I Consigli del Lunedì #22: Flowers for Algernon

Fiori per AlgernonAutore: Daniel Keyes
Titolo italiano: Fiori per Algernon
Genere: Slipstream / Science Fiction / Social SF / Slice of Life
Tipo: Romanzo

Anno: 1966
Nazione: USA
Lingua: Inglese
Pagine: 280 ca.

Difficoltà in inglese: **

Charlie Gordon ha trent’anni ed è ritardato. Ma Charlie ha una caratteristica che lo distingue dagli altri ritardati: il desiderio di imparare e diventare intelligente, così da guadagnarsi il rispetto e l’amicizia degli altri. Per questo si è iscritto al Centro per Adulti Ritardati del Beekman College e ha imparato a leggere e a scrivere.
Ora la vita di Charlie potrebbe cambiare per sempre, perché i ricercatori dell’università stanno mettendo a punto un’operazione chirurgica capace di potenziare l’attività del cervello, e adesso vorrebbero testarla su di lui. L’esperimento è già stato condotto con successo su Algernon, un topolino bianco, e ora Algernon è diventato un genio tra i topi ed è in grado di risolvere rapidamente labirinti di qualsiasi difficoltà. Charlie non sta più nella pelle. Ma se l’esperimento fallisse e il suo cervello si deteriorasse ulteriormente invece di migliorare? E la sua vita migliorerà davvero, quando sarà diventato intelligente e nessuno potrà più prendersi gioco di lui?
L’unica cosa certa è che le vite di Charlie e di Algernon sono legate a doppio filo.

Stanchi delle trame complicate e dell’ambientazione uberfantastica degli ultimi tre Consigli? Bene, perché quello di cui parliamo oggi è un romanzo più vicino al mainstream e al romanzo psicologico tradizionale che non alla narrativa di genere1. L’intreccio alla base di Flowers for Algernon è di una semplicità disarmante: cosa succederebbe se un ritardato diventasse gradualmente un genio? Come reagirebbe la gente attorno a lui? E quelli che lo conoscevano prima? E riuscirebbe l’ex-ritardato ad essere felice, o rimpiangerebbe la condizione precedente?
Flowers for Algernon è uno di quei pochi ‘classici’ della fantascienza con una certa popolarità anche in Italia, quindi immagino che diversi di voi l’abbiano già letto e che la maggior parte ne abbia almeno sentito parlare. A questi ultimi e a coloro che non sapessero proprio di cosa sto parlando è dedicato il Consiglio di questa settimana.

Retarded or noob

Uno sguardo approfondito
Il libro è scritto in prima persona dal protagonista, ed è strutturato come una serie di rapporti (ogni ‘Progress Report’ rappresenta un capitolo) che Charlie scrive su richiesta dei ricercatori per monitorare le sue condizioni mentali e i suoi progressi. L’evoluzione di Charlie è quindi rispecchiata nello stile del libro: i primi capitoli sono scritti in un inglese sgrammaticato e infantile, mentre mano a mano che gli effetti dell’operazione si fanno sentire la prosa diventa corretta e adulta.
All’inizio Charlie si limita a raccontare una dietro l’altra tutte le cose che gli succedono, senza virgole, senza virgolette per introdurre il discorso diretto, la mente intrappolata in un eterno presente. Quando si imbatte in un concetto nuovo è facile che non lo capisca o lo fraintenda. Quando un ricercatore prova a fargli risolvere un labirinto (“maze” in inglese), lui, che non ne ha mai sentito parlare, fraintende: “He tolld me that game was amazed”. Quando gli sottopongono un test in cui deve inventare una storia basata su delle immagini, si rifiuta di farlo perché non conosce quelle persone disegnate e gli hanno insegnato che non si dicono le bugie. Il principio è quello dell’unreliable narrator: il lettore si rende conto di cosa significhi pensare come un ritardato perché Keyes permette al lettore di capire cose che lo stesso Charlie – personaggio pov – non capisce.
Col procedere del libro, invece, Charlie diventa capace di ragionamenti complessi e astratti; la storia si punteggia di flashback mano a mano che il protagonista ricorda la sua infanzia; ci sono descrizioni di sogni e tentativi di interpretarli secondo il metodo psicanalitico. I Progress Report diventano una sorta di diario intimo.

Daniel Keyes dà l’impressione di essersi documentato sul ritardo mentale, e il suo protagonista è decisamente credible. In una delle prime scene, Charlie vine sottoposto al test delle macchie di Rorschach. Quando gli vine chiesto cosa vede nelle macchie, Charlie risponde che vede solo delle macchie d’inchiostro; per quanto si sforzi, il suo cervello non è in grado di elaborare quelle immagini attingendo all’inconscio. Le spiegazioni che prova a darsi sono idee che una persona con intelligenza normale non avrebbe mai: “I tryed hard but I still coudnt find the picturs I only saw the ink. I tolld Burt mabey I need new glassis”. E anche quando gli viene spiegato lo scopo dell’esercizio: “He just kept saying think imagen theres something on the card. I tolld him I imaggen a inkblot. He shaked his head so that wasnt rite eather. He said what does it remind you of pretend its something. I closd my eyes for a long time to pretend and then I said I pretend a bottel of ink spilld all over a wite card”.
Episodi della sue vita che Charlie ricorda con piacere infantile – come il modo in cui i ragazzi della panetteria dove lavora scherzano con lui – acquistano un significato inquietante quando l’operazione gli fa aprire gli occhi.

Labirinto 3d

I labirinti non fottono il cervello solo ai ritardati…

Altrettanto credibile è il mondo accademico in cui Charlie si trova immerso – le piccole rivalità tra scienziati, l’arroganza ansiosa di chi ha conquistato un po’ di fama e teme di vedersela portare via, il balletto tra il bisogno di pubblicare una scoperta rivoluzionaria e il terrore di fare una figuraccia che ti rovina la carriera, le banalità scambiate tra studenti universitari che si credono geni.
Anche se il riflettore della storia è sempre puntato su Charlie, tutti i comprimari – il Dr. Strauss, il Prof. Nemur, l’assistente Burt, Alice Kinnian, i suoi genitori – sono sviluppati con cura, personaggi a tutto tondo fatti di luci e ombre come le persone reali. Certo, queste persone vogliono davvero aiutare Charlie, e certo, sarebbero tutti felici se grazie ai loro sforzi si potesse curare il ritardo mentale, ma cio’ che li spinge è davvero l’altruismo? Persino il rapporto con la svampita artista newyorkese Fey Lillman, che dovrebbe essere la più spontanea, onesta, positiva relazione del libro, mostra sul lungo periodo dei lati bui.
Una certa atmosfera di cinismo, di ambiguità morale pervade tutto il romanzo. Elemento estremamente positivo, dato che la questione morale è il fulcro tematico di Flowers for Algernon. E questo cinismo di fondo, unito al filtro totale della personalità di Charlie (e quindi: identificazione completa del lettore nel protagonista), fa sì che alcuni momenti della storia siano davvero davvero tristi. Flowers for Algernon in un paio di punti mi ha fatto venire i lacrimoni, e questo non mi succede spesso.

Uno dei maggiori punti di forza del romanzo di Keyes è di non divagare. Tutti gli episodi del libro servono a sviluppare il conflitto centrale tra il protagonista e la società. Anche i flashback sull’infanzia di Charlie, che alle prime apparizioni mi erano apparsi superflui, in realtà contribuiscono al quadro, e alla fine Keyes riannoda i fili alla trama principale. L’autore è stato anche in grado di dare al tema del libro un forte correlativo oggettivo – il topo Algernon e i suoi labirinti. Il destino di Algernon rispecchia quello di Charlie; e poi, è così simpatico!
L’unica trovata che mi ha lasciato perplesso è l’idea che il trattamento debba rendere Charlie non semplicemente una persona intelligente, ma un genio. In questo modo è troppo facile rendere il proprio protagonista un emarginato; e non si è veramente dimostrato il punto, ossia la possibilità di un ritardato di reintegrarsi nella società una volta superato il proprio ritardo. Peraltro, Algernon diventa l’Einstein dei topi dopo l’operazione, ma prima non era un topo ritardato, era un topo normale – non si capisce quindi perché su Charlie debba avere un effetto così esagerato.

Topolino bianco

L’Einstein dei topi.

Questo comunque non cambia il giudizio finale.In conclusione, Flowers for Algernon è un piccolo capolavoro a metà tra il mainstream psicologico e la fantascienza sociale. Per quanto mi riguarda, la dimostrazione della sua bellezza sta nel fatto che mi ha coinvolto tantissimo nonostante non sia mai stato granché interessato al problema del ritardo mentale. Avevo deciso di provare a leggerlo più per la sua fama che per altro – ed è riuscito a colpirmi lo stesso.

Su Daniel Keyes
Keyes è famoso fondamentalmente per questo solo romanzo, ed è anche l’unico suo che abbia mai letto. In realtà ce n’è un altro che mi interessa molto e che probabilmente leggerò in futuro, ossia la biografia-reportage The Minds of Billy Milligan (in italiano Una stanza piena di gente). Il libro racconta la storia vera di Billy Milligan, un tizio affetto da disturbo di personalità multipla (ben 24!) finito in carcere e quindi in clinica dopo svariati crimini. Aldilà del caso umano, cio che mi interessa è che il libro dovrebbe mostrare il meccanismo di funzionamento delle differenti personalita e il modo in cui si davano il cambio. Sarà stato qualcosa del genere a suggerire a Swanwick il personaggio di Wyeth in Vacuum Flowers?

Dove si trova?
Procurarsi Flowers for Algernon è molto facile. Per il testo in lingua originale potete frugare su Bookfinder, Library Genesis o sul canale #ebooks di IRChighway; per quello in italiano guardate sul Mulo, o magari, se siete fortunati, lo potete ancora trovare in libreria in una recente edizione della Nord. Ho dato un’occhiata alla traduzione italiana e mi sembra accettabile, nonostante questo sia un romanzo che si appoggi molto al gioco linguistico. Certo, alcune finezze si perdono (come il labirinto “amazed” di cui ho parlato sopra), ma non è la fine del mondo.

Qualche estratto
I due estratti di oggi sono speculari. Li ho scelti con l’intenzione di mostrare il progresso mentale di Charlie nel corso del libro, e la corrispondente trasformazione nello stile del libro. Entrambi mostrano il rapporto tra il protagonista e il topo Algernon, così intelligente da risolvere i labirinti più velocemente di Charlie; nel primo caso, però, Charlie non si è ancora sottoposto al trattamento, mentre nel secondo i primi effetti di quest’ultimo cominciano a farsi sentire, almeno sul piano emotivo:

1.
We went up to the 5 th floor to another room with lots of cages and animils they had monkys and some mouses. It had a funny smel like old garbidge. And there was other pepul in wite coats playing with the animils so I thot it was like a pet store but their wasnt no customers. Burt took a wite mouse out of the cage and showd him to me. Burt said thats Algernon and he can do this amazed very good. I tolld him you show me how he does that.
Well do you know he put Algernon in a box like a big tabel with alot of twists and terns like all kinds of walls and a START and a FINISH like the paper had. Only their was a skreen over the big tabel. And Burt took out his clock and lifted up a slidding door and said lets go Algernon and the mouse sniffd 2 or 3 times and startid to run. First he ran down one long row and then when he saw he coudnt go no more he came back where he startid from and he just stood there a minit wiggeling his wiskers. Then he went off in the other derection and startid to run again.
It was just like he was doing the same thing Burt wanted me to do with the lines on the paper. I was laffing because I thot it was going to be a hard thing for a mouse to do. But then Algernon kept going all the way threw that thing all the rite ways till he came out where it said FINISH and he made a squeek. Burt says that means he was happy because he did the thing rite.
Boy I said thats a smart mouse. Burt said woud you like to race against Algernon. I said sure and he said he had a differnt kind of amaze made of wood with rows skratched in it and an electrik stick like a pencil. And he coud fix up Algernons amaze to be the same like that one so we could both be doing the same kind.
He moved all the bords around on Algernons tabel because they come apart and he could put them together in differnt ways. And then he put the skreen back on top so Algernon woudnt jump over any rows to get to the finish. Then he gave me the electrik stick and showd me how to put it in between the rows and Im not suppose to lift it off the bord just follow the little skratches until the pencil cant move any more or I get a little shock.
He took out his clock and he was trying to hide it. So I tryed not to look at him and that made me very nervus.
When he said go I tryed to go but I dint know where to go. I didnt know the way to take. Then I herd Algernon squeeking from the box on the tabel and his feet skratching like he was runing alredy. I startid to go but I went in the rong way and got stuck and a littel shock in my fingers so I went back to the START but evertime I went a differnt way I got stuck and a shock. It didnt hert or anything just made me jump a littel and Burt said it was to show me I did the wrong thing. I was haffway on the bord when I herd Algernon squeek like he was happy again and that means he won the race.
And the other ten times we did it over Algernon won evry time because I coudnt find the right rows to get to where it says FINISH. I dint feel bad because I watched Algernon and I lernd how to finish the amaze even if it takes me along time.
I dint know mice were so smart.

Abbiamo salito al 5° piano in nunaltra stanza con un mukio di gabie e annimali cerano scimie e alquni topi. Si sentiva nodore strano come di mmondizzia. E cerano altri indi vidui con il cammicie bianco che gioccavano congli annimali per cui sono pensato che fose un negozzio dannimali ma cueli non erano clienti. Burt ha tolto un toppolino bianko da na gabia e me la mostrato. Ha detto che si kiama Algernon e sa fare cuesto lab irinto benisimo. Ci o detto di farmi veddere come facieva.
Bene, sapete, a meso Algernon in una skatola grande come un tavolo con un mukio di serpentine e di svolte de limmitate da muretti e un INIZIO e una FINE come sul follio. Sol tanto cera una rete sopra la grosa scatola. E Burt sè tolto dal taskino lorologgio e a solevate una porticcina scorevole e il toppolino a fiuttato uno due volte e se messo a corere. Prima a corso lungo un reti lineo e poi cuando sè acorto che non poteva più andare avanti a tornato dietro dove aveva cominciato e a rimasto lì un minuto con i baffi vibbranti. Poi è partito ne laltra direzzione e a ri cominciato a corere.
Sembrava propprio che facieva la stesa cosa che Burt aveva voluto farmi fare con le righe su la carta. Ridevo perché pensavo che avrebe stata na cosa dificile da fare per un toppolino. Ma poi Algernon a continnuato in filando sempre la strada giusta fin che ussito dove ce skritto FINE e ha scuitito. Cuesto sinnifica a detto Burt chera contento perche aveva fatto la cosa giusta.
Per dinci sono detto cuesto sì che un topo inteligente. Burt ha dommandato: ti piacerebe garegiare con Algernon? Certo sono risposto e lui ha detto che aveva un tipo di lab irinto diffrente fatto di lennio con solki scavati drento e un bastoncino e letrico come una mattita. E poteva moddificare ne lo stesso modo il lab irinto di Algernon così saremmo fati tute due la stessa cosa.
A tolto tutte le sponde intorno a la skatola di Algernon perché si posono smontare e lha di sposte in modo diverso. E poi ci ha rimeso sopra la rete per impe dire a Algernon di scavvalcare le file e a rivare al FINE. Poi ma dato il bastoncino e letrico e ma mostrato come meterlo tra le file e non dovevo so levarlo ma soltanto segguire i picoli solki fin che non poteva più muoversi o sentivo na picola scossa.
A ripreso lorologgio e ciercava di nasconderlo. Così sono ciercato di non guardarlo e cuesto ma reso nervosisssimo.
Cuando a detto via sono ciercato di partire ma non sappevo dovandare. Non sapevo cuale strada prendere. Poi o uddito Algernon scuitire ne la skatola e le sue zampette raskiare come se stava già corendo. Sono partito ma o andato nel senso sballiato e o rimasto blokato e o sentito una picola skossa ne le dita. Non ma fato male né gnente soltanto su sultare un poko e Burt a detto chera per mostrarmi che avevo sballiato. Ero rivato a metà cuando o sentito Algernon scuitire come se era dinuovo contento e cuesto sinnifica che a vinto la corsa.
E le altre dieci volte che siamo ripetuti la gara Algernon a vinto tutte le
volte perché io non riussivo a trovare il solko giusto per rivare dove ce scrito FINE. Non ma dispiacciuto perché guardavo Algernon e sono imparato come finire il lab irinto anche se ma voluto tempo.
Non sapevo che i toppolini erano così inteligienti.

Slowpoke

Anche i Pokemon hanno i loro problemi.

2.
March 15 — Im out of the hospitil but not back at werk yet. Nothing is happining. I had lots of tests and differint kinds of races with Algernon. I hate that mouse. He always beets me. Prof Nemur says I got to play those games and I got to take those tests over and over agen.
Those amazes are stoopid. And those picturs are stoopid to. I like to drawer the picturs of a man and woman but I wont make up lies about pepul.
And I cant do the puzzels good.
I get headakes from trying to think and remembir so much. Dr Strauss promised he was going to help me but he dont. He dont tell me what to think or when Ill get smart. He just makes me lay down on a couch and talk.
Miss Kinnian comes to see me at the collidge too. I tolld her nothing was happining. When am I going to get smart. She said you got to be pashent Charlie these things take time. It will happin so slowley you wont know its happening. She said Burt tolld her I was comming along fine.
I still think those races and those tests are stoopid and I think riting these progress reports are stoopid to.

15 marzo – Sono fuori de lospedale ma non ancora al lavoro. Non sta suciedendo gnente. O fato molti test e divversi tipi di corse con Algernon. Lodio cuel topo. Mi vincie sempre. Il porfesor Nemur dicie che devo fare cuei gioki e rippetere cuei test tante tante volte.
Cuei lab irinti sono stuppidi. E anke cuei di segni sono stuppidi. Mi piace disenniare un uomo e una dona ma non vollio inventare buggie su la gente.
E non sono bravo a fare i puzzel.
Mi viene il mal ditesta a furria di sfforzzarmi di pensare e riccordare tanto. Il dotor Strauss avveva promeso daiutarmi ma non maiuta. Non mi dicie che cosa devo pensare o cuando divventerò inteligiente. Mi fa sol tanto stendere sun divano e parlare.
Miss Kinnian viene a trovarmi anche alla niversità. Ci o detto che non stava sucedendo gnente. Cuandè che divventerò inteligiente? Devi esere pazziente Charlie a risposto per cueste cose occore tempo. Acadrà così addagio che non te nacorgerai. Ma detto daver saputo da Burt che vado bene.
Continnuo a pensare che cuele corse e cuei test sono stuppidi. E 2° me sono stuppidi anche cuesti rapporti sui progressi.

Tabella riassuntiva

Un moral play sul destino di un ritardato nella società. Forse va fuori tema facendo diventare Charlie un genio.
Ci si identifica in Charlie – ci si entusiasma e si soffre con lui.
I capitoli sgrammaticati sono deliziosi!

(1) Lo definirei ‘slipstream’, perché anche se è un device fantascientifico a mettere in moto la vicenda, il focus del libro non è sugli elementi fantastici ma sul rapporto tra il protagonista e il mondo. E quel mondo è tale e quale al nostro.Torna su

18 risposte a “I Consigli del Lunedì #22: Flowers for Algernon

  1. Di questo Consiglio avevamo avuto una preview in un tuo commento di ieri sera… xD

  2. Gran bel libro. Ottimo consiglio. Una bella storia ben raccontata.
    Ciao

  3. Ecco, a me questo libro invece non è proprio piaciuto.
    Non saprei dire esattamente perché: l’idea di fondo è interessante, sviluppata bene e tutto… Eppure Charlie mi è sembrato falso. Non sono riuscita minimamente a immedesimarmi in lui, anzi, l’ho preso subito in antipatia.
    Sai cosa mancava, forse? Il sense of wonder da parte del protagonista. Voglio dire, lui diventando intelligente non prova molta meraviglia, non è felice di riuscire finalmente a capire il mondo e di vederlo con occhi diversi: la sua intelligenza diventa subito una maledizione. Tutto ciò mi è sembrato orribilmente poco verosimile.
    Leggendo continuavo a fare paragoni mentali con un libro chiamato Mockingbird, di Walter Tevis. All inizio di questo libro c’è un personaggio che impara gradualmente a leggere e scrivere, e giorno dopo giorno le pagine del suo diario si fanno sempre più articolate e prive di errori. Soprattutto, a quel personaggio piace imparare. Il suo entusiasmo è palpabile. E quelle poche pagine sono riuscite un po’a farmi commuovere, cosa che con Flowers for Algeron non è minimamente accaduta.

  4. L’idea per come la racconti sembra interessante, ma dev’essere faticoso leggere un testo sgrammaticato e pieno di errori, un conto è una paginetta, altra cosa interi capitoli: credo che non ce la farei. Se dovessi sviluppare un tema simile, credo che userei un intermediario oppure un espediente, per esempio gli farei registrare dei nastri invece che scrivere, per mantenere la costruzione sintattica elementare ma senza gli errori di ortografia. Un lettore cerca anche un certo piacere, come si fa così? Anche solo i pezzi che hai riportato mi sono fastidiosi in modo insopportabile. Pensa come deve essere stato male il suo correttore di bozze 😀

  5. a meno che non si sia veramente fluenti con l’inglese, è meglio leggerlo in italiano…
    ma ne vale veramente la pena, almeno per quello che mi ricordo io, che l’ho letto quando è uscito in Italia e l’impressione che mi ha lasciato è ancora viva oggi…

  6. @Giovanni:

    Di questo Consiglio avevamo avuto una preview in un tuo commento di ieri sera… xD

    ^-^

    @Talesdreamer:

    Sai cosa mancava, forse? Il sense of wonder da parte del protagonista. Voglio dire, lui diventando intelligente non prova molta meraviglia, non è felice di riuscire finalmente a capire il mondo e di vederlo con occhi diversi: la sua intelligenza diventa subito una maledizione. Tutto ciò mi è sembrato orribilmente poco verosimile.

    Le differenze rispetto a Mockinbird mi sembrano due, e sono giustificate dal testo:
    1. Charlie passa in un tempo molto breve dal ritardo mentale all’intelligenza. E’ vero che deve metterci del suo, leggendo ed esercitandosi, ma il suo progresso è indotto artificialmente e quindi accelerato. In questo modo non ha il tempo di “godersi” la transizione: prima ancora di rendersene conto e’ diventato un genio. Il che ci porta al punto due.
    2. Diventando velocemente un genio e non una persona d’intelligenza normale, non ottiene quella cosa che desiderava davvero, ossia l’integrazione con gli altri. Di qui scatta la delusione: Charlie si rende conto che “essere intelligenti” non e’ quello che si aspettava, e si rende anche conto che la gente che stimava e a cui voleva assomigliare in realta’ non è niente di che.
    Il punto 2 e’ quello che ho criticato anch’io nella recensione: che bisogno c’era di far diventare Charlie un genio dopo l’intervento? E’ un’escamotage un po’ semplicione. Pero’ si tratta di una critica a monte del libro, non un’inconsistenza interna – quindi ritengo che il personaggio di Charlie sia credibile.
    Se ricontrolli bene, c’è una breve fase della sua transizione in cui è piuttosto felice. Ossia quando è abbastanza intelligente da rimanere ammirato dai discorsi degli studenti nel campus, e da cominciare a leggere e a studiare, ma prima di diventare *troppo* intelligente.

    Comunque, quando penso all’empatia che mi e’ scattata con Charlie, mi vengono in mente due momenti. Il primo, quando Charlie rivive alcuni episodi della sua vita precedente sotto una nuova luce (es. il suo rapporto coi ragazzi della panetteria); il secondo proprio nelle ultime pagine del romanzo (if you know what I mean…). Lì mi è venuta proprio la tristezza.

    @DonnaCamel:

    L’idea per come la racconti sembra interessante, ma dev’essere faticoso leggere un testo sgrammaticato e pieno di errori, un conto è una paginetta, altra cosa interi capitoli: credo che non ce la farei.

    Dici? Io a dire il vero ho letto molto piu’ facilmente Flowers for Algernon che non Swanwick o Gibson. E a dire il vero a leggere il Charlie sgrammaticato mi sono divertito.
    Apprezzo che non si sia utilizzato un intermediario perchè così il libro è piu’ coinvolgente sul piano emotivo. I nastri registrati potrebbero funzionare.

  7. Ce l’ho qui, sullo scaffale, in attesa di essere letto prima o poi. Me lo hanno consigliato nel corso di una discussione sul film “Il tagliaerbe”, dove c’è un ritardato che diventa un ubergenio grazie ad una serie di giochi virtuali.
    PS: anche la mia edizione è della SF Masterworks. Quanto bella è quella collana?

  8. Ooooh, anch’io trovo simpatica la scrittura tutta sgrammaticata. Ma non so se leggerò il libro, sembra emotivamente superpesante, e io sono una fanciulla dal cuore tenero ç.ç

  9. @ladonnacamel: Non so a quale versione ti riferisca tu, o se ti riferisca invece a entrambe, ma mentre anche a me dà fastidio leggere la versione sgrammaticata in italiano, quella in inglese invece non mi disturba. Penso che questo sia dovuto al fatto che mentre la versione italiana comporti anche un difetto di pronuncia, la versione inglese consiste invece in una trasposizione alternativa della fonetica inglese, che se venisse letta ad alta voce potrebbe suonare come l’accento di certi americani del Sud (che peraltro spesso scrivono male quasi come Charlie e accettano certe forme formalmente scorrette come il “don’t” alla terza persona singolare).

  10. @Giobblin:

    anche la mia edizione è della SF Masterworks. Quanto bella è quella collana?

    Eh, dipende. Alcuni titoli sono molto belli, altri sono abbastanza osceni. Per il momento la mia valutazione è questa:

    Titoli buoni: Do Androids Dream, Last and First Men, The Dispossessed, The Drowned World, The Sirens of Titan, A Scanner Darkly, Star Maker, Behold the Man, Flowers for Algernon, Dr. Bloodmoney, The Fountains of Paradise, Valis, The Lathe of Heaven, Flow My Tears the Policeman Said, The Three Stigmata of Palmer Eldritch, Ringworld, Randezous with Rama, The Man in the High Castle, A Canticle for Leibowitz, Cat’s Cradle, Childhood’s End (21)

    Titoli meh: Martian Time-Slip, Empyhirio, Ubik, A Case of Conscience, The City and the Stars, Bring the Jubilee, A Fall of Moondust, Time Out of Joint, The Simulacra, Maze of Death, The Left Hand of Darkness, Sirius, Odd John (14)

    Titoli brutti: Pavane, Now Wait for Last Year, The Penultimate Truth (3)

    Per cui sì, la maggior parte di quelli che ho letto è bella, ma appartenere alla collana non è sempre garanzia di qualità.
    I Fantasy Masterworks sono mediamente peggio.

    @Giovanni:

    se venisse letta ad alta voce potrebbe suonare come l’accento di certi americani del Sud (che peraltro spesso scrivono male quasi come Charlie e accettano certe forme formalmente scorrette come il “don’t” alla terza persona singolare).

    OMG.
    Un altro motivo per stare alla larga da Alabama e Mississippi.

  11. Sia chiaro che per “accettano” intendo dire che è una forma diffusa nel parlato, ma nello scritto viene comunque riconosciuta come un errore.

    OMG.
    Un altro motivo per stare alla larga da Alabama e Mississippi.

    Ma no, la gente lì è così amichevole invece.

  12. Questo romanzo mi intriga parecchio (in effetti ne avevo già sentito parlare più volte). Peccato che l’edizione italiana non sia disponibile né su ibs, né su amazon, a meno di non acquistare “Le meraviglie del possibile”, una raccolta della Einaudi che contiene per l’appunto anche “Fiori per Algernon”… Cosa che ho appena fatto. 🙂

    P.S.: Non so il perché, ma la mail che mi hai inviato un mesetto fa era finita in antispam. Ti ho risposto una decina di giorni dopo (fortuna ha voluto che io abbia fatto un controllo nella cartella antispam) e tre o quattro giorni fa ti ho inviato una seconda email. Mi viene però il dubbio che anche tu possa aver avuto problemi di ricezione delle mie due email…

  13. @Giovanni: mi riferisco al pezzo citato in italiano, forse leggendola in inglese non mi accorgerei nemmeno degli errori…

  14. Peccato che l’edizione italiana non sia disponibile né su ibs, né su amazon, a meno di non acquistare “Le meraviglie del possibile”, una raccolta della Einaudi che contiene per l’appunto anche “Fiori per Algernon”… Cosa che ho appena fatto

    Attenzione: esiste anche una novella con lo stesso titolo, lunga un quarto del romanzo, e magari hai preso quella. Il romanzo nasce come espansione della novella originale.
    Entrambe le versioni hanno ricevuto premi e riconoscimenti, ed entrambe hanno la stessa struttura e gli stessi avvenimenti chiave (ma due finali un po’ diversi). Però quello che la gente legge di solito, e a cui si riferisce, è il romanzo.

    P.S.: Non so il perché, ma la mail che mi hai inviato un mesetto fa era finita in antispam. Ti ho risposto una decina di giorni dopo (fortuna ha voluto che io abbia fatto un controllo nella cartella antispam) e tre o quattro giorni fa ti ho inviato una seconda email. Mi viene però il dubbio che anche tu possa aver avuto problemi di ricezione delle mie due email…

    Le ho ricevute, tranquillo.
    Volevo risponderti all’ultima, ma poi mi sono dimenticato…

  15. Avevo il forte dubbio che potesse non trattarsi del romanzo ma di un racconto (in effetti, se non sbaglio la raccolta è composta da 29 racconti per un totale di circa 500 pagine, e in un commento che avevo letto su anobii “Fiori di Algernon” è segnalato come lungo racconto)… Ho deciso di acquistare in ogni caso la raccolta perché è da un po’ che non leggo dei bei racconti di fantascienza e l’antologia in questione sembra essere davvero valida. Tra l’altro, sono particolarmente interessato all’operazione di “espansione” da racconto a romanzo e dunque non escludo affatto la possibilità di leggere entrambi…

    P.S.: Per quanto riguarda le email, ho letto e ti ho appena risposto.

  16. Letto in due giorni qualche tempo fa. Mi è piaciuto molto, e anche se il personaggio di Charlie-genio l’ho trovato sgradevole sotto molti aspetti, la fine mi ha coinvolta comunque.
    Il fatto che Charlie diventi un genio invece che semplicemente una persona intelligente l’ho giustificato col fatto che la cura non era mai stata testata sugli umani, e quindi non potevano sapere quali effetti avrebbe avuto.
    Una cosa però mi ha lasciata perlpessa
    SPOILER [in bianco]
    Quando Charlie comincia a regredire ed è, comprensibilmente, disperato, non pensa nemmeno per sbaglio a sottomettersi di nuovo all’operazione. Ok, la tecnica ha dei problemi, ma potrebbe fargli guadagnare qualche mese e nel frattempo, visto che è un GeGno Planetario, potrebbe avere una buona intuizione per trovare una soluzione. Mah.
    L’autore avrebbe dovuto trovare una scusa per far finire il libro male (perché la fine è la parte meglio, trovo).

  17. Quando Charlie comincia a regredire ed è, comprensibilmente, disperato, non pensa nemmeno per sbaglio a sottomettersi di nuovo all’operazione. Ok, la tecnica ha dei problemi, ma potrebbe fargli guadagnare qualche mese e nel frattempo, visto che è un GeGno Planetario, potrebbe avere una buona intuizione per trovare una soluzione. Mah.

    SPOILER [in bianco]
    Anche se l’esatta natura dell’operazione non ci viene mai detta, trattandosi di un’operazione chirurgica al cervello possiamo indurre che si tratti di tagliuzzare e ricucire tessuto cerebrale: insomma, qualcosa che non si può ripetere a piacere. In parte, Charlie ci chiarisce (al termine della sua ricerca) che il problema con l’operazione non è tecnico ma teorico, e che quindi, semplicemente, non c’è soluzione (o se c’è, richiederebbe un paradigma di pensiero e capacità talmente aldilà del livello attuale del progresso umano da essere completamente aldilà anche del suo geGno).
    Quindi non ho trovato strano che finisse col rassegnarsi al suo amaro destino e amen.

    FINE SPOILER

    Comunque, sono contento che bazzichi il blog e che il libro ti sia piaciuto^^ Spero che tra i Consigli e i vari altri articoli tu riesca a trovare qualche altro libro di tuo gradimento!

  18. Ad anni di distanza dalla tua recensione ho finalmente letto “Flowers for Algernon” e mi sono ricordato dell’esistenza di questo blog. Tapiroulant perché sei morto? Followers e trolls non ti mancavan…

    Incuriosito dalla premessa, ho trovato la prima parte del romanzo e la sua chiusura emozionanti e ben scritte – nonostante la pessima grammatica e gli errori di ortografia, infatti, i capitoli del Charlie Gordon disabile sono anche quelli per me più commoventi, che mostrano tantissimo al lettore che legge tra le righe tutto quello che davvero accade al protagonista troppo ingenuo per accorgersene. Tutta la parte centrale, quella del Charlie Gordon normale e “super intelligente” le ho trovate invece le peggiori – la mia lettura del romanzo è rallentata tantissimo, nonostante non sia neanche uno scritto troppo lungo, proprio perché le trovavo troppo insipide. Tutto viene raccontato e pochissimo viene mostrato – ci viene detto che Charlie è un genio (da lui stesso, forse gli avrebbero dovuto spiegare che chi si loda si imbroda) ma non ci viene mostrato veramente niente di geniale da parte sua. Non gli accade niente di interessante, e le donne che lo circondano sono una peggio dell’altra, inclusa anche la sottomessa maestra Alice che accetta qualsiasi cosa Charlie voglia fare di lei.
    Un peccato perché se l’autore avesse avuto più coraggio e fantasia ne sarebbe potuto venire fuori qualcosa di interessante e di maggior valore – anche dal punto di vista dello stile, scritto in prima persona come se fosse un diario ma in un modo romanzesco che nessuno impiegherebbe mai per scrivere un diario vero e proprio.

    Ho trovato più interessante il racconto “Understand” di Ted Chiang che parte da una simile premessa (un uomo comune aumenta la sua intelligenza fino a livelli disumani con un farmaco) ma che sceglie la speculazione fantascientifica piuttosto di lanciarsi nel commento sociale (una nobilissima missione e in realtà l’intenzione da me preferita, ma che deve essere eseguita bene e al ritmo giusto, cosa che secondo me FfA non riesce). Si trova nella raccolta “Stories of Your Life”, che insieme a diverse altre gemme colme di sense of wonder (mozzafiato la Torre di Babele del primo racconto) contiene anche la storia breve da cui è stato tratto il bellissimo film “Arrival” di quest’anno. Se leggi ancora qui Tapiro ti consiglio di darci un’occhiata!

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