Il nome è quello del primo, allucinato lungometraggio di David Lynch (quando ancora faceva bei film). Il protagonista, un tipo qualunque con la sfortuna di avere per figlio un piccolo alieno deforme e una cantante piena di cancri in faccia che vive nel suo calorifero, ad un certo punto ha una visione: la sua testa si stacca dal corpo e precipita dal cielo. Un bambino la raccoglie e la porta in una fabbrica, dove viene trasformata in una gomma per matite: Eraserhead.
Eraserhead Press è, al momento, uno dei miei editori preferiti. Se siete frequentatori di vecchia data di questo blog, sapete già di cosa sto parlando: è la casa editrice che ha ‘inventato’ la Bizarro Fiction, nonché quella che ne pubblica la maggior parte. E’ quella che ha lanciato la carriera di Carlton Mellick III. E’ il porto degli amanti del grottesco.
Sembra incredibile che un editore così piccolo sia riuscito a realizzare tanto – a creare un nuovo sottogenere letterario, a radunare attorno a sé una comunità piuttosto unita di scrittori, aspiranti tali e lettori, e a lanciare decine di titoli all’anno. In realtà, ciò che gliel’ha permesso sono state proprio le sue piccole dimensioni. Il Duca ha più e più volte comparato le grosse case editrici a dei dinosauri: goffi, lenti a reagire, iper-burocratizzati. Difficile aspettarsi da uno di questi bestioni che prendano iniziative fuori dagli schemi; loro devono fare i numeri grossi per poter pagare tutto quel personale, e le sedi e i magazzini, e quindi devono inseguire il mercato di chi legge uno-due libri l’anno, e poi magari pubblicare questo romanzo dell’amico del giornalista che in cambio gli fa una recensione sull’inserto del Corriere e quell’altro libro della sorella dell’amica del cugino della figlia dell’amministratore delegato di Boh.
Una piccola casa editrice non ha tutto questo vekkiume ad appesantirla; può prendere decisioni rapide e radicali. Avrebbe, quindi, una chance in più di offrire qualcosa di bello. Questo, però, di solito non accade. La galassia dei piccoli editori sembra perlopiù una versione peggiorativa di quanto di peggio hanno le grosse case: meno soldi e quindi meno editing (che quasi sempre significa scarso o nessun content editing, ma a volte nemmeno line editing!), meno promozione, meno tutto.

I tizi della Bizarro Fiction in un’imitazione della grande editoria italiana.
Il ‘segreto’ della Eraserhead è una banalità. “C’è una nicchia che l’attuale mercato della narrativa non copre; infiliamoci! C’è una categoria di lettori amanti del weird, dei film trashoni di serie b, del grottesco, insoddisfatti dell’attuale offerta del mercato della narrativa fantastica, e alla ricerca di qualcosa di nuovo; accontentiamoli! E dato che anche a noi piacciono un sacco queste cose, siamo le persone più adatte per soddisfarli”.
Scegliersi una nicchia e restare fedeli alla nicchia. Non una generica casa editrice di ‘narrativa fantastica’, o nemmeno di ‘fantasy’ o di ‘sci-fi’. L’offerta della Eraserhead è sempre stata abbastanza chiara: storie fantastiche imperniate sull’assurdo, sullo schifoso, sul disturbante; di piccole dimensioni (mediamente di 100-200 pagine, a cavallo tra novellas e romanzi brevi); ironiche e immaginose, ma senza pretese letterarie; spesso ispirati all’immaginario dei filmacci di genere (da Romero a Troma). Attorno al concetto di ‘Bizarro’, poi, hanno saputo costruire la propria immagine, un’immagine che non si può confondere con quella di nessun’altra casa editrice. E’ stato così che hanno focalizzato attorno a sé i primi lettori.
Il Duca ha già spiegato più e più volte (quando ancora aveva interessi diversi dal Franciacorta) che per sopravvivere alla rivoluzione digitale gli editori non potranno più limitarsi a fare i gatekeeper, ma dovranno diventare aggregatori di servizi. Editing, impaginazione e grafica, pubblicazione sulle piattaforme online, pubblicizzazione, gestione dei rapporti con i lettori, eventuali traduzioni, eccetera. Lo credo anch’io. Liberare l’autore di questi compiti ‘gestionali’ e di marketing sono l’unica ragione per cui un autore dotato di cervello potrebbe preferire affidare il proprio manoscritto a un editore invece di autopubblicarsi. E gli editori dovranno impegnarsi, per convincerci che possono ancora essere buoni a qualcosa.
Ma a questa realtà voglio aggiungere un altro elemento. Una piccola casa editrice, se vorrà essere riconosciuta, se vorrà diventare un punto di riferimento per i lettori, e se vorrà sopravvivere alla competizione a suon di Euro dei Grossi, dovrà individuare la propria nicchia – una nicchia ancora non, o non adeguatamente, coperta – e costruirci sopra la propria immagine. Babbage Editori: la prima casa editrice italiana dedicata allo Steampunk di Qualità! Non si può sperare di entrare sul mercato offrendo ‘di tutto’, perché del ‘di tutto’ non frega niente a nessuno. E poi, se siete piccoli e avete solo uno o due editor, ciascuno specializzato nei propri generi, come sperate di essere credibili se questi devono mettersi a editare qualsiasi tipo di libri, dal romanzo rosa al noir al fantasy tolkeniano? E’ la via più sicura per produrre lavori di scarsa qualità, perdere la faccia e finire nella melma delle centinaia di micro-editori tutti uguali.

Una sintesi dei valori della Bizarro Fiction.
Il passaggio dai libri di carta agli ebook è la più ghiotta occasione per questo tipo di casa editrice ‘specializzata’: si abbattono i costi di produzione e distribuzione, e diventa più facile raggiungere la propria nicchia di lettori (attraverso un uso intelligente dei tag). Nel mercato anglosassone si possono raggiungere numeri allucinanti di lettori, ma anche nel piccolo della nostra Italia semianalfabeta, se si lavora bene, qualche soldo lo si può fare.
Trovo quindi paradossale lo scarso impegno della Eraserhead Press in questo senso. Quando si tratta di libri digitali, la madre della Bizarro Fiction, che si fregia di essere tanto avanguardista, sfrontata, coraggiosa, innovativa, di colpo diventa più conservatrice dei dinosauri italiani. Molti libri di Mellick, l’autore di punta della Bizarro, in formato digitale semplicemente non esistono – per leggere Adolf in Wonderland ho dovuto importare la versione cartacea dagli Stati Uniti. Prezzo maggiorato, una settimana e mezza perché arrivi, e c’è pure il rischio che si sia rovinato nel trasporto.
Le ultime opere di Mellick digitalizzate (The Morbidly Obese Ninja, Crab Town, Fantastic Orgy) risalgono all’inizio del 2012; da un anno a questa parte, non ne fanno più. Altri autori di prima linea, come Kevin Donihe, non sono mai stati pubblicati in ebook, e così decine di scrittori minori di Bizarro che avrei letto volentieri. In altri casi, l’ebook c’è ma viene gestito nel modo sbagliato: come HELP! A Bear Is Eating Me di Mykle Hansen (ne parlai bene agli albori del blog), agile libretto che si legge in un pomeriggio ma che hanno il coraggio di metterti a 6,99 Euro.
Che ci sia dietro una qualche ragione strategica? No. Queste le uniche parole di Mellick in merito, scritte sulla sua message board nel forum della Deadite Press a Marzo 2012:
There won’t be any new kindle editions for at least a couple months. The guy who designs the eraserhead/deadite kindles just left for a long vacation.
Da allora, più nulla. WTF? Il tizio che fa gli ebook se n’è andato e si blocca tutto? Non stiamo parlando di un ingegnere nucleare: è un lavoro che anche una persona digiuna di HTML può imparare a fare in una settimana! E’ chiaro che c’è qualcos’altro sotto, ossia l’incapacità dei tizi di Eraserhead di capire come si stia muovendo il mercato. Forse credono di stare rinunciando a un vezzo, a qualche numero in più che si può sempre recuperare dopo; non si rendono conto che stanno perdendo vagonate di lettori e di passaparola.

Le belle facce di Eraserhead Press.
E intanto, sul sito di Bizarro Central, sul blog di Mellick, e anche su molti dei libri di Bizarro che ho comprato, si trova l’invito a diffondere la fama del genere in questo modo: cercarlo nelle proprie librerie e biblioteche di fiducia e, se non lo si trova, richiederlo.
Sì. Dico sul serio. C’è scritto.
Non so esattamente cosa sperino di ottenere in questo modo. Forse sperano che prima o poi questa crociata per l’inserimento della Bizarro nei canali normali scateni lo sdegno di qualche pia WASP e che si scateni un putiferio mediatico che porti qualche pubblicità al movimento. O forse ci credono veramente. Ma è assurdo. Un genere di nicchia come la Bizarro, scritto in una lingua che è parlata in tutto il mondo, sembra nato apposta per essere diffuso in digitale: istantaneamente, senza barriere geografiche, scavalcando a pié pari la diffidenza dei distributori tradizionali. Non mi sarei mai avvicinato alla Bizarro se non avessi avuto la possibilità di scaricarmi un paio di libri di Mellick e verificare che roba fosse. E ora smetterò di comprare suoi libri, perché non è che tutto quel che scrive valga la carta su cui è stampato, e ho preso più di una sòla dalla Eraserhead, e non ho più voglia di spendere soldi in un editore così poco sveglio.
Il che ci porta al secondo problema della Eraserhead, la qualità. Una qualità che è altalenante, molto altalenante; chi ha letto il mio articolo Un tour-de-force di Bizarro Fiction se ne sarà già accorto. Prendiamo il caso di Donihe. Questo tizio è illuminato da idee assolutamente geniali; ma scrive così male che le rovina. In House of Houses, la trovata folle di un mondo in cui le case prendevano vita diventava una menata semi-incomprensibile sullo stile ‘lager nazista’. Night of the Assholes invece nasce come reinterpretazione della Notte dei morti viventi di Romero, in cui però invece degli zombie ci sono gli ‘stronzi’ (assholes), gente sgradevole che diffonde l’epidemia insultando gli altri: un’altra idea fantastica, ma lo sviluppo del plot e i personaggi sono così piatti che già dopo 40-50 pagine del fascino iniziale non rimane nulla. Libri che sulla quarta di copertina funzionano benissimo, ma che poi non mantengono la promessa. A Donihe non serve un po’ di editing: serve un’assistente sociale.
Ma alla Eraserhead non sembrano pensare che quest’uomo abbia bisogno di aiuto. Un sacco di complimenti, la pubblicazione, ed ecco un altro autore che probabilmente non crescerà più (non dal punto di vista tecnico, almeno), privando il mondo del suo potenziale. Mi sembra un film già visto più e più volte qui da noi, anche se c’è da dire che almeno Donihe il talento immaginativo ce l’aveva. Ma che figata di romanzi avrebbe realizzato, se la casa editrice lo avesse costretto a un editing più ferreo, a pensare meglio la costruzione della trama e dei conflitti – se, in una parola, avesse offerto all’autore un servizio migliore? E quanto, invece, libri malriusciti o riusciti a metà come questi danneggiano il concetto di ‘Bizarro Fiction’, facendolo apparire come una cagata quando invece ha un potenziale enorme? Quanto i libri mediocri generano (giustamente) un word-of-mouth negativo per il movimento?

Kevin L. Donihe is not ashamed.
Ecco perché non voglio più comprare cartacei dalla Eraserhead. Se almeno ogni loro libro fosse un centro, forse, e dico forse, potrei pensare di scucire 9 Euro più spese di spedizione a ogni quarta di copertina stuzzicante – e già stiamo parlando di prezzi improponibili. Ma non così. E dire che ci sono molti nuovi libri di Mellick che vorrei leggere: Armadillo Fists, The Handsome Squirm, Tumor Fruit, Cuddle Holocaust; e poi le ripubblicazioni di sue vecchie glorie, tra cui i suggestivi The Steel Breakfast Era e Ugly Heaven; e ancora Pippi of the Apocalypse, seguito di Warrior Wolf Women of the Wasteland e di Barbarian Beast Bitches of the Badlands la cui uscita è prevista entro la fine del 2013. Per non parlare di tutti quei libri di autori minori che hanno stuzzicato la mia curiosità.
Ma c’è una nota positiva in tutto questo. Se, nonostante tutte queste magagne, la Eraserhead Press ce l’ha fatta, e ha raggiunto la notorietà che ha oggi, questo lascia capire quanto potere possa avere una buona costruzione di ‘immagine’ e l’occupazione di una nicchia scoperta. Ovviamente non si può creare una buona immagine di sé se poi l’offerta fa cagare, quindi questa non dev’essere letta come una scusa per trascurare la qualità; ma il rapporto è dialettico, e una cosa aiuta l’altra.
Qualche settimana fa, parlando del romanzo di Valentina Coscia, ho tirato in ballo l’editore WePub. Rientra nella definizione: piccola casa editrice che pubblica solo in digitale. Ho avuto una breve discussione con un signore di WePub circa il ruolo dell’editore nella pubblicazione del libro della Coscia. Di sicuro un editore che faccia il suo lavoro – valutazione, editing, promozione, etc. – e lo faccia bene, offre un servizio all’autore.
Ma se vuole che questo servizio sia percepito anche dal lettore, l’editore deve rendersi riconoscibile. Se WePub vuole che il lettore associ il romanzo che stia leggendo a WePub, così come io associo i romanzi di Mellick e Donihe e la Villaverde e Burke a Eraserhead Press, deve fare un lavoro aggiuntivo. Ossia focalizzarsi su un genere circoscritto, specializzarsi; lavorare per diventare il punto di riferimento di *quel* genere, e di *quei* lettori. Farsi riconoscere come gli Esperti, i Professionisti di quel segmento della narrativa. Che significa anche farsi un mazzo così per documentarsi su quel genere, e diventare davvero esperti – come ha fatto il Duca con lo Steampunk. D’altronde, se uno è appassionato di narrativa, e del genere di cui si occupa, documentarsi non dovrebbe essere un peso, no?
I piccoli non possono permettersi il lusso di essere generalisti.

Nuovi piccoli editori nascono…
Uhm…come sai non sono un amante del Bizarro, quindi il piccolo “fallimento” della Eraserhead non mi tange più di tanto. L’unico peccato è che una casa editrice che avrebbe potuto “tracciare la rotta” per tante altre piccole realtà editoriali si è rovinata in questo modo così stupido, per certi versi del tutto irrazionale… Un po’ come le cose che pubblicano! 😀
Su WePub ho sentimenti contrastanti… In pratica apprezzo molto le cose che hanno pubblicato fino ad ora, però la mancanza di “professionalità vera” si sente… Sarà una sciocchezza, ma per esempio a me i libri senza copertina non riescono ad andare giù… Poi per quanto riguarda il discorso sulla specializzazione dei generi… Beh, sono assolutamente d’accordo con te.
Articolo molto bello, con spunti di riflessioni intelligenti che dovrebbero in teoria bastare a far svegliare gli editori. Peccato che per svegliarsi dovrebbero capire ciò che hanno letto e quanto è grave il loro comportamento fino ad adesso. Invece il rischio è che continueremo a vedere editori che puntano magari l’ambito giusto, ma fanno libri schifosi; altri che fanno libri “passabili” ma sparsi su ogni genere senza costruirsi un nome; altri ancora che troveranno la nicchia e faranno un buon lavoro (ipotesi fantascientifica, temo), ma si condanneranno con il celebre “business dell’impedire l’acquisto ai clienti” (ovvero niente ebook o ebook a prezzi folli con DRM).
In più il digitale ha vantaggi che il cartaceo non ha. Se vuoi avere distribuzione nazionale con la carta devi fare “numeri” (soldi, copie, uscite annuali). Se vuoi fare qualità e in quell’anno sei in grado di far uscire solo tre libri, invece di dodici o ventiquattro, perdi il distributore. E se il libro su carta non si trova, nessuno può leggerlo. E allora cominci a pubblicare merda, perché è il meccanismo di mercato che ti obbliga se vuoi che i tuoi libri girino… e merda per merda, allora pubblichi per fare Pubbliche Relazioni, per avere l’amichetto che diffonde la voce, per avere l’amicizia del giornalista… e così distruggi il tuo nome, perché diffondi sì sempre a livello nazionale, ma diffondi immondizia.
Un grande editore (ma anche un piccolo importante o un medio-piccolo) invece i numeri ce li ha, la distribuzione è garantita… potrebbe fare come vuole su una nuova collana dedicata e non ha giustificazioni se pubblica merda.
Ci sono casi miracolosi di libri cartacei che nessuno in giro per il mondo vede nelle proprie librerie, ma compra lo stesso online perché lì “vede” grazie alla fama conquistata dall’editore, ma sono casi rari. Effettivamente più unici che rari, temo.
Dal mio punto di vista la Eraserhead vive della luce riflessa di Carlton Mellick III. Suoi sono libri di livello qualitativo sempre più che adeguato, spesso alto. Sua è la capacità di controllo su idee bizzarre, senza ridurle a nulla dopo poche pagine. Gli altri fanno numeri e contorno, anche se qualcosa di buono c’è (Athena Villaverde sembrava promettente, per dire), ma se non ci fosse stato Carlton Mellick III a trainare tutto con un discorso di tecnica e qualità, dubito che sarebbero mai andati da nessuna parte. Se parti con la Bizarro leggendo un aborto, poi la molli come si molla il Fantatrash italiano. Come hai indicato tu, questo fa cattiva pubblicità.
Ma di norma come si parte? Con Carlton Mellick III. Come sono partito io. Come sei partito tu. D’altronde è lui l’incarnazione del genere. Il classico “The Haunted Vagina” è il titolo con cui ho iniziato io e che ho consigliato spesso come ideale per iniziare (poi ne ho letti altri, ma in generale sono molto meno attratto di te dal genere, per cui per quanto ben fatti di solito li scarto a favore della saggistica o della fantascienza di cento anni fa).
Mi hai fatto venire in mente una vecchia pubblicità di un vino.
“Ma sai che è proprio bello questo Haunted Vagina di Eraserhead?”
“Ci credo bene, c’è dentro tutta la Bizarro Fiction.”
“Eraserhead.” Tira fuori il taccuino. “Me lo devo ricordare.”
L’altro si alza. “Sta fermo lì, che te lo dio il promemoria.” prende un paio di libri e glieli da. “Con Eraserhead ti porti a casa una vagonata di Bizarro Fiction!”
Articolo interessante.
Mi chiedo se e quanto la crisi possa cambiare le carte in tavola.
Chissà che, rimanendo in metafora, non faccia la parte del meteorite che incula i megalucertoloni e permette il successo di scarafaggi e roditori…
@Psicopompo:
Bentornato su queste pagine!
Dire che si sia “rovinata” è un’esagerazione.
Di certo con questa politica ha perso molti lettori potenziali, e non conosco i suoi numeri di fatturato, ma mi pare che comunque la Eraserhead vada bene. Continua a pubblicare molti titoli e ha attorno una comunità molto attiva; a differenza di quel che è successo al New Weird, che è rimasto una fantasia privata di tre-quattro scrittori e in questi anni non si è sviluppato granché.
@Duca:
Oh, Duchino ^//^
Lo è ancora, anche se è qualche tempo che non pubblica nulla. Clockwork Girl, il suo ultimo lavoro, era molto carino.
Ma di norma come si parte? Con Carlton Mellick III. Come sono partito io. Come sei partito tu. D’altronde è lui l’incarnazione del genere. Il classico “The Haunted Vagina” è il titolo con cui ho iniziato io e che ho consigliato spesso come ideale per iniziare
Sì e no.
Sicuramente Mellick è la punta di diamante della Bizarro e lo dicono candidamente anche alla Eraserhead; il suo faccione infatti è messo per primo nell’elenco degli autori bizarri. E di certo in Italia abbiamo conosciuto la Bizarro attraverso di lui.
Ma negli States? Non sempre. Altri libri che hanno introdotto lettori al genere sono, per esempio, Ass-Goblins of Auschwitz di Cameron Peirce o Shatnerquake di Jeff Burk. Oppure quella vasta categoria di confine di Bizarro soft, che assomiglia più a una satira surreale, o a un noir grottesco, a un realismo magico punkettone, piuttosto che a weird vero e proprio. Un caso eccellente pare essere Broken Piano for President di Patrick Wensink, che non ho letto, ma che la scorsa estate è diventato il libro più venduto nella storia della Bizarro scalando le classifiche di vendita di Amazon.
La pubblicità è stupenda, ma tu devi farti curare.
@Dago:
La crisi, ormai lo dicono tutti, ha reinsegnato agli italiani ad essere più razionali negli acquisti. Il che significa che ci pensano due e anche tre volte prima di comprare qualcosa, riflettendo se ne abbiano davvero bisogno, e facendosi qualche conto in tasca. Oggi c’è molto meno acquisto d’impulso, soprattutto per i prodotti non alimentari.
Che significa per il mondo editoriale? Secondo me il grosso della popolazione, più che spostarsi dai libri costosi ai libri economici, smetterà di comprare libri. Riflettiamoci un attimo: il lettore medio, il lettore “debole”, non capisce nulla di letteratura. Compra i libri molto strombazzati, e lo fa più per avere qualcosa di cui parlare o per passare i tempi morti, che per passione. Questo tipo di pubblico deciderà banalmente che, se ha meno soldi, può anche fare a meno della lettura e dedicarsi a passatempo con un miglior rapporto piacere x prezzo. D’altronde è lo stesso tipo di pubblico che non andrebbe mai a cercare attivamente un libro (è troppo pigro e ci capisce troppo poco per farlo), ma si limita a subire passivamente quel che gli propina il marketing – questa gente non sarà mai raggiunta dalla piccola editoria digitale.
Gli unici lettori che rispondono alla crisi cercando attivamente prodotti di buona qualità a basso prezzo sono quelli che leggono molto e sanno cosa vogliono. Questi non sono solo i lettori migliori, i lettori fidelizzabili; sono proprio gli unici lettori che editori come WePub potranno mai sperare di raggiungere.
Ma se vuoi raggiungere questi lettori, non puoi adottare le stesse politiche del mass market. Devi impegnarti di più, alzare l’asticella della qualità. E specializzarti, perché questi lettori hanno tutti dei loro fetish e cercheranno quei generi che possono soddisfarli, non qualsiasi buon libro indistintamente.
E quindi, di nuovo: 1. Qualità; 2. Specializzazione.
Non si scappa. La crisi è un’opportunità, ma se non ci si comporta nel modo giusto si perde il treno.
Vero, credo. Mancano i dati di fine anno, ma già a settembre 2012 l’andazzo pareva quello visto che:
e
Sull’acquisto librario impulsivo, a cui puntava la GDO, pare tu abbia ancora più ragione (“smetterà di comprare libri” cit.):
Visto che i forti lettori resistono, come dicevi, si potrebbe ipotizzare che stiano anche passando lentamente al digitale dato il segno positivo di quel settore:
E infine:
Ma non ho idea di come abbiano calcolato i lettori. Finché parlano di vendite e di prezzi, ok, i dati si trovano, ma qui… boh…
^_^
Link citazioni:
http://www.agrpress.it/w2/editoria/buchmesse-2012-le-difficolta-delleditoria-italiana-1686
http://www.primaonline.it/2012/10/10/110377/buchmessee-crisi-nel-mercato-del-libro-87-nel-2012/
Faccio giusto notare un piccolo elemento che può suonare discordante tra i due link. Magari qualcuno sa interpretarlo.
Uno dice:
L’altro dice:
Ecco… cioè, se il mercato si riduce al 91,3% come copie e il prezzo di copertina è invariato mi aspetterei un calo identico nel valore, mentre se il prezzo di copertina è sceso del 5% (1 euro ogni 20, per ipotesi) mi aspetterei che allora mi aspetterei qualcosa attorno a un 86,7%. Comunque un calo peggiore del valore rispetto alla copie, ecco.
E come mai allora lì il valore è sceso meno delle copie? Si direbbe che i prezzi siano “aumentati”. Eppure anche io avevo avuto l’idea di prezzi bloccati o in calo sugli hardcover che vedevo (dopo anni che ci avevano abituati a passare dai 16 ai 20 euro dal 2004 al 2009 circa).
Sono forse aumentati i prezzi sui paperback? Su cosa? Da dove viene quel minor calo nel trade?
Concordo col Duca quando dice che la Bizarro fiction è Mellick. D’altro canto lui è il cofondatore di Eraserhead Press insieme a Rose O’Keefe.
Ma anche gran parte dei libri di Mellick mi sembrano occasioni sprecate: si affanna a scrivere tonnellate di roba pur di pubblicare e corre sui finali lasciandoti l’amaro in bocca, oppure gonfia le storie aggiungendo bizzarrie pur di raggiungere il numero di cartelle che si è prefissato.
Trovo mediocri la Villaverde e Pierce, i suoi protetti. La Villaverde ha un buono stile ma idee fiacche, Donihe scrive più brillante ma perde il filo ogni due per tre e le stranezze sembrano buttate lì a casaccio. Ma c’è da dire che di loro ho letto solo Clockwork Girl e Lost in Cat Brain Land, che sono raccolte di racconti. Forse tenterò un romanzo della Villaverde.
Di Bizarro ora sto leggendo Washer Mouth di Donihe. Come autore ha uno stile molto definito, è chiaro, sa dove vuole arrivare e si vede che si è preso tutto il tempo che gli serviva per limare il libro. Molti loro autori, pur di riuscire a campare scrivendo, scrivono di corsa. Ecco perché sono molto diffidente nel leggere altri autori oltre a Mellick. Se perfino lui ogni tanto va male, figurarsi gente che non ha il suo talento…
Una mossa mooolto intelligente che hanno fatto è stata la maxiantologia “The best bizarro fiction of the decade”. Non sono un fan delle antologie, ma così posso farmi un’idea di come scrivono gli altri autori del gruppo… ce n’è più di una trentina, qualcuno che mi incuriosice ci sarà.
Non mi sembrano meno truffaldini degli editori nostrani. Pubblicano roba con caratteri grandissimi per far passare i racconti per romanzi, i pochi esemplari fisici che ho comprato sono impaginati mediocremente.
Fanno sconti in cambio di recensioni positive (la Bizarro Brigade), si elogiano fra loro, si scambiano favori con altri editori del settore come Deadite Press o Grindhouse Press.
L’unico elemento di novità che hanno è l’aver scelto una nicchia. Non conosco nessun altro microeditore che faccia così, forse solo Tachyon Books.
@Duca: le statistiche contano anche le vendite di libri online? Contano anche i libri stranieri acquistati in Italia? Può essere che che gli Italiani leggano sempre di più in inglese?
Scusate per il post chilometrico, non ho il dono della sintesi -__-
@Il Duca di Baionette: L’anno prima sono stati venduti 1000 libri per un totate di 1000 euro. 500 da 1 euro, 250 da 0,5 euro, 250 da 1,25 euro.
Quest’anno sono stati venduti 913 libri per un totale di 927 euro. Il prezzo medio di copertina si è abbassato (del 5%) così: 500 da 1 euro, 400 da 0,25, 100 da 3,5 euro.
Quest’anno si sono venduti 913 libri: i 500 da 1 euro, i 100 da 3,5 euro e 313 da 0,25 euro. Per un totale di 928 euro e spiccioli (oppure venduti 99 da 3,5 e 314 da 0,25 per un totale di 925 euro).
Se non ho preso cantonate (non ho competenze specifiche in materia e mi sono limitato a leggere il tuo post), quella sopra è una possibilità. Ce ne sono infinite, naturalmente, ma sembrerebbe che coloro che non guardano al prezzo di copertina quando acquistano i libri abbiano continuato a farlo. Oppure il leggero calo sul prezzo di copertina degli hard-cover ha portato a uno spostamento delle vendite a favore delle fasce più alte di prezzo…
@Willie Pete:
Pierce lo trovo insulso anch’io, invece Clockwok Girl della Villaverde mi è piaciuto molto (ne ho anche parlato in una delle ultime Bonus Tracks). La Villaverde mi sembra una delle più promettenti.
Tra i pesi massimi metto anche Mykle Hansen, che è molto bravo e fa ridere (se ti piace quel tipo di umorismo, ovvio). E pure Cripple Wolf di Jeff Burk non è niente male. Buoni autori di Bizarro alternativi a Mellick ci sono.
Donihe mi ha deluso già due volte, non penso lo leggerò più salvo raccomandazione.
Se la leggi, poi fammi sapere. Incuriosisce anche me.
I libri pubblicati con caratteri grandissimi in realtà appartengono a una prima fase della storia della Eraserhead; Mellick si era pure scusato per averlo fatto (ad esempio in The Baby Jesus Butt Plug e in The Menstruating Mall), e le ristampe dei suoi vecchi romanzi sono con meno pagine e caratteri più piccoli.
La Bizarro Brigade in effetti è una trovata promozionale piuttosto antipatica. Per quanto riguarda i rapporti con la Deadite e alti, non si tratta di lecchinaggio mascherato, anzi: le tre case editrici (assieme ad altre più piccole, come Lazy Fascist Press, Avant-Punk e altre di cui non ricordo il nome) formano un’unica community. Tant’è vero che condividono lo stesso sito (Bizarro Central), le stesse testate (il Bizarro Magazine o come si chiama), e partecipano agli stessi eventi (come la BizarroCon). Cambiano solo il direttore, la line-up di autori e la declinazione di Bizarro (es. Bizarro weird per la Eraserhead, body horror per la Deadite, roba sperimentale-literary fiction per la Avant-Punk, eccetera), ma sono in esplicita partnership.
@Barbi:
Ho avuto la stessa impressione ed è quello che ho detto al Duca. Prezzo di copertina abbassato o meno, avranno venduto di più quelli con prezzi alti di quelli con prezzi bassi, per cui le vendite sono calate più a volume e meno a valore. Forse la parte di lettori che più velocemente si sta allontanando dalla libreria è proprio quella che acquistava più softcover (e che magari è passata più velocemente al digitale); per esempio tutte le collane di Classici (su cui si margina poco ma che, nel tempo, vendono anche molte copie). Io per esempio, che compravo molto e quasi solo softcover (come gli Oscar Mondadori, l’Economica Feltrinelli o la BUR), ho molto diminuito gli acquisti da quando ho un e-reader.
Negli ultimi due anni ho visto che quasi tutte le case editrici hanno fatto un restyling delle copertine delle loro collane di Classici: forse perché in quel settore le vendite stanno crollando in modo particolare.
Erano dati relativi al mercato italiano dal punto di vista degli editori italiani. Se poi gli italiani ora leggono 100 libri all’anno a testa di cui 50 piratati di lingue varie e 50 pagati a editori inglesi, quei dati non possono rappresentarlo.
Bisognerà attendere future indagini sulle abitudini di lettura (e non sulle vendite) che portino risultati basati su domande corrette ed estremamente specifiche, per evitare bias legato a cartaceo/ebook, biblioteca/pirato/comprato/prestato ecc…
In più, come sempre, di fronte all’idea di prezzo “medio” mi trovo sempre nel dubbio di cosa intendano. Di norma pare intendano la media aritmetica, che in molti casi non dice nulla perché non rappresenta la più utile moda né la mediana… per cui anche lì capire esattamente cosa intendano non è facile. Bias più bias più bias e alla fine si hanno numeri, ma non si hanno informazioni. ^_^””
@Il Duca di Baionette:
“In più, come sempre, di fronte all’idea di prezzo “medio” mi trovo sempre nel dubbio di cosa intendano. Di norma pare intendano la media aritmetica, che in molti casi non dice nulla perché non rappresenta la più utile moda né la mediana… per cui anche lì capire esattamente cosa intendano non è facile. Bias più bias più bias e alla fine si hanno numeri, ma non si hanno informazioni. ^_^””
Be’, sì, quando si parla di prezzo medio di copertina, salvo precisazioni, si fa riferimento alla media aritmetica (il termine non mi sembra così fuorviante). D’altra parte non è facile capire cosa intendano e non ci è possibile valutare la bontà del dato senza avere altre informazioni su come è stato calcolato (campione a cui si è fatto riferimento, chi ha fornito i dati, aggiustamenti statistici e così via). Ad esempio non viene detto se il dato sul prezzo di copertina (abbassato del 5%) è stato valutato sulla base del distribuito o dello stampato. Addirittura chi mi dice che quel dato non sia saltato fuori facendo la brutale media su tutti i singoli prezzi di copertina dei libri pubblicati invece che da una media pesata sul distribuito o sullo stampato (3000 copie di un libro da 20 euro pesano 6000, 150 copie da 10 euro pesano 1500, e non pesano 20 e 10)?
Forse ho capito cosa non ti quadrava… Non viene detto, ma il prezzo medio di copertina non è stato valutato sul venduto. Altrimenti credo proprio che i dati sarebbero sballati.
Sì, senza dubbio qualche informazione in più sarebbe degno e dignitoso fornirla… D’altra parte sulla base di quei dati si ricavano queste informazioni:
Si è venduto meno e si è guadagnato meno. Il prezzo di copertina si è mediamente abbassato (oggi prendendo a caso un libro in libreria è leggermente più probabile che il prezzo di copertina risulti più basso di quello pescato un anno fa). La flessione nelle vendite ha colpito meno le fasce dei libri con prezzi di copertina più elevati.
Possibile interpretazione: Con l’apertura dei mercati al digitale, la crisi, internet che avanza, ecc… chi cercava sempre di spendere meno in libri ha trovato canali alternativi (a quei settori comunque a basso costo a cui faceva sempre riferimento) per spendere molto meno. Chi, ripeto, comprava libri senza guardare il prezzo di copertina, continua a farlo.
@Tapiro
La Villaverde l’ho letta perché l’avevi consigliata sul sito… trovo anche io che sia molto promettente, ma per quello che ho letto il suo immaginario non mi sembra così brillante.
Sarà che non vado pazzo per le lesbicate, le citazioni sulla letteratura erotica femminile e i toni fiabeschi qua e là. Son gusti.
Ho letto il libro di Mykle Hansen che avevi consigliato (la versione tradotta da Meridiano Zero) e non mi ha lasciato granché, si vede che non apprezzo quel tipo di umorismo.
Appena ho azzannato l’antologia ti dico, ma penso che ci metterò un po’. Prima ho da leggere un’altra dozzina di libri (mi hai fatto rivalutare Dick e ora lo sto leggendo furiosamente).
In coda di lettura ho ancheDead Bitch Army di Andre Duza. E’ pubblicato da Deadite (a me non dice nulla il body horror, ma dal mi sembra che scriva bene).
Comprendo il discorso “fratellanza di microeditori”. Tra l’altro su bizarrocentral mostrano decine e decine di case editrici che si sono unite in seguito… ma penso che i risultati siano bruttini.
Avranno anche smesso di pubblicare con caratteri grandi, ma ci bossano spesso sull’impaginazione: un sacco di “vedove” qua e là, capitoli piccoli che sembrano scorporati apposta per guadagnare spazio. Per carità, non è così orribile.
Già che ci sono: pensavo di prendermi Electric Jesus Corpse di Mellick. E’ un romanzone di quasi 400 pagine. Io preferisco i romanzi lunghi e poderosi, se costruiti bene, quindi mi allettava molto. Qualcuno l’ha letto/iniziato?
I capitoli molto brevi fanno parte della ‘filosofia’ della Bizarro: storie brevi, scene brevi, capitoli brevi. Il loro essere brevi fa sì (o dovrebbe far sì: non sempre il risultato è ottimale) che ogni scena sia estremamente focalizzata, e che il ritmo della storia sia più incalzante.
Non l’ho letto, ma a pelle lo sconsiglio.
E’ il primo vero romanzo di Mellick (l’ha scritto prima di Satan Burger), e lui stesso afferma di trovarlo immaturo e per molti versi sub-standard. Non l’ha ritirato dal mercato perché nel suo piccolo anche questo romanzo è diventato un “cult” (come Satan Burger), e perché ad alcuni piace.
Ma se lui stesso è restio…
Se vuoi leggerti dei romanzi lunghi di Mellick, consiglio Zombies and Shit o Warrior Wolf Women of the Wasteland; oppure prova il recente Tumor Fruit (che però non ho letto).
Electric Jesus Corpse è l’unico romanzo di Mellick che non ho ancora letto. ho già letto Satan Burger, Punk Land, Zombies and Shit, WWWW e Tumor Fruit.
Tumor Fruit è una mezza schifezza ed è scritto grande, come Punk Land. Tutti e due sono romanzi brevi “gonfiati”.
I capitoli brevi sono soprattutto una tendenza di Mellick e dei suoi allievi. Washer mouth usa capitoli abbastanza lunghi e le pagine sono molto dense di testo.
Che bei faccini, voglio lavorare con loro! Di sicuro non mi farebbero mettere un maledetto tailleur XD
Però quella storia del cercare i loro libri in biblioteca e libreria è fuori di testa. Non posso che darti ragione, l’e-book per le piccole case editrici è solo un vantaggio e potrebbe essere un ottimo modo per rilanciare il mercato anche per le grandi, chissà che lo shopping online di libri non diventi compulsivo come quello di vestiti.