Autore: Michael Moorcock
Titolo italiano: La saga di Gloriana
Genere: Fantasy / Literary Fiction / Politico / Romance
Tipo: Romanzo
Anno: 1978
Nazione: UK
Lingua: Inglese
Pagine: 500 ca.
Difficoltà in inglese: **
Gloriana, regina di Albione e Imperatrice del Commonwealth, è la donna più potente del mondo. Dal suo palazzo dorato, grande come una città e complicato come un labirinto, ella è il faro del mondo occidentale e la guida del suo popolo; la fama della sua bontà, della sua saggezza, della sua giustizia la precedono. La assistono il suo primo ministro, lo scaltro Perion Montfallcon, il cosmologo e alchimista John Dee, e il comandante di marina Sir Thomas Ffyne.
Ma Gloriana è infelice. Consumata dalla fatica del suo ruolo politico, nel cuore della notte cerca sollievo nell’intimità del suo serraglio, tra mille perversioni; ma finora non è mai riuscita a provare un momento di vero piacere. A complicare le cose, l’ansia di sapere che in lei scorre il sangue di Hern VI, suo padre, il tiranno pazzo e sanguinario ucciso in una congiura di palazzo. E quando un uomo scaltro, il capitano Arthur Quire, deciderà di prendersi la sua rivincita sulla corte di Gloriana attaccandola nelle sue debolezze, non solo Albione, ma l’intero mondo civilizzato rischierà di precipitare negli abissi di una rovinosa guerra mondiale…
Ho già parlato di Michael Moorcock con il Consiglio dedicato a Behold the Man, e sicuramente lo conoscerete come l’autore della mediocre saga di Elric di Melniboné. Gloriana è la sua opera più ambiziosa.
Ambientato in un mondo alternativo in cui cambiano i nomi, ma la sostanza rimane quella dell’epoca elisabettiana, Moorcock crea un’opera che vuole imitare i romanzi fiume di epoca cinque-seicentesca, pur mantenendo un’anima moderna. Gloriana infatti è un incrocio tra un panegirico compilativo rinascimentale, un moral play shakespeariano e un fantasy contemporaneo. Per ammissione dell’autore, il punto di riferimento dell’opera sarebbe The Faerie Queen, poema allegorico di Edmund Spenser che voleva celebrare il regno illuminato di Elisabetta I – punto di riferimento polemico: “more a dialogue with Spenser of The Faerie Queene than a description of my own ideal State”. Un romanzo con cui parlare delle luci ed ombre dell’impero britannico e di una monarchia assoluta, quand’anche il sovrano fosse una persona di buon’animo e animata dai migliori ideali.
Vi renderete conto che mischiare tanti stili diversi in un tutto armonico è un’impresa titanica; e del resto Moorcock, per quanto animato da buone intenzioni e buone idee, non è mai stato un genio della prosa. Gloriana infatti è un’opera che ha sempre diviso i suoi lettori. Spesso celebrata da critici e intellettuali per la sua audacia, è stata invece criticata da molti lettori normali per la sua lentezza, la sua prosa spesso antiquata e distanziante, la sua mancanza di omogeneità. E infatti Gloriana ha tanti pregi quanti difetti – ma forse sono più i difetti. Come adesso vedremo.
Bonus, un po’ di immagini su Elisabetta II, per celebrare a modo mio il Diamond Jubilee (oh! oh! oh!).

Alla regina questa recensione non piace.
Uno sguardo approfondito
Un assaggio di tutti i problemi che affliggono Gloriana si ha da subito col primo capitolo. Un narratore onnisciente esordisce descrivendo il palazzo reale della regina, per poi passare a enumerare le sue qualità, la stima che ha di lei il popolo, le sue turbe, come un catalogo; dopodiché la telecamera autoriale comincia a muoversi per le stanze del castello, mostrando una serie di personaggi – alcuni centrali, come Montfallcon, altri insignificanti e quasi mai più visti, come il ladruncolo vagabondo Jephraim Tallow – e via via allontanandosi verso i sobborghi della città e gli angoli più malfamati.
I capitoli successivi procedono in modo più normale, con la telecamera che segue unico un personaggio alla volta; il personaggio può essere seguito per tutto il capitolo, oppure la telecamera “scivola” dal primo a un secondo personaggio presente nella scena, e il capitolo continua seguendo il secondo personaggio, o ancora il narratore può fare un salto indietro e descrivere le cose dall’alto (onnisciente vero e proprio). In ogni caso, anche nei momenti in cui più penetriamo nella psiche di un personaggio-pov, avvertiamo sempre la presenza del filtro del narratore, e in generale si sente sempre che la storia è mossa da una regia occulta. L’impressione globale, piuttosto che di immergersi in una storia, è quella di assistere a uno spettacolo teatrale (magari shakespeariano?).
A questo si aggiungono altri tratti classicheggianti, come gli elenchi iperbolici dei drappeggi e delle ricchezze del palazzo reale, piuttosto che della varietà degli abiti dei cortigiani, o dei costumi indossati durante questa o quell’altra festa di palazzo. In particolare nella descrizione delle feste – ce ne sono due o tre nel corso del romanzo – Gloriana ricalca un modo di scrivere arcaico, alternando alla descrizione delle fasi della celebrazioni brani di canzoni o di poesie o di discorsi celebrativi. Passaggi che forse faranno venire i lucciconi agli occhi di Umberto Eco, ma che senza dubbio ammazzano il ritmo e spezzano ogni residuo di immersione.
E ancora, possiamo aggiungere la lentezza generale della trama. L’innesco vero e proprio della trama avviene solo attorno a Pag.170, mentre tutte le precedenti non fanno che inserire pezzo per pezzo il background del romanzo e la vasta corte dei personaggi. Il lettore è intrattenuto, è vero, con alcuni conflitti minori, ma resta il fatto che ci continua a chiedere dove l’autore voglia andare a parare fino a 1/3 del romanzo.

“There is a coming and going of great aristocrats in their brocades, silks and velvets, their chains of gold and silver, their filigree poignards, their ivory farthingales, cloaks and trains rippling behind them…”
Ora – come avrete visto leggendo lo scorso articolo, non sono sempre contrario alla Literary Fiction e alla letteratura non-immersiva, soprattutto quando l’autore dà l’impressione di essere perfettamente cosciente di ciò che sta facendo. Avevo già espresso qualche incertezza parlando di The Sirens of Titan di Vonnegut. Ma qui la situazione mi sembra diversa, per due motivi:
1. L’intento di imitare la prosa di Spencer emerge solo a tratti. Altre parti del romanzo, e in particolare i vivaci dialoghi tra i personaggi, seguono le regole del romanzo moderno. C’è una scena, in cui l’astrologo John Dee illustra la sua concezione cosmologica alla regina, dove i suoi monologhi sono inframezzati da pensieri fulminei, scritti in corsivo e tra parentesi alla maniera di Stephen King. Insomma, Moorcock sembra un po’ confuso.
2. Le parti più marcatamente literary non sono particolarmente geniali o divertenti, come spesso sono in Vonnegut. Tutt’al più sono uno sfoggio erudito, con cui l’autore dimostra la sua capacità di riprodurre stilemi rinascimentali. E se posso salvare la panoramica del primo capitolo, che dopotutto ha una sua bellezza scenica, elenchi e feste sono decisamente noiosi. Forse piaceranno agli eruditi, che vi riconosceranno opere lette e discusse all’università o durante la loro tesi di dottorato, ma tutti gli altri saranno giustamente irritati da queste inutili digressioni.
Insomma, i diversi registri non si armonizzano affatto, e sotto questo punto di vista Gloriana è un pastrocchio malriuscito.
Dove invece Moorcock riesce, è proprio nel gestire l’intreccio tra i personaggi – e nel mostrare i loro dialoghi, i loro gesti, i loro pensieri. Gloriana ha un cast impressionante, con una quindicina di comprimari e una galassia di personaggi secondari. Ma, date le oltre 450 pagine, Moorcock ha abbastanza spazio per sviluppare tutti i primi e dare qualche tratto caratteristico alla maggior parte dei secondi, così che non rimangano dei nomi volanti. A ogni personaggio, inoltre, sono dati dei vizi, degli obiettivi scoperti e altri nascosti, e questi a loro volta richiamano conflitti e ostacoli (e non di rado alcuni personaggi sono gli uni ostacoli agli altri).
Gloriana vuole essere un sovrano eccellente e un esempio per i suoi sudditi, ma è sempre più sottoposta alla tentazione di cedere il potere ai suoi ministri, mandare tutto al diavolo e liberarsi dallo stress del governo tra le braccia dei suoi infiniti amanti. John Dee da una parte vorrebbe ricevere il riconoscimento dei suoi sforzi contro lo scetticismo di coloro che, come Montfallcon, lo ritengono un ciarlatano; ma segretamente, la sua unica ossessione è quella di essere notato dalla regina e di potersela fare. Il capitano Quire è un personaggio machiavellico e titanico, una specie di Iago che ha elevato il crimine allo stato di arte, il cui terrore più grande è quello di non essere riconosciuto. Lord Montfallcon, il personaggio più ambiguo di tutti, è il braccio destro della regina e crede genuinamente nell’importanza di giustizia e ordine; ma per ottenerli, non esita ad agire nell’ombra, a circondarsi di loschi figuri che si prendano cura dei panni sporchi della monarchia, di nascosto da Gloriana per mantenerla “pura”.
Questo clima di ambiguità morale, di impossibilità di decidere chi abbia ragione e chi torto, di intrighi e di molteplicità di conflitti a tutti i livelli tengono sveglia l’attenzione del lettore, e mi hanno parecchio appassionato.

L’Inghilterra ha un rapporto complicato con le sue regine.
Certo, non sempre la storia scorre come dovrebbe. In qualche punto la trama sembra un po’ forzata, come il completo “ravvedimento” di Gloriana dopo aver letto la lettera-confessione di Florestan Wallis. Ma in generale Moorcock gestisce bene i numerosi intrighi, e il senso progressivo di pericolo e di decadenza che grava sulla corte della regina. L’evoluzione dei personaggi principali è gestita generalmente molto bene, e alcuni riserveranno delle sorprese (su tutti, Lord Montfallcon); anche personaggi secondari, come il romantico cavaliere Sir Tancred, finiscono per assumere un ruolo simbolico nel complicato intreccio. Quasi tutti i comprimari hanno un loro epilogo, che spesso è tutt’altro che prevedibile e “canonico”. E alcune scene sono davvero straordinarie, come il confronto finale nella vecchia sala del trono di Hern VI.
Parte del merito va anche all’ambientazione, carica di una certa dose di sense of wonder. Il palazzo reale di Albione è un labirinto di proporzioni mastodontiche, con intere ale e saloni nascosti dietro grate e passaggi segreti, e interi gruppi di diseredati che vivono nascosti “dietro i muri” e spiano la vita dei cortigiani. Costruito come una serie di strati sempre più antichi e dimenticati, nessuno sa esattamente dove il palazzo finisca, o quali segreti celi nelle sue profondità. E un’aura di follia e terrore aleggia sull’ala, anch’essa abbandonata, e tutt’ora insanguinata, dove viveva e regnava il tiranno Hern VI. L’elemento fantasy rimane ai margini e spesso è quasi del tutto assente, ma il palazzo emana ugualmente un’atmosfera surreale, iperbolica, quasi kafkiana.
Infine, a tenere insieme tutto, i due temi gemelli e centrali all’opera: da una parte il funzionamento della monarchia assoluta, dove tutto poggia sulle spalle – potenti ma stanche – di una persona sola; dall’altro la domanda, se sia possibile creare un regno giusto e saggio senza sporcarsi mai le mani. Il tema è affrontato con sottigliezza, senza mai scivolare in sbrodolamenti retorici, e sotto più di una prospettiva (Gloriana, Montfallcon, Quire, Lady Una). Ed è molto interessante, soprattutto per gli appassionati di politica e filosofia morale.
Gloriana, insomma, è un’opera estremamente ambiziosa, ma riuscita solo a metà. Chi riuscirà a soprassedere alle lungaggini rinascimentali, al narratore onnisciente e al suo effetto distanziante, potrà farsi rapire dagli intrighi e dalle passioni violente e shakespeariane dei personaggi. Per tutti gli altri: lasciate perdere, avete ogni ragione per farlo.

La lettura di Gloriana può provocare questo effetto.
Dove si trova?
Gloriana è un romanzo difficile da procurarsi. Avevo perso le speranze di trovarlo piratato, ma la solerte Fos mi ha comunicato in un commento che a questo link si può scaricare il torrent del romanzo. Viva Fos! In alternativa, su Amazon.it potete acquistare a 5,60 Euro l’edizione cartacea nella collana Fantasy Masterworks – valutate voi se ne vale la pena.
Ovviamente mi sto riferendo a edizioni in lingua originale. Della traduzione italiana si narra soltanto in antiche leggende ormai dimenticate.
Qualche estratto
Con questi estratti ho voluto giocare pulito e mostrare gli abissi dello stile di Gloriana. Il primo è tratto dal primo capitolo, e ci fa vedere la prepotenza con cui il narratore onnisciente si impone sulla storia e descrive e celebra (in modo statico) i tratti salienti del governo della regina; il secondo, con il narratore un po’ meno invadente ma con ancora la netta prevalenza del raccontato sul mostrato, mostra invece uno spaccato delle avventure bisessuali dell’insaziabile Gloriana.
1.
It has not always been so in Albion, was never as completely true as it is, now that Gloriana rules; for these people who, through their efforts, hold this vast Commonwealth in balance, who make it a coherent entity, who ensure its stability, believe that there is only one factor which maintains this equilibrium: the Queen Herself.
This circle of Time has turned, from golden age to silver, from brass to iron and now, with Gloriana, back to gold again.
Gloriana the First, Queen of Albion, Empress of Asia and Virginia, is a Sovereign loved and worshipped as a goddess by many millions of subjects, admired and respected by many more throughout the Globe. To the theologian (save for the most radical) she is only representative of the gods on Earth, to the politician she is the embodiment of the State, to the poet she is Juno, to the common folk she is Mother; saint and villain alike are united in the love for her. If she laughs, the Realm rejoices; if she weeps, the Nation mournes; if she is angry, there would be scores to take vengeance on the object of her anger. And thus is created for he an almost umbereable responsibility: Thus she must practise diplomacy at all levels of her life, betraying no emotion, expressing no demands, dealing fairly with all petitioners. In her Reign there has never been an execution or an arbitrary imprisonment, corrput public servants have been sought for actively and dismissed, courts and tribunals deal justice to poor and powerful equally […]. In town and meadow, in village and manufactory, in capital or colony, the equilibrium is maintained through the person of this noble and humane Queen.
Queen Gloriana, only child of King Hern IV (despot and degenerate, traitor to the State, betrayer of his trust, whose hand caused a hundred thousand heads to fall, unmanly self-murderer), of the old blood of Elficleos and of Brutus, who overthrew Gogmagog, is forever aware of this love her subjects have for her and she returns their love; yet that love, both given and received, is a burden upon her – a burden so great that she scarcely admit its presence.
Non sempre è stato così nel regno di Albione, ma lo è adesso che regna Gloriana, perché le persone che, con i loro sforzi, tengono insieme l’impero, che ne fanno un’entità coerente, ne assicurano la sicurezza, sono convinte che esista un solo fattore di stabilità: la regina stessa.
La ruota del tempo ha girato: dall’oro all’argento, dal rame al ferro, e adesso, con Gloriana, è tornata nuovamente all’oro.
Gloriana la Prima, Regina d’Albione, Imperatrice dell’Asia e della Virginia, è una sovrana amata a venerata come una dea da molti milioni di sudditi, ed è ammirata e rispettata da molti altri milioni in tutto il globo. Per i teologi (tolti i più fanatici) è l’unica rappresentante degli dèi sulla terra, per i politici è l’incarnazione dello Stato, per i poeti è Giunone, per la gente del popolo è la Madre; santi e peccatori concordano nell’amarla. Se Gloriana ride, il regno gioisce; se piange, tutta la nazione geme con lei; se le occorre qualcosa, in mille si fanno avanti per soddisfare ogni suo desiderio; se è in collera, decine di persone le offrono di vendicarsi su chi l’ha offesa.
In questo modo, su Gloriana ha finito per accumularsi una responsabilità quasi insopportabile: è costretta a esercitare la diplomazia in ogni aspetto della sua vita, a non tradire alcuna emozione, a non chiedere mai nulla, a trattare con equità ogni postulante. Nel suo regno non ci sono mai stati un’esecuzione o un arresto arbitrari; si è data la caccia ai funzionari corrotti, che sono stati allontanati; tribunali e corti dispensano giustizia in modo uguale per tutti, poveri e ricchi […]. Nelle città e nelle campagne, nei villaggi e nelle fabbriche, nella capitale e nelle colonie, l’equilibrio si mantiene grazie a questa nobile e umana regina.
La regina Gloriana, unica figlia di re Hern VI (despota e degenerato, traditore della nazione, abusatore della fiducia riposta in lui, che aveva fatto cadere mille teste e che poi, vigliaccamente, aveva alzato la mano su se stesso), dell’antico sangue di Elficleo e di Britone, vincitori di Gogmagog, conosce l’amore dei sudditi e lo contraccambia; eppure quell’amore è per lei un peso gravoso: un peso che lei non osa confessare, ma che è la causa della sua tristezza.

We have cookies.
2.
A short flight of stairs took her up into barbaric, blazing torchlight, into a hall of asymmetric splendour, whose ceilings rose and fell and whose walls were studded with huge gems, like the walls of some faerie cavern, whose carpets sank deep beneath her naked feet, whose tapestries and murals showed crowded, obscure scenes of antique revels. At the far end of the hall two giants drew themselves to attention. One was an albino, red-eyed, white-haired, muscular and naked – the other was a blackmoor with jet eyes, jet hair, and yet the absolute identical twin of the albino. […] Now they bowed, awaiting her pleasure, adoring her as they had always done; but with a word of affection she passed them by, pushing open the doors into another, darker cavern, filled with the odour of heated flesh, of blood, of salty juices, for this was where her flagellants convened, men and women, passive and dominant, who lived only to enjoy or wield the las. And, as she passed, some raised gasping heads and recalled the ecstasy they had enjoyed, could only enjoy, at her kindly, knowing fingers, and some paused to stare and remember her wounded flanks and how their piss fell from her inviolable body, and these called out after her, but she was not, tonight, obedient.
A short, connecting passage, another key, and she was amongst her boys and girls, smiling but impatient, as she continued on, through a series of chambers where her geishas, male and female, whispered greetings. And in her wake, half-dirge, half-celebration, her name: Gloriana, Gloriana, Gloriana – rising, louder and louder in her ears – Gloriana, Gloriana.
[…]”Oh!” she sobbed, half-running now. “Ah!”
To a quiet hall. Hairy men, lazy and huge, looked up from where they lounged, in a pack, beside a heated pool of blue and gold tiles. She scented them, half-apes, and went to sit amongst them. They were scarcely aware of her at first, but slowly their curiosity was aroused. They began to inspect her, pulling at her wolfskin coat, stroking her hair, her body, sniffing at her breasts and hands.
“I am Albion”, she told them, “I am Gloriana”.
The hairy men grunted and puzzled at the sounds but, as she knew, they could not understand her – neither could they repeat the names.
“I am the Mother, the Protector, the Goddess, the Perfect Monarch”. She lay back and their fur was coarse against her flesh. She laughed as they stroked her. “I am History’s Noblest Queen! The most powerful Empress the world has ever seen!” She sighed as their hot tongues licked her, as their fingers touched their sensitive places. She embraced them. She wept. In turn she reached below their hairy stomachs and tickled them, so that they grunted, frowned and grinned. She stretched. She writhed. “Ah!” And she smiled. She groaned.
Tabella riassuntiva
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Ecco qui il torrent per scaricarlo in epub.
Tapirowned ^_^
Incredibile! Un libro letto prima che tapiro ne facesse la recensione 😀
Io l’avevo trovato in italiano su Emule (l’edizione “la saga di gloriana”). La traduzione non mi è sembrata male, rendeva più sopportabile lo stile elisabettiano di moorcock, che in inglese non dev’essere molto.. molto digeribile ecco.
Ricordo un inizio pessimo, ma un ottimo finale, con quel senso di “crescita” del personaggio (gloriana), che capita di rado. Una ristampa non sarebbe così folle, ci sono intrighi, sangue e violenza molto “Martiniani” nel romanzo.
La descrizione dei banchetti la trovavo interessante, dava “colore” e stile al romanzo: ma forse mentre leggevo ero solo affamato 😛
@Fos:
FAIL.
Ringrazio prontamente Fos – che sembra aver riacquisito il suo storico ruolo di assistente al rinvenimento file – e mi accingo a editare l’articolo con la lieta novella.
@Giacomo:
E’ esattamente la mia sensazione^^
E non solo Gloriana cresce, anche i comprimari vanno maturando in una direzione o nell’altra nel corso del romanzo (anche se non sempre l’evoluzione è positiva, anzi…). Montfallcon è diventato uno dei miei personaggi preferiti (ma anche il povero Doctor Dee).
Ma è anche un romanzo pomposo, lento, poco immersivo e – quel che è peggio – autoconclusivo. In tutti i sensi, l’antitesi della prosa di Martin.
“l’autore della mediocre saga di Elric di Melniboné.”
ehm mi sembra un po’ eccessivo , se elric è mediocre zelazny non ti piace , Vance lo hai letto?
No perchè cambiare genere sarebbe meglio a mio parere.
io di Moorcock vorrei leggere qualcosa della serie su Jerry Cornelius.
http://en.wikipedia.org/wiki/Jerry_Cornelius
il progetto mi è sempre sembrato figo,un personaggio-canovaccio opensource liberamente reinterpretabile da altri autori.
tra l’altro ha dato l’aggancio a una delle mie opere preferite di Moebius
“il garage ermetico di Jerry Cornelius”
http://www.comicsblog.it/post/4606/corto-maltese-presenta-il-garage-ermetico-moebius
DOWNLOAD
http://h33t.com/torrent/03504978/moebius-il-garage-ermetico-www-tntvillage-scambioetico-org
Tapiro io ti consiglio vivamente di leggere Moebius
@Baccio:
Zelazny non l’ho mai letto, mentre invece di Vance ho letto quasi una decina di libri.
Vance ha molti alti e bassi; comunque anche le sue opere migliori (tra quelle lette) sono carine ma non certo dei capolavori. E’ bravo soprattutto nel worldbuilding e nei dialoghi, ma i suoi personaggi sono perlopiù pupazzetti inanimati, la prosa è sciapa (raccontato, narratore onnisciente, riassuntoni, discorsi indiretti, infodump: il pacchetto completo!), gli intrecci non di rado banalotti.
Lo ritengo un autore di seconda categoria, per quanto migliore della LeGuin e con un paio di romanzi sopra la media.
@iome:
Ehm… okay °_°
Quanto a Jerry Cornelius, l’idea era curiosa, ma conoscendo Moorcock (e soprattutto, il primo Moorcock) sono scettico circa i risultati. Mi piacerebbe conoscere il parere di altri coraggiosi che hanno già letto qualche libro del filone o si accingono a farlo.
Tapiro, solo una cosa:
Ogni volta tu consigli libri che hanno sì degli ottimi spunti ma, d’altra parte, anche difetti che a volte lo storpiano, non potresti fare una rubrica a parte o almeno citare qualche libro che possa essere definito un “capolavoro”.
Non è proprio una richiesta, vorrei sapere se usi qualche criterio per decidere i consigli 🙂
A volte riesco ad essere utile perfino io ^^
@Sangi:
Faccio così perché è raro trovare libri senza difetti. Tra i libri con il più basso tasso di difetti oggettivi (da me rilevati) diventati dei Consigli, mi vengono in mente il recente Flowers for Algernon (Consiglio #22) o The Haunted Vagina (Consiglio #04).
Ma un romanzo può essere un capolavoro pur avendo molti difetti, se ha anche pregi straordinari. Tra i Consigli del blog, quello che più di tutti può meritare l’appellativo di capolavoro è sicuramente A Canticle for Leibowitz (Consiglio #06). Altri che definirei capolavori sono Flatland (Consiglio #01) e forse Vacuum Flowers (Consiglio #21). Molti altri appartengono a quella categoria che io chiamo “capolavori mancati”: molto promettenti, sono stati affossati da una mole di difetti su cui è difficile chiudere un occhi, oppure non sono riusciti a mantenere le promesse iniziali (ma rimangono in genere ottimi libri).
Troverai altri libri da me definiti “capolavori” se dai un’occhiata alla mia classifica, pubblicata nello scorso articolo. Per esempio Il processo e Il castello di Kafka, oppure i romanzi arrivati in vetta alla classifica: Buio a mezzogiorno, La vita è altrove e A Scanner Darkly. Un altro che mi viene in mente è la raccolta Finzioni di Borges. O 1984. O Do Androids Dream of Electric Sheep?. Di tutti questi non parlo – se non molto sommariamente – perché giustamente sono già famosi.
Il criterio è quello dichiarato in calce al blog: libri curiosi. Magari non straordinari né perfetti, ma decisamente insoliti, unici nel loro genere, originali, e capaci di far scoccare una scintilla nel lettore. Certo, l’ideale è trovare libri al tempo stesso originali e stupendi, ma non è cosa facile.
@Fos:
Beh, sarà almeno la terza volta che mi trovi una fonte per procurarsi un libro aggratis o a basso prezzo. Non fare la modesta ^.^
Ok, ammetto di fare bene il mio lavoro di “conoscente tirchia”.
E faccio delle ottime torte.
Tornando in topic, avevo iniziato a leggere Gloriana, ma non è riuscito a prendermi. Eppure le premesse sono molte buone.
E’ possibile che abbia letto questo romanzo in un tempo ignoto del passato. Non mi ha lasciato praticamente alcun ricordo, tranne delle labilissime reminescenze sollevate alla superficie della coscienza dalla tua recensione. Varrebbe la pena rileggerlo.
In ogni caso il mulo è un animale paziente e costante, anche se a volte un po’ testardo e difficile da convincere…
Ci sono almeno tre diverse sorgenti dell’edizione italiana. Ho trovato subito un pdf molto spartano, senza copertina o altro, ma il testo, al primo sguardo, mi sembra ben lavorato. Ci darò una lettura più approfondita appena possibile, poi posterò qui le mie impressioni.
Confermo che l’edizione originale deve essere caduta dalla soma del mulo durante il lungo viaggio, e se ne sono perse le tracce…
Se per colpa di WordPress questo post dovesse apparire doppio, ti prego di cancellare il secondo. Grazie.
Una delle versioni che ho trovato è un’ottima edizione, con copertina e tutti gli ammennicoli giusti… peccato che è in tedesco…
Se qualcuno legge la lingua dei krauti e vuole godere delle avventure di Gloriana in stile teutonico, mi faccia un fischio…
Uuuh, questo libro m’ispira. Sento un gran bisogno di drammi di corte in cui la gente si sparla, si tradisce e si pugnala alle spalle ultimamente, credo sia tutta colpa della ripetuta visione del film di Thor. Sono cresciuta a pane e Anne Rice, io, la prosa schifida non mi spaventa.
Vergogna!
Cioè, in realtà non è tutto ‘sto gran bravo autore, ma ho sempre trovato i suoi libri molto divertenti, seppure un po’trash nello spirito. Butta un occhio a Roadmarks se ne hai il tempo/voglia, credo sia uno dei suoi romanzi più riusciti.
Sento ti ho già detto qualcosa di simile e me ne sono dimenticata. È l’alzheimer che avanza.
@mikecas:
Davvero? Quando avevo provato io, alcuni mesi fa, non ne avevo trovata neanche una.
Meglio.
La vedo dura, visto che si può leggere direttamente in italiano.
@Tales:
Sì, forse sul tuo blog.
Zelazny è un altro di quelli che “un giorno leggerò”, ma onestamente non ho fretta.