire dalla sua vagina, e nel momento peggiore! Steve sarà costretto a entrare di persona nella patata infestata per scoprire cosa diavolo sta succedendo, e proteggere così la sua Stacy.
Le premesse sono idiote quanto basta, ma in realtà The Haunted Vagina è molto di più: nello spazio di un centinaio di pagine, sa essere di volta in volta inquietante, demenziale, erotico, deprimente. E’ una storia di esplorazione di un mondo assurdo e apparentemente impossibile, ma in realtà è soprattutto una storia d’amore; una delle più strane che abbia mai letto, ma, devo dire, anche una delle più sincere, e delle più coinvolgenti. E grazie al fatto che l’assurdo si inserisce in una cornice di normalità, è un approccio dolce alla Bizarro Fiction. Assolutamente consigliato.

Village of the MermaidsTitolo: Village of the Mermaids
Tipo: Novella
Anno:
2013
Pagine:
 120 ca.

Mellick-starter: Sì
Edizione italiana: No
Su Tapirullanza: No

Pensate che gli animalisti di Greenpeace siete dei pazzi? Perché non avete ancora conosciuto quelli dell’ESS, l’Endangered Species Security! Nel mondo di Village of the Mermaids, le specie a rischio di estinzione contano più degli esseri umani, e ucciderne anche solo un esemplare può costare la condanna a morte. Questo anche se la specie in questione sono sirene mangiauomini. Vestiremo i panni del dottor Black, un uomo con una malattia terminale che sta trasformando il suo corpo in argilla, mentre compie la sua ultima missione prima di morire: visitare Siren Cove, remota isola di pescatori dove vivono alcuni degli ultimi esemplari di sirena, e scoprire perché hanno cominciato a comportarsi in modo strano.
Con il titolo insolitamente mite di Village of the Mermaids, Mellick ci presenta un horror rurale che richiama il celebre The Shadow over Innsmouth di Lovecraft. La sua consueta rivisitazione degli stereotipi di genere stavolta tocca le sirene, trasformate da fanciulle di fiaba in ferali e ottusi (ma bellissimi) mostri divoratori di uomini. L’assenza di un narratore in prima persona e l’ambientazione avvicinano questa novella ad altre categorie della narrativa mellickiana, ma lo sviluppo pacato della vicenda e l’assenza di scene d’azione pirotecniche lo avvicinano a Haunted Vagina e Handsome Squirm. Il finale è un po’ brusco (per essere ben sviluppata, a mio avviso la storia avrebbe richiesto il doppio delle pagine) e le sirene si vedono poco, ma nel complesso è una lettura interessante. La sua impostazione classica e l’assenza di scene ‘estreme’ lo rendono un ottimo primo approccio alla Bizarro.

B. Storie fantasy-horror drammatiche
Storie ambientate in universi alternativi, o su pianeti lontani, o in un futuro remoto e quasi irriconoscibile – ovunque sia, il Bizarro impregna queste ambientazioni da capo a piedi. Possiamo avere un unico protagonista che narra in prima persona (The Egg Man, Warrior Wolf Women) o pov multipli; ma in ogni caso, come per i protagonisti del gruppo precedente, si tratta di persone abbastanza “normali” – per gli standard della loro ambientazione – che si trovano invischiati in situazioni pericolose. L’azione c’è e può anche essere intensa, ma in genere è periferica al protagonista, che non ha poteri sovrumani.
Insomma, potremmo anche chiamare queste storie, “storie di sopravvivenza in mondi assurdi”. Il genere prevalente rimane l’Horror, spruzzato però di fantascienza o fantasy; le dimensioni sono spesso (ma non sempre) quelle del romanzo. La maggior parte dei miei libri preferiti di Mellick sono in questa categoria; ma la quantità elevata di bizzarre richiede un minimo sforzo di accettazione da parte del lettore.

The Egg ManTitolo: The Egg Man
Tipo: Novella
Anno: 2008
Pagine: 180 ca.

Mellick-starter: No
Edizione italiana: No
Su Tapirullanza: I Consigli del Lunedì #34

In un futuro distopico in cui le persone nascono come insettoni simili a mosche ed evolvono gradualmente in esseri umani schiavi delle corporazioni, Lincoln, un Odore, si mantiene come pittore e deve dimostrare all’azienda che lo possiede di essere in grado di produrre tele creative, o verrà gettato in mezzo alla strada, senza diritti e senza un soldo. E ora c’è una donna disgustosa e incinta, Luci, una Vista, che lo perseguita; e il suo ragazzo, che crede che Lincoln se la voglia portare a letto e ha giurato che lo ammazzerà; e una faida che si sta preparando nel suo palazzo tra gli uomini della OSM e quelli della MSM. E Lincoln sente di essere spacciato: non ha un briciolo di talento.
Questo è il mio romanzo preferito in tutta la produzione di Mellick. Rispetto al resto della sua produzione, in The Egg Man non c’è un briciolo della leggerezza e dell’umorismo grottesco tipiche mellickiane. La depressione, la crudeltà e il cinismo avvolgono ogni situazione, ogni personaggio e i rapporti tra di loro; e il protagonista stesso – ben lungi dall’essere semplicemente una vittima del sistema con cui empatizzare – riserverà qualche colpo di scena. Con la scusa che Lincoln è un individuo dall’olfatto iper-sviluppato, inoltre, Mellick ne approfitta per costruire una prosa affascinante in cui gli odori danno forma alle cose. Una storia vivida e che non può lasciare indifferenti; per molti però potrebbe risultare eccessivamente depressiva e sgradevole.

Quicksand HouseTitolo: Quicksand House
Tipo: Romanzo
Anno: 2013
Pagine: 220 ca.

Mellick-starter: Sì
Edizione italiana: No
Su Tapirullanza: No

In tutta la loro vita, Tick e Polly non sono mai usciti dalla nursery. Aspettano il giorno in cui saranno abbastanza grandi da incontrare i loro genitori. Non possono andare a cercarli da soli: la casa è troppo grande, e i corridoi fuori dalla nursery sono infestati di strani mostri che si muovono nelle ombre. La loro tata continua a ripetergli che, quando sarà il momento, i loro genitori verranno a prenderli. Perciò aspettano. Ma quando le macchine della nursery cominceranno a malfunzionare e la loro sopravvivenza sarà in pericolo, saranno costretti a trasgredire le regole – e avventurarsi nell’ignoto dell’immersa casa dei loro genitori.
Quicksand House è un romanzo atipico nella produzione di Mellick. Il ritmo pacato, il silenzio e l’ansia sottile che si respira nelle pagine, la tenerezza che spira dai pochi personaggi e dalla loro storia. Per dire, non c’è neanche una scena di sesso assurdo! Uno dei libri più intimi ed emotivamente coinvolgenti della produzione di Mellick, tranquillamente accostabile a diverse opere del New Weird.

Warrior Wolf Women of the WastelandTitolo: Warrior Wolf Women of the Wasteland
Tipo: Romanzo
Anno:
2009
Pagine:
 300 ca.

Mellick-starter: No
Edizione italiana: No
Su Tapirullanza: I Consigli del Lunedì #23

Cosa succederebbe se ad ogni orgasmo, una donna perdesse un poco della sua umanità per trasformarsi gradualmente in un licantropo? E’ quello che succede nel mondo post-apocalittico di Warrior Wolf Women of the Wasteland. Daniel Togg conduce una vita infelice a McDonaldland – l’ultimo bastione di civiltà in un mondo devastato – costretto a lavorare sedici ore al giorno e a mangiare cibo McDonald’s tutto il tempo. In questo mondo, per il terrore di trovarsi un lupo mannaro in casa, qualunque donna venga sorpresa a fare sesso o a masturbarsi senza aver ricevuto l’autorizzazione dal governo viene immediatamente esiliata aldilà dei confini di McDonaldland, e condannata così a finire in pasto ai licantropi là fuori. Ma a essere esiliati sono anche i mutanti, e le cose si mettono male per Togg, al quale sono appena spuntate due braccia in più…
Warrior Wolf Women of the Wasteland è la folle storia dell’esilio di un uomo nelle terre selvagge, delle spaventose creature che troverà la fuori, dell’infinita battaglia delle lupe mannare contro McDonaldland, e dell’impossibilità di un rapporto d’amore tra un uomo e una donna sotto il peso della maledizione della licantropia. Con questo romanzo, Mellick ha creato una delle sue ambientazioni più complesse e affascinanti, con conflitto a palate, personaggi memorabili e sviluppi imprevedibili. La parte finale non è all’altezza del precedente worldbuilding, ma nel complesso si tratta comunque di un romanzo molto bello (benché non adatto ai palati di tutti, con la sua abbondanza di splatter e idee disgustose). Se vi piace, date un’occhiata anche ai tre racconti di Barbarian Beast Bitches of the Badlands, che espandono l’ambientazione del romanzo; Mellick sta inoltre lavorando da un paio d’anni a un seguito, Pippi of the Apocalypse, anche se non è chiaro quando uscirà.

Tumor FruitTitolo: Tumor Fruit
Tipo: Romanzo
Anno:
2013
Pagine:
 290 ca.

Mellick-starter: No
Edizione italiana: No
Su Tapirullanza: No

Perché non prendiamo una storia di naufraghi sbattuti su un’isola misteriosa alla Lost, ma spostiamo il fulcro della trama dall’esplorazione dei misteri alla pura e semplice sopravvivenza? Detto fatto. Tumor Fruit non si svolge sulla Terra ma su un pianeta assurdo, dalle tinte rosa e una certa tendenza a essere tossico per l’uomo. Una navicella spaziale precipita, e solo in otto sopravvivono sulle coste bianche di un’isola in mezzo a un oceano corrosivo e inavvicinabile. Ora gli otto dovranno sopravvivere a un ambiente che chiaramente non è fatto per l’uomo, e che tenterà di ucciderli in ogni modo. Tocchi l’acqua e ti corrode fino a ucciderti. Mangi il cibo che cresce sull’isola e sarai sconquassato dalle malattie.
Mellick confeziona un romanzo corale d’avventura che ricorda vagamente Zombies and Shit, ma con un timbro narrativo più serio, tinte molto più fosche, una certa dose di misteri (con tanto di rivelazione sconcertante finale) e una maggiore attenzione all’analisi psicologica dei personaggi rispetto all’azione pura e semplice. Una storia violenta e delicata, tra le migliori di Mellick. Gli amanti di Lost dovrebbero apprezzare.

C. Storie fantasy-horror d’azione
Come le storie del gruppo precedente, anche queste sono ambientate in mondi assurdi che potrebbero essere una versione alternativa del nostro, o essere nel nostro futuro. Ma in questo caso, Mellick getta al vento ogni parvenza di credibilità. Queste storie si leggono come film d’azione folli, pieni di esplosioni, inseguimenti e colpi di scena, e spesso sono tributi espliciti a qualche pellicola o sottogenere cinematografico (Armadillo Fists è una tarantinata, Zombies and Shit è Battle Royale con gli zombie). Il che non significa che non ci si immedesimi nei protagonisti, anzi. Solo che questi protagonisti sono in genere individui eccezionali che fanno cose pirotecniche – e, spesso, muoiono orribilmente.
Proprio grazie a questi richiami al cinema di genere, i libri appartenenti a questa categoria sono spesso tra i più accessibili per chi si avvicini al Bizarro per la prima volta.

Zombies and ShitTitolo: Zombies and Shit
Tipo: Romanzo
Anno: 2010
Pagine: 310 ca.

Mellick-starter: Sì
Edizione italiana: No
Su Tapirullanza: No

L’apocalisse zombie incontra Battle Royale. In un mondo in cui i superstiti del genere umano hanno ricostruito la civiltà su isole artificiali al largo della costa, lasciando il continente in mano a orde di non-morti quasi indistruttibili, ogni anno il governo rapisce dagli slums una ventina di malcapitati per farli partecipare al più fiko dei reality. Un percorso attraverso le rovine di una vecchia metropoli, un elicottero sul punto d’arrivo, tre giorni di tempo per arrivarci. E un sacco di zombie! Ma l’elicottero è monoposto: solo uno dei contendenti potrà salvarsi, a costo di ammazzare gli altri con le sue stesse mani.
Questo è uno dei romanzi più divertenti e scorrevoli da leggere di Mellick. I personaggi sono quasi tutti spettacolari – ci sono nazisti, robot, punkettoni, super-guerrieri bioingegnerizzati, e l’immancabile scrittore disperato – l’intreccio è imprevedibile, il ritmo frenetico. Ma le risate e l’adrenalina sanno lasciare il posto, all’occorrenza, a momenti drammatici. Non sapere quali personaggi moriranno e quali sopravviveranno genera un’ansia inusuale nei confronti dei nostri preferiti: arriveranno sani e salvi fino al prossimo capitolo? Questo libro non si legge, si divora.

Armadillo FistsTitolo: Armadillo Fists
Tipo: Romanzo breve
Anno:
2012
Pagine:
 150 ca.

Mellick-starter: Sì
Edizione italiana: No
Su Tapirullanza: No

June Howard è la migliore pugile sulla piazza; nessuno è in grado di resisterle sul ring, e questo soprattutto grazie al fatto che si è fatta impiantare degli armadilli vivi al posto delle mani. Ma adesso è in fuga, perché l’organizzazione criminale per cui lavorava vuole farle la pelle. Il motivo? Una sciocchezza: ha inavvertitamente fatto fuori il loro capo! Con l’aiuto di Mr. Fast Awesome, il più veloce autista della città – benché non abbia né mani né piedi – June dovrà sfuggire ai membri dell’organizzazione; o ammazzarli uno dopo l’altro.
Armadillo Fists è un buffo incrocio tra Pulp Fiction e One Piece, e per la precisione quella saga di One Piece in cui i protagonisti devono combattere un’organizzazione di mentecatti che usano numeri al posto dei nomi. La storia salta continuamente tra più timeline parallele, caso unico nella narrativa di Mellick: da una parte assistiamo alla lotta tra June e l’organizzazione, dall’altra a una serie di flashback che ci mostreranno come June sia entrata nel mondo della boxe, com’è diventata quello che è, e perché abbia ucciso il capo. Data la semplicità della trama questi salti avanti e indietro non confondono più che tanto, ma in compenso danno un ritmo sostenuto alla vicenda. Una storia agrodolce, e piena d’azione pirotecnica a metà tra Tarantino e uno shonen – merita sicuramente di essere letta.

War SlutTitolo: War Slut
Tipo: Novella
Anno: 2006
Pagine: 110 ca.

Mellick-starter: Sì
Edizione italiana: Puttana da Guerra
Su Tapirullanza: No

In un futuro prossimo, tutti gli abitanti del mondo sono reclutati dall’esercito per partecipare all’ultima di tutte le guerre: la guerra contro i renitenti alla leva. Un pugno di soldati si trova isolato nell’Artico, dove parrebbe celarsi l’ultima roccaforte dei renitenti alla leva. Ma gli ufficiali sembrano entrati in uno stato catatonico, e i soldati si trovano senza una missione né ordini, mentre le provviste vanno esaurendosi. Cosa fare, come uscire dallo stallo?
War Slut parte come una storia surreale, per poi dare gradualmente spazio alle scene d’azione e all’introspezione psicologica. Il fascino della novella è dato dalla bizzaria della situazione di partenza – una guerra senza senso, l’attesa infinita di un evento imprecisato, stile Deserto dei Tartari – e da una piccola galassia di trovare geniali (come la puttana da guerra del titolo). Purtroppo le due metà della storia – la parte iniziale, e quella più di “azione” ambientata nella città di ghiaccio – non si integrano troppo tra loro, e ho l’impressione che Mellick abbia sottosfruttato le possibilità creative della premessa iniziale. Rimane comunque una lettura suggestiva.

D. Storie trash-demenziali
Con questo gruppo di storie entriamo nel territorio della parodia grottesca e della comicità nera. Non è facile tracciare un confine netto tra questa categoria e le due precedenti, ma mi sembra che tutte le storie di quest’ultima abbiano un elemento in comune: essere più divertenti (in un modo strano e spesso disgustoso) che drammatiche o tensive. Il che non significa che non possano esserci, a sorpresa, momenti da occhio lucido e lacrima che cola sulla guancia.
L’ispirazione sono anche in questo caso film o anime di serie B, reinterpretati in salsa Bizarro. I libri di questo gruppo sono quasi sempre novellas intorno al centinaio di pagine, letture ad alto ritmo da consumare nel giro di un pomeriggio.

ApeshitTitolo: Apeshit
Tipo: Novella
Anno: 2008
Pagine: 170 ca.

Mellick-starter: No
Edizione italiana: No
Su Tapirullanza: No

Si presenta come il tipico horror movie di serie b, con una comitiva di sei fikissimi studenti liceali che vanno a trascorrere in una casetta nei boschi un tranquillo week-end di paura. Orribili maniaci mutati e disumani li aspettano per fargli la festa. Ma più si va avanti nella novella, più la storia diventa grottesca, e gli stessi protagonisti prendono a comportarsi in modo strano, violando i cliché del genere. Fino a una serie di colpi di scena conclusivi che ribaltano il tavolo. No: questa non è proprio la classica storia horror.
Apeshit ricorda il cinema trash auto-parodico di Rodriguez, solo più Bizarro – e non tutte le scene fanno ridere. Una delle più belle rivisitazioni dello stereotipo horror della casa nel bosco, accanto al film prodotto da Joss Whedon Cabin in the Woods. Per stomaci forti.
E se Apeshit vi è piaciuto, date un’occhiata anche al seguito Clusterfuck, romanzo lunfo che riprende l’ambientazione della novella originale, ma calandola sottoterra e con protagonisti dei frat boy del college. Meno geniale del predecessore e più orientato al divertimento duro e puro, è un simpatico omaggio al sottogenere dello spelunking horror.

The Morbidly Obese NinjaTitolo: The Morbidly Obese Ninja
Tipo: Novella
Anno: 2011
Pagine: 100 ca.

Mellick-starter: Sì
Edizione italiana: Il Ninja Morbosamente Obeso
Su Tapirullanza: No

In un mondo in cui le grandi corporazioni assoldano ninja per custodire i propri prodotti e rubare quelli altrui, Basu, un ninja di 450 chili, deve proteggere un bambino-salvadanaio dalle grinfie di un’azienda avversaria. Ma se smette di mangiare maionese morirà di una morte atroce.
The Morbidly Obese Ninja è una novella scritta come se fosse la puntata di uno shonen alla Naruto, anche se con molta più intelligenza e originalità. Premessa, ambientazione e idee sono geniali, anche se poi lo sviluppo e la conclusione seguono i canoni classici della narrativa d’azione. Scontri all’arma bianca, inseguimenti ed esplosioni sono la linfa vitale di questa storia, ma l’atmosfera sopra le righe lo trasforma in una commedia dal ritmo indiavolato. Una delle opere di Mellick più accessibili a chi è a digiuno di Bizarro Fiction.

Sausagey SantaTitolo: Sausagey Santa
Tipo: Novella
Anno: 2007
Pagine: 130 ca.

Mellick-starter: Sì
Edizione italiana: No
Su Tapirullanza: Bonus Track Natalizia

Lo sapevate che Babbo Natale non era un vecchio bonario, ma un crudele tiranno con l’accento da pirata che odiava i bambini, e che li voleva tutti morti o in schiavitù, finché il buon Dio non decise di punirlo condannandolo a consegnare doni ai bambini per il resto dell’eternità? E sapete che ora Babbo Natale – a causa di un increscioso incidente – è fatto di salsicce legate insieme tra loro? E’ la vigilia di Natale a casa di Matthew Fry, e l’incontro con Sausagey Santa cambierà la sua vita per sempre…
Sausagey Santa è la versione mellickiana del classico tema “dobbiamo salvare il Natale”. Mellick innesta i suoi personaggi bizzarri e trovate creative su un impianto narrativo classico e abbastanza prevedibile, fatto di rapimenti, inseguimenti, combattimenti. Matt è un personaggio simpatico – con una moglie iperviolenta che sogna di diventare un Transformer malvagio, una figlia viziata con una disgustosa escrescenza sul lato della faccia, e un lavoro schifoso alla Nintendo – e il suo destino alla fine della vicenda è insolito per le storie di questo tipo. Una storia divertente e leggera, senza troppe pretese, da leggere sotto l’albero con in sottofondo l’album di Natale di Michael Bublé.

E. Storie sperimentali
Il Mellick ventenne aveva l’ambizione di diventare uno scrittore avanguardista. Il che vale a dire: libri in cui prima vengono le immagini grottesche, i contrasti assurdi, i dettagli vividi, e poi la trama. Le storie sperimentali di Mellick sono più una raccolta di scene e situazioni fuori di testa, alla David Lynch, che narrazioni con un inizio, un centro e una fine (anche se in alcuni di questi libri c’è almeno una parvenza di trama).
I libri di questo gruppo sono tutte brevi novellas, di genere Horror e/o Fantasy. Quasi tutti appartengono al ‘primo’ Mellick, prima che scrivesse The Haunted Vagina e War Slut e virasse verso storie più plot-driven. Ciononostante, ogni tanto gli capita ancora di scrivere storie sperimentali, come Ugly Heaven nel 2007 e The Tick People nel 2014.

Adolf in WonderlandTitolo: Adolf in Wonderland
Tipo: Novella
Anno: 2008
Pagine: 170 ca.

Mellick-starter: No
Edizione italiana: No
Su Tapirullanza: No

In un mondo alternativo in cui l’utopia nazista ha conquistato il mondo, un giovane ufficiale ariano delle SS con le parvenze di Adolf Hitler è mandato in missione in una terra sperduta, a trovare ed eliminare l’ultimo essere imperfetto sulla Terra. Ma il mondo nel quale sta entrando è quanto di più lontano dalla perfezione possa esistere, e lo precipiterà da un’assurdità all’altra.
Malgrado il plot promettente e un protagonista interessante, la trama è solo un pretesto per precipitare il lettore – attraverso gli occhi del suo malcapitato protagonista – in una spirale di situazioni e incontri grotteschi. Le idee carine non mancano, e questa versione dark di un paese delle meraviglie crea in effetti una certa atmosfera; ma il libro sembra composto di tanti episodi slegati più che di un tutt’uno coerente e non va a parare da nessuna parte; L’argomento della “perfezione” è un po’ il pretesto della storia ma non viene davvero approfondito. Adolf in Wonderland è un libro che va letto per il gusto dell’immaginario bizzarro – perché in tutto il resto delude.

Razor Wire Pubic HairTitolo: Razor Wire Pubic Hair
Tipo: Novella
Anno: 2003
Pagine: 80 ca.

Mellick-starter: No
Edizione italiana: No
Su Tapirullanza: No

Una delle primissime opere di Mellick, e di sicuro la sua più strana opera di Mellick che abbia mai letto. In un futuro post-apocalittico in cui l’intero genere maschile si è estinto, e gli esseri umani superstiti vivono in palazzi fatiscenti di città in rovina, vestiamo i panni di un dildo ermafrodita mutante dotato di autocoscienza. Il nostro protagonista è stato dato in “pasto” a Celsia, una donna vorace e completamente egocentrica, che se ne servirà per i suoi giochetti. Questo, finché l’appartamento in cui vive non sarà attaccato dai barbari stupratori delle wastelands, precipitando la vita del povero dildo nel caos più completo.
Nonostante la parvenza di trama, Razor Wire Pubic Hair è più che altro un susseguirsi di scene vivide e bizzarre, che colpiscono l’immaginazione e ogni tanto lo stomaco – un romanzo più affine alla Literary Fiction e al surrealismo che non alla narrativa di genere. Il risultato è molto lynchiano (chi ha mai visto Eraserhead può avere un’idea di cosa aspettarsi); le immagini evocate da Mellick sono estremamente vivide, materiche. Si visualizza senza difficoltà tutte le stranezze e le nefandezze che il povero dildo si trova a subire per opera di Celsia, e il contrasto tra la voracità di Celsia e la riluttanza del protagonista è resa molto bene. Non sono molte le storie in cui ci immedesimiamo in uno strumento sessuale vivente, e soprattutto viviamo il lato oscuro e grottesco dell’essere “vittime” di una completa ninfomane feticista. Unico.

Sea of the Patchwork CatsTitolo: Sea of the Patchwork Cats
Tipo: Novella
Anno: 2006
Pagine: 110 ca.

Mellick-starter: No
Edizione italiana: No
Su Tapirullanza: No

Un bel giorno, l’intero genere umano decide di suicidarsi senza alcun motivo. L’intero genere umano ad eccezione di Conrad, vecchio ubriacone, che rinviene dall’ultima sbornia per scoprire di essere l’unica persona rimasta sulla Terra. La sua quest per capire cosa sia successo e cosa debba fare ora della sua vita verrà ulteriormente complicata quando un’inondazione di origine sconosciuta si abbatte sul mondo. A bordo di una casa galleggiante, Conrad entrerà in un mondo onirico e surreale, fatto di ville al centro dell’oceano, donne mostruose dagli insaziabili appetiti, e ovviamente un sacco di gatti.
Per ammissione dello stesso Mellick, Sea of the Patchwork Cats è la prima (e unica, grazie al cielo) storia ispirata direttamente da un sogno. Pur avendo all’apparenza l’andamento della normale narrativa di trama, questa novella è in realtà un susseguirsi di scene bizzarre senza un vero nesso logico tra di loro. La premessa del suicidio di massa e dell’ultimo uomo rimasto sul pianeta è terribilmente affascinante, ma tutti gli avvenimenti successivi non hanno nessuna relazione con questo avvenimento. E’ vero, il libro è tempestato di immagini affascinanti e di scene che colpiscono come un quadro di Magritte e Dali; ma è anche vero che si arriva all’ultima pagina pensando: “Ma che minchia ho appena letto?”. Il materiale di partenza si sarebbe potuto sviluppare in direzioni molto più interessanti, invece Mellick ha deciso di lasciarlo allo stato di sogno, una pennellata di bizzarria liberamente interpretabile. Da leggere a proprio rischio e pericolo.

Ugly HeavenTitolo: Ugly Heaven
Tipo: Novella
Anno: 2007
Pagine: 90 ca.

Mellick-starter: No
Edizione italiana: No
Su Tapirullanza: No

Due uomini si risvegliano, dopo la morte, in Paradiso; ma l’aldilà è ormai diventato un luogo spaventoso, colmo di sofferenza e pericoli, e Dio sembra scomparso o morto. Tree e Salmon – completamente dimentichi di quella che era la loro identità e la loro vita sulla Terra – si incammineranno alla ricerca di un senso e di un luogo che possano chiamare casa. Lungo la strada incontreranno una compagna di viaggio e i resti di quello che era un tempo il Paradiso.
Ugly Heaven – storia che nasce come prima metà di un libro scritto a due mani con Jeffrey Thomas – è un’altra novella di esplorazione di un mondo assurdo. Il Paradiso di Mellick è pieno di idee interessanti – soprattutto quelli inerenti alla trasformazione dei corpi umani e dei nuovi sensi. Rispetto agli altri libri di questa sezione, inoltre, la vicenda ha meno la forma di una carrellata di immagini bizzarre e più quella di una storia compiuta. Il problema di Ugly Heaven è che sembra un’opera incompiuta – non solo non troverete risposta alle stranezze che pervadono il Paradiso, ma avrete proprio la sensazione che manchi il finale. O meglio, che Mellick si sia fermato a un terzo o a metà della storia. Una trama promettente, insomma, ma che delude – potreste volerci dare un’occhiata per trarne ispirazione per qualcosa di vostro, e nulla più.

E per finire: la mia classifica di Mellick!
Non poteva ovviamente mancare una conclusione prettamente personale. Ecco, in ordine, i miei dieci libri di Mellick preferiti. Inutile dire che questa classifica rispecchia unicamente i miei gusti, e prescinde dai criteri oggettivi che adotto di solito:

1. The Egg Man
2. Quicksand House
3. Zombies and Shit
4. Warrior Wolf Women of the Wastelands
5. Apeshit
6. Tumor Fruit
7. The Handsome Squirm
8. The Haunted Vagina
9. The Morbidly Obese Ninja
10. Razor Wide Pubic Hair

A ben quattro di questi dieci titoli ho già dedicato, nel corso di questi anni, un intero Consiglio – ma ovviamente non mi è stato possibile farlo per tutti. Se per caso sareste interessati a farmi approfondire uno di questi titoli (o anche un altro che non compare in questa lista, volendo) fatemi sapere.
Quanto ai miei programmi per il futuro: riprenderò da lunedì prossimo coi Consigli del Lunedì, sperando di riuscire a mantenere una scaletta un po’ più rigorosa (ah, beata ingenuità!). Buon 2015 gente!

I Consigli del Lunedì #43: Apeshit

ApeshitAutore: Carlton Mellick III
Titolo italiano: –
Genere: Horror / Splatterpunk / Bizarro Fiction
Tipo: Romanzo breve

Anno: 2008
Nazione: USA
Lingua: Inglese
Pagine: 160 ca.

Difficoltà in inglese: *

Desdemona, Crystal, Jason, Rick, Kevin e Stephanie non sono dei liceali qualsiasi: sono i più ricchi, belli, popolari e snob della scuola. E sono pronti a partire sul loro fuoristrada per trascorrere un weekend di festa, birra e scopate epiche nella vecchia casa nel bosco del nonno di Jason. Non sanno che in quei boschi, ai margini della civiltà dove non prende neanche il cellulare e non ci sono abitazioni per miglia e miglia, si aggirano esseri atroci, dalla ferocia primordiale e cervelli grandi come noci.
Ma le creature che si nascondono nel bosco potrebbero anche essere l’ultimo dei loro problemi. Con delle storie disturbanti alle spalle, ciascuno dei sei adolescenti nasconde un orribile segreto agli altri. E quando questi segreti verranno alla luce, le conseguenze saranno imprevedibili. Li aspetta un weekend che non dimenticheranno.

Carlton Mellick aveva sempre desiderato sceneggiare un b-movie horror. “The typical cliché involving a group of teenagers in the woods getting killed off one at a time for some reason or another is my personal favorite” spiega nella Nota dell’Autore all’inizio del libro. “I wanted to do something like that, yet give it a little twist.” Apeshit è esattamente questo: una storia che parte da un setting familiare – la casetta di legno nel bosco nella terra dei redneck – per poi prendere, a poco a poco, direzioni inaspettate e finire in un modo completamente nuovo. E tuttavia: “The problem with starting a book with a goofy idea is that they rarely end up as comedies. Apeshit isn’t as goofy as I wanted it to be. In fact, it’s pretty fucked up. I didn’t want to write something so fucked up, but I guess I really couldn’t control the story. It wanted to go in its own direction”.
Apeshit è un romanzo particolare, nella sua miscela rara di umorismo nero, scene retard, e gore estremo. A differenza di altri romanzi di Mellick che sono apparsi su Tapirullanza – come The Haunted Vagina o Warrior Wolf Women of the Wasteland – non è un buon punto di partenza per chi non abbia mai approcciato al genere, perché la descrizione molto grafica di smembramenti, fluidi corporei e torture in cui pian piano la storia degenera potrebbe rivoltare gli stomaci più sensibili. Cominciamo quindi la nostra peregrinazione nell’horror da un autore familiare; setterà il mood per gli articoli successivi…

Jason meme

Uno sguardo approfondito
Apeshit è diviso in sei capitoli (più un epilogo), ciascuno con il nome di uno dei sei personaggi. Uno quindi si aspetterebbe che ognuno dei capitoli sia raccontato dal pov del personaggio che gli dà il nome, o che quantomeno metta quel personaggio al centro. Invece no. E qui sta la prima, amara sorpresa: Apeshit è scritto con un pov onnisciente. Come se davvero stessimo guardando un film, con una telecamera che inquadra e zoomma ora questo, ora quel personaggio, così la narrazione di Apeshit slitta continuamente dentro e fuori la testa dei suoi personaggi e da un personaggio all’altro – anche nel mezzo di una scena.
Poche pagine dall’inizio del libro, ci sono due personaggi: Stephanie, che si è chiusa in bagno (lei si chiude sempre in bagno a piangere), e Crystal, fuori, che le chiede se sta bene. Il paragrafo inizia dentro la testa di Stephanie (“She really doesn’t want to go on the trip, but she’s thankful she’ll be able to get away from home for a while”), ma pochi a capo dopo siamo nella testa di Crystal: “Crystal can hear her [Stephanie] breathing.” Tutto il libro è scritto così. Alle volte, proprio come in un film, vediamo anche cose che nessun personaggio può vedere; come quando, verso la metà del libro, il narratore onnisciente dice di Stephanie: “She doesn’t notice that the outside lamp has been smashed with a rock.”

Al contempo, un’altra scelta stilistica di Mellick va nella direzione opposta di questo stile cinematografico: l’abuso di raccontato. Vuoi perché deve raccontare le backstory di tutti i sei personaggi, vuoi per tenere la narrazione snella e il ritmo rapido, vuoi per pigrizia, Mellick racconta un sacco le emozioni, i pensieri e il passato dei suoi protagonisti invece di mostrarli. Un esempio, sempre preso dalla scena tra Stephanie e Crystal: “Crystal realizes that something else is going on. […] Crystal doesn’t push the issue. She knows Stephanie has major emotional issues and that she doesn’t like to talk about them. She knows that Steph prefers to keep that kind of stuff hidden deep inside of her so that she can pretend it doesn’t exist.” Un approccio simile è sicuramente comodo da scrivere per l’autore e dà velocità alla storia, ma alla lunga suona solo come una soluzione pigra e poco coinvolgente.
Il risultato combinato di queste due cattive trovate stilistiche – il raccontato e il pov onnisciente/ballerino – ormai lo conosciamo: minore immersione e identificazione nei personaggi, maggiore distacco emotivo, occasionale confusione nel capire le posizioni reciproche dei personaggi nella scena (anche se in questo Mellick è molto bravo e non perde mai traccia, almeno lui, di dove sia e cosa stia facendo chiunque in qualsiasi momento). Sul piano dell’immersione, Apeshit è un oggettivo passo indietro rispetto a opere come The Haunted Vagina o il coevo The Egg Man, che avevo lodato per la vividezza dei dettagli.

Chainsaw Massacre meme

Bisogna quindi fare un vero plauso a Mellick, se nonostante tutti queste oggettive debolezze stilistiche, Apeshit si legge che è un piacere, e si fa obiettivamente fatica a metterlo giù. E come fa Mellick a creare questa alchimia? Ho trovato almeno tre motivi.
In primo luogo, il setting familiare. La trama segue rigorosamente tutte le tappe del canovaccio da film “cabin in the woods”: la scena iniziale con i giovani che si ritrovano e caricano la roba in macchina, la fermata alla pompa di benzina gestita da vecchi redneck sdentati, il sentiero ripido fino alla follia per arrivare alla casa, la casetta piena di cose creepy lasciate dal vecchio proprietario, la notte di bagordi, l’apparizione dei “mostri” nel cuore della notte. Questo susseguirsi di elementi riconoscibili ci rassicura, il nostro cervello non deve fare sforzi per seguire la trama (sa già più o meno cosa succederà) e quindi si legge in modo scorrevole.

Ma se fosse tutto qui, finiremmo per annoiarci: perché devo leggere l’ennesima storia sempre uguale? E’ qui che salta fuori il genio di Mellick, che fin dalle prime righe dissemina questo canovaccio collaudato di piccole stranezze ed elementi che non tornano. Il libro si apre sul personaggio di Desdemona, che già di per sé è una tipa parecchio strana: vice-capo cheerleader, popolarissima e bellissima, senza motivo è stata presa negli ultimi mesi da una mania per i tatuaggi. Ogni lembo della sua pelle è ora coperto di tatuaggi di farfalle di vari colori e dimensioni; ciliegina sulla torta, si è rasata i capelli e si è fatta la cresta. E Des, salterà fuori, è ancora il personaggio più normale dei sei.
Ogni poche pagine, Mellick introduce un nuovo elemento strambo, o nel presente o come backstory di uno dei protagonisti. In questo modo, l’attenzione del lettore rimane sempre viva: perché nonostante la storia principale proceda su binari collaudati, non sai mai esattamente cosa succederà dopo, o quale nuovo dettaglio inquietante scoprirai sui protagonisti. Grazie a tutti questi plot hook, il ritmo della trama rimane sempre elevatissimo, e si legge l’intero romanzo senza mai un momento di stanca. Il semplice, continuo shiftare tra l’azione al presente e gli episodi di vita passata di ciascuno dei sei ragazzi dà ritmo alla storia.

Friday 13th

Gli assassini seriali dei camp horror sono piuttosto esigenti.

E infine, il vero capolavoro sono i personaggi stessi. Se il classico film alla Cabin Fever ci presenta davanti degli stereotipi privi di profondità, in Apeshit capiamo da subito che i sei ragazzi sono una bella collezione di freaks, ciascuno con il suo bagaglio di conflitti esterni (verso gli altri personaggi) e interiori. Desdemona è in una relazione a tre con Rick, il suo ragazzo di lunga data, e Kevin, il loro migliore amico; ma entrambi nascondono agli altri due un segreto che hanno intenzione di rivelare durante la gita. E la loro storia, all’apparenza molto piccante, cela in realtà una serie di insoddisfazioni e ripicche.
Crystal, la migliore amica di Desdemona, è la tipica ragazza perfettina, disgustata da qualsiasi cosa sia brutta o sporca (e specialmente all’idea di mangiare il cibo degli altri!); ma in realtà nasconde un fetish sessuale assolutamente disgustoso, che condivide unicamente con il suo ragazzo, Jason. E anche per Jason, ha in serbo una sorpresa che gli rivelerà solo durante il weekend. Quanto a quest’ultimo, ve lo raccomando: cresciuto dal padre nella convinzione che deve pensare solo a sé stesso e non deve avere paura di nessuna cosa al mondo, è diventato un macho psicopatico con una visione molto particolare della realtà. E infine anche Stephanie, ragazza costantemente depressa e con alle spalle una famiglia abusiva e perversa, nasconde un segreto – una mutazione genetica che la rende diversa da tutte le altre.
Nonostante questi sei ragazzi ci vengano mostrati da subito come un pugno di egocentrici viziati e figli di puttana – l’esatto tipo di persone che vedremmo volentieri sbudellate da una banda di redneck mutanti – e nonostante lo stile distanziante adottato da Mellick, nel corso della storia ci affezioneremo talmente alle loro personalità disturbate e ai loro problemi individuali, da sentirli vicini e soffrire con loro per le sventure che gli capiteranno.

Quanto a queste sventure, Apeshit è una vera e propria festa di sangue, arti che saltano, sesso disturbante, vomito, merda, sbudellamenti, torture fisiche e psicologiche. Parte calmo, e cresce con calma, ma l’ultimo capitolo è una vera e propria festa del gore – siete avvertiti. Il punto di vista distaccato mitiga un poco la violenza delle scene, ma Mellick non risparmia i dettagli truci. Tuttavia, non ho mai avuto l’impressione che si trattasse di scene buttate lì a caso per sconvolgere: ogni brutalità è una diretta conseguenza della psicologia dei personaggi, e a sua volta serve a sviluppare i conflitti tra loro e a portare avanti la trama.
Trama che ha una sua logica ineccepibile. Un sacco di elementi disseminati nel corso della storia, che inizialmente sembrano messi lì solo per il gusto di scioccare o dare un tono “eccessivo” alla storia – come la massa di animali morti che i protagonisti trovano sulla strada che porta alla casa – trovano alla fine una spiegazione perfettamente sensata, tante pistole di Cechov introdotte con apparente nonchalance e fatte poi sparare al momento giusto. Il finale è un capolavoro, non ho altre parole per descriverlo.

Hostel

Pfff… dilettanti.

Benché minato da uno stile discutibile, non ho problemi a dire che Apeshit è un piccolo capolavoro – non solo una delle cose migliori che Mellick abbia mai scritto, ma anche una delle più belle trame splatterpunk in cui mi sia mai imbattuto. Le sue dimensioni ridotte (si legge in una giornata), il ritmo incalzante e il setting familiare la rendono una lettura accessibile e ottima a tutti coloro che sono poco familiari con il gore, ma vogliono provarlo. Insomma: è una di quelle letture che ti restituiscono fiducia nel genere horror.
E a tutti coloro che già saranno pronti a dire: “sì, dì quello che vuoi, ma alla fine è solo un’altra roba scritta per il gusto di sconvolgere” (lo so che ci sei, Mikecas ^-^), non posso che rispondere citando un altro pezzo, molto bello, della Nota dell’Autore:

A few weeks ago, I was talking to Chuck Palahniuk about the whole “shocking for the sake of being shocking” thing, because both of us are regularly accused of doing this. I told him that I’m just trying to be interesting for the sake of being interesting. Whether I succeed or fail at being interesting, that’s up to the reader to decide, but I’ve never tried to shock anyone with my work. I didn’t think anyone actually gets shocked by anything anymore.
Chuck said that what some people view as interesting other people view as shocking. But shock fades with time. Eventually, people will see what is interesting about things that used to be shocking.

E se vi è piaciuto Apeshit: Clusterfuck
ClusterfuckGenere: Horror / Splatterpunk / Commedia nera / Bizarro Fiction
Tipo: Romanzo
Anno: 2013
Pagine: 240

A cinque anni dalla pubblicazione di Apeshit, Mellick è tornato alla sua ambientazione di boschi maledetti. Ma se il canone della prima storia era quello della “cabin in the woods”, per Clusterfuck il Nostro attinge dal filone meno conosciuto dello spelunking horror, ossia: gente che per un motivo o per l’altro – ma sempre pessimi – decide di esplorare grotte misteriose e antiche di millenni. Ovviamente rimarrà intrappolata nei cunicoli e si troverà di fronte orrori innominabili che li faranno a pezzi l’uno dopo l’altro. Vi avevo già accennato che non si tratta di un sottogenere particolarmente intellettuale?
In Clusterfuck, i protagonisti non sono più dei liceali, ma un pugno di frat boys – ossia ragazzi del college membri di una confraternita. Sono comunque dei riccazzi arroganti e con eccessi di testosterone, alla ricerca di emozioni forti: esattamente il tipo di persona che non ci spiacerebbe veder finire smembrata. I sei eroi – di nuovo, tre donne e tre uomini – si ritroveranno a esplorare delle grotte semisommerse negli stessi boschi del primo Apeshit, e a fare i conti con gli stessi orrori che avevamo intravisto nella prima opera.

Oltre a essere un vero e proprio romanzo (e quindi lungo circa il doppio di Apeshit), Clusterfuck è abbastanza differente dal suo precedessore. Se il primo, nonostante diversi momenti esilaranti e un certo distaccato sarcasmo nel tono narrativo, era soprattutto un romanzo drammatico (che assestava qualche sano pugno dello stomaco), Clusterfuck è una vera e propria commedia splatter. Aldilà di qualche scena ben riuscita – legata soprattutto alla claustrofobia nel muoversi negli spazi ristretti di una grotta sotterranea – Clusterfuck è un romanzo che fa sganasciare più che mettere ansia. I personaggi si esprimono come dei ritardati per la maggior parte del tempo; alcuni di loro hanno dei super-poteri nascosti; e le scene d’azione sono complicatissimi intrecci di mosse da action movie.
Clusterfuck è una storia valida e piacevole da leggere, ma sotto tutti i punti di vista è inferiore a Apeshit. In ogni caso, vi sconsiglio di leggerlo per primo. Anche se le storie che raccontano i due romanzi sono del tutto indipendenti, quello che è il grande plot twist finale di Apeshit – ed è veramente una bella scena! – in Clusterfuck viene “sputtanato” a metà storia con molta nonchalance: quindi a leggere per primo il secondo libro vi rovinereste la sorpresa.

Spelunking Hole

“Vuoi entrare nel buco?”

Dove si trovano?
Apeshit si può scaricare in lingua originale su Library Genesis (ePub e pdf) o su Bookfinder (solo pdf); una traduzione italiana al momento non esiste. Quanto a Clusterfuck, a causa della politica adottata da Mellick negli ultimi anni non solo non si trovano edizioni piratate, ma non esiste proprio una versione digitale – potete acquistarne una copia cartacea su Amazon alla “modica” cifra di 10,50 Euro (che a mio avviso è decisamente troppo rispetto al valore reale del libro, but do what you want).

Qualche estratto
Per i due brani di oggi, ho scelto una scena ambientata al “presente” della storia, e una digressione nel passato di uno dei personaggi. La scena al presente è quella in cui i protagonisti, sulla strada per la casa nel bosco, si imbattono nella marea di animali morti, in un crescendo sempre più grottesco. La scena di backstory – molto più breve – è riferita al personaggio di Stephanie; non è un grosso spoiler (siamo ancora al secondo capitolo), ma dà un’idea delle proporzioni di gore e disgusto assortito che assumerà pian piano il romanzo.

1.
The farther up the mountain they go, the more roadkill they pass. At first, the roadkill is only small birds and squirrels. Down a ways, they find dead rabbits, dead snakes, dead skunks, and dead possum. Stephanie counts the dead animals they pass. She wonders why so many of them have been run over on such a sparsely driven highway.
The road becomes bumpy. It has fallen into disrepair here, crumbled, cracked. The forest is trying to take back the highway. There is even more roadkill here, and Stephanie is surprised at the various species of dead animals that they pass. They are not your typical roadkill. They pass a dead porcupine, a dead weasel, dead goats, dead bats, dead pigs, a dead turkey, a dead beaver, a dead hawk, a dead peacock. Stephanie didn’t even know that all of these types of animals lived in this part of the country.
“Oh my god,” Stephanie says, as she sees something up ahead.
The others see it, too.
The highway up ahead is so dense with roadkill that the dead bodies are in piles covering the road. There are dozens of animal corpses here, most of them too mutilated to recognize.
“What the fuck?” Jason says.
“Holy shit.” Crystal nearly knocks the beer out of Jason’s hand as she points at the biggest pile of bodies. It is nearly five feet high.
Desdemona wakes up Rick so that he can check this out.
“This isn’t roadkill,” Stephanie says. “Something else is going on.”
“It’s like something else killed them,” Crystal says. “Like pollution or radiation.”
“Or some crazy redneck with an automatic rifle,” Jason says.
They drive slowly through the bodies. Whenever they roll over an animal corpse and they feel the side of the van raise, Crystal and Desdemona cringe.
“It’s like the fucking apocalypse,” Kevin says.
As the smell hits them, they all cover their noses with their shirts and roll up the windows.
“There’s probably some reasonable explanation for it,” Desdemona says.
“Like what?” Jason says.
“Because of the variety of animals, I bet it has to do with taxidermy,” Des replies. “Probably some taxidermist that lives up here drove down this bumpy road with his pickup truck filled with dead animals he planned to stuff. He probably didn’t secure them properly and they spilled out of the back of his truck.”
“Bullshit,” Jason says.
“It sounds reasonable to me,” Crystal says.
But the farther up they drive, the less they believe Desdemona’s explanation. Because up ahead, the animals are bigger. They pass a few dead deer, a dead cow, and a dead black bear.

“He could have had a big truck… ” Desdemona says.
“No way,” Jason says. “This is something far more fucked up.”
Desdemona says, “Well, it’s obvious that these things didn’t all die here. Somebody either put them here on purpose or dropped them here by accident. Perhaps some hunter without a permit dumped them here and—”
Des stops talking when she sees the hunter. There is a man with a rifle in a hunting outfit, lying twisted in the dirt on the side of the road. He is not moving and is covered in blood.

Roadkill

2.
Stephanie is in the upstairs bathroom crying again. She is brushing her teeth while crying. She needs somebody to talk to but she doesn’t know who. She’s really not that close with anyone. Crystal is the closest thing to her best friend but Steph is listed as sixth or seventh on Crystal’s best friend list. Stephanie saw the list in Crystal’s diary last year.
She looks in the mirror and pretends that her mirror image is a close enough friend to confide in. She tells the mirror image friend her problems. She tells it about how she’s sleeping with her brother. Not because she wants to but because she’s scared of what he will do to her if she refuses. She tells it about how he beats her and humiliates her, about how he makes her lick black ants off of his dick after school before their mom gets home. The ants bite her tongue as she sucks him. They bite his penis as well, but he says he likes the pain. He says that she should like it, too.
She brushes her teeth until her gums bleed, crying at herself in the mirror. Punching herself in the stomach until her bellybutton swells and bruises.

Tabella riassuntiva

Una variante eccezionale sul tema della “casa nel bosco”. POV onnisciente e ballerino.
Sei protagonisti straordinariamente originali. Uso massiccio di raccontato.
Ritmo incalzante dall’inizio alla fine. L’abbondanza di gore e scene forti potrebbe disturbare il lettore medio.
Colpi di scena a ogni angolo! Non sai mai come andrà a finire!

Vagonate di Bizarro Fiction

Puttana da Guerra MellickSono sempre stato promotore della Bizarro Fiction, da quando Gamberetta e il Duca me la fecero conoscere intorno al 2010. All’epoca, era una roba abbastanza nuova per tutti. Ciò che mi piaceva tanto di questa corrente, oltre al divertimento di mischiare più idee assurde tra loro e vedere cosa ne veniva fuori, era la generale assenza di pretenziosità. La dimostrazione che si potevano scrivere racconti e romanzi geniali senza doversi atteggiare a intellettuali. Gibson, Sterling, Stanley Robinson, Crowley, VanderMeer, lo stesso Swanwick a volte: tutti bravi, per carità, ma quando vogliono sanno essere così pesanti. Per cui, ogni volta che volevo liberarmi di questa cappa e farmi una lettura piacevole e rapida, mi gettavo su qualche pezzo breve di Bizarro Fiction.
Nel corso degli anni ho cercato di dare il mio contributo nel far conoscere la Bizarro da noi. Ho dedicato articoli a Mykle Hansen, Kevin L. Donihe, Athena Villaverde, Patrick Wensink, Alan M. Clark, Jeff Burke, Cameron Pierce, oltre naturalmente a Carlton Mellick III. Ho cercato di essere imparziale, e ho bastonato quando necessario libri e autori.

L’ultima barriera che ancora poteva esistere alla diffusione della Bizarro Fiction in Italia – oltre alla normale diffidenza di chi non l’abbia mai letta – era quella linguistica. Traduzioni italiane non esistevano, salvo quella di Help! A Bear is Eating Me di Hansen – ma quello era un libro coi piedi più fuori che dentro dai confini della Bizarro. Fino a che il Duca non si è imbarcato nell’impresa.
Come avevo scritto nell’articolo dedicato a Caligo, lunedì scorso Vaporteppa ha pubblicato Puttana da Guerra, traduzione italiana della novella War Slut di Mellick. E questo è solo l’inizio, perché nel corso delle prossime settimane verranno pubblicati anche le traduzioni di altre due novellas, ossia The Morbidly Obese Ninja e The Haunted Vagina. A mio avviso si tratta di un’ottima scelta. Trattandosi di storie brevi, sono un investimento a basso rischio in termini di tempo – si leggono in un pomeriggio o anche meno – e di denaro. Inoltre, essendo tre storie di tre sottogeneri molto diversi tra loro (fantascienza assurda War Slut, horror-fantasy The Haunted Vagina, commedia stile anime The Morbidly Obese Ninja), ci sono ottime possibilità che almeno una incontri il vostro palato. Conosco più di una persona, ad esempio, a cui è piaciuto molto il Ninja ma non Vagina; ma vale anche il contrario.1
I tre libri sono accompagnati da una post fazione scritta da Gamberetta che definisce in parole povere cosa sia la Bizarro Fiction; questo saggio riprende ed espande l’articolo La bizzarra Starfish Girl apparso su Gamberi Fantasy nel 2011, ed è molto chiaro. Potete leggere la post-fazione anche qui su Vaporteppa.

Ninja obesi

Una squadra di ninja obesi.

Se le vendite di queste tre novellas di Mellick andassero bene, posso solo sperare che il Duca decida di portarne altre; e magari, in futuro, quando ci sarà l’aspettativa di un ritorno economico più ciccioso, anche opere più lunghe come i bellissimi Zombies and Shit e Warrior Wolf Women of the Wasteland. Un circolo virtuoso per cui più lettori italiani cominciano a comprare e leggere Bizarro, e questo fa sì che escano sempre più opere di Bizarro.
Dal canto mio, come ho già promesso nei mesi scorsi, ho intenzione di tornare a parlare dei libri di Mellick sul blog – considerato che il mio ultimo Consiglio su di lui risale a oltre un anno fa. Giusto poco fa mi sono messo a contare i libri suoi che ho letto nel corso di questi tre-quattro anni, e sono arrivato a quota 27. Ventisette: sticazzi. Considerando che ad oggi ne ha pubblicati 45, ne ho letti oltre la metà. Mica male. Entro un mese da adesso, spero di riuscire a pubblicare un mega-articolo di riepilogo che elenchi tutti quelli che a mio avviso sono le sue opere migliori, nella speranza di orientare le decisioni dei lettori curiosi, e magari anche quelle editoriali del Duca. Nei prossimi mesi, inoltre, arriverà un nuovo Consiglio su di lui – anche se sono ancora indeciso; ci sono diversi candidati validi.

Non dimentichiamoci però che ci sono anche altri autori validi nel vasto mare della Bizarro! E’ un po’ di tempo che non leggo scrittori di Bizarro al di fuori di Mellick, ma ora mi piacerebbe rimediare; e ho già adocchiato alcuni titoli interessanti.
Ecco una rapida carrellata: sono curioso di sentire anche le vostre opinioni in merito.

Japan Conquers the Galaxy
Japan Conquers the GalaxyAutore: Kirsten Alene
Anno: 2013
Pagine: 118
Editore: Eraserhead Press

In un Giappone del futuro che sembra diventare sempre più simile a un’anime demente alla Excel Saga, uno scienziato pazzo si prepara a lanciare la nazione nello spazio e alla conquista della galassia. Riuscirà Alexander Peliman, uomo d’affari ammerigano, a fermarlo? Questa, in breve, sembra essere la trama della demenziale novella di Kirsten Alene.

Pro:
– Sembra divertente.
– E’ breve, denso e costa poco (solo 2,69 Euro al momento in cui scrivo), quindi si tratta di un investimento poco rischioso.
– E’ raccomandato da Mellick himself.

Contro:
– A leggere la sinossi, ho già l’impressione di sapere come sarà e cosa succederà nel romanzo. Non mi aspetto grosse sorprese.
– Mellick ha raccomandato anche romanzi di Kevin Donihe e Cameron Pierce che si sono rivelati assai brutti.

Black Hole Blues
Black Hole BluesAutore: Patrick Wensink
Anno: 2012
Pagine: 197
Editore: Lazy Fascist Press

Due fratelli: Claude, musicista country caduto in depressione perché non riesce a finire una canzone d’amore dedicata a tutte le donne del mondo; Lloyd, un fisico geniale che ha accidentalmente creato un buco nero che fagociterà la Terra. Questi i protagonisti dell’assurdo romanzo di Wensink.
Wensink sembra un po’ l’intruso nel club della Bizarro Fiction; il suo stile e le sue storie sono più vicini alle commedie tragicomiche di Kurt Vonnegut (e la trama dei due fratelli Caruthers infatti mi ricorda molto il bel Cat’s Cradle). Ma l’accostamento a Vonnegut è un complimento, e ho adorato alla follia il suo Broken Piano for President. Black Hole Blues è stato pubblicato prima di Broken Piano (su richiesta di Cameron Pierce, il suo editore), ma è stato scritto dopo. Sono estremamente curioso di provarlo.

Pro:
– La prosa di Wensink è super sopra le righe, ma la adoro.
– Da un libro di Wensink mi aspetto di più di qualche idea bizzarra e di sganasciarmi dal ridere.

Contro:
– I suoi libri non sono proprio ‘Bizarro Fiction’.
– Costa il doppio del libro della Alene!

I, Slutbot
I, SlutbotAutore: Mykle Hansen
Anno: 2014
Pagine: 294
Editore: Lazy Fascist Press

Ecco: a essere onesti, questo non ho capito neanche di cosa parla. Qualcosa a che fare con una pornostar androide che diventa una divinità. Forse. Ma il titolo è delizioso, e l’autore è quel Mykle Hansen che ho imparato ad amare con Help! A Bear is Eating Me e la raccolta Rampaging Fuckers on the Crazy Shitting Planet of the Vomit Atmosphere. Questo è il primo vero e proprio romanzo che scrive da anni – Hooray for Death, uscito nel 2011, è una raccolta di racconti – quindi sono molto curioso di provarlo.

Pro:
– Mykle Hansen è uno degli scrittori più bravi a far ridere sulla faccia della Terra. Mi sento fiducioso.
– Il titolo è troppo bello!

Contro:
– …davvero, non ho capito di cosa parla.
– Con le sue quasi 300 pagine, comincia a essere un romanzo parecchio impegnativo.

Questo è quanto, per ciò che concerne la Bizarro Fiction.
Nelle prossime settimane, invece, parleremo d’altro. Posso solo anticiparvi che l’argomento sarà la Luna.


(1) A me sono piaciute tutte e tre. Ma la mia preferita tra queste è Vagina.Torna su