I Consigli del Lunedì #02: The Sirens of Titan

The Sirens of Titan / Le Sirene di TitanoAutore: Kurt Vonnegut
Titolo italiano: Le Sirene di Titano
Genere: Science Fiction / Literary Fiction / Social SF
Tipo: Romanzo

Anno: 1959
Nazione: USA
Lingua: Inglese
Pagine: 320 ca.

Difficoltà in inglese: **

Winston Niles Rumfoord è un nobile d’antico stampo. Ed è anche piuttosto ricco, dato che si è costruito una navicella spaziale privata ed è partito per lo spazio con il suo cane Kazak. Ma qualcosa è andato storto: sulla rotta per Marte, la navicella si è infilata in un infundibolo cronosinclastico, quel luogo dove lo spazio e il tempo perdono di significato e tutte le verità possibili sono contemporaneamente vere.
Ora Rumfoord e il suo cane Kazak esistono contemporaneamente lungo tutta una spirale che va dal Sole a Betelgeuse, intrappolati in eterno. Poiché inoltre tutti i momenti della sua esistenza ora esistono contemporaneamente, Rumfoord ha acquisito la capacità di vedere il futuro. Due volte all’anno, quando la Terra entra nel raggio della spirale, Rumfoord e Kazak compaiono nella sontuosa villa di famiglia. La gente vorrebbe vederli, gli scienziati studiarli, i giornalisti intervistarli, ma Beatrice Rumfoord, la gelida e nevrotica moglie di Winston, non ammette mai nessuno. Per lei la situazione di suo marito è solo una vergogna che vorrebbe dimenticare.
Per un solo ospite si fa eccezione: Malachi Constant, giovane debosciato e arrogante, con l’insolita caratteristica di essere l’uomo più ricco del mondo. E di non aver mai fatto assolutamente nulla nella vita per diventarlo. Perché Rumfoord ha un piano per Malachi Constant. E ha un piano per Beatrice. A ben pensarci, ha un piano per l’intera umanità. E i poteri per realizzarlo…

Chi conosce già Vonnegut sa che solo con difficoltà lo si può catalogare come un autore di fantascienza. Diversi suoi romanzi sono in realtà mainstream con qualche elemento strano; e anche negli altri, l’elemento fantastico è sempre subordinato alla voglia di parlare (in modo più o meno dissacrante, e più o meno bizzarro) della realtà, della nostra società, della stupidità umana. Eh già, non siamo molto lontani dallo “specchio distorcente” che Gamberetta giustamente odia… Inoltre il suo modo di scrivere lo avvicina più alla literary fiction che alla narrativa di genere.
The Sirens of Titan è una parziale eccezione. Ed è sicuramente il più fantascientifico e il più bizzarro tra i romanzi di Vonnegut. “La sua destinazione è Titano” dice Rumfoord a Malachi Constant, “ma prima di arrivare là visiterà Marte, Mercurio e anche la Terra”. Assisteremo agli involontari viaggi di Constant attraverso lo spazio e ai suoi tentativi di sottrarsi a un futuro che sembra già scritto negli infundiboli cronosinclastici.

Titan, Titano

Titano, il più grande satellite di Saturno. Non proprio il luogo più adatto a una villeggiatura.

Uno sguardo approfondito
Lo stile di Vonnegut viola i più basilari principi della narrativa del genere; ma lo fa apposta.
La storia è vista dal punto di vista di un narratore onnisciente, che il più delle volte se ne sta appollaiato sulle spalle o nella testa di Malachi Constant, il protagonista, ma che non si fa problemi, durante una pausa nella narrazione, a lanciarsi in commenti, digressioni, a riportare stralci di giornali o libri inventati.
Qualche esempio. All’inizio del libro, Malachi Constant sta entrando nella villa Rumfoord. Gli viene da pensare a Rumfoord e al fatto che è entrato nell’infundibolo. Tac, digressione: Vonnegut interrompe la storia per riportarci la (spassosa) voce “infundibolo cronosinclastico” di un’Enciclopedia per Bambini. Più tardi, Constant incontra Rumfoord: tac, nuova digressione, in cui Vonnegut parla dell’ “autentica aristocrazia americana” e delle differenze di “stile” tra un Rumfoord e un Constant. Ancora dopo, un’altra digressione sul rapporto tra l’esplorazione spaziale e la Chiesa. Un paio di capitoli dopo, un’altra lunga digressione racconta di come il padre di Constant, umile commesso viaggiatore, riuscì a diventare l’uomo più ricco del mondo speculando in borsa col solo aiuto del libro della Genesi. E così via.
Le digressioni e i commenti del narratore si collocano tra umorismo e satira. Sarebbero insopportabili, se non fosse per il fatto che molte sono divertenti, e alcune (in particolare la prima e l’ultima che ho citato) semplicemente geniali. Inoltre diverse di queste digressioni, apparentemente gratuite e inutili, in realtà trovano modo di collegarsi ad altri elementi presentati successivamente nella storia, venendo così a formare un unico coerente arazzo. Alcune ahimé sono proprio inutili.

The Sirens of Titan è un banco di prova eccellente per mettere alla prova le teorie sulla catarsi. Quanto più la presenza del narratore si fa insistente, tanto meno ci sentiamo coinvolti in prima persona dalla narrazione. Il nostro sguardo si fa più critico, più freddo; perché un velo è stato calato tra noi e Constant.
Simili distacchi però sono traumatici. Allora, una digressione ci sarà gradita quanto più saprà sopperire al “trauma” solleticandoci, divertendoci con il tono, stupendoci con idee e accostamenti bizzarri (come il prete che nella digressione sulla Crociata dell’Amore dice: “Sapete qual’è l’elenco dei controlli sulla verde, rotonda astronave di Dio? Volete sentire il countdown di Dio?“). Se un intervento dell’autore fallisce in questo, ci risulterà invece tanto più odioso e gratuito (a Dimitri fischieranno le orecchie?). Alcuni momenti del romanzo di Vonnegut danno proprio questa impressione sgradevole.
Ma è importante ricordare una cosa: in ogni caso, ci siamo distanziati dalla storia, l’immedesimazione è rotta, sentiamo di avere in mano un libro e che stiamo leggendo finzione. Un lettore che non accetti questo in partenza dovrebbe tenersi alla larga da Vonnegut.

Vonnegut comunque non è un incapace. Quando la storia raggiunge un momento cruciale, il narratore è in grado di farsi da parte e allora siamo proiettati vicinissimi al protagonista. Ai personaggi principali succederanno cose molto crudeli; e Vonnegut è in grado di farci sentire empatia per loro, di farci immedesimare in loro.
Da questo punto di vista, The Sirens of Titan è come una partita a ping-pong: un colpo, e la telecamera si allontana e siamo distanti e ci divertiamo o ci annoiamo di fronte all’estro di Vonnegut; un altro colpo, e la telecamera si avvicina e ci mordiamo le labbra e spalanchiamo gli occhi osservando quello che succede ai nostri eroi. Forse sta in questo il succo del “grottesco”, dell'”agrodolce”: di una stessa cosa, sentirne ora il lato comico, ora il lato tragico. Il romanzo di Vonnegut è estremamente agrodolce1.

Swwt and sour

Lo stile di Vonnegut.

Il che non significa nemmeno che Vonnegut sia un maestro della tecnica – anzi. Se alcune delle sue scelte sono volute, altre sono chiaramente degli errori che non attribuirei ad altro che a carenza di tecnica. Il pov è capace di saltare per alcune righe da un personaggio all’altro senza che ce ne sia bisogno; le frasi sono piene di aggettivi inutili, avverbi inutili, infodump inutili, e anche inutili sottolineature dell’ovvio. I suoi incipit sono celebri per stare tra il mediocre e lo schifo: ne ho letti cinque e ho dovuto riconfermare cinque volte l’impressione. Lo stile di Vonnegut è sovraccarico, e ricoperto da una patina di trascuratezza e di ignoranza stilistica.
Compensano l’estro creativo e la capacità di creare personaggi vivi e dalla psicologia affascinante. Il libro di Vonnegut è infatti completo di una vasta galleria di roba strana: uno scalcinato esercito marziano che progetta la conquista della Terra; creaturine ameboidi amanti della musica che vivono nel sottosuolo di Mercurio; una navicella venuta dal lontanissimo pianeta Tralfamadore con un guasto al motore; la Chiesa di Dio Assolutamente Indifferente; e via dicendo. Non siamo nel territorio delle bizzarrie estreme da Bizarro Fiction, ma comunque non c’è male.
Rumfoord è un personaggio titanico come il Lord Asriel di Pullman, il Palmer Eldritch di Dick, O’Brien di 1984. E tutto questo è trampolino di lancio per parlare della stupidità umana, della crudele indifferenza dell’universo, di religione, di predeterminazione. Risparmiandoci le solite banalità sull’argomento.

Bill O'Reilly

Se cercate opinioni sulla religione più elaborate di quella di Vonnegut, potete sempre chiedere a Bill O’Reilly.

Su Kurt Vonnegut
Di Vonnegut ho letto fino ad ora altri quattro romanzi, nessuno dei quali può essere considerata vera e propria sf.

Vonnegut Player Piano Player Piano (Piano meccanico) è il suo romanzo d’esordio ed è un libro mediocre, anche se alcune idee sono proprio carine. Parla di una società in cui le macchine sono diventate così brave a fare tutto, che gli uomini non servono più a nulla e ne sono frustrati.

Vonnegut Mother NightMother Night (Madre notte) non ha alcun elemento fantastico, ma è comunque una storia interessante. E’ la finta autobiografia di una ex-spia americana che ai tempi della WWII si finse nazista e divenne la voce radiofonica del Partito per trasmettere messaggi in codice agli Alleati.

Vonnegut Cat's Cradle Cat’s Cradle (Ghiaccio-nove) è uno strano esperimento. Racconta le storie intrecciate di uno scienziato che ha inventato un’arma ancora più terribile della bomba atomica, e dei suoi figli disfunzionali, che l’hanno ereditata; e la storia di un improbabile staterello indipendente e dittatoriale nei Caraibi diventata culla di una nuova, stranissima religione. Non è male, ma non sempre la storia scorre come dovrebbe.

Vonnegut Slaughterhouse-Five Slaughterhouse-Five (Mattatoio N.5) è piuttosto famoso e non ne parlerò qui. Il primo capitolo è terribile, ma per il resto è un titolo molto valido. Gli amanti della narrativa di genere potrebbero sentirsi a disagio. Vonnegut scrive cose a metà tra la satira e il romanzo filosofico, e quello gli interessa.

Dove si trova?
In Italia Vonnegut è edito da Feltrinelli. Alcuni suoi libri – Madre notte, Ghiaccio-nove, Mattatoio N.5 – si trovano in edizione economica, ma purtroppo Le Sirene di Titano non è tra questi. L’ultima volta che l’ho visto mi pare costasse 15 Euro. Comunque la stessa edizione si trova anche su Emule. Su library.nu si trova un e-pub in lingua originale che è fatto piuttosto bene.

Chi devo ringraziare?
Conoscevo Vonnegut di fama, ma se ho cominciato a leggerlo è per il merito di un mio compagno di università che ne andava pazzo. Tipo strano: adorava i libri sulle cospirazioni e sulle logge massoniche – specialmente se comprendevano i Templari -, leggeva con lo stesso gusto Dan Brown, i Wu Ming e Il pendolo di Foucault di Eco (probabilmente solleticato dall’idea che Shakespeare possa essere Bacone che è anche Cervantes che è anche il conte di Cagliostro che è anche Giacomo Casanova che è anche il conte di Saint-Germain che è anche Bismarck ed è ovviamente immortale. O qualcosa del genere). Aveva un debole per i carteggi segreti tra grandi personaggi della Seconda Guerra Mondiale e per l’operazione Gladio. I suoi film preferiti erano La classe operaia va in paradiso e un truzzissimo film di propaganda sovietica degli anni ’50 – La caduta di Berlino o qualcosa del genere – dove babbo Stalin premia il protagonista perché è stato il miglior lavoratore della sua fabbrica e già che c’era ha salvato l’URSS dai nazisti.
Sì, c’era un che di inquietante nei suoi gusti, ciononostante su Vonnegut mi ha convinto e aveva ragione. Chissà che non abbia ragione anche su qualcos’altro… <.<” ”>.>

La classe operaia va in paradiso

Neorealismo socialista. Vonnegut approverebbe.

Qualche estratto
Il primo estratto è la voce dell’Enciclopedia per Bambini di Meraviglie e Cose da Fare sull’infundibolo cronosinclastico, e dà un’idea delle strane digressioni un po’ literary di Vonnegut. Il secondo è più tradizionale, mostra l’incontro tra Malachi Constant e Rumfoord in un momento, uhm, delicato.

1.
CHRONO-SYNCLASTIC INFUNDIBULA — Just imagine that your Daddy is the smartest man who ever lived on Earth, and he knows everything there is to find out, and he is exactly right about everything, and he can prove he is right about everything.
Now imagine another little child on some nice world a million light years away, and that little child’s Daddy is the smartest man who ever lived on that nice world so far away. And he is just as smart and just as right as your Daddy is. Both Daddies are smart, and both Daddies are right. Only if they ever met each other they would get into a terrible argument, because they wouldn’t agree on anything. Now, you can say that your Daddy is right and the other little child’s Daddy is wrong, but the Universe is an awfully big place. There is room enough for an awful lot of people to be right about things and still not agree. The reason both Daddies can be right and still get into terrible fights is because there are so many different ways of being right.
There are places in the Universe, though, where each Daddy could finally catch on to what the other Daddy was talking about. These places are where all the different kinds of truths fit together as nicely as the parts in your Daddy’s solar watch. We call these places chrono-synclastic infundibula.
The Solar System seems to be full of chrono-synclastic infundibula. There is one great big one we are sure of that likes to stay between Earth and Mars. We know about that one because an Earth man and his Earth dog ran right into it. You might think it would be nice to go to a chrono-synclastic infundibulum and see all the different ways to be absolutely right, but it is a very dangerous thing to do. The poor man and his poor dog are scattered far and wide, not just through space, but through time, too.
Chrono (kroh-no) means time. Synclastic (sin-class-tick) means curved toward the same side in all directions, like the skin of an orange. Infundibulum (in-fun-dib-u-lum) is what the ancient Romans like Julius Caesar and Nero called a funnel. If you don’t know what a funnel is, get Mommy to show you one.

INFUNDIBOLI CRONOSINCLASTICI — Immagina che il tuo Papà sia l’uomo piú in gamba mai vissuto sulla Terra e che sappia tutto quello che si può sapere e che abbia esattamente ragione in tutto, e possa dimostrare di avere ragione in tutto.
Adesso immagina un altro bambino su qualche simpatico mondo lontano un milione di anni-luce, e che il Papà di quel bambino sia l’uomo piú in gamba che sia mai vissuto su quel simpatico mondo così lontano. Ed è in gamba, ed ha ragione come il tuo Papà. Tutti e due i Papà sono in gamba, e tutti e due hanno ragione. Solo, se si incontrassero, comincerebbero una terribile discussione, perché non si troverebbero d’accordo su niente. Ora, tu puoi dire che il tuo Papà ha ragione e il Papà dell ‘altro bambino ha torto, ma l’Universo è un posto spaventosamente grande. C’è abbastanza posto perché tanta gente abbia ragione su certe cose eppure non si trovi d’accordo. La ragione per cui tutti e due i Papà possono avere ragione e nello stesso tempo possono avere una terribile discussione è che vi sono molti modi diversi di avere ragione.
Ma vi sono posti nell’Universo in cui tutti e due i Papà potrebbero finalmente capire di che cosa stava parlando l’altro Papà. Questi posti si trovano dove tutte le diverse specie di verità collimano perfettamente come i pezzi dell’orologio solare del tuo Papà. Noi chiamiamo questi posti infundiboli cronosinclastici. Sembra che il Sistema Solare sia pieno di infundiboli cronosinclastici. Ce n’è uno, di cui siamo certi, che sembra stia tra la Terra e Marte. Ne conosciamo l’esistenza perché un uomo terrestre e il suo cane terrestre vi sono finiti dentro.
Forse penserai che sarebbe bello andare in un infundibolo cronosinclastico e vedere tutti i modi diversi di avere assolutamente ragione, ma è una cosa molto pericolosa da farsi. Quel pover’uomo e il suo povero cane sono ora sparsi qua e là, non solo attraverso lo spazio ma anche attraverso il tempo.
Crono significa tempo. Sinclastico significa incurvato nello stesso modo verso tutte le direzioni, come la buccia di un’ arancia. Infundibolo (infundibulum) è il nome con cui gli antichi romani come Giulio Cesare e Nerone chiamavano un imbuto. Se non sai che cosa è un imbuto, di’ alla Mamma di mostrartene uno.

Infundibolo cronosinclastico

Un infundibolo cronosinclastico?

2.
“You — you really can see into the future?” said Constant. The skin of his face tightened, felt parched. His palms perspired.
“In a punctual way of speaking — yes,” said Rumfoord. “When I ran my space ship into the chrono-synclastic infundibulum, it came to me in a flash that everything that ever has been always will be, and everything that ever will be always has been.”
He chuckled again. “Knowing that rather takes the glamour out of fortunetelling — makes it the simplest, most obvious thing imaginable.”
“You told your wife everything that was going to happen to her?” said Constant. This was a glancing question. Constant had no interest in what was going to happen to Rumfoord’s wife. He was ravenous for news of himself. In asking about Rumfoord’s wife, he was being coy.
“Well — not everything,” said Rumfoord. “She wouldn’t let me tell her everything. What little I did tell her quite spoiled her appetite for more.”
“I — I see,” said Constant, not seeing at all.
“Yes,” said Rumfoord genially, “I told her that you and she were to be married on Mars.” He shrugged. “Not married exactly — ” he said, “but bred by the Martians — like farm animals”.

— Può… può veramente vedere nel futuro? — domandò Constant. Si sentì la pelle del viso tirarsi, incartapecorirsi. Le palme gli sudavano.
— In un modo puntuale di parlare… sì — rispose Rumfoord. — Quando lanciai la mia astronave nell’infundibolo cronosinclastico, seppi in un lampo che tutto ciò che è stato sarà sempre, e tutto ciò che sarà è sempre stato. — Ridacchiò di nuovo. — Sapere questo toglie fascino alla predizione… ne fa la cosa piú semplice e piú ovvia che si possa immaginare.
— Lei ha detto a sua moglie tutto ciò che stava per accaderle? — chiese ancora Constant. Era una domanda allusiva. A Constant non interessava ciò che sarebbe accaduto alla moglie di Rumfoord. Era affamato di notizie che riguardassero lui stesso. Si sentì intimidito, quando chiese della moglie di Rumfoord.
— Ecco… non tutto — rispose Rumfoord. — Mia moglie non mi ha lasciato finire. Quel po’ che le ho detto le ha fatto passare la voglia di sentire il resto.
— Ca… capisco — disse Constant, che non capiva affatto.
— Sì — disse Rumford allegramente. — Le ho detto che voi due vi sareste sposati, su Marte. — E scrollò le spalle. — Non proprio sposati… — continuò, — ma fatti accoppiare dai marziani… come animali in una fattoria.

Tabella riassuntiva

Idea fikissima  sviluppata benissimo. Stile da literary fiction che fa un po’ a pugni col concetto classico di ‘narrativa di genere’.
 Alcune digressioni sono divertenti e geniali. Alcune digressioni sono inutili e fastidiose.
Pieno di stranezze e sense of wonder, ma senza andare fuori controllo. Sul lato tecnico Vonnegut è piuttosto debole.
Rumfoord è delizioso e terribile.

(1) La questione dello stile di Vonnegut e delle contaminazioni stilistiche tra narrativa di genere e literary fiction è stata anche oggetto di una fikissima discussione tra me e il Duca, che potete leggere qui. I commenti utili vanno dal #16 al #23; anche quelli dopo sono interessanti, perché il Duca continua a dare consigli di bei romanzi.
Riprendere le fila di quella discussione è anche uno dei tanti motivi per cui ho deciso di dedicare uno dei primi Consigli a Le sirene di Titano.Torna su

18 risposte a “I Consigli del Lunedì #02: The Sirens of Titan

  1. Premetto che sono dall’iphone.

    Allora: ho iniziato il libro con molte aspettative.
    Dopo le prime pagine, ero in dubbio se giudicare quel che avevo letto fin lì come qualcosa di mediocrissimo o abbastanza schifoso (a sangue freddo, posso affermare che il romanzo, secondo me, fa schifo).
    Mah… L’idea di base poteva sembrare carina. Anche alcuni passaggi sono carini.
    Ma al contrario di tapiro, la realizzazione fa abbastanza cagare.
    Non so a cosa si riferisce quando parla di personaggio ben fatto, ma li non ce n’è nemmeno uno decente… A partire da malachi e dal nobile (che non ricordo come si chiama).

    Sulla storia ho delle riserve. Come dicevo, l’idea è buona. La realizzazione fa schifo.
    Ma soprattutto alcune parti (ad un certo punto ho iniziato a leggere per inerzia ) non le ho nemmeno capite.
    Perché far fare tutti quei viaggi inutili a Constant? Una persona valeva l’altra, visto che tanto non ricordava il suo passato.
    Perché fare una guerra persa in partenza? Quale era lo scopo? Non l’ho capito. Unire il mondo? E la nuova religione? Sembrano idee buone realizzate a meta o comunque per riempire pagine di inchiostro.

    E quell’extraterrestre con la sua civiltà che usava l’umanità? E il fatto che si è ucciso per poi riattivarsi random?

  2. alcune parti (ad un certo punto ho iniziato a leggere per inerzia ) non le ho nemmeno capite.
    Perché far fare tutti quei viaggi inutili a Constant? Una persona valeva l’altra, visto che tanto non ricordava il suo passato.
    Perché fare una guerra persa in partenza? Quale era lo scopo? Non l’ho capito. Unire il mondo? E la nuova religione? Sembrano idee buone realizzate a meta o comunque per riempire pagine di inchiostro.

    Avviso tutti coloro che non hanno letto il romanzo e magari vorrebbero, di non leggere quanto segue, in quanto in sostanza sputtano il finale del libro e insomma MEGASPOILERONE^^’
    Per sicurezza lo scriverò in colore bianco:

    Il piano di Rumfoord in sostanza ha come fine di far cessare tutte le guerre e i conflitti di religione, e di riunire tutti gli uomini in un’unica comunità. Per fare questo ha bisogno di due elementi:
    1. Una tragedia comune, che accomuni tutti gli uomini della Terra.
    2. Un capro espiatorio su cui sfogare tutti gli odi.
    Il primo elemento è determinato dalla finta guerra marziana: l’esercito marziano deve essere “straccione” perché possa perdere facilmente, ma dev’essere un vero esercito perché possa spaventare i terrestri. Il secondo elemento è impersonato da Malachi Constant. La sua funzione è quella di catalizzare i rancori e i “peccati” di tutti gli uomini sulla sua persona.
    Malachi è il perfetto capro espiatorio, perché è un uomo che tutti odiano o hanno una ragione per odiare: è l’uomo più ricco del pianeta, ma è privo di meriti (non se li è guadagnati), è vizioso e debosciato. Ma Malachi non deve suscitare semplicemente odio; deve suscitare “pena”, compassione. Per questo Malachi deve subire una serie di torture e di abbassamenti; tra cui, perdere tutti i suoi soldi, la memoria e diventare un essere insignificante, Unk.
    Perché ciò sia possibile, Rumfoord lo fa rapire e deportare su Marte. Ma non può tornare sulla Terra assieme agli altri marziani, perché sarebbe ucciso nella guerra insieme con gli altri; inoltre ci vuole del tempo perché Rumfoord prepari sulla Terra la diffusione della dottrina di Dio Assolutamente Indifferente. Non può nemmeno rimanere su Marte, perché potrebbe trovare i mezzi per scappare o segnalare la sua posizione; perciò Rumfoord lo intrappola nel sottosuolo di Mercurio per tutto il tempo necessario ad aggiustare le cose sulla Terra.
    Anche la nuova religione ha una funzione importante, intanto perché accomuna tutti gli uomini in qualcosa (facendoli sentire membri di una medesima comunità), e in secondo luogo per “insegnare” loro che se la devono cavare da soli, perché il cielo se ne fotte; che non esistono profeti. Soprattutto, vuole essere una religione della quieta mediocrità, che stronchi sul nascere il fanatismo: Malachi sulla rampa di lancio per Titano diventa una specie di cugino mediocre di Gesù Cristo inchiodato sulla croce. Lui si prende su di sé i peccati di tutti gli uomini ma non fa una morte epica; è condannato a un esilio noioso.
    Tra l’altro le idee di Vonnegut su come creare e saldare i legami di una comunità attraverso il “nemico” e il “capro espiatorio” sono confermate dall’ultimo secolo di ricerche sociologiche e antropologiche. Non so se lui ne fosse al corrente, ma in ogni caso ci ha preso.

    Non so a cosa si riferisce quando parla di personaggio ben fatto, ma li non ce n’è nemmeno uno decente… A partire da malachi e dal nobile (che non ricordo come si chiama).

    Quali sono dei personaggi che ti sembrano ben riusciti?
    Rumfoord mi sembra un ottimo personaggio. E’ freddo, calcolatore, spietato, autoritario, e un grande oratore, ma si comporta sempre con un gentleman e ha anche un certo senso dell’umorismo. E quando finalmente lo vediamo su Titano in compagnia del tralfamadoriano, riusciamo anche a vedere l’uomo sotto la superficie:

    un Rumfoord depresso e amareggiato perché si è reso conto, lui stesso, di essere stato usato e di non essere altro che una pedina nel gioco dei Tralfamadoriani. Il suo piano in realtà non è “suo”, perché il suo stesso destino era determinato da Tralfamador affinché il pezzetto di metallo raccolto dal figlio di Malachi su Marte potesse arrivare su Titano.

    Comunque, mi spiace che non ti sia piaciuto. Penso però che, nonostante le indubbie carenze tecniche di Vonnegut (che si sentono e molto), Le sirene di Titano sia oggettivamente un bel romanzo.

  3. Quindi questo è il libro di cui parlavi in questo commento al blog del Duca.
    Dovrei leggerlo per avere un’opinione più informata, ma so che in generale sono più una lettrice “di pancia”, e preferisco essere sempre immersa nel libro. Gli interventi del narratore nel testo quando va bene mi sono indifferenti. Ma magari quelli di Vonnegut sono ipnotici e strafichissimi, molto meglio di ogni altro intervento del narratore che io abbia mai letto 🙂

  4. Di Vonnegut ho letto solo Mattatoio N°5 che mi è piaciuto abbastanza.

    Io trovo che sia positivo il fatto che Vonnegut si ponga al limite fra literary fiction e letteratura di genere. Penso che essere meno “inquadrati” fra i vari generi sia il modo migliore per scrivere qualcosa di originale.

    Esempio: i libri di Mièville o di Mellick III mi piacciono parecchio, ma penso che se fossero un pò più sperimentalisti dal punto di vista linguistico (soprattutto Mièville che ha uno stile abbastanza pesante) potrebbero diventare i miei autori preferiti 😀

  5. @Siobhàn:

    Ti ringrazio, adesso faccio un’update dell’articolo e la linko in nota^^ In realtà volevo già farlo, ma poi mi ero dimenticato. My bad.
    Per quanto riguarda Vonnegut, mi sa di no, gli interventi del narratore non sono così fiki, conoscendo le tue inclinazioni mi sa che è meglio se lasci perdere^^”’ Però, se proprio un giorno dovessi decidere di provare a leggere Vonnegut, di tutti ti consiglio questo.

    @Willie Pete:

    Mièville avrebbe solo bisogno di scrivere meno da cani per risolvere tutti i suoi problemi. Per quanto riguarda Mellick, il suo stile è splendido, direi degno di imitazione. Quello che dovrebbe fare Mellick è imparare a puntare più in alto con le trame, a volte tendono un po’ ad atrofizzarsi su sé stesse.

  6. Concordo sulla critica allo stile di Mièville.

    Su Mellick non ti so dire, ho letto solo un paio dei suoi libri ma non sono abbastanza buono in inglese per parlare delle sue falle stilistiche… in ogni caso penso che delle trame un pò scialbe siano il minimo se si scrive al ritmo furibondo di Mellick 😀

    Questi erano solo degli esempi. Quello che sostenevo era che una minore distinzione fra literary fiction e letteratura di genere sarebbe da incoraggiare: gli autori di literary fiction comincerebbero a produrre roba più accessibile/più varia, e magari alcuni autori di genere proverebbero a scrivere con uno stile più originale.

  7. Nel dubbio se il commento mio precedente sia stato pubblicato, lo riscrivo di mio pugno personalmente (sia mai che all’umanità vada persa una sola stilla della mia stupidità xD).
    Niente, Ottima segnalazione, abbastanza approfondita senza essere spoilerosa.
    Devo dire che il libro mi incuriosiva assai (avendone incidentalmente parlato Tapiroulant in una di quelle batracomachie sullo show don’t tell che sono tanto popolari ultimamente), ed avrei appunto gradito un approfondimento.
    Alla luce di quanto ha scritto il Padrone di casa, non credo che lo leggerò, perché boh? è decisamente troppo weird (nel senso inglese del termine, non nel senso di sottogenere della narrativa fantastica) per attizzarmi.
    bene, ho occupato fin troppo spazio alla discussione, per cui
    grazie ancora al padrone di casa

    saluti

    (a lunedì prossimo, se ci sarà una nuova segnalazione)

    P.S. parlerai mai di William Gibson? didisi didisì ti pregotipregotiprego

  8. @Willie Pete:

    Non sono tanto d’accordo.
    La narrativa di genere dà il meglio di sé quando coniuga idee straordinarie a una scrittura limpida. Come dice Gamberetta, la prosa della literary fiction non può essere limpida per definizione, perché è pensata per attirare l’attenzione su di sé.
    I migliori romanzi di sf che ho letto (Le tre stimmate di Palmer Eldritch, Un oscuro scrutare, Un cantico per Leibowitz) erano tutti scritti con una prosa semplice.

    Per quanto riguarda Mellick, alcune trame sono meglio di altre, e di un paio ne parlerò in uno dei prossimi Consigli^^
    Prepare yourself!

    @Anacroma:

    Nel dubbio se il commento mio precedente sia stato pubblicato, lo riscrivo di mio pugno personalmente

    LOL, per qualche motivo misterioso tutti i tuoi commenti erano stati inculati dal filtro antispam xD T’ho beccato adesso e te ne ho ripristinati due; l’altro no perché tanto l’hai riscritto.
    Mi chiedo quanto tempo fa tu abbia scritto il commento a “Per cominciare” X°D

    Niente, Ottima segnalazione, abbastanza approfondita senza essere spoilerosa.

    Grassie^^
    Mi fa piacere avere feedback (anche qualora dovesse essere negativo); essendo ancora alle prime armi come blogger.

    parlerai mai di William Gibson? didisi didisì ti pregotipregotiprego

    Eh eh… ti dirò: non ho mai letto Gibson ^-^’
    E’ un’altra falla che probabilmente coprirò nel giro di un anno. Non ho nulla contro il cyberpunk, intendiamoci: è solo che avevo sempre roba più “urgente” da leggere. A differenza di autori come Gaiman, che non ho mai letto ma che non mi attizzano per niente, Gibson lo leggerei volentieri.

  9. Di Vonnegut ho letto questo, Ghiaccio-nove, Mattatoio N.5. Ammetto di non ricordarmi questo a perfezione (ho dovuto rileggermi il geniale spoilerone in bianco), ma ricordo che mi è piaciuto meno degli altri due. L’idea di base è geniale, ma poteva essere gestita meglio.

    Se leggi Gibson ti consiglio di non iniziare dall’accademia dei sogni, non è cyberpunk e a me non è piaciuto. Invece la trilogia dello sprawl e quella del ponte sono veramente fighe, ma, visto che Aidoru (della trilogia del ponte) è stato abbastanza contestato, ti consiglierei di iniziare dalla prima, anche perchè contiene il suo libro più famoso, Neuromante, che secondo me ha molto in comune con il mio adorato Nirvana di Salvatores. Secondo me Salvatores ha letto Gibson, ma accetto di discuterne.

  10. Primo: che bello questo blog. Cercavo da tempo un angolo come questo, tra consigli buoni e bizzarri.
    Secondo: di Vonnegut ho letto solo Mattatoio n.5, concordo sulla bellezza del libro e sulla pesantezza del capitolo uno.
    Mi metto in attesa per un nuovo consiglio, e per discuterne insieme.
    @Piperita Patty sarà un mio limite, ma Gibson proprio non riesco a capirlo. Nel senso che leggo le prime 50 pagine (vedi Monna Lisa Cyberpunk) e dopo essermi perso completamente, con una certa vergogna lo abbandono in uno scaffale, di solito vicino al grande Zelazny (consigliatissimo il ciclo di Ambra!).

    • Ci sono autori che è decisamente più grave abbandonare XD Comunque ci sono suoi libri che hanno una trama più comprensibile, come per esempio, se non li hai provati, l’odioso “l’ accademia dei sogni” e Aidoru che a me è piaciuto molto (attento però perchè è uno di quelli più contestati).

      Non conosco assolutamente Zelazny, quindi grazie mille del consiglio!!!

  11. Hai letto Galapagos, a proposito di variazioni sul tema della sci-fi?! Se la risposta è no, te lo consiglio a piena voce!

  12. [quote]Il piano di Rumfoord in sostanza ha come fine di far cessare tutte le guerre e i conflitti di religione, e di riunire tutti gli uomini in un’unica comunità.[/quote]

    Beh, era parso pure a me. E sottolineo “parso” perché ad un certo punto tutte le peripezie di Constant sembrano più scene fini a se stesse che facenti parte della stessa linea narrativa. E per di più scene fatte male. Persino quella dove SPOOOOOOOILEEEEEEERRRR uccide il suo amico è completamente priva di pathos. Mai una volta mi è dispiaciuto per Malachi. Mai.
    Alla fine, Rumford avrebbe potuto prendere una persona a caso e dire che quello era il Male-Malachi. Non c’era davvero bisogno che Constant vivesse davvero quelle disavventure per farle diventare reali. Sarebbe bastato che dicesse che erano successe.

    Mettiamola così: se il libro lo si considera una specie di critica sociale, ok. Allora ha quasi un senso. E’ pure quasi carino.

    Se lo si considera un romanzo, ha toppato di brutto.

    Paragoniamolo a 1984.
    L’idea di entrambi è bella. Ma la realizzazione di 1984 è veramente buona.
    Mi ricordo ancora quel periodo di lettura. Ogni pagina mi faceva venire angoscia. Soffrivo. E facevo paragoni continui con l’attualità.
    Quella si che è critica sociale. Trasudava critica sociale. E tutto quello che perdeva in “romanzo” lo guadagnava in “riflessione”.

    No, no, no… Non centra il suo compito. E’ un libro mediocre.

    Ps Hai mai letto Paul De Filippo? cosa ne pensi? E qualche buon libro Cyberpunk? che mi consigli?

  13. Persino quella dove SPOOOOOOOILEEEEEEERRRR uccide il suo amico è completamente priva di pathos.

    Confermo, quella scena è brutta.
    Ma in altre occasioni a me è dispiaciuto per Malachi, ho provato empatia.

    Paragoniamolo a 1984.
    L’idea di entrambi è bella. Ma la realizzazione di 1984 è veramente buona.

    Confermo anche questo, 1984 è migliore del romanzo di Vonnegut, e in generale Orwell è uno scrittore migliore di Vonnegut.

    Hai mai letto Paul De Filippo? cosa ne pensi? E qualche buon libro Cyberpunk? che mi consigli?

    Mai letto Paul De Filippo, e quanto al cyberpunk, ne ho letto molto poco. I commenti di Piperita Patty qui sopra potrebbero esserti utili.

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