I Consigli del Lunedì #09: The Zap Gun

Mr. Lars sognatore d'armiAutore: Philip K. Dick
Titolo italiano: Mr. Lars sognatore d’armi / Il sognatore d’armi
Genere: Science Fiction / Commedia
Tipo: Romanzo

Anno: 1967
Nazione: USA
Lingua: Inglese
Pagine: 180 ca.

Difficoltà in inglese: **

The guidance-system of weapons-item 207, which consists of six hundred miniaturized electronic components, can best be plowshared as a lacquered ceramic owl which appears to the unenlightened only as an ornament; the informed knowing, however, that the owl’s head, when removed, reveals a hollow body in which cigars or pencils can be stored.

Official report of the UN-W Natsec Board of Wes-bloc, October 5, 2003, by Concomody A (true identity for security reasons not to be given out; vide Board rulings XV 4-5-6-7-8).

Lars Powderdry è un disegnatore d’armi alla moda. In un mondo teso e perennemente in guerra, diviso equamente tra il Blocco Ovest (WesBloc) e l’Est Spione (PeepEast), i disegnatori d’armi sono tutto ciò in cui i comuni mortali possono riporre le loro speranze di sopravvivenza: perché essi soli hanno il potere di cadere in uno stato di trance durante il quale accedono al mondo iperuranio, dal quale poi ritornano con in mente i prototipi di nuove, terribili armi da usare nella guerra. Armi sofisticatissime, che in attesa di essere impiegate nel conflitto vengono camuffate da sciccosissimi oggetti d’arredamento come penne a sfera, vasi o gufi di ceramica, e invadono le case di tutti i comuni cittadini. Quanto basta per rassicurare la popolazione e fare di Mr. Lars un eroe nazionale, amato da tutti.
Ma Lars Powderdry è infelice. Non solo perché il suo lavoro gli fa schifo;  o perché teme che i suoi superiori, insofferenti del suo carattere lunatico, lo rimpiazzino con un altro dei sognatori d’armi che stanno segretamente addestrando; o perché è ossessionato dall’unica donna che non può avere, Lilo Topchev, la sognatrice d’armi del blocco sovietico; o perché sta diventando impotente; ma anche perché sa di essere una truffa e che le armi che visita nel mondo delle idee non servono a niente. E come potrà difendersi il pianeta Terra, quando dei veri invasori arriveranno dallo spazio con brutte intenzioni?
E mentre i disegnatori d’armi alla moda vivono le proprie paturnie e il mondo rischia la distruzione, un uomo del tutto insignificante progetta nell’ombra di prendersi la sua rivincita sulla società. Surley G. Febbs, appena nominato Commissario dal governo perché – così dice il depliant – ha dimostrato di essere un cittadino assolutamente medio, ha deciso di piantarla con le umiliazioni e la vita da sfigato che è costretto a condurre per la SRLNER&PFC, e diventare veramente qualcuno…

Philip K. Dick è, ad oggi, il mio scrittore preferito – ho letto più di 30 suoi romanzi. Se fino a questo momento non ne avevo ancora parlato, è perché molti dei suoi romanzi migliori sono assai noti anche in Italia, e parlare, per esempio, di Do Androids Dream of Electric Sheep?, avrebbe poco senso.
Ma The Zap Gun, pur essendo uno dei suoi sei o sette libri migliori, è uno dei meno conosciuti, sia in Italia che in patria. Ed è un romanzo sui generis anche nel canone dickiano. Ai toni cupi e meditativi di molti dei suoi libri, The Zap Gun oppone una storia esuberante e tragicomica, con un protagonista eccessivo e divertimento in dose massicce. Attraverso le due storyline parallele di Lars Powderdry, impegnato a dare un senso alla propria vita e a salvare il mondo dalla minaccia aliena, e quella – subordinata – di un Surley G. Febbs alla ricerca dei suoi 15 minuti di popolarità, si dipana una commedia fantascientifica ricolma di esagerazioni, iperboli e idee dementi. Una commedia che sfiora la parodia ma rimane una storia seria, dalla trama solida e dall’architettura quasi perfetta. E con qualche risvolto tragico.

Gufo di ceramica

Dentro potrebbe esserci un ordigno nucleare.

Uno sguardo approfondito
Tante cose si possono rimproverare alla prosa di Dick, ma non che non sappia gestire il pov. In The Zap Gun il punto di vista si mantiene sempre ancorato alternativamente ad uno dei due protagonisti, ad eccezione di quelle poche scene – come l’ultimo capitolo – in cui nessuno dei due è presente, nelle quali Dick si affida a un pov usa-e-getta. Il raggio d’azione del pov va dalle spalle del personaggio a incursioni dentro la sua testa. Nelle scene con Lars, in particolare, la fusione della telecamera con i pensieri del protagonista si avvicina spesso al filtro totale; tutti gli avvenimenti vengono così accompagnati e filtrati dai commenti salaci di Lars.
Da questo deriva in parte il fascino esuberante del romanzo. Come molti protagonisti dickiani, Lars Powderdry è un uomo instabile, bipolare, una primadonna che alterna fasi di arroganza e di depressione, e guarda agli avvenimenti con un cinismo divertito. Costretto ad assumere droghe per stimolare visioni di superarmi che tardano ad arrivare o non gli appaiono con sufficiente chiarezza (che se quelli del reparto realizzazione della Lanferman Associated non riescono a costruire i prototipi, è con lui che se la prendono!), messo sotto pressione dal Generale Nitz, che minaccia di sostituirlo, e angustiato da disfunzioni erettili che lo mettono in imbarazzo con la sua sofisticata fidanzata parigina, non si può dire che Lars non abbia di che lamentarsi. La sua amoralità, il suo narcisismo, i suoi modi strani e le sue sfighe lo fanno assomigliare a un Jack Sparrow del XXI secolo. E tutti gli avvenimenti – peraltro già farseschi – del libro vengono tinti dei colori del carattere umorale di Lars, dandogli una vivacità particolare che invoglia a continuare la lettura.
Il risultato è una narrazione agrodolce e incalzante, che ricorda un po’ Vonnegut, con la differenza che l’effetto distanziante è attenuato in quanto i commenti divertenti vengono da un personaggio della storia e non dal Narratore Onnisciente. Certo, spesso Dick si lascia prendere la mano, e il suo personaggio si inerpica in locuzioni e metafore esagerate. In alcuni passaggi, Lars diventa stucchevole, e le sue considerazioni finiscono per alzare un muro tra il lettore e la storia. Ma questo fortunatamente non accade spesso, e d’altronde è un difetto perdonabile, visto che il romanzo inclina più verso la commedia che verso la tragedia.

Se Lars è un personaggio indimenticabile, anche i comprimari fanno una bella figura. A cominciare dall’ascetico Dottor Todt e dall’infermiera Elvira Funt, l’equipe medica privata che armata di flebo e carrello lo segue ovunque durante l’orario di lavoro, nell’attesa che gli venga una trance; la sua ragazza, Maren Faine, brillante donna in carriera (nonché divoratrice di uomini), che rimarca costantemente la propria superiorità nei confronti del suo uomo e non ha problemi a farlo sentire una cacca; il rude Generale Nitz e tutto il gotha della NU-Ovest SicNaz di Festung Washington, che in tempo di pace fa la voce grossa, ma al palesarsi della minaccia aliena si sigilla nel bunker sotto Festung Washington; la “collega” sovietica di Lars, Lilo Topchev, ragazzetta che dietro l’apparenza acqua e sapone nasconde una freddezza e una spietatezza inquietanti.
E una menzione speciale va a Febbs. Ometto stupido e meschino, con un’opinione illimitata di sé e l’incapacità di vedere oltre il proprio naso, megalomane, dotato di saccenza estrema e si una verbosità killer (soprattutto quando si parla delle superarmi prodotte dai sognatori, delle quali ha una passione morbosa), costruirà tutta una serie di macchinazioni segrete che costituiscono un vero romanzo nel romanzo. Con Febbs, Dick è riuscito a creare un personaggio al contempo tanto sgradevole (se immagini di averci a che fare), quanto divertente da osservare da lontano.
E nonostante questa galleria di individui presenti un sacco di tratti esagerati e grotteschi, i personaggi non scadono nella macchietta – Dick è in grado di mantenerli credibili, grazie a dialoghi brillanti e a una gestualità appropriata, non stereotipica.

Jack Sparrow sognatore d'armi

“Da grande voglio fare il sognatore d’armi alla moda…”

Ma la vera linfa del romanzo sono le idee folli di cui è infarcito. A partire dal concetto che sta alla base del libro: la produzione di massa di superarmi sofisticatissime e assolutamente inutili nella forma di oggetti d’arredamento, i cui prototipi vengono rinvenuti dal Mondo delle Idee. Si va dalla Pattumiera Esplosiva, una sorta di bomba a grappolo che produce in una vasta area un rutto continuo ad altissima intensità, che si protrae per giorni e impedisce di dormire, al Distorcitore d’Informazione Civica, un missile terra-aria capace di alterare e rendere inintelligibili interi archivi di documenti top-secret. E che dire del Vecchio Orville, un soprammobile a forma di testa umana che fa da consulente sessuale a Lars citando Kafka e Wagner?
Ma c’è anche Vincent Krug, umile inventore di giocattoli geniali che nessuno si fila, la cui ultima creazione, l’Uomo nel Labirinto, sembra avere la capacità di alterare in modo irreversibile la percezione e le emozioni dei giocatori. O il vecchio reduce che passa le sue giornate su una panchina di Festung Washington, raccontando di una guerra che non c’è mai stata. O ancora, il misterioso Uomo Cefalopode Blu di Titano, fumetto fantascientifico pulp realizzato dall’artista pazzo di origini italiane Oral Giacomini, prodotto in Ghana e distribuito con largo successo in tutta l’Africa Occidentale, e che per qualche strana ragione ritrae nelle sue tavole le stesse armi immaginate dai sognatori d’armi…
E l’estro di Dick si estende anche ai nomi di persone e cose. Quasi tutti i personaggi hanno nomi parlanti – onomatopeici o composti – e si sprecano le sigle e gli acronimi improbabili, parodia dell’abitudine della fantascienza, da Orwell in poi, di coniare neologismi e contrazioni. Così, Febbs molla il lavoro alla SRLNER&PFC, mentre Lars, tenuto sotto schiaffo dalla NU-Ovest SicNaz, cerca di procurarsi immagini arrapanti di Lilo Topchev affidandosi all’agenzia investigativa KACH (che suona catch, acchiappare).

Idee e colpi di scena si succedono nel romanzo a velocità folle. Il ritmo, complice la già citata voce del protagonista, è indiavolato – i personaggi non se ne stanno mai con le mani in mano, non ci sono momenti di stanca. In 200 pagine scarse accadono un sacco di avvenimenti e si intrecciano decine di storie diverse, dalla guerra interplanetaria ai drammi coniugali del protagonista.
Accade pure troppo, per i miei gusti. Il lettore ha bisogno di una certa dose di tempo e pagine per assimilare nuove idee e personaggi, sviluppare un interesse emotivo, fare delle previsioni su quello che succederà. Buttando una dietro l’altra tutte queste trovate, facendo correre la storia così velocemente, il lettore non ha il tempo di godersela come potrebbe. Avrei preferito che Dick si concedesse 30-50 pagine in più 1,
Bisogna comunque plaudere al fatto che, nonostante la mole di idee e sotto-trame, The Zap Gun riesca a far quadrare i conti, a chiudere tutte le storie senza lasciare indietro nulla, e a proporre un finale intelligente.

Keyblades

Nell’iperuranio ci sarà spazio anche per questo tipo di armi?

Una nota finale sullo stile.
In 30 anni di carriera, Dick ha scritto quasi 50 romanzi e più di 100 racconti; negli anni ’60, era anche capace di completare tre o quattro romanzi all’anno, scrivendoli al ritmo indiavolato di dieci e più ore al giorno, imbottito di psicofarmaci per non perdere il ritmo (oltre che per guarire la depressione), e di antidolorifici per i crampi alla mano. Di conseguenza, pur essendo un buono scrittore, lo stile di molti dei suoi romanzi fa non di rado pensare a una prima stesura venuta nemmeno troppo bene.
Rispetto alla media del periodo, The Zap Gun ne esce dignitosamente. Il raccontato e gli infodump abbondano, anche se, essendo inseriti in modo naturale nei pensieri dei due personaggi-pov, la cosa non genera molto fastidio. In molti punti, si sente che sono stati scritti velocemente, in modo grezzo. La mia impressione è che se Dick si fosse concesso un’altra stesura o due, avrebbe prodotto un capolavoro. Ma anche così, il risultato è brillante.
E The Zap Gun è un romanzo che tutti gli amanti della narrativa di genere dovrebbero provare a leggere.

Dove si trova?
Su library.nu si può trovare in pdf tanto la versione in lingua originale, quanto la versione italiana – col titolo Il sognatore d’armi.
Un paio d’anni fa la Fanucci ha ristampato Mr. Lars, e la nuova edizione si trova ancora in libreria, ma sconsiglio fortemente di comprarla: il traduttore, quel disgraziato di Carlo Pagetti, ha avuto la bellissima (?) idea di cambiare i nomi della maggior parte dei personaggi e delle sigle “per renderli più divertenti”. Poiché nell’originale i nomi dei personaggi nell’originale sono onomatopeici o composti da giochi di parole, Pagetti voleva trasporre il gioco in italiano – con risultati pessimi. E così troviamo, per esempio, Surley G. Febbs trasformato in “Sorcey O. Fosse”.
La giustificazione di un tale scempio? Eccola: “Né potevo esimermi dall’intervenire sull’identità dell’ineffabile Surley G. Febbs, […] che viene ‘fecondato’ nell’attuale versione italiana come Sorcey (poiché ha qualcosa di sorcino, subdolo), O. (come Oronzo), Fosse, un banalissimo, ma pregnante, anagramma di Fesso”.
Cristo, che razza di ritardato.

Su Dick
La produzione di Dick è sterminata. Se, stilisticamente parlando, quelli che si salvano sono pochi, idee geniali e ambientazioni originali si trovano quasi in tutti. Tra quelli che ho preferito, per forma e/o contenuto, ne segnalo cinque:
La svastica sul soleThe Man in the High Castle (L’uomo nell’alto castello, più noto in Italia come “La svastica sul sole”), ci trasporta in un’ucronia in cui le forze dell’Asse hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale, e Giappone e Germania nazista si sono spartiti gli Stati Uniti. Romanzo corale dal taglio più mainstream che fantascientifico, segue le vite di una serie di personaggi che si trovano a vivere in questi States alternativi. Libro molto interessante, anche se forse può piacere di più agli amanti del mainstream che non a quelli della letteratura di genere, dato che c’è poca azione.
Le tre stimmate di Palmer EldritchThree Stigmata of Palmer Eldritch (Le tre stimmate di Palmer Eldritch) è un romanzo allucinante ambientato in un futuro prossimo in cui colonie spaziali sono state costruite su tutti i pianeti del sistema solare. Poiché la vita sulle colonie è dura ed eremitica, le Nazioni Unite hanno legalizzato la diffusione di droghe ricreative. Nel romanzo si incontrano i temi delle droghe, delle realtà alternative, del disagio esistenziale, di Dio e della transustanziazione, e della guerra tra multinazionali. Il romanzo è geniale e Palmer Eldritch una figura che rimane impressa; lo stile, purtroppo, è raffazzonato. Consigliatissimo.
Ma gli androidi sognano pecore elettriche?Do Androids Dream of Electric Sheep? (Ma gli androidi sognano pecore elettriche?) è famoso come precursore del cyberpunk e come ispiratore di Blade Runner. Dirò solo che è mille volte meglio del film di Ridley Scott. Su una Terra semiabbandonata, ingombra di rifiuti e polveri e povera di animali, il cacciatore Rick Deckard è incaricato di individuare uno stock di androidi in fuga e terminarli. Se la morale del film di Scott è il solito annacquamento esistenziale di Cartesio che porta a dire “uomini e androidi sono uguali”, il romanzo di Dick vuole spiegarci perché gli androidi sono diversi dagli esseri umani e perché non possono che essere diversi.
Scorrete lacrime, disse il poliziottoFlow My Tears, the Policeman Said (Scorrete lacrime, disse il poliziotto) è uno slipstream ambientato in un futuro prossimo in cui gli States sono diventati uno stato di polizia. In seguito a un incidente, la star televisiva Jason Taverner diventa una non-persona; nel tentativo di recuperare la sua identità, incontrerà una serie di donne e conoscerà molti tipi di amore. Il suo destino è in mano Felix Buckman, cinico commissario di polizia con una sorella psicotica, che gli dà la caccia. Adoro questo romanzo, ma a molti non piace; inoltre sono il primo a dire che è una storia molto strana, e che la componente fantascientifica ha un ruolo marginale, di “innesco” della vicenda.
Un oscuro scrutareA Scanner Darkly (Un oscuro scrutare) è il mio romanzo preferito in assoluto, e tanto per cambiare è uno slipstream. C’è una nuova droga in circolazione, la pericolosa Sostanza M. Per scoprire chi ci sia dietro, l’agente della narcotici Robert Arctor assume i panni di un tossico e va a vivere tra i drogati. Ma col passare del tempo, le droghe lo consumano, e le sue due personalità cominciano a dissociarsi… Bellissimo romanzo esistenziale sulla vita dei tossici (che Dick ha sperimentato dal di dentro per alcuni anni). Date un’occhiata anche all’omonimo film di Richard Linklater (con Keanu Reeves e Robert Downey Jr.), fatto molto bene e fedele al libro.
Altri titoli fantascientifici interessanti sono Solar Lottery (Lotteria dello spazio), The World Jones Made (Il mondo che Jones creò), Time Out of Joint (Tempo fuor di sesto), We Can Build You (L’androide Abramo Lincoln), Dr. Bloodmoney (Cronache del dopobomba), The Simulacra (I simulacri), Clans of the Alphane Moon (Follia per sette clan), Now Wait for Last Year (Illusioni di potere), Ubik, A Maze of Death (Labirinto di morte), Our Friends from Frolix 8 (Nostri amici da Frolix 8).
Se vi sentite coraggiosi, potete anche provare a leggere il famoso VALIS – che però sta tra il mainstream e la literary fiction più che nella sf. Sconsiglio Eye in the Sky (Occhio nel cielo), anche se inspiegabilmente è considerato un classico dickiano.
Soprattutto nei primi dieci anni della sua carriera (ma anche negli ultimi), Dick ha scritto anche molti romanzi mainstream. Alcuni sono molto belli, e ne parlerò in un articolo a parte.

Chi devo ringraziare?
Cominciai a leggere Dick in occasione della ripubblicazione di una buona metà dei suoi romanzi da parte della Fanucci, in occasione del 25° anniversario dalla morte dello scrittore. Ma The Zap Gun non era tra i fortunati che erano stati ripubblicati.
Probabilmente avrei finito per non leggerlo mai, non fosse stato per un fanatico di Dick di mia conoscenza. Lo chiamavano Boccia; pensavo lo facessero perché era quasi pelato, ma in realtà poi ho scoperto che prima di perdere i capelli andava in giro con una pettinatura afro ed era per quello che gli avevano appioppato il soprannome. Ma sto divagando. Insomma, questo tizio mi dice che tra tutti i romanzi di Dick, il più bello è Mr. Lars.
Inizialmente ero scettico, perché la versione cartacea del libro era introvabile, e a quell’epoca per me i lettori e-book erano più un concetto metafisico che una realtà tangibile. Beh, fatto sta che alla fine mi convinse, e Mr. Lars divenne il primo libro digitale che scaricai e lessi – interamente allo schermo del computer. Con grande gioia della mia cornea. Quindi diciamo che per me questo romanzo ha anche un valore affettivo^^

Parrucca afro

Parrucche afro. Una delle cose che rimpiango degli anni ’70.

Qualche estratto
Il primo estratto è preso dal capitolo iniziale, ci mostra l’istronico pov di Lars e al contempo dice molto sul duro lavoro del sognatore d’armi. Il secondo ha invece per protagonista Surley G. Febbs, e in un colpo solo ci testimonia della sua saccenza e delle superarmi che conosce a menadito.

1.
It was a weakness—or, as he preferred supposing, a strength of weapons fashion designers, in contrast to their miserable counterparts in the world of clothing—that they liked women. His predecessor, Wade, had been heterosexual, too—had in fact killed himself over a little coloratura of the Dresden Festival ensemble.
Mr. Wade had suffered auricular fibrillation at an ignoble time: while in bed at the girl’s Vienna condominium apartment at two in the morning, long after The Marriage of Figaro had dropped curtain, and Rita Grandi had discarded the silk hose, blouse, etc., for—as the alert homeopape pics had disclosed — nothing.
So, at forty-three years of age, Mr. Wade, the previous weapons fashion designer for Wes-bloc, had left the scene—and left vacant his essential post. But there were others ready to emerge and replace him.
Perhaps that had hurried Mr. Wade. The job itself was taxing—medical science did not precisely know to what degree or how. And there was, Lars Powderdry reflected, nothing quite so disorienting as knowing that not only are you indispensable but that simultaneously you can be replaced. It was the sort of paradox that no one enjoyed, except of course UN-W Natsec, the governing Board of Wes-bloc, who had contrived to keep a replacement always visible in the wings.
He thought, And they’ve probably got another one waiting right now. They like me, he thought. They’ve been good to me and I to them: the system functions.
But ultimate authorities, in charge of the lives of billions of pursaps, don’t take risks. They do not cross against the DON’T WALK signs of cog life.
Not that the pursaps would relieve them of their posts… hardly. Removal would descend, from General George McFarlane Nitz, the C. in C. on Natsec’s Board. Nitz could remove anyone. In fact if the necessity (or perhaps merely the opportunity) arose to remove himself— imagine the satisfaction of disarming his own person, stripping himself of the brain-pan i.d. unit that caused him to smell right to the autonomic sentries which guarded Festung Washington!
And frankly, considering the cop-like aura of General Nitz, the Supreme Hatchet-man implications of his—
“Your blood-pressure, Mr. Lars.” Narrow, priest-like, somber Dr. Todt advanced, machinery in tow.
“Please, Lars.”

Era una debolezza che ai disegnatori d’armi alla moda piacessero le donne? O non era invece una forza, in contrasto con i loro miserabili equivalenti nel mondo dell’abbigliamento? Il suo predecessore, Wade, era stato anche lui eterosessuale: era morto a causa d’una ballerina dell’ensemble del Festival di Dresda. Mr. Wade era stato colpito da fibrillazione articolare nel momento più inopportuno e ignobile, mentre era a letto con la ragazza in una casa d’appuntamenti a Vienna, quando il sipario era disceso già da troppe ore sul Matrimonio di Figaro e Rita Grandi si era sfilata calze, camicetta, eccetera, in cambio di, come i poliziotti accorsi avevano accertato, niente.
Così, all’età di quarantatré anni, Mr. Wade, il penultimo disegnatore di armi alla moda del Blocco Ovest, era uscito di scena, lasciando un vuoto improvviso in una posizione-chiave. Ma non erano certo mancati altri, pronti a emergere e a rimpiazzarlo.
Forse era stato questo a far sì che Mr. Wade si affrettasse. Il suo lavoro presentava le caratteristiche d’una assoluta necessità, anche se la scienza medica non poteva ancora precisare fino a che punto e in qual modo. E non c’è nulla di più disorientante, rifletté Lars Powderdry, quanto la certezza che non soltanto si è indispensabili, ma che contemporaneamente si può essere subito rimpiazzati. Era un tipo di paradosso che nessuno amava, eccettuata naturalmente la NU Ovest Sic Naz (Sicurezza Nazionale), il governo supremo del Blocco Ovest, che aveva sempre tenuto pronto un sostituto.
E probabilmente, pensò, ne hanno in caldo uno anche adesso.
Io però gli piaccio, pensò ancora. Sono stati bravi con me, e io sono stato bravo con loro; il sistema funziona.
Ma le autorità supreme, incaricate di proteggere la vita di miliardi di cittadini comuni, non avrebbero certo corso rischi. Guai a ignorare il segnale di STOP nella strada dei padroni!
La rimozione sarebbe “discesa” fulminea dal generale George McFarlane Nitz, comandante-in-capo del Consiglio della Sicurezza Nazionale. Nitz poteva rimuovere chiunque. Perfino se stesso, se ne fosse sorta la necessità, o forse semplicemente l’opportunità: immaginate la soddisfazione di disarmare la propria persona, di staccarsi dal cranio l’unità ID, che trasmetteva la sua puzza fino ai guardiani automatici di Festung, Washington!
E francamente, considerando quanto il generale Nitz fatalmente incarnasse dell’Inquisitore e del Giudice Supremo armato di Scure…
— La sua pressione del sangue, Mr. Lars. — L’ascetico dottor Todt si fece avanti col macchinario a
rimorchio. — Per favore, Lars.

2.
Frankly, I think we ought to drop a Garbage-can Banger on New Moscow.”
“What’s that?”
Condescendingly, because he fully realized that the average man had not done research endlessly at the pub-libe as he had, Febbs said, “It’s a missile that wide-cracks in the atmosphere. ‘Atmosphere,’ from the Sanskrit atmen, ‘breath.’ The word ‘Sanskrit’ from samskrta, meaning ‘cultivated,’ which is from sama, meaning ‘equal,’ plus kr, ‘to do,’ and krp, ‘form.’ In the atmosphere, anyhow, above the popcen— the population center — which it’s aimed at. We place the Judas Iscariot IV above New Moscow, set to wide-crack at half a mile, and it rains down minned—miniaturized—h’d, that means homeostatic —”
It was hard to communicate with the ordinary mass man. Nonetheless Febbs did his best to find terms which this portly nonentity — this nont — would comprehend. “They’re about the size of gum wrappers. They drift throughout the city, especially into the rings of conapts. You do know what a conapt is, don’t you?”
Spluttering, the portly businessman-type said, “I live in one.”
Febbs, unperturbed, continued his useful exposition. “They’re cam – that is, chameleon; they blend, color-wise, with whatever they land on. So you can’t detect them. There they lie, until nightfall, say
around ten o’clock at night.”
“How do they know when it’s ten o’clock? Each has a wristwatch?” The portly businessman’s tone was faintly sneering, as if he imagined that somehow Febbs was putting him on. With massive condescension Febbs said, “By the loss of heat in the atmosphere.”
“Oh.”
“About ten p.m., when everyone’s asleep. […] They start,” Febbs said. “Each pellet; fully cammed, begins to emit a sound.” He watched the portly man’s face. Obviously this citizen did not bother to read Wep Weke, the info mag devoted exclusively to pics and articles, and, where possible, true specs, of all weapons, both Wes-bloc and Peep-East — probably by means of a data-collecting agency he had in a vague way heard of named KICH or KUCH or KECH. Febbs had a ten-year file of Wep Weke, complete, with both front and back covers intact; it was priceless. “What kind of sound?”
“A horrid sneering sound. Buzzing. Like—well, you’d have to hear it yourself. The point is, it keeps you awake. And I don’t mean just a little awake. I mean wide-awake. Once the noise of a Garbage-can
Banger gets to you, for example, if a pellet is on the roof of your conapt building, you never sleep again. And four days without sleeping—” He snapped his fingers. “You can’t perform your job. You’re no good to anyone, yourself included.”

– Francamente, credo che dovremmo lanciare una Pattumiera Esplosiva sopra Nuova Mosca.
— Che cosa?
Condiscendente, perché si rendeva conto che nessun uomo medio si era dato la pena di compiere le sue stesse interminabili ricerche alla biblioteca pubblica, Febbs spiegò: — È un missile che si sbriciola nell’atmosfera. “Atmosfera”, dal sanscrito atmen, “respiro”. La parola “sanscrito”, da samskrta, significa “colto”, e proviene da sama, che significa, “uguale”, più kr, “fare”, e krp, “forma”. Nell’atmosfera, insomma, sopra il cenab, il centro abitato, al quale è indirizzato. Noi piazziamo il Giuda Iscariota IV sopra Nuova Mosca, regolato per sbriciolarsi a mezzo miglio da terra, e lui piove giù tutto min-zato, miniaturizzato, in tanti pezzettini, e omeo, cioè omeostatico…
Era davvero difficile riuscire a comunicare con l’uomo medio. Tuttavia Febbs fece del suo meglio per scegliere termini che quella corpulenta nullità potesse capire.
— Ogni pezzettino è circa della misura di una pallina di chewing-gum. Tutte discendono lentamente sulla città, specialmente nei quartieri dei conapp. Saprà senz’altro cos’è un conapp, vero?
Balbettando, l’uomo d’affari disse: — Anch’io vivo in un condominio d’appartamenti.
Febbs, imperturbato, continuò la sua fruttuosa lezione. — Sono cam-camaleontiche. Assumono l’identico colore del punto dove toccano terra, per cui è impossibile scoprirle. Stanno lì, tranquille, fino al cadere della notte, diciamo le dieci di sera.
— Come fanno a sapere che sono le dieci? Hanno l’orologio? — Il tono del corpulento uomo d’affari era chiaramente di scherno, quasi s’immaginasse che in qualche modo Febbs volesse prenderlo in giro.
Con estrema accondiscendenza, Febbs spiegò: — Lo capiscono dalla perdita di calore dell’atmosfera.
— Oh.
— Le dieci della sera, quando tutti dormono. […] Tutte le palline, perfettamente mimetizzate — continuò Febbs — cominciano a emettere un suono. —
Studiò la faccia dell’uomo corpulento. Ovviamente, quel cittadino non si curava minimamente di leggere “Setarm”, il Settimanale delle Armi, la ri inf, dedicata esclusivamente ad articoli e disegni (e, quando
possibile, anche alle fotografie autentiche) di tutte le nuove armi, tanto del Blocco Ovest quanto dell’Est Spione… Probabilmente attraverso un’agenzia investigativa di cui aveva vagamente sentito parlare, e che si chiamava KUCH o KICH o KECH. Febbs possedeva dieci annate complete di “Setarm”, con tutte le copertine intatte: una collezione senza prezzo.
— Che genere di suono?
— Un orribile suono sarcastico. Qualcosa come un rutto continuo. Come… Be’, dovrebbe sentirlo lei stesso. E ti tiene sveglio, e non intendo dire un po’ sveglio. Voglio dire sveglio “del tutto”. Una volta che la Pattumiera Esplosiva ha cominciato, per esempio una pallottolina appiccicata sul tetto del vostro conapp, non le riuscirà più di dormire. In nessun modo. Uno, due, tre, quattro giorni senza dormire… — Fece schioccare le dita. — In nessun modo riuscirà più a lavorare. Non servirà più a niente e a nessuno, neppure a se stesso.

Tabella riassuntiva

Una tragicommedia fantascientifica assolutamente folle! Scritto di fretta.
Lars è un pov delizioso, e anche Febbs non è male. Voce narrante a volte troppo sopra le righe.
Ritmo frenetico, privo di momenti di stanca. Alcuni passaggi della storia troppo veloci.
Dal Distorcitore d’Informazione Civica alla Bomba Superpuzza di Pecora!

——

(1) Questa sensazione di velocità eccessiva me l’hanno data anche alcuni romanzi di Swanwick e di altri autori che piacciono a Gamberetta; a dire il vero, gli stessi libri di Gamberetta a volte me l’hanno trasmessa. Lettori come lei potrebbero quindi trovarsi perfettamente a loro agio con questo ritmo.Torna su

28 risposte a “I Consigli del Lunedì #09: The Zap Gun

  1. Si può scaricare anche usando un torrent che si trova qui, dato che library.nu al momento è inaccessibile ai più.

  2. “Sorcy Oronzo Fosse”? Ma allora lo fanno davvero apposta… Urgono provvedimenti drastici.
    “Mr. Lars” non l’ho mai letto (ne sentivo parlare molto poco), e penso proprio che seguirò il tuo Consiglio!Di Dick mi manca anche “VALIS”; ma ho paura ad avvicinarmici. E’ osannato e sconsigliato al tempo stesso.

  3. Mi avevi già convinto a leggerlo ai gufi di porcellana potenziali armi di distruzione di massa ^^. Prendo anche nota di un paio di utili segnalazioni sui libri di Dick che non ho ancora letto, Flow my tears su tutti.

    Dovresti sistemare l’encoding della nota a fine articolo, ma è cosa da poco.

  4. E, dopo Leibowitz, mi hai venduto anche questo! 😀
    Devo solo decidere se leggerlo prima o dopo “La Svastiva sul Sole”, che ho in lista d’attesa da tempo. E poi procederò con “Le Tre Stimmate di Palmer Eldritch”, che pure mi intriga parecchio…

    Sarà un periodo impegnatissimo °_°

  5. Si può scaricare anche usando un torrent che si trova qui, dato che library.nu al momento è inaccessibile ai più.

    Grazie Fos! Aggiorno l’articolo con l’indicazione.
    Anzi, se dovessi beccare torrent di altri libri di cui parlo, segnalalo pure!^^

    Dovresti sistemare l’encoding della nota a fine articolo, ma è cosa da poco.

    Fatto, onestamente non so perché WordPress abbia fatto una tale schifezza.

    Di Dick mi manca anche “VALIS”; ma ho paura ad avvicinarmici. E’ osannato e sconsigliato al tempo stesso.

    Tieni a mente questo: Valis non è fantascienza nel vero senso della parola. E’ la storia di un alter-ego di Dick che va alla ricerca di sé stesso e di Dio, attraverso la filosofia gnostica, uno strano film di fantascienza e una setta di fanatici. E’ Literary Fiction con molto Slice of Life e un filo di paranormal.

    Sarà un periodo impegnatissimo °_°

    ^_^

  6. Cheffigo, voglio leggerlo! Dei Dick che nomini mi mancano Il mondo che Jones creò, l’androide Abramo Lincoln, Cronache del dopobomba, Follia per sette clan, Illusioni di potere, Nostri amici da Frolix 8. Insomma, devo proprio recuperare.
    A me Eye in the sky non era dispiaciuto per niente.
    Il secondo libro di Valis è uno dei miei preferiti di Dick, e insisto nel proporre l’uso della categoria “fantascienza religiosa”.
    Dei libri più mainstream come memorie di un artista di merda non ho letto niente, ache se quello ce l’ho in casa. Non mi ispirava.

  7. Dei Dick che nomini mi mancano Il mondo che Jones creò, l’androide Abramo Lincoln, Cronache del dopobomba, Follia per sette clan, Illusioni di potere, Nostri amici da Frolix 8. Insomma, devo proprio recuperare.

    Il mondo che Jones creò e Cronache del dopobomba sono probabilmente i migliori. Illusioni di potere è il più interessante (uno dei personaggi principali – Gino Molinari – è un dittatore mondiale di origini italiane, amareggiato e assediato dalla sua famiglia, che Dick avrebbe creato ispirandosi a Mussolini), ma purtroppo verso la fine la trama va un po’ a farsi benedire.
    L’androide Abramo Lincoln e Follia per sette clan sono molto divertenti, ma scritti un po’ più a culo.

    Il secondo libro di Valis è uno dei miei preferiti di Dick, e insisto nel proporre l’uso della categoria “fantascienza religiosa”.

    E’ un po’ troppo confuso e simbolistico per i miei gusti.

    Dei libri più mainstream come memorie di un artista di merda non ho letto niente, ache se quello ce l’ho in casa. Non mi ispirava.

    Beh, l’articolo lo scrivo lo stesso ù.ù

  8. “Mr. Lars sognatore d’armi” l’ho letto anni e anni fa su un polveroso Urania di mio padre (che li collezionava). Bellissimo! Anche se non mi pronuncio sulla fedeltà all’originale!

    “uno dei personaggi principali – Gino Molinari – è un dittatore mondiale di origini italiane, amareggiato e assediato dalla sua famiglia, che Dick avrebbe creato ispirandosi a Mussolini”

    Gino Molinari dovrebbe entrare di diritto nell’olimpo dei migliori personaggi della fantascienza del 900! Accanto a Lars e a Febbs magari.

  9. Uh, l’ho letto questo libro. Stupendo finale a parte, però, rammento molto, molto poco. Sarà che avendolo letto da “piccina” (mi pare alle medie) tutti gli ingarbugliamenti politici tra Ovest ed Est mi avevano lasciato estremamente confusa ^^’
    Letto la maggior parte dei libri da te citati, comunque. Ho apprezzato in particolare Cronache del dopobomba, e Follia per 7 clan.
    Riguardo la “trilogia” di Valis, invece, sono sopravvissuta ai primi due libri, e sto ancora cercando qualcuno che me li spieghi.

  10. Riguardo la “trilogia” di Valis, invece, sono sopravvissuta ai primi due libri, e sto ancora cercando qualcuno che me li spieghi.

    Ah, sì, me lo ricordo x°D
    Divina invasione ha lasciato perplesso anche me. VALIS dovrei rileggertelo, per una spiegazione esauriente; in sintesi, (segue spoilerone in bianco), la setta con cui Fat e amici si erano messi in contatto era un gruppo di fanatici senza un reale contatto con Dio, la bambina era drogata/autistica/allucinata e il film non aveva alcun valore. Fat accetta che le cose che gli sono successe potrebbero essere allucinazioni, ma visto che è un inguaribile ottimista alla fine del libro si rimette in viaggio seguendo una nuova pista. VALIS quindi sarebbe un libro piuttosto autocritico, ma che si lascia aperto a qualche speranza.

    Follia per sette clan è carino ma purtroppo è scritto un po’ a culo.

    Tra l’altro devo ringraziare pure te, perché hai svolto un ruolo nel convincermi a leggere Dick ^_^

  11. Diavolo di un Tapiro! ^_^
    Per colpa tua ho appena finito di leggere “ma gli androidi sognano pecore elettriche?” e ora sono indeciso tra “The zap gun” (naturalmente in italiano) e “Un cantico per Leiqualcosa”.

    Devo dire che mi è piaciuto molto più de “la svastica sul sole”.

    Qualcosa stonava, ma nel complesso un romanzo veramente godibile.

    Qualche volta il pov è saltato (mentre Rick pensa alla polvere, leggo una considerazione che fa più o meno così “la polvere che Isidore chiama palta”… passaggio inutile che mi ha fatto storcere il naso non tanto per la “gravità” ma perché non me lo aspettavo per come stava proseguendo la storia) e altre volte i pensieri di Rick e di Isidore sono artificiosi, ma oltre questo non ci sono grandi “errori”.
    Anche l’infodump è gestito bene… e chiunque si stia ancora chiedendo come fare a fare fantascienza/fantasy senza fare infodump e stupidi “as you know…”, credo dovrebbe prendere esempio da questo romanzo.

  12. Per colpa tua ho appena finito di leggere “ma gli androidi sognano pecore elettriche?” e ora sono indeciso tra “The zap gun” (naturalmente in italiano) e “Un cantico per Leiqualcosa”.

    Leggi prima The Zap Gun, è più breve.

    Devo dire che mi è piaciuto molto più de “la svastica sul sole”

    Ma gli androidi è oggettivamente meglio della Svastica sul sole^^
    L’ordine in cui li ho messi non è semplicemente quello cronologico ma è anche l’ordine di bellezza xD

    Anche l’infodump è gestito bene… e chiunque si stia ancora chiedendo come fare a fare fantascienza/fantasy senza fare infodump e stupidi “as you know…”, credo dovrebbe prendere esempio da questo romanzo.

    Dick è sempre stato bravo a evitare gli infodump.
    Ma il campione in questo campo è probabilmente Mellick. Ho da poco finito di leggere The Egg Man, una novella molto cupa e piuttosto disgustosa di un centinaio di pagine, che merita molto.

  13. Un bel romanzo anche se lascia una sensazione di incompiutezza.
    Succedono troppe cose in pochissimo spazio.
    Prima ci sono le pippe mentali di Lars sull’Armi alla Moda.
    Poi Febbs che non viene ammesso ufficialmente nel consiglio.
    Poi la storia dei satelliti “alieni”.
    Poi la parte delle armi sognate collettivamente da Lars e Lilo e la storia dell’Uomo Blu Cefalopode di Titano.
    Poi, ancora, la storia degli alieni che rapiscono le persone e Mr. Klug col suo viaggio nel tempo.
    Infine il giocattolo che controlla la psiche.

    E sono sicuro di dimenticare qualche cosa.
    Il fatto è che c’è troppa carne al fuoco, troppe informazioni e poche pagine per sviluppare il romanzo.
    Succedono troppe cose; ho avuto l’impressione, leggendo, che si trattasse di un abbozzo, di un qualcosa che a distanza di qualche tempo si sarebbe dovuto trasformare in un romanzo molto più lungo.

    Gli infodump, qui, si sprecano.
    Ne “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” avevo detto che le informazioni venivano date naturale.
    Qui, invece, gli infodump sono presenti e, a volte, intrusivi ma mai irritanti. Anche questo sia dovuto alla mia impressione precedente: sembra una prima stesura, cui sarebbe seguito una modifica sostanziale (anche degli infodump).

    Nel complesso è stata una piacevole lettura.

    Questa è una parte di quello che ho scritto su anobii…

    Bello, mi è piaciuto. Ho fatto l’azzardo di comprare “l’acchiapparatti” di Barbi (e non ne sono tanto soddisfatto), ma per quando finirò quale altro libro di Dick mi consigli?
    Stavo pensando a “Le tre stigmate di qualcunochenonmiricordo”

  14. Ho appena abbandonato l’acchiapparatti (se ti dovesse interessare l’ebook, contattami via email) e in questo momento in ballottaggio ci sono:
    Un cantico per Leiqualcosa
    Ubik
    Le tre stimmate di qualcosa
    I figli di matusalemme

    Devo dire che Dick mi piace…

  15. Un bel romanzo anche se lascia una sensazione di incompiutezza.

    Troppi avvenimenti, troppi infodump, scritto di fretta: gli stessi difetti di cui ho parlato nell’articolo^^ E’ così, Dick ha scritto molti romanzi di fretta – altrimenti, come avrebbe fatto a scriverne 4 o 5 all’anno?

    In compenso, il bello di Dick è la varietà. E’ uno di quei pochi autori di cui si possono leggere 10-15 romanzi diversi e trovare sempre cose nuove.
    Se come autore ti piace, vai alla sezione “Su Dick” e tirati giù un po’ di titoli: quelli che raccomando sono tutti lì.

    in questo momento in ballottaggio ci sono:
    Un cantico per Leiqualcosa
    Ubik
    Le tre stimmate di qualcosa
    I figli di matusalemme

    Palmer Eldritch è molto più bello di Ubik. Quest’ultimo è carino, ma è chiaramente scritto di fretta. Leibowitz probabilmente è il migliore, ma ti spingerei a leggere il libro di Heinlein solo per sapere se è bello (come ti dissi, non l’ho letto).

    Per quanto riguarda Barbi, ci penso…

  16. Sto leggendo Heinlein.
    Mo’ vediamo.
    Se non mi piace passo al cantico di leiqualcosa

  17. Grazie per la spiegazione Tapì, devo dire che… Ha senso. Dovrei rileggermi bene il libro, prima o poi, ma a leggerla così mi pare che collimi e spieghi i miei vaghi ricordi riguardanti il romanzo.

    I Figli di Matusalemme l’ho letto, e devo dire che non mi ha convinto moltissimo: ll romanzo pare cambiare completamente genere quando arriva a metà libro, accantonando le tematiche della parte iniziale per diventare una “semplice” storia di esplorazione di mondi alieni sconosciuti. Il cambio di rotta mi ha fatto storcere il naso, si nota proprio che la storia è nata come un racconto ed è stata poi espansa forzatamente. <<

  18. La mia recensione su Anobii de “I Figli di Matusalemme”

    I membri della Famiglia Howard sono diversi dagli altri uomini: vivono il doppio se non il triplo di un normale uomo.
    E dopo anni di Mascherata, una pratica che serviva a far morire ufficialmente un membro della Famiglia per poi dargli un’altra identità, decidono di rivelarsi al mondo.
    Ormai, dicono, regna la pace sociale; la civiltà ha raggiunto un alto grado.
    Niente sembra far presagire che i normali, gli uomini destinati a morire prima, non accetteranno questi loro fratelli più fortunati.
    Ma l’invidia e la paura della morte è dietro l’angolo e pronta ad esplodere.

    Il libro si potrebbe dividere in tre parti principali.
    La prima è stata, schematicamente, riassunta poco fa ed è caratterizzata dalla presentazione dei membri della Famiglia e della loro necessità di fuggire dalla Terra e dal sistema solare.

    La seconda parte parla (parla, parla e parla) dell’esplorazione di una parte dell’universo e di un paio di mondi e delle relative civiltà.

    La terza è il ritorno sulla terra.

    Devo dire che la prima parte suscita abbastanza curiosità e veniamo catapultati durante una riunione delle Famiglie.
    Le spiegazioni sono gestite bene, tra spiegoni e flashback e tranne alcune scene ridicole (come Lazarus Long che sculaccia (cit.) una sua amica perché ci metteva troppo ad entrare nel sottomarino) il tutto è ben gestito.

    La seconda parte riguarda l’esplorazione dell’universo.
    E qui sono rimasto perplesso.
    Sembra che la Premise (dichiarazione iniziale? Premessa? Presupposto? Insomma, l’indirizzo iniziale del romanzo) sia cambiata. E dopo un po’ di pagine scopro che è proprio così.
    Della Premise iniziale non resta niente. Anzi, sembra che i membri delle Famiglie si siano dimenticati di poter essere ultracentenari.
    Nella prima parte, dove si capiva che l’esodo era l’unica scelta possibile, si era chiaramente fatto riferimento alla longevità dei membri come un fattore che li avrebbe aiutati a esplorare la galassia. Ora, invece, grazie a un Deus Ex (Libby inventa, nell’arco di pochi giorni, un motore che può arrivare quasi alla velocità della luce) che gli consente di seminare la Marina terrestre e quella venusiana hanno la velocità superpower e possono viaggiare in pochi anni attraverso lo spazio, rendendo, come dicevo, inutile il “fattore longevità”. A questo si deve aggiungere l’ulteriore powewup da parte del Piccolo Popolo.

    E dai problemi di coesistenza sulla terra, la trama si focalizza sulla scoperta di nuovi mondi; e così anche i protagonisti della storia cambiano: dalla collettività della Famiglia, ai singoli membri.

    E nemmeno questa parte viene sviluppata come si deve.
    Sembrano più capitoletti di un moderno telefilm dove c’è una trama generale (il viaggio) e una sotto trama che c’entra ben poco con le altre sotto trame.
    Il lettore, a questo punto, si aspetterebbe qualcosa di più dettagliato.
    Invece ci troviamo a scoprire che esiste vita intelligente sulla terra e il primo contatto con questa razza ci viene raccontato più o meno così: Scesero a terra. Qualche ora più tardi, sulla nave, Lazarus faceva rapporto. L’ho trovato estremamente irritante.

    Il primo contatto con la seconda civiltà l’ho trovato più carino, ma il tragitto PrimaCiviltà-SecondaCiviltà l’ho trovato estremamente forzato. Per la serie perchessi!

    La terza parte del romanzo riguarda il ritorno.
    E anche qui sembra un’altro cambio di Premise.
    Il problema della longevità non è più un problema, infatti hanno trovato una soluzione (cretina), sulla terra.

    Per quanto riguarda lo stile, viene raccontato tutto tramite un Narratore Onnisciente che, all’occorrenza, salta da una spalla all’altra, da una testa all’altra.
    Nel complesso, non provoca nessuno disagio. Si capisce sempre chi parla e chi pensa cosa.

    Spesso Heinlein usa la tecnica del “…glielo spiegò. Dieci minuti più tardi…” nascondendo così al lettore i dettagli del piano.
    Espediente che può andar bene una volta, non di più; tre o quattro volte sono irritanti.

    Nel complesso un romanzo che, nonostante i difetti, supera abbondantemente la sufficienza.

  19. Dimenticavo: ci sono abbondanti parti di raccontato, specialmente quando tratta la parte “sociologa” delle razze.
    Mi ha ricordato la recensione che hai fatto su quel libro della LeGuin.

  20. @Guardiano:

    Diciamo che, dopo questo tuo commento, m’è un po’ passata la voglia di leggerlo ^-^’
    Mi sembri confermare quello che ha detto Zero, ossia un racconto o novella espanso alla bell’e meglio in romanzo. Mi ricorda la delusione che provai quando lessi Neanche gli dèi di Asimov.

  21. Boh… forse ho pescato un romanzo brutto di Heinlein… altrimenti come potrebbero considerarlo (la crostacea prima di tutti) un grande della Sci-Fi?
    Magari più in là proverò con altro.

    Comunque, dai, leggi quello di Barbi che voglio sapere che ne pensi… su…su…

  22. tapiro, che pensi di questi libri/autori che dovrebbero appartenere al cyberpunk?

    Rucker Rudy – Signore dello Spazio e del Tempo
    Marc Laidlaw – Il 37° Mandala
    William Gibson & Bruce Sterling – La Macchina Della Realta’
    William Gibson – L’Accademia Dei Sogni
    William Gibson – Neuromante
    John Shirley – La Musica Della Citta’ Vivente
    Marc Laidlaw – La Terza Forza
    Bruce Sterling – La Matrice Spezzata
    Bruce Sterling – Oceano
    John Shirley – Doom
    Greg Bear – Egira
    Bear Greg – L’enigma della protostella

  23. Signore dello Spazio e del Tempo io l’ho letto. È un romanzo molto simpatico, al limite del demenziale, ma non è assolutamente catalogabile come cyberpunk °°’ Il ciclo del Ware dello stesso autore, invece, direi che rientra tra i canoni del genere.
    Gli altri invece provo a cercarmeli, visto che sto cercando materiale sull’argomento. Grazie per la lista.

  24. forse ho pescato un romanzo brutto di Heinlein… altrimenti come potrebbero considerarlo (la crostacea prima di tutti) un grande della Sci-Fi?

    Probabilmente è così; comunque, tieni conto che anche Clarke – un altro dei Big Three – ha scritto un sacco di merda. Se scrivi anche solo tre o quattro grandi romanzi, si chiude un occhio sulle altre dieci o quindici schifezze.

    tapiro, che pensi di questi libri/autori che dovrebbero appartenere al cyberpunk?

    Di cyberpunk mi intendo molto poco.
    La cosiddetta “trilogia dello Sprawl” (Neuromancer, Count Zero, Mona Lisa Overdrive) di Gibson ne fa sicuramente parte.
    La macchina della realtà invece, se non ricordo male, è steampunk.
    Altri libri cyberpunk sono i primi romanzi si Stephenson (Snow Crash, The Diamond Age).

    Ma si tratta di libri che non ho (ancora) letto.
    Quindi verifica tu stesso!

  25. Ma che palle col Cyberpunk… possibile che piace a così poche persone che non se ne trova uno che ne capisce?

    Comunque grazie a entrambi… cercherò di capirne un po’ di più da solo ^_^

  26. Prova a cercare qualcosa di Pat Cadigan. In italiano hanno pubblicato ben pochi suoi lavori, ma i due racconti suoi che lessi mi colpirono assai. Eppoi fu una delle autrici che collaborarono a Mirrorshades, quindi qualcosa di cyberpunk dovrà pur saperne.

  27. Ma che palle col Cyberpunk… possibile che piace a così poche persone che non se ne trova uno che ne capisce?

    Io non ho nulla contro il cyberpunk, come ho già detto, anzi mi piacerebbe leggerlo in futuro… Solo che finora ho dato la priorità ad altre cose.
    Tutto qui.

    Vedrai che prima o poi Tapirullanza si occuperà anche di cyberpunk.
    E comunque almeno un romanzo ascrivibile al genere l’ho menzionato, ossia Vacuum Flowers di Swanwick (citato nell’articolo su Jack Faust).

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