“Tu quante stelline gli dai? Io tre e mezzo, max.”
“Quattro, dai…”
“Naaaah. Non arriva a quattro. Fight Club è da quattro, e questo non è all’altezza di Fight Club.”
“Be’, però era bello…”
“Sì, ma non da quattro stelline. Era bello da tre e mezzo.”
Lo so, è molto stupido. Sono in riabilitazione da anni. Ma ormai è diventata un’abitudine: quando usciamo dal cinema, la prima domanda dopo “piaciuto? / non piaciuto?” è “allora, secondo te quante stelline?”. Ce l’ha attaccata anni addietro la ragazza dell’epoca di un mio amico. La ragazza è uscita di scena, ma le stelline sono rimaste.
A quei tempi Amazon non era ancora arrivato in Italia, non avevo mai sentito parlare di Goodreads e Anobii muoveva i suoi primi passi. Le stelline erano quelle che si trovavano sulle mini-recensioni del Corriere, sulle rubriche prezzolate di D’Orrico e Genna, sui dizionari del cinema. Valevano quello che valevano, cioè niente. Ma riuscivano a muovere spettatori e lettori – o almeno, un certo tipo di spettatori e lettori con velleità intellettuali.
I lit-blog sono arrivati dopo.
Subito prima di Natale, il buon Taotor ha scritto un articolo sui lit-blogger in cui a un certo punto mi tirava anche in ballo. Con “lit-blog” – termine che mi fa abbastanza sorridere perché tenta di darsi importanza quando di importanza non ne ha – si intendono proprio gli spazi come Tapirullanza: blog (sia scritti, sia video-blog su Youtube) che si occupano di letteratura, e quindi, di norma, di recensioni di libri. Ci sono tanti tipi di lit-blogger: quelli che lo vivono solo come un hobby da condividere con gli altri e quelli che tentano di costruirci sopra una carriera; quelli che, come me, evitano contatti con le case editrici, e quelli che invece su questi contatti ci speculano sopra.
Conosco da tempo l’abitudine di alcuni blogger di farsi mandare gratis libri da qualche casa editrice per poi recensirli positivamente; almeno da quando, ancora nel 2008 o 2009, Gamberetta raccontava su Gamberi Fantasy delle offerte fattegli da questa o quell’altra, e da lei rifiutate perché evidentemente aveva l’ambizione di essere qualcosa di più di un leccaculo prezzolato. In genere funziona così: tu hai un blog in cui fai recensioni di libri, e ti sei ritagliato una nicchia di lettori che ti leggono e commentano. Un bel giorno ti arriva la mail di un PR di una casa editrice – di norma molto piccola, a meno che tu non muova davvero tante visite, e di certo non è il mio caso – che ti dice che ha visto il tuo blog, che è fatto molto bene, che le tue considerazioni sono acute e divertenti, che siete sulla stessa linea d’onda, e conclude chiedendoti se vorresti ricevere aggratis uno dei suoi libri appena usciti. La proposta, fate attenzione, è apparentemente non impegnativa: l’editore ti propone il libro e ti suggerisce che, se ti piace, potresti in caso scriverci una recensione positiva.
L’accordo di scambio rimane tacito, ma è molto evidente. Certo non ti stanno regalando un libro per altruismo. Il meccanismo che si innesca è riassunto molto bene da Taotor:
meccanismi psicologici elementari come la dissonanza cognitiva portano inevitabilmente a far parlare più o meno bene del prodotto. “Beh, me l’hanno regalato, come minimo ne parlo bene per ricambiare il favore”.
Anche a tenere a freno l’impulso emotivo e a ragionare a mente fredda sulla proposta fatta, è chiaro che non ci sono molte scappatoie. Mettiamo che accetto e che mi mandano il libro; se è bello tutto a posto, ma se fa cagare? Come reagisco? Potrei, in nome della mia etica di recensore, scriverne una recensione negativa: ma oltre a essere messo in difficoltà dal fatto che questo libro che sto cassando non l’ho comprato coi miei soldi ma me l’hanno regalato, è chiaro che romperò tutti i rapporti con l’editore. “Ma come, noi ti regaliamo un libro e tu ce lo stronchi?”.
Oppure potrei non recensirlo affatto. Ma in quel caso, dovrei accettare che ho buttato via il mio tempo: ho letto un libro che non mi è piaciuto e che probabilmente non avrei mai letto se non me l’avessero offerto, senza guadagnarci nulla. Nemmeno in termini di buone relazioni con l’editore, perché a che serve continuare a mandare libri gratis a uno che poi sta zitto e non te li recensisce?
Risultato:
Scorro i post, le recensioni dei romanzi ricevuti gratis non hanno valutazioni inferiori a 4/5. Che è come quando mi invitano a pranzo e se il pasto è insipido e mi chiedono com’è dico che ha un gusto delicato, se è salato dico che è molto saporito.
Dato che un blogger che riceve questi “regali” è portato o a fare una recensione positiva, o al massimo a non fare nessuna recensione, questo è l’unico tipo di recensioni che leggeremo. Ossia: articoli non attendibili per definizione. Per questo, pur essendo ad esempio in ottimi rapporti col Duca, non mi faccio mandare le uscite di Vaporteppa ma le compro io quando voglio io: non solo perché trovo giusto supportare economicamente il progetto, ma soprattutto per mantenere piena indipendenza in quello che faccio. Questo – unitamente a un metodo di valutazione il più oggettivo possibile – è l’unico approccio ragionevole per gestire un blog onesto e affidabile.
Di conseguenza la domanda diventa: come fare a trovare consigli di lettura attendibili, se non posso fidarmi di questa gente? La discussione è proseguita nei commenti, coinvolgendo anche la valutazione in stelline. Giustamente Angra nota che il sistema delle stelline è inutile: dato che il significato delle stelline è completamente arbitrario, quando andiamo a leggere “quante stelline” ha un libro o un film di fatto non acquisiamo alcuna informazione. Non sappiamo cosa significhino quelle stelline.
Se l’amico con cui sono andato al cinema mi dice che per lui Gone Girl merita quattro stelline, aldilà della stupidità della conversazione l’informazione può avere un valore: conosco il mio amico da tempo, so come valuta le cose, e il suo dirmi “quante stelline” può essere una sintesi efficiente del suo giudizio. Ma il recensore sconosciuto che dà 5 stelline alla nuova trilogia di VanderMeer su Amazon o Anobii o Goodreads potrebbe essere chiunque: uno di manica larga che dà 4 o 5 a tutti, uno che ha amato il libro alla follia perché in genere non va mai oltre il 3, uno scrittore agli esordi che spera di essere notato da VanderMeer con il suo giudizio positivo. Il libro di VanderMeer potrebbe essere il primo romanzo di science-fantasy che legge nella sua vita, e quindi tutto è nuovo e meraviglioso per lui; oppure potrebbe essere un navigato lettore di genere, e il romanzo un’effettiva ventata di novità e inventiva nel panorama del fantastico. Cercare qualcosa da leggere o regalare basandosi sulle stelline è chiaramente del tutto inutile.
Se però togliamo lit-blogger e stelline, come recuperare informazioni utili all’acquisto? Ho già scritto qui e là, in passato, dei metodi che adotto io; ma vale la pena riassumerli.
In una prima fase, bypasso completamente i giudizi di valore e vado per argomenti e autori. Ho voglia di bel low-fantasy di ambientazione storica, o una space opera nel Sistema Solare (la cosiddetta Near Future Space Opera), o di un urban fantasy con le fatine, o di una speculazione sulla terraformazione di Marte? I siti dove trovo le migliori informazioni di partenza sono quelli che aggregano liste ed elenchi, come Worlds Without End: dalle nomination ai vari premi di fantasy e fantascienza, a tutte le uscite di collane antologiche come i Masterworks della Gollancz, c’è una miniera di dati su cui lavorare. Una mano ce lo dà anche il sistema di profilatura degli store e dei social: il “chi ha acquistato questo articolo ha acquistato anche…” di Amazon, o il “I tuoi amici hanno giocato anche a…” di Steam, è una delle migliori idee commerciali degli ultimi anni.1
Cercare per autore è forse la cosa più utile in assoluto. Ogni autore ha una sua area di expertise in cui tenderà a tornare nei suoi vari romanzi, e se mi piace uno dei suoi libri è facile che mi piaceranno anche gli altri. Paolo Bagicalupi è specializzato in fantascienza sui disastri ecologici e le loro conseguenze, e di recente, sulla scia di Cory Doctorow (Little Brother, Homeland), si è dato allo Young Adult intelligente. Charles Stross scrive soprattutto speculazioni near-future, in particolare su sistemi informatici e intelligenze artificiali. VanderMeer scrive urban fantasy e science-fantasy con un approccio più vicino alla literary fiction e al realismo magico, che non alla narrativa di genere. Catherynne Valente (Palimpsest, la serie di Fairyland) scrive fiabe surreali ed è pesantemente literary.
Cercare per autore significa una distinzione non solo in termini di contenuti, ma anche in termini di prosa. So ad esempio che VanderMeer, di norma, è introspettivo, lento come la fame e depressivo; Lauren Beukes invece (Moxyland, Zoo City) è pop, ruvida, tutta azione; Stross scrive da uber-nerd e a volte è al limite dell’illeggibile. A seconda di che tipo di prosa ho voglia (o sono in grado di tollerare), sceglierò un autore diverso. E se non ho mai letto niente dell’autore? Un estratto gratuito (se disponibile) o scaricarmi la versione pirata (se esiste) risolve in fretta la questione.
E se il libro non è per me, ma è un regalo, come nel caso di Taotor? In realtà si tratta di un falso problema. L’approccio è sempre lo stesso: sapere quali sono i gusti della persona, e regalarle qualcosa in accordo con quei gusti, come faremmo per noi stessi. L’unica difficoltà consiste a quel punto nell’assicurarsi che il libro in questione non ce l’abbia già. Se si tratta di un amico o parente, bisognerebbe conoscerlo abbastanza da avere un’idea dei suoi gusti. Se non ce l’abbiamo, bisogna tastare il terreno con gli altri amici e parenti. Se non ne abbiamo idea e nessuno è in grado di aiutarci, significa che il nostro rapporto con questa persona è così superficiale che regalare un libro non è probabilmente una buona idea.
E se è una persona che legge poco, uno-due libri all’anno, perlopiù la roba famosa che leggono tutti? L’approccio è ancora lo stesso. Se è una persona con pretese intellettuali, le si prende un libro nella classifica del Corriere. Se queste pretese non le ha, allora si può andare sereni a spulciare le classifiche dei best-seller e regalarle qualcosa coerente con la sua fascia di età. Non è importante che poi gli piaccia o meno. Se parliamo di qualcuno che legge uno-due libri famosi l’anno, allora è il tipo di persona che usa i libri come argomento di conversazione (“ah, sì, l’ho letto”, “noooo, devi assolutamente leggerlo anche tu!”, “mah, a me non ha detto niente”) e non come esperienza di piacere. Il puro possesso del libro gli darà più soddisfazione del leggerlo.
Ma mettiamo che il libro invece è per noi. Siamo sopravvissuti al Natale anche quest’anno e vogliamo farci un bel regalo. Dopo le nostre prime ricerche abbiamo identificato tre o quattro libri che ci interessano. Ma il tempo è quello che è, riusciamo a leggere solo qualche libro al mese, e comunque quando non si trovano su Library Genesis costano. Come scegliamo il nostro uomo? Qui rientrano in gioco le stelline!
Benché non utili di per sé, le stelline sono un ottimo strumento di indicizzazione. Raccolgono in sottoinsiemi quelli che hanno amato il libro, quelli a cui è piaciuto così così e quelli a cui ha fatto cagare. Il mio approccio è questo: vado alla scheda del libro su Amazon US e mi apro le recensioni con voto “3/5”. E me le leggo. Di norma le recensioni con tre stelline sono tra le più equilibrate, perché hanno abbastanza lucidità da aver individuato sia “pro” che “contro” dell’opera, e quindi sono un ottimo punto di partenza. Quando ne ho lette quattro o cinque (ammesso che ce ne siamo così tante), in genere tra l’una e l’altra sono già emersi degli elementi ricorrenti. Sulla Southern Reach Trilogy di VanderMeer, per esempio, continuano a ricorrere questi commenti: è un horror dal sapore lovecrafiano; il ritmo è lentissimo, nel secondo e terzo libro succedono anche meno cose che nel primo; molti misteri rimangono irrisolti; la prosa è molto “materica”, crea immagini vivide; è cerebrale.
Dopo aver letto un po’ di recensioni “medie”, posso passare a leggermi quelle con voto “4/5” e “2/5”. Troverò gente che loda il libro in modo più sperticato o lo sprofonda nella merda – ma, di norma, queste diverse valutazioni sono fatte partendo dagli stessi elementi. Anche qui troverò scritto: il ritmo è lento (ma ad alcuni piace moltissimo, altri invece lo odiano), i misteri rimangono irrisolti (geniale! per alcuni, fregatura! per altri), e così via. Tenete presente che il punteggio medio finale del libro è del tutto irrilevante: conta solo quante volte ricorrano nelle recensioni gli stessi pregi, gli stessi difetti, gli stessi commenti.
Alla fine mi sono fatto un’idea abbastanza precisa di cosa troverò nell’opera, pur evitando gli spoiler. La quantità di recensioni mi permette di eliminare le bias individuali e i rumori di fondo, per concentrarmi sugli elementi ricorrenti.2 Non importa che io concordi o meno con i vari recensori. Non importa nemmeno che le stelline di per sé abbiano un significato nebuloso. L’importante è che, partendo dall’indicizzazione per stelline, sono arrivato a un’idea di com’è fatto il libro, e quindi di quante probabilità ci siano che piaccia a me in questo momento. Ecco quindi a cosa servono le stelline, ed ecco come io decido quale prossimo libro leggere. Alla fine ho comprato Annihilation e l’ho letto, con un’idea approssimativa di ciò a cui stavo andando incontro. E anche questa volta – come quasi sempre – la lettura ha confermato quell’idea approssimativa: nel libro ho ritrovato quello che già molti altri recensori avevano, positivamente o negativamente, riscontrato.
In tutto questo, i blog di narrativa svolgono la stessa funzione: aggiungere una voce al coro, su cui fare la media. Anche il mio. Non accontentatevi di me che dico che The Deep di Crowley – libro relativamente oscuro – è interessante e originale. Andate su Amazon o dove volete, e mediate la mia valutazione con l’opinione degli altri.
Tutto questo per dirvi che sì, parlerò prossimamente della Southern Reach Trilogy di VanderMeer. E anche di altri autori citati qui e là nel corso dell’articolo.
Ma anche che ho cambiato il sottotitolo del blog: non è più una vetrina di libri curiosi, ma “Una vetrina di narrativa curiosa”. Tapirullanza era nato per ospitare solo libri, ma nel corso di questi anni mi sono occupato di film, di anime, di videogiochi. Stupido, del resto, è limitarsi ai soli libri, dato che tutti questi sono medium narrativi. Il libro non è un oggetto di culto, così come il profumo della carta non è un allucinogeno (benché per alcuni sembri esserlo); questo mio spazio è dedicato a quanto di interessante esiste in ogni tipo di narrativa. E anche i suggerimenti che ho dato oggi riguardo ai libri, valgono ovviamente per ogni forma di narrativa.
E comunque sia: se Fight Club è da quattro, Gone Girl è tre stelline e mezzo. Max.
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(1) Il sistema forse in assoluto più efficace è proprio lo slideshow sulla home page del negozio di Steam, grazie al quale ho comprato diversi bei giochi indie. Credo che il trucco di Steam consista in due features:
1. Un sistema di tag migliore rispetto a quello degli altri store. I tag non sono imposti dall’alto, ma creati dalla stessa comunità: tanti più utenti applicano un certo tag a un articolo, tanto più quell’articolo sarà taggato in quel modo. Di conseguenza, su Steam c’è una grande quantità di tag e al tempo stesso – dato che solo i tag più ricorrenti appaiono – una maggiore precisione nell’identificare (e catalogare) ogni articolo. E dato che la nostra profilatura viene fatta in base ai tag che visitiamo più spesso, questo significa una maggior precisione nell’identificare i nostri gusti.
2. La possibilità di indicare non solo gli articoli che ci piacciono, ma anche quelli che non ci piacciono.
Questi due elementi permettono a Steam di definire meglio i nostri gusti, e quindi di fare una miglior scrematura quando “sceglie” che giochi mostrarci nello slideshow.Torna su
(2) Il problema rimane quando il libro ha una circolazione molto limitata e anche in inglese si trovano poche recensioni. In quel caso, potete essere voi i pionieri: correre il rischio, leggere il libro e poi aggiungere voi la vostra recensione per rendere più facile la decisione a chi verrà dopo di voi.Torna su