Per me, ormai, dormire quattro ore il venerdì notte è diventata un’abitudine.
L’ho fatto un mese fa, quando mi sono alzato alle sette – dopo essere andato a dormire alle tre – per prendere da Stazione Garibaldi il treno (pardon, un Italo, che come mi ha spiegato il prode Zwe è qualcosa di più che un treno) delle otto e un quarto che mi avrebbe portato a Firenze a incontrare il suddetto prode e la dolce Tengi. L’ho rifatto due settimane fa, quando mi sono alzato alle sei per prendere il treno delle sette (pardon, un Trenitalia, che come mi ha spiegato Zwe è qualcosa di meno di un treno) che mi avrebbe portato nella ridente Trento a incontrare Dago e l’Avvopunk. Ma lo scorso sabato ho battuto ogni record, svegliandomi alle cinque e mezza (dopo essere andato a letto all’una) per prendere il treno delle sei e arrivare a Cittadella in tempo per l’apertura dei lavori dello SteamCamp.
Vi chiederete se per caso non mi sia rincoglionito, a farmi ‘ste levatacce solo per assistere alla prima di una conferenza sullo steampunk tenuta da un tizio vestito in uniforme da Germania Imperiale con tanto di pitale in testa – conferenza, peraltro, di cui conoscevo già a menadito l’argomento e la sostanza. La risposta è sì.
L’avventura comincia alle ore nove, quando io e Siò arriviamo nella stazione di Cittadella e tutt’a un tratto sembra di essere in Bosnia. Aggirandoci tra corridoi deserti e biglietterie sprangate, andiamo alla ricerca di Dago, individuo talmente folle da essere arrivato persino prima di noi. Lo troviamo solo e sperduto che si aggira per la banchina del binario 1. E subito si pone il primo problema: come raggiungere l’hotel dove si tiene lo SteamCamp, in questo paese dimenticato da Dio e dagli uomini, dato che nessuno (men che meno io) si è preoccupato di stamparsi la cartina che avevano postato sul sito?
Inizialmente contavamo di metterci nella scia di una tipa dai capelli viola e ingranaggi nella testa che era con noi sul treno per Cittadella e che, così, a occhio, non aveva l’aria di una residente. Ma, tra il tempo perso ad acchiappare Dago e l’andatura della Siò – che per coprire la stessa distanza che gli esseri umani normali fanno con un passo ne deve fare tre – l’avevamo perso di vista. Per fortuna ci viene in soccorso Dago, nei limiti delle possibilità della sua gente: un fogliaccio di carta con su scritti i nomi di tutte le vie che dobbiamo attraversare e le direzioni in cui dobbiamo girare.
Il sistema, incredibile a dirsi, sembra inizialmente funzionare; ma alla seconda circumnavigazione delle mura del centro storico, comincio a pensare che forse non è stata una buona idea e mi viene ricordato che il mio cellulare ha il GPS. Tre secondi dopo scopro che l’Hotel Filanda è addirittura segnato su Google Maps. Subentro quindi a Dago nella guida della comitiva e mi dirigo con piglio sicuro verso l’albergo; il che comunque non ci impedisce di mancarlo e tirare dritti per altri cento metri, nonostante sulla sommità dell’hotel ci fosse scritto HOTEL FILANDA grande come una casa.

Gerusalemme? Roma? Costantinopoli? No: Cittadella.
Arrivati all’albergo, come prima cosa riusciamo a mettere in crisi la barista ordinando due cioccolate calde ad Aprile – la poveretta è costretta a scendere in cantina per prendere il necessario. Il posto è ancora semideserto, e le uniche altre persone presenti oltre a noi sono gente che indossa occhialetti con dentro gli ingranaggi. Mi sento vagamente fuori posto. E il disagio non diminuisce quando salta fuori il Duca, con tanto di sciabola d’ordinanza e pickelhaube. Inoltre il possente Zwei – oasi di normalità in questo maelstrom di orrore – non risponde ai miei messaggini amorosi. Sto già pensando di scappare da Cittadella più veloce della luce, quando a rassicurarmi arriva alle nostre spalle Zero/Talesdreamer – una ragazza che commenta abitualmente su questo blog e su quello di Zwei, con una singolare passione per la medicina estrema e per il millenarismo cristiano.
Mentre aspettiamo che il Duca elemosini in giro pubblico sufficiente per la conferenza d’apertura, ci facciamo raccontare da Zero la sua emozionante nuova vita da fumettara. Che consiste nel condividere una casa in affitto in nero con una tipa albanese che è tipo la figlia di un boss dei narcos (o qualcosa del genere – soffro di deficit dell’attenzione). L’albanese in questione ha due segni particolari: fare del gran sesso col suo tipo loschissimo, ed essere scomparsa di punto in bianco mesi fa (promettendo che sarebbe tornata) lasciando alla coinquilina le sue valigie e tutti i suoi documenti. A occhio, credo la ritroveranno fra trent’anni in un pilone di cemento.
Esauriti gli argomenti morbosi, andiamo a infilarci in sala Manzetti giusto in tempo per l’inizio della conferenza del Duchino su “Che cos’è lo Steampunk?”. Qui ci vengono subito appalesati i potenti mezzi degli organizzatori dello SteamCamp: uno schermo gigante che proietta slide solo nell’angolo in alto a destra e una telecamera fissa per riprendere tutte le conferenze che obbliga i relatori a stare seduti immobili al centro del palco. Yeah. Le slide proiettate dal Duca sembrano realizzate da un bambino cingalese che fino a ieri cuciva palloni, ma questo non ci impedisce di capire che le mele non sono banane e che una barbie di plastica nuda non è steampunk. La conferenza, comunque, è bella.
Non bella, però, come quella sull’Informatica del XIX Secolo tenuta da Gino Roncaglia. Mi rendo subito antipatico a tutti mettendomi a prendere appunti sul portatile come un mongolo sbavante al primo anno di filosofia, mentre sullo schermo alle spalle di Roncaglia passano ingranaggi del primo secolo a.C., schede perforate, ritratti di Monsieur Jacquard realizzati al telaio Jacquard e filmati che non partono. Folgorato come Paolo sulla via di Damasco, mi rendo conto che nulla al mondo è interessante come le macchine di calcolo del sette-ottocento e che posso tranquillamente gettare nel fuoco tutti i libri di storia medievale letti negli ultimi anni (cosa che non mi impedirà di avere altre due o tre folgorazioni nel corso della giornata). Alla fine della conferenza riesco a rendermi antipatico anche a Roncaglia, sequestrandolo e costringendolo a dirmi due o tre titoli divulgativi sull’informatica ottocentesca.
Trascinato a forza da Dago e Siò, vengo portato fuori dalla sala Manzetti. Qui ci rendiamo conto che abbiamo fame, ed ecco che salta fuori il secondo dramma logistico della giornata: a parte Dago, che si è portato i panini da casa, nessuno si era posto il problema del pranzo. L’albergo offre un pranzo con menu fisso primo + secondo a 25 Euro a persona, il che per qualche strano motivo mi toglie la fame. Zero e la sua amica si sono impelagate nella conferenza ‘impariamo a disegnare fumetti steampunk’, e il Duca è andato a far finta di fare l’organizzatore del Camp, sicché io, Siò e Dago ci guardiamo negli occhi e decidiamo di tentare l’impossibile – metterci a cercare un locale in giro per il paese.
Cercare tracce di vita a Cittadella è un’impresa che ha dell’ambizioso. Venti minuti buoni di peregrinazioni ci portano alfine dentro il centro storico di Cittadella, che in sostanza consiste di un vialetto e una piazza con chiesa. Ci soffermiamo un momento ad ammirare il profondo Retard di tutto questo: una cerchia di mura alta un chilometro e perfettamente conservata, per proteggere un cazzo di niente, a decine di chilometri da qualunque città importante. Alla fine decidiamo di affogare i nostri dispiaceri in un baretto tristissimo in un angolo della piazza. E qui arriva l’ennesimo FAIL della giornata – nell’istante in cui addento l’ultimo boccone del panino comprato al bar, mi arriva questo messaggio di Zero: “Dove siete? Mi sono liberata e pensavo di cercare qualcosa da mangiare…”. Oh fuck.
A tirarmi su il morale, un messaggino di Zwe che mi fa sapere in tutta tranquillità che è arrivato all’altezza di Padova e che a breve sarà fra noi. Un’ora più tardi i suoi bicipiti ci raggiungono al bar dell’hotel, e poco dopo arriva anche lui. Ogni conversazione che non lo riguardi cessa di avere un senso. Da notare il fatto che, benché lui e Dago si stringano la mano, solo tre ore dopo Zwei capirà chi cazzo è. Ma la giornata ha in serbo per noi altre sorprese, e in particolare l’unirsi al nostro gruppo di altre due persone che non sapevo sarebbero venute: Okamis, famoso per la sua passione morbosa per i caratteri tipografici e la regolarità con cui fa defungere i propri blog, e ???, il tipo che ha regalato qualcosa di 20 commenti alla mia recensione di Deinos trollando la vincitrice del concorso.
Mentre aspettiamo che riprendano le conferenze, Zwe va alla reception a prendere una stanza. Il che ci fa venire in mente che in effetti io e Siò non abbiamo un vero programma per la serata. Certo – la casa da studente di Siò non è lontana. Potremmo prendere l’ultimo treno per Vicenza, dove cambiare per prendere il treno che ci porterà a casa sua; per poi la mattina dopo prendere un altro treno, cambiare a Vicenza e tornare a Cittadella, stare mezza giornata e quindi prendere un altro treno per Vicenza e un’ultimo che ci riporti a casa. Certo. Oppure potremmo ordinare una pratica stanza in questo albergo di ladri. Uhm. Il dilemma, come potete immaginare, mi attanaglia.
Le conferenze del pomeriggio hanno alti e bassi.
Quella sugli alieni nella fantascienza ottocentesca è tenuta da un tipo con lo stesso charme del cemento che si asciuga; il suo timbro monocorde riesce a rendere i tripodi di Wells interessanti come il testo di un decreto legge. Per tutto il tempo Zwe mi lancia sguardi che sembrano dire: “Mi hai molto diluso”. Alla quarta o quinta persona che abbandona la sala capiamo che non è una cattiva idea, e ci dileguiamo anche noi. Vorrei approfittarne per andare ad ascoltare il rant del Duca su quelli che mistificano lo steampunk, previsto per le due e mezza, salvo scoprire che è stato annullato perché non se lo inculava nessuno.
E’ stato poi il turno della prima delle due presentazioni librarie della giornata. Di uno dei due libri presentati non parleremo (*). Parleremo invece dell’altro libro presentato; o meglio, una saga: Le Ombre di Marte dell’autopubblicato Augusto Chiarle. A parte il fatto che la suddetta saga consta di una quadrilogia che l’autore ha dichiarato di voler ulteriormente espandere in un secondo ciclo su richiesta di ben sette suoi lettori (e sticazzi); a parte aver più volte parlato del suo fantastico come una sorta di specchio deformante del reale e di come lui affronti importanti problematiche sociali (i termini non erano proprio questi, ma…); ma Chiarle è stato capace di regalarci perle sublimi come quando, parlando delle copertine dei suoi libri, ci ha confidato: “Vedete, io penso che una copertina debba anche saper suggerire qualcosa del contenuto del libro…”. Sulle copertine, tra parentesi, troviamo foto di lui e di suoi amici in costumi steampunk. Non ho intenzione di avvicinare questa roba neanche con un bastone.
Se ve lo state chiedendo, sì, questo è lui.
Ma l’apice della giornata è stato raggiunto con la conferenza successiva, quella dedicata all’egregio Dr. Kellogg, medico, pedagogo, salutista, avventista del settimo giorno, nonché punto di riferimento dottrinale per il nostro Duca. Nel vedere con orrore che questo incontro era tenuto dallo stesso personaggio che aveva parlato degli alieni, il mio primo impulso era stato di darmi alla macchia. Ma feci male. Neanche la completa mancanza di inflessione vocale di quest’uomo poteva diminuire l’esilaranza della vita e della dottrina del Dr. Kellogg. Un uomo che fece del clistere un arte, un uomo che condannava il consumo di carne perché faceva venire le tenie e il consumo di zuccheri perché stimolava gli appetiti sessuali, un uomo che per correggere le cattive abitudini notturne dei fanciulli soleva ingabbiare i loro piselli in pratiche mutande di fil di ferro, e che del resto amava conservare gli escrementi migliori dei suoi pazienti per poi osservarli tutto contento.
La giornata si è conclusa con un’ultima carrellata di libri: Mondo9 di Dario Tonani e la novella Soldati a vapore di Diego Ferrara. Mentre Tonani ci parlava delle sue città metalliche dotate di autocoscienza, sullo sfondo venivano mandate a nastro una serie di immagini realizzate da un grafico per Mondo9. Le avremo viste tutte per, tipo, dieci volte. A un tratto Tonani fa: “Vogliamo vedere il booktrailer?”. Al che Galluzzo (che bagolava lì intorno) accende le casse e noi vediamo un’altra volta la stessa carrellata di immagini, ma con in sottofondo una musica epica. Quello era il booktrailer. Poi Galluzzo spegne la musica e, mentre Tonani e Sosio prendono congedo, fa partire un’altra passata delle immagini.
Quando Tonani si alza sembra quasi che la conferenza sia finita; nessuno dice niente. Tocca al pubblico chiedere: “Ma non doveva esserci anche un altro libro?”. Solo allora un tizio seduto tra il pubblico si alza e fa: “Sì, in effetti ci sarebbe anche il mio”, quasi a dire: “Dobbiamo proprio?”. Costui è Diego Ferrara. Bisogna dire che non è bravissimo a farsi autoproduzione, dato che in sostanza ha passato il tempo a spiegare che il suo libro non è che fosse niente di che, e che non aveva molte cose da dirci sopra, e insomma, che se proprio volevamo potevamo anche leggerlo. Bisogna dire che, dopo le roboanti parole delle presentazioni precedenti, faceva quasi una figura migliore.
A un certo punto abbiamo deciso di venirgli in aiuto. Mentre io – che avevo letto la novella e l’ho trovata molto carina1 – gli facevo i complimenti, Okamis (l’autore della copertina, peraltro fikissima, del suddetto libro) saliva sul palco, si metteva a computer e andava a proiettare l’immagine della copertina. Il clima intanto si è riscaldato – e la gente comincia a fare domande all’autore! Paradossale: tutti gli altri a fine conferenza facevano la domanda di rito: “Ci sono domande?”, e il pubblico zitto. Ferrara le domande non le voleva, ed è quello che ha riscosso più successo di tutti!
A fine conferenza ho placcato Tonani prima che avesse la possibilità di andarsene. La domanda, molto semplice: “Maaa, se volessi prendere una copia del libro?”. Quello infatti alla possibilità di venderli non ci aveva neanche pensato; le tre copie che si era portato dietro stavano già sparendo nella borsa. Un po’ perplesso mi fa: “Be’, sì, certo”, e me la vende. Subito dopo, alle mie spalle, sento un altro che, stimolato dal mio gesto, vuole comprarne una. Torno dagli altri che già mi guardano con un misto di compassione e sdegno; mi avrebbero preso per il culo per il resto della serata, ricordandomi che Tonani scrive risaputamente di merda e che le sue idee sono originali come la sceneggiatura di Avatar. Ce ne stiamo già andando – mentre io stoicamente difendo la possibilità che Mondo9 possa essere interessante – quando dal fondo della sala la tipa che accompagnava Tonani mi chiede se voglio l’autografo sul libro. Mi veniva da dire: “Ma anche no…”, ma visto che mi ero appena fatto fare l’autografo digitale sull’ebook da Ferrara mi sembrava brutto rifiutare, e ora ho anche l’autografo di Tonani. LOL.
Nel frattempo, s’era fatta una certa. Dago ci aveva dovuto lasciare per prendere l’ultimo treno per Trento. Codice penale 1, 2, 3 o n, o chissà quale altro dei ventordici esami che gli mancano per prendere la sua pregevole laurea da azzeccagarbugli, lo stava aspettando. Con tristezza l’ho lasciato andare. Questo non gli ha comunque impedito, prima di dileguarci, di costringerci a fare una serie di foto imbarazzanti, tra cui una con delle cosplayer steampunk che non vedevano l’ora di fare finta di non conoscerci.
Dopo l’ultima conferenza, anche Zero e amica viola si dileguano nel crepuscolo cittadellese per prendere il treno per Padova. Il nostro gruppo acquisisce invece in pianta stabile Ferrara e due suoi compari.
Visti i prezzi invisi al Signore dell’Hotel Filanda, ci troviamo costretti ancora una volta a marciare verso il centro. Zwei ne approfitta per insultare le mura di Cittadella e la stessa esistenza del paese. La prima tappa è un bar nella piazza centrale (non c’è davvero un cazzo d’altro a parte la piazza) dove scopro con orrore che lo spritz non è di origine milanese bensì veneta. Qui, caso strano, ci troviamo a parlare di amputazioni, di bruciare gli zingari, di muscle bear, di Girola McN00b (non necessariamente in quest’ordine).
Trovare un posto dove fare una vera cena si rivelerà molto più difficile. La prima pizzeria che ci viene indicata, a dieci minuti abbondanti dal bar, ci dice che se vogliamo un tavolo per dieci persone dobbiamo aspettare un’ora. Intristiti ce ne andiamo in quella che sembra essere l’unica altra pizzeria della città, a un quarto d’ora dalla prima. Questa ha un aspetto molto più trucido, e dichiara che dovremmo aspettare 45 minuti. Calcoliamo che se torniamo all’altra mancherà solo mezz’ora per poter entrare, quindi vale la pena. Quando torniamo e chiediamo, la risposta serafica della proprietaria è: “C’è da aspettare un’ora.” WTF? Col cuore in mano, ma ormai rassegnati al nostro triste destino, ci accampiamo come degli zingari sulla pensilina dell’autobus di fronte alla pizzeria e aspettiamo. Gli argomenti? Il porno tentacolare, l’elicottero di Montezemolo, l’uso improprio della parola ‘digressioni’, che cazzo faccia il Duca nella vita, Davide Mana – non necessariamente in quest’ordine.
Quando finalmente entriamo in pizzeria saranno le undici di sera, e nelle ultime quarantott’ore ne ho dormite quattro (cinque se contiamo i rincoglionimenti in treno). Se non mi addormento con la faccia nella pizza è un miracolo, e impotente mi sento dare del tisico dall’invidioso Duca. Duca che tra l’altro decide di farsi odiare dal cameriere in ogni modo, prima ordinando un Prosecco (mentre noialtri ci accontentiamo di acqua o birrette) e poi, trovatolo cattivo, costringendo il suddetto cameriere a sorbirsi tutta una spiegazione sulle molteplici varierà del suddetto Prosecco e relative modalità di consumazione.
Lasciamo la pizzeria che quasi non mi reggo in piedi. Uno a uno, i membri del gruppo si staccano: Ferrara e i compari, che c’hanno la macchina; ??? e ragazza, che saggiamente hanno deciso che tenevano ai loro soldi e hanno prenotato in un bed&breakfast nella solita piazza; Okamis, che deve tornare a casa perché la mattina dopo deve negoziare con degli arabi. Il centro di Cittadella ci accoglie con un “tunz tuzz tunz tuzz’: il triste baretto per vecchi dove abbiamo magramente pranzato, a quanto pare, di notte si trasforma in un localino alla moda con dj alla console. Il cuore pulsante della movida cittadellese.
Mentre arranchiamo nella notte, ormai in cinque, il Duca discute con Zwei dell’opportunità di trasformare la vagina in un campo di coltivazione di ortaggi (o qualcosa del genere – vi ricordate del mio deficit dell’attenzione?). Zwei continua a rispondergli che non gliene frega un cazzo e che è un ciccione di merda, ma questo non sembra frenarlo. Arriviamo in albergo che tutto è silenzio. L’ultima immagine che mi si imprime nella retina, prima che infili la porta della mia camera, è il Duca che passando mi rivolge una faccia da maniaco – una faccia che sembra dire: “Io ucciderò culo.”
E’ stato bello.
Anche se la roba interessante era tutta concentrata al sabato, tanto che alla domenica allo SteamCamp non c’era più un cazzo da fare e mi annoiavo talmente che sono andato a guardarmi la replica dell’Introduzione ducale allo Steampunk. Anche se in queste fiere si aggirano sempre personaggi inquietanti – come quel tipo col cappellino da motociclista anni ’20 sempre silenzioso, che a un tratto ha tentato di sequestrare la Siò per raccontarle la sua ambientazione steampunk; o un tale in mantello che si aggirava con una trombetta seminando il panico tra la gente, e il cui suono in lontananza ci ha accompagnato per molte ore durante tutto il pomeriggio. Ho imparato tante cose, tipo che non sarò mai in grado di scrivere steampunk, o che non potrò essere un vero nerd finché trombo. Ho conosciuto Zero, Okamis, ??? e gli altri, ho l’autografo virtuale di Ferrara e ho potuto leggere in anteprima il quarto capitolo di Zodd (sul quale dirò soltanto: “Gli escono dal fottuto buco del culo!!”). Mi sono divertito.
Tutte le conferenze sono state registrate, e nei mesi a venire saranno montate e poi postate sull’Internet. Menomale, così potrò guardarmi l’inizio di quella sul Dr. Kellogg. Insomma: direi che lo SteamCamp è riuscito, e spero che si faccia una seconda edizione l’anno prossimo.
Il mio ultimo pensiero va ai cittadellesi e alla loro bella città. Alla pizzeria che la mattina dopo abbiamo scoperto essere appiccicata al bar dove abbiamo preso lo spritz e di cui nessuno ci aveva parlato; ai ragazzini che sono passati in processione con un crocifisso di cartone gigante con su la foto di un tizio; al cameriere che riteneva impossibile scaldare un panino in meno di tre minuti; alla biglietteria “chiusa per sempre”, che rendeva virtualmente impossibile l’acquisto di un qualsiasi tipo di biglietto del treno per lasciare Cittadella.
Ucciderò culo. Siete avvertiti.
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(1) Tra l’altro ho scoperto che Ferrara aveva partecipato all’ormai dimenticato Concorso Steampunk del Duca con ben due racconti, entrambi piazzatisi molto bene. Uno è Il Lunasil, che non ho letto (ma Siobhàn dice che è molto bello); l’altro è Piloti e Nobiltà, che tra i quattro candidati alla vittoria era il mio preferito.
Tutte queste scoperte mi portano a pensare che Ferrara sia un figo, benché mi chiami Tapino. E sto preparando un post sul suo Soldati a vapore.Torna su
(*) EDIT: Il testo dell’articolo prima era un poco diverso. Mi dispiace averlo dovuto fare, ma si era innescato un piccolo flame personale tra me e una certa persona e questo stava danneggiando seriamente SteamCamp e i suoi organizzatori.
Il fatto che io e il Duca siamo in buoni rapporti non dovrebbe significare che abbiamo le stesse opinioni su qualsiasi argomento o che quello che faccio io sia un’estensione della sua volontà. Ma per evitare ulteriori fraintendimenti, dato che non era mia intenzione creare danni inutili con un flame che nemmeno riguardava lo steampunk, ho preferito cancellare le poche righe che riguardavano questo personaggio per timore di rovinare la prossima edizione.
Ribadisco, per chi non avesse la pazienza di leggersi l’intero articolo ma solo le righe che preferisce, che lo SteamCamp mi è piaciuto molto e che il bilancio è stato largamente positivo. Con le mie azioni ho fatto vendere due o tre copie di un libro a fine conferenza, e io personalmente ne ho già letti due su quattro presentati – credo che dovrebbe significare qualcosa. Spero, e farò quanto è in mio potere, per rendere possibile le future edizioni di una cosa figa come lo SteamCamp.
Ho finito.
Credo di potter battere Zwei: io che Stefano era in verità Dago lo scopro solo ora leggendo il tuo articolo. E ci siamo pure presentati con tanto di nick, ma devo aver capito chissà quale altra parola… ._.
Comunque non vedo l’ora che vengano caricati i video, così Sosio e Galluzzo scopriranno le mie doti da ninja (giusto perché S* non mi odia già abbastanza ^_^).
Altra cosa: se sapevo che tu e Sio non avevate in programma di restare anche la domenica vi accompagnavo volentieri in quel di Mediolanum, che si sà: è cosa buona e giusta accettare passaggi da gente conosciuta da una manciata di ore, in piena notte e in un posto dimenticato da dio.
PS: Per il solo gusto di contraddirti vedrò di far risorgere il blog questa settimana. Tié!
X°D E’ tutto molto bello e toccante, specie lìidea di trasformare le vagine in orti o il Duca che inchioda il povero cameriere con le sue concioni avvinazzate. Ora mi rode di non esser potuta venire!
Un grandissimo grazie per le foto! Sono bllxxxime!!!!!1!1!!!!11! ❤
Il Duca è proprio un ciccioroscio schifoso.
Mi sono persa le disquisizioni serali dello Zwei sulle amputazioni, quindi! T__T Tristezza. Vorrei aggiungere alla lista di coglionate fatte i nostri tentativi antisgamo di spottare Gamberetta sussurrandone il nome alle spalle di belle fanciulle randomiche, comunque.
Ah, le foto del duca sono secsissime.
Quella di Dago un po’ meno.
Eccellente Reportage. Hai dimenticato di precisare che ti sei preso del tisico non una volta, ma continuamente. E che ti ho anche invitato a mangiare perché non è possibile che sembri il cosplay di un profugo del Biafra (e non ricordo il contesto sabato, ma avevo detto che essendo laureato in filosofia eri tipo a metà strada tra l’ariano e il negro). Non dimenticare quando io per attirare pubblico per la conferenza di Silvestro Ferrara su Kellogg ho urlato nelle tre aree principali (Hall, sala Manzetti, cortile): “TRA DIECI MINUTI IN SALA MANZETTI CONFERENZA SU KELLOGG! CI SARANNO GRANDI CLISTERI A BASE DI YOGURT!”
Attirati dalle porcate il pubblico è passato dagli 8 iniziali (contati) alla sala piena per oltre la metà, con anche gente in piedi in fondo, per un totale a occhio di 35 persone su 50 posti a sedere massimi. E Zwei a metà evento si è seduto in prima fila e mi lanciava oscene slinguate, con quell’attrezzo per i massaggi ginecologici che ha in bocca e sembra un incrocio tra un fegato di bue e un clitoride (a colazione domenica, come due fidanziati scesi presto dalla camera dopo una notte di fornicazioni, abbiamo parlato di possibili collaborazioni future a tema ginecologia, negri, storia del culturismo, in previsione di prossimi eventi e articoli).
La prima conferenza di sabato alle 10:30 era partita con circa 36 persone (contate da una foto), nei dieci minuti di spiegazioni iniziali di Galluzzo, e alla fine erano sui 45-50… numeri simili, sui 40-45 al bis di domenica nello stesso orario. Perfino quella merda di conferenza storica su vino e assenzio che avevo spostato in una saletta vuota e messo all’ultima ora, sperando di non doverla tenere, alla fine sono stato braccato da 3 persone che volevano sentirla e 10 minuti dopo l’ho fatta ripartire da zero perché altri 7-9 si erano aggiunti (alla fine erano 10 o 12, non ricordo il numero esatto, credo 12, e abbiamo fatto un’ora intera invece di 25 minuti) e portavano sedie fregandole da un’altra saletta vuota. Gli eventi andati meglio mi sa che sono stati i laboratori, comunque: i 14-15 iscritti di quello di fumetto si erano allargati a 20-25, temo, visto che avevano riempito senza problemi la sala Tsiolkovsky (ricevuta d’emergenza al posto di quell da 12-15 posti), nel laboratorio di costume si erano ridotte a lavorare in terra pur di starci tutte e al “Riciclare il Non Riciclabile”, durante l’evento bis organizzato nel pomeriggio su richiesta del pubblico, tral’altro, non solo i 20-25 posti erano stati riempiti da non meno di 30 persone, ma per starci tutti avevano fregato le sedie dalla saletta in cui poi ho fatto d’emergenza i vini l’ora dopo (conferenza che proprio non volevo fare, ma al pubblico è piaciuta e una ragazza mi ha detto che dopo averla sentita vuole iscriversi al corso per sommelier AIS).
L’evento BarCamp e Fonti dello Steampunk, che avevo spostato in una sala secondaria cedendo la mia per far parlare di Architetture Futuristiche, e che speravo saltasse, è diventato un’ora di insegnamento privato con una coppia che si era persa l’introduzione del mattino e una sessione di domande e risposte passeggiando nel porticato, mentre presidiavo la saletta in attesa che arrivasse gente, con una dozzina di altre persone che sono apparse. Se entravamo dentro a sederci anche per le domande, facevamo prima, invece il fornicante onanismo ci rese assieme stoici e peripatetici.
Più tardi farò un articolo con altri dati e un po’ delle prime foto apparse.
A proposito della conferenza sulle fonti dello steampunk del sabato alle 3, io ero lì che ti aspettavo, Duca, da tipo mezz’ora (ci ho messo un po’ a capire che c’era qualcosa che non andava). E tu dov’eri? A tradirmi con Zwei, Tapi(n)o e Sio. Tutto questo solo perché non ho la lingua a clitoride T_T (e perché non leggo gli aggiornamenti dei programmi, ma quello è un altro discorso)
“Il che non impedisce a Sosio di dire con voce lugubre che col digitale si guadagna quasi niente e che quasi tutti i soldi lui li fa col cartaceo; non importano i costi per la stampa, i resi, e quelli per la distribuzione (che del resto Sosio dichiara essere bassi e molto poco influenti), né il fatto – da lui ammesso – che molte librerie rifiutano i libri Delos. I soldi lui li fa col cartaceo. Forse in futuro, in un giorno remoto, si guadagnerà soprattutto col digitale. Un giorno.”
Sarei curioso di conoscere questo tizio che si spaccia per me e dice tutte queste cose! Io in effetti ho parlato in quella sede ma dicendo cose del tutto diverse.
Scherzi a parte, commenta pure come preferisci e insulta fin che vuoi, ma non attribuirmi cose che non ho mai detto, grazie.
Ciao, sono l’autista e accompagnatore del Dottor Ferrara 🙂
Ahimè lo spritz è proprio del triveneto, di Padova in particolare 😀
Comunque l’idea è venuta ai soldati dell’Impero Austriaco di stanza nella Repubblica della Serenissima…il che è molto steampunk…(pure troppo, come direbbe Thomas Prostata)
Devo ringraziarti Sir Eltar, il servizio limo offertomi è stato perfetto. Ho preso Italo alle 16.23, in perfetto orario.
Saluti anche alla tua gentile signora.
Tales, io ti conosco! Non direttamente, ma tu conosci mio fratello, che mi ha parlato svariate volte di te e mi ha raccontato la storia della principessa della mafia albanese. Una volta ti ho vista correre per Lucca vestita da non mi ricordo che personaggio di Pokemon.
Tapiro, sei meglio della De Filippi e della Carrà messe insieme!
Lo so, come io ti conosco indirettamente causa racconti di quel disgraziato di tuo fratello.
Ho incontrato il Tapiro per la prima volta dopo sei anni di conoscenza sul piano virtuale, magari prima o poi riuscirò a vedere in faccia anche te XD
Anch’io ho fatto una scoperta tardiva.
Ho scoperto solo stamane che lei:
ha 16 anni.
.
.
.
Da che parte per il Messico??
@Okamis:
E’ che Dago è un timidone e pronuncia il suo nome con voce flebile.
No no, era in programma di esserci anche la domenica; anzi, prima di propendere per l’albergo, il nostro folle piano era di tornare anche la domenica da fuori. Comunque solo io me ne sono tornato a Medio l’Ano: Siò studia in quel di Venezia, e infatti avevamo ipotizzato la sua casa veneziana come base operativa.
@Tenger:
Tié! E vedi di rimediare l’anno prossimo ^-^
Le abbiamo scattate apposta per te ❤
@Tales:
Ci sono una marea di cose stupende che mi sono dimenticato di mettere ;_;
Soprattutto la migliore di tutte: la battuta di Zwe sui dislike! Devo assolutamente editare il post e mettercela! ;O;
Ma secondo me sono anche nove o dieci…
@Duca:
E insiste.
Io mangio eccome (Dago mi è testimonio), non è colpa mia se il mio metabolismo è efficiente come un tedesco alle manovre u.u
Lo speravamo tutti.
@Sosio:
Se ritieni che io abbia capito male o che me lo sia inventato, o se semplicemente vuoi dare una smentita, sei libero di scrivere come stanno le cose in realtà.
@Eltar:
Ciao! Sorry se non ho messo il tuo nome, non me lo ricordavo^^’ E grazie ancora per il passaggio domenicale!
Quindi il merito non sarebbe nemmeno italiano?
Tristezza.
@Fos: Ecco chi mancava della gente del nord! Com’è che non sei venuta? Alla prossima edizione fatti viva^^
Sì, confermo…^^’
@Dago:
OMG.
——
Comunque, in chiusura del post auspicavo una seconda edizione dello SteamCamp l’anno prossimo. Contemporaneamente, il Duchino pubblicava un articoletto in cui diceva che addirittura ci saranno dei miei eventi per chi si è perso questo nel corso dell’anno. E’ una bellissima notizia.
corretto: lo spritz è nato sotto la dominazione austriaca perché gli ufficiali non potevano essere ubriachi e allora allungavano il vino bianco con l’acqua.
un peccato aver esami all’uni, in 50 minuti di macchina arrivo a cittadella..
@Tapiro
Diciamo che è stato un fine settimana impegnativo…
@Tales
Che pirula che sono :p
Che generosità.
“Il che non impedisce a Sosio di dire con voce lugubre che col digitale si guadagna quasi niente e che quasi tutti i soldi lui li fa col cartaceo” ho dato dei dati precisi, ho detto circa il 30% rispetto al cartaceo. Inoltre i soldi non li “faccio” io, li “fa” la casa editrice. “Non importano i costi per la stampa, i resi, e quelli per la distribuzione (che del resto Sosio dichiara essere bassi e molto poco influenti)” se dicessi una scemenza del genere sarei pazzo; io ho detto il contrario, ciò che gli ebook hanno anche loro i loro costi quasi analoghi: iva, distribuzione, diritti d’autore più alti, su un prezzo che è già molto inferiore. “né il fatto – da lui ammesso – che molte librerie rifiutano i libri Delos” altra scemenza, sembra che in libreria arrivi il camion della Delos e il libraio si piazzi davanti dicendo “no! ho letto sul blog che questi libri sono cattivi, portateli via!” Semplicemente, il mercato funziona in modo del tutto diverso. Poi che i nostri libri non siano ovunque – come quelli di ogni editore che non sia Mondadori, Fabbri o Feltrinelli e relativi soci – lo sa sa chiunque sia entrato in una libreria. Però sono più diffusi di quelli di tanti altri editori. “Forse in futuro, in un giorno remoto, si guadagnerà soprattutto col digitale. Un giorno.” Questa frase te la sei inventata di sana pianta, io faccio e promuovo ebook da diciassette anni (quanti anni avevi tu all’epoca?), quindi so perfettamente quali sono le potenzialità degli mezzo, e scusami, ma credo di saperlo anche un po’ meglio di te, visto che ho visibilità completa su tutti gli aspetti del settore.
Certo è un peccato che tu avessi tante critiche da fare alla Delos e non abbia trovato il coraggio di alzare la manina e farle direttamente. Sarebbe stata una discussione interessante, forse, no?
Orgasmico. Purtroppo avevo un esonero (fatto oggi). Se ci sarà una seconda edizione mi piacerebbe esserci.
@Alessandro:
Fuck.
Be’, grazie delle info^^
@Sosio: Ho riportato quello che hai detto. La tua versione non dice cose diverse, a cambiare è solo il tono.
Quando ti è stato detto da uno del pubblico che non trovava i tuoi libri, sei stato tu a dire che spetta all’insegna distributiva decidere quali libri voglia e quali no, e che di conseguenza in molte librerie non entrate: io ho solo riportato il fatto.
Hai anche più volte ripetuto, rispondendo a una domanda, che attualmente la maggior parte dei guadagni si fanno col cartaceo (il digitale vale meno di 1/3, hai detto – il che sì, corrisponde al 30%), e che forse in futuro – più di una volta hai ripetuto: in futuro – si faranno di più con il digitale, ma non è adesso il caso e non sai quando accadrà. E quando ti è stato chiesto: “Ma non si risparmia sui costi di stampa e di distribuzione, che sono quelli più ingenti?”, hai risposto testualmente: “No, quei costi non sono affatto così importanti” (per poi parlare dell’IVA al 21% degli ebook).
Il senso delle mie parole è lo stesso delle tue ‘correzioni’; non puoi pretendere una citazione letterale perché non ti stavo registrando, ma le cose che hai detto son quelle. Forse ti infastidisce il mio tono; ma non vedo perché, dato che ho usato parole simili o anche meno gentili per parlare di altre persone o eventi dello SteamCamp, e quindi non puoi neanche credere che ti detesti in modo particolare.
Peraltro, dato che sembri tenerci al dire come sono andate esattamente le cose, aggiungo questo. Alla fine del tuo discorso, quasi a scusarti, hai aggiunto qualcosa del tipo: “Perdonate il tono apocalittico, non vorrei che finisse sempre così…”.
La conferenza era sui libri e non sulla Delos (anche perché ciascuna delle due presentava anche un libro che non era della Delos), quindi sarei andato fuori tema, generando un flammone che avrebbe nuociuto alla pubblicizzazione dei due libri. Non sarebbe stato interessante, sarebbe stato deprimente.
Peraltro ho dimostrato di aver apprezzato i due romanzi pubblicati dalla Delos – uno l’ho anche comprato – ossia l’oggetto della conferenza. Ho anche detto cose positive sulla politica digitale della Delos. Le mie critiche erano rivolte a ciò che hai detto in quella sede.
In ogni caso ciascuno è libero di farsi l’opinione che preferisce sulla faccenda.
——–
Aggiungo solo una cosa!
Ho aggiunto due piccoli EDIT. Il primo è quello che avevo promesso sull’intervento di Zwei alla fine della presentazione di The Martian Ambassador (ma non ho messo la parola EDIT per non disturbare la lettura continua del testo).
Il secondo è una precisazione fattami da Ferrara, e che mette in una luce migliore l’umanità di Sosio. Io difendo la verità e quindi ho aggiunto la correzione, lasciando pure il testo sbagliato perché tutti possano leggere che lì avevo commesso uno sbaglio.
Sempre per la serie che odio Sosio e che farei di tutto per metterlo in cattiva luce, giusto?^^
Mah, guarda, che tu abbia un talento per distorcere la realtà devo riconoscerlo. Poi c’è effettivamente dello sforzo creativo nella “dramatization” come direbbero gli americani: questa scena tipo western di Sergio Leone col tizio che dice la faccenda dei dislike (sarà vero poi? dal palco non si è sentito) e il gelo cala… forse da lì non hai notato che ho appoggiato il dito sul cane del revolver che avevo nella fondina.
Sulla faccenda delle cose meno influenti di quanto si pensi, ovviamente mi riferivo solo alla stampa e/o alla carta, non certo alla distribuzione. A differenza di te io su queste cose ci lavoro e i numeri li conosco fin troppo bene.
Per finire, il sito sul proiettore l’ha messo Maurizio Galluzzo, non io. Il quale comunque era sotto il mio controllo mentale, com’è stato evidente a tutti ogni volta che parlava bene della Delos Books.
Comunque sì, con un talento così dovresti scrivere narrativa. Fantasy, naturalmente: la fantascienza richiede un po’ di verosimiglianza che non mi pare il tuo forte.
Resoconto divertente.
Lo steampunk italiano mi interessa pochissimo ma a differenza tua i libri di Chiarle mi incuriosiscono. Sai per caso se offre materiale gratuito e a portata di click?
Mica che gli autori steampunk italiani pensano che li acquisti a scatola chiusa, vero? VERO?
Nota di merito alle steam-cosplayer femmine, pessimo quello maschile.
Il racconto introduttivo alla serie è gratis:
http://www.smashwords.com/books/view/260850
Del primo romanzo è disponibile un 20% di anteprima, sufficiente spero per capire se può valere l’acquisto:
http://www.smashwords.com/books/view/260844
P.S. per il tisico tapino:
L’avere negato il metodo scientifico che pretende la citazione puntuale e il fornire le prove, ti ha portato all’errore su Diego e forse pure su chi ha messo il sito, a quanto dice Silvio. Male. E poi senza la prova audio-video la discussione si riduce a “io dico così, tu dici così” e un eventuale “basarsi su sfumature” (non reperibili senza audio e video, ovvero il contesto), ed è quindi una discussione concettualmente impossibile in un ambito razionale e positivista.
L’eccesso di onanismo in una vita altrimenti scientificamente retta, ti ha portato a una spiacevole caduto metodologica! Quante volte ti ho avvertito che l’onanismo ti sta consumando, disperdendo fluidi vitali e indebolendo così corpo e mente?
Apprezzo comunque che vorrai dare una chance a Martian Ambassador (in ITA o in ENG), libro di cui pur avendo letto solo l’anteprima su Amazon l’ho trovato interessante e l’ho comprato in eBook (e se fossi stato pure io un editore, pure io lo avrei letto pensando proprio alla possibilità di pubblicarlo in Italia). Se l’anteprima, tra alti e bassi, mi piace e l’argomento mi interessa, io mi arrischio ormai sempre a buttare i soldi e sperare che vada bene.
E quasi sicuramente comprerò Technology of Orgasm, che ho letto per intero piratato in un orrendo PDF, perché mi è piaciuto molto e voglio premiare l’autrice. Anche se dovrò prenderlo di carta e questo mi rode parecchio… 🙂
E figurarsi che Tonani è stato scelto tra gli autori in nomination sotto categoria “Best Author” per gli Eurocon Award 2013 dalla ESFS.
Fonte: http://scifiportal.eu/esfs-nominations-2013/
Un resoconto fantastico. Sei un grande, Tapiro. Prego gli dei di poter essere presente al prossimo incontro, qualsiasi esso sia, e di poter disporre di danari sufficienti per il viaggio in gommone.
Perdono, Duca, perché ho peccato!
Non è colpa mia. E’ colpa dei comunisti, che avvelenano l’acqua potabile per sottrarci i nostri fluidi vitali più preziosi.
Carino ^-^
@Uriel:
Ma io non lo voglio cassare finché non l’ho letto.
Il mio metodo è: un libro che voglio leggere, è bello fino a prova contraria. Parto sempre con aspettative positive. Poi, se proprio devo, lo sego.
@Taotor:
Allora comincia a mettere i soldi da parte, e occhio alla pula a Lampedusa…
Che dire che non sia già stato detto?
Bellissimo resoconto ho riso dall’inizio alla fine (sopratutto quando il Duca ti ha nominato ussaro o non so cosa), aspetterò anche io le registrazioni delle conferenze e, sodli permettendo, il prossimo steamcamp.
PS
Zwei è grossisimo 😮
Bwahaha, fantastico!!
1) voglio visitare Cittadella
2) i tripodi di Wells ERANO interessanti come il testo di un decreto legge
3) dimmi che quella foto con Chiarle non era la copertina perché è fotoscioppata talmente male ed è talmente truzza che mi stanno venensole convulsioni
4) ma Kellogg è quello dei cereali? O_O
La prossima volta voglio venire anch’io a parlare di coniglietti con il Duca!
@Coniglietto:
Esagerata…
E non hai visto le altre!
^-^
Tecnicamente il fondatore della Kellogg’s è suo fratello William Keith, ma ci insegna Wikipedia che:
Cioè, sono stati inventati in quel sanitarium! Magari tra un clistere e una castrazione.
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