Fino a che punto può spingersi uno scrittore per documentarsi sugli argomenti delle sue storie? Flaubert trascorse cinque anni della sua vita a leggere tutto ciò su cui poté mettere le mani per scrivere Salammbò, il suo romanzo storico ambientato nella Cartagine del III secolo a.C., e trascorse persino un periodo in Tunisia per assorbire l’atmosfera del luogo. Dick, per scrivere The Man in the High Castle, si chiuse per un anno nella sua biblioteca pubblica di fiducia a spulciare documenti di gerarchi nazisti (e in particolare i Diari di Goebbels).
Ma questo è niente rispetto a quello che ha fatto Carlton Mellick per scrivere il suo recente Clusterfuck, romanzo trash-horror ambientato nello stesso universo narrativo di Apeshit (novella a cui avevo accennato in questo vecchio consiglio dedicato ad altri due libri di Mellick). Dalla sua introduzione al romanzo:
…this book stars college girls and frat boys.
Frat boys are both the worst human beings on the face of the planet and the funniest human beings on the face of the planet, at the same time for the same reasons. In order to capture the frat boy mentality, I read every blog written by every frat boy I could find. This took quite a lot of endurance. I don’t recommend anyone ever attempt this, but the experience was horrible, funny, sad, terrifying, annoying, and strangely enlightening. And I hate to admit it, but I have since grown to emphatize with the average American frat boy despite all his faults. He’s not just the douchebag hooting in the back of the keg party, thinking he’s the toughest/hottest dude in the room. He’s also a human being with hopes and dreams and rich parents who sometimes don’t buy him every single thing he wants. And when nobody else is looking, he sometimes cries when he thinks of his chocolate lab, Stinko, who had to be put to sleep while he was away at college. He had Stinko ever since he was a puppy. He didn’t even get to say goodbye… It’s not fair, bro. It’s just not fair…
Confusi? Non sapete chi sono i frat boys? Neanch’io lo sapevo quando ho preso in mano il libro, benché la pletora di commedie americane sui college viste nelle mie estati adolescenziali avrebbe dovuto mettermi sulla giusta strada. Ci viene incontro l’Urban Dictionary:
A college kid who thinks he’s better than everyone else because he is in a fraternity. Some college kids are frat boys even though they aren’t in a fraternity. Frat boy behaviour is typified by drinking shitty beer, hitting on high school girls, making fun of punks, and wearing boring clothes. […] recognizable by:
1) caucasian ethinicity
2) sleeveless t-shirts
3) inane, misogynistic babble
4) the ginormous SUVs (usually F-150s or Suburbans) with jacked-up wheels they drive, especially with stereos blaring rap or metal
5) visors, especially if worn upside-down, backwards, or a savory combination of the two
6) excessive use of the word “faggot”
7) possession of 40 oz beers, cigarettes, marijuana, and/or beer kegs (full-size or pony). especially alcohol stolen from the local grocery store (see beer run).As in: “Woah, look at that frat boy riding around in his giant monster truck with KC lights and the passed out girl in the passenger seat. I hope his truck tires blow out and he flips over and burns in a firey inferno.”
Non siete ancora del tutto convinti di aver inquadrato il soggetto? Permettetemi allora di mostrarvi del materiale di repertorio:
Is this the frat life?
Ora prendete personaggi del genere, shakerateli con delle fighette del college e gettate il tutto nel peggior canovaccio da spelunking horror 1, con tanto di cunicoli claustrofobici, buio e squartamenti. Otterrete un romanzo buono a farvi ghignare come dei deficienti per due o tre serate.
Bisognerebbe fare un monumento a Mellick per la sua dedizione al mestiere. Da un anno a questa parte, ha fissato come tabella di marcia di pubblicare quattro libri all’anno: uno per ogni trimestre, a Gennaio, Aprile, Luglio e Ottobre. Per ora ci sta riuscendo. E sembra – dico sembra, bisognerebbe leggerle tutte per verificare – che finora la qualità e la varietà delle storie rimanga abbastanza alta. E nel mentre, trova anche il tempo per bruciarsi il cervello sui blog dei bro. Notevole. Un cinque alto e una lattina di birra schiacciata sulla fronte per Mellick. Anche se continua a non pubblicare in formato digitale i suoi romanzi degli ultimi due anni e mezzo – that’s not cool, bro. That’s not cool at all.
Mi piacerebbe dedicare in futuro un articolo più lungo, e forse anche un Consiglio, a questo Clusterfuck – magari in tandem con Apeshit, in un grande post di celebrazione dell’horror di bassa lega. Quello in cui si ride con le gengive di fuori di fronte a vittime urlanti che vengono smembrate e violentate con gli arti mutilati dei loro amici morti… Ma cosa sto dicendo? Scusate, è l’effetto che mi fa questa roba.
Quello che volevo dire, è che il genere horror è poco rappresentato su Tapirullanza. Intanto, sondo il terreno e vedo se la cosa interessa. Vediamo cosa salta fuori.
(1) Non sapete cosa sia lo spelunking horror?
Prima cosa: siete degli sfigati. Period.
Seconda cosa: è un normale canovaccio horror, solo che avviene dentro delle caverne (to spelunk è l’attività di esplorare grotte). Di solito, coinvolge un gruppo di persone più o meno ritardate che entrano in un complesso di caverne semisconosciute all’uomo, finiscono intrappolate dentro e dovranno vedersela con legioni di mostri/mutanti orrendi. Anche se i film più famosi del genere sono usciti intorno alla metà degli anni 2000, il sottogenere non è mai diventato troppo famoso. Mi chiedo come mai.Torna su
L’horror ci piace.
Specie se è horror strano.
Dai che ti presto House of Leaves, Tapì.
È dal tuo primo articolo che ti seguo con costanza e non mi sono mai perso nulla di quello che hai scritto: io non ho mai commentato nessun blog, ma oggi mi delurko (ecco cosa succede a parlare di cose interessanti U.U, spingere un povero lurker a mostrarsi!).
Mellick l’ho scoperto grazie a te e i suoi libri sono i primi in inglese che sto leggendo: è fantastico. Qualsiasi cosa sia di Mellick, soprattutto se recente, ha i miei favori. Ergo, sono pro Clusterfuck.
A me ispirava anche Quicksand House: lo stesso Mellick ha detto che i toni sono simili a The Egg Man, che tu hai molto apprezzato, e sembra essere pieno di stranezze.
@Tales:
Questo?
The format and structure of the novel is unconventional, with unusual page layout and style, making it ergodic literature. It contains copious footnotes, many of which contain footnotes themselves, including references to fictional books, films or articles. Some pages contain only a few words or lines of text, arranged in strange ways to mirror the events in the story, often creating both an agoraphobic and a claustrophobic effect. The novel is also distinctive for its multiple narrators, who interact with each other throughout the story in elaborate and disorienting ways.
OMFG NO! °_°
@Logos:
Ciò è cosa buona e giusta!
Buon delurkaggio.
E’ la ragione per cui questo blog esiste ^_^
Tra l’altro, come mi è già capitato di dire, Mellick non solo è bello da leggere ma è un’ottima palestra per imparare a leggere in inglese. Quindi lo sponsorizzo in ogni modo che posso.
Quicksand House infatti è in lista da quando è uscito.
Se gli ho anteposto Clusterfuck, è semplicemente che in questo periodo ho fatto letture emotivamente un po’ pese – e anche la mia vita vera è un po’ pesa – quindi ho staccato volentieri con qualcosa di profondamente retard.
Spelunking! Voglio questo libro, lo sai che lo voglio! >O<
Devo dire che Apeshit è uno dei libri di Mellick che mi è piaciuto di più. Sì, lo so che lo dico di tutti, ma questo merita una menzione perché è uno dei punti di partenza migliori per cominciare a leggerlo: ha poche stramberie fini a se stesse, più che altro è un horror con setting "Cabin in the Woods", violentissimo e grottesco.
Continuo a pensare che il Mellick migliore sia quello che si limita ponendo dei paletti alla storia ("deve essere un horror splatter di adolescenti idioti", "un survival horror con gli zombie", "distopia post-apocalittica alla Mad Max, ma con le amazzoni cannibali"), piuttosto che mettendoci quando si tiene la libertà di fare quello che vuole come in The Baby Jesus Butt Plug o in Satan Burger. I risultati sono comunque incredibilmente fantasiosi, e in più però il lettore non è completamente spiazzato da quello che sta succedendo.
Insomma, stronzetti inutili che si cacciano sotto terra e muoiono di orrida morte per la nostra gioia. Non so con che barbaro coraggio (cit.) Mellick si sia sciroppato i blog dei frat kids. Onore a lui.
Se davvero ci sono tizi violentati con gli arti dei loro amici morti, non me lo faro sfuggire!
>>io non ho mai commentato nessun blog, ma oggi mi delurko
Per un attimo ho sperato fosse una bella figa.
L’horror piace anche a me. Il problema è che imho un libro, per spaventarti, a differenza di un film, deve essere scritto DANNATAMENTE bene.
Non c’è neanche da pensarci su, chiù horrore pe tutti 🙂
L’horror non fa per me, ma vedere truzzoni smembrati fa sempre piacere.
Apeshit è un ottimo libro quindi mi sciropperò pure questo molto volentieri.
Mellick mi piace ma imho ha la brutta abitudine di mandare tutto in vacca nel finale, del tipo “non ho più cazzi chiudiamolo un po’ come viene”, però è un genio.
Il fatto che non sia uscito in digitale mi fa storcere il naso, aspetterò lo scan di qualche anima pia.
Lo sapevi vero che cercando Clusterfuck su goole salta fuori che è una parola vera 😀
@Tenger:
C’è molto di più ^-^
@Dago:
Non direi che Mellick sia in grado di spaventarti, ma in realtà non ci prova molto nemmeno. Apeshit principalmente vuole disgustare e scioccare (in modo anche un po’ umoristico); Clusterfuck è proprio caciarone.
Ciò detto, appassiona e si legge molto volentieri.
@Nicholas:
It depends.
Dei libri di Mellick che ho recensito, The Haunted Vagina e The Egg Man hanno finali molto belli e non banali. Apeshit in assoluto ha forse il finale più spettacolare; quello di Clusterfuck a confronto è molto più tranquillo, anche se ci sta.
Tra i romanzi lunghi che ho letto, Zombies and Shit ha un finale che dà soddisfazione. E in generale, Mellick è migliorato nel tempo.
Non ne avevo idea xD
T_T ma dai, House of Leaves è così bell… Cioè, bello forse no. Interessante sì.
È un esperimento mal riuscito, ecco. Le parti da finto saggio, che dovrebbero essere una parodia dei veri saggicinematografici, sono noiose come e più di ciò che dovrebbero sfottere. Ma tra un capitolo e l’altro di pura noia ci sono delle perle di inquietudine meravigliose, di quelle che davvero non ti fanno dormire di notte.
Insomma, non è un libro che consiglierei. Ma ti direi di dare un’occhiata alla versione condensata, che non ho letto, ma dovrebbe conservare le parti fighe evitando quelle noiosissime et pretenziose. : 3