Autore: Mykle Hansen
Titolo italiano: –
Genere: Mainstream / Commedia nera
Tipo: Novella
Anno: 2008
Nazione: USA
Lingua: Inglese
Pagine: 132
Difficoltà in inglese: **
–
Marv Pushkin è fikissimo. Non soltanto ha un ottimo impiego; non soltanto comanda uno staff di gente che lo idolatra e fa tutto il lavoro pesante per lui; non soltanto ha una bellissima casa e una ricca ereditiera per moglie; non soltanto ha un’assistente tettona che si lascia scopare e che glielo succhia tutte le volte che vuole; non soltanto ha un innato carisma che fa di lui un VINCENTE; ma ha anche un bellissimo SUV. Insomma, è il sogno bagnato di Dago.
Senonché ora Marv si trova in mezzo a una foresta in Alaska, lontano mille miglia dalla civiltà, mezzo schiacciato sotto il SUV, e imbottito di antidolorifici, mentre un orso gli sta mangiando un piede. La sua speranza: che qualcuno sia abbastanza sveglio da chiamare AIUTO prima che l’orso abbia pasteggiato con ogni parte di lui. Nel frattempo, insultare l’orso, pensare a quanto sia ingiusta la vita, gettare disprezzo su quegli incapaci dei suoi sottoposti e odiare la natura.
Si può costruire un intero romanzo attorno al semplice fatto che un’isterica primadonna di executive sia incastrato sotto un SUV mentre un orso se lo mangia pezzo a pezzo? E’ la sfida lanciata da HELP! A Bear is Eating Me!
E la sfida è superata brillantemente, dato che il libro è divertentissimo ^-^

L’Alaska. A cosa serve?
Se questa storia fosse stata scritta da King, ci saremmo trovati di fronte un racconto drammatico su di un uomo normale che con sangue freddo cerca una soluzione per salvarsi da morte certa, sapendo di poter contare solo su sé stesso; ma la storia l’ha scritta Mykle Hansen, e HELP! diventa un lunghissimo rant da attention whore viziata che si stupisce che nessuno abbia ancora messo a ferro e fuoco l’intera fottuta Alaska per salvare una persona importante come lui.
La storia è narrata in prima persona, e proprio in questo sta la chiave del divertimento: Marv è una persona istrionica, eccessiva, scorretta, nevrotica, che esordisce insultando un immaginario lettore/spettatore e prosegue prendendosela con il mondo intero e soprattutto con i fottuti orsi. Marv suscita nel lettore il fascino della persona spregevole, abituata a vincere nella vita, gettata in una situazione umiliante e in cui è completamente impotente. E man mano che il tempo passa e le sue condizioni diventano sempre più disperate, non si può fare a meno di sentire una crescente simpatia nei confronti di questo disgraziato.
Il tono, insomma, è quello della commedia nera, anche se non mancano un paio di momenti sinceramente inquietanti.
La narrazione procede su due livelli: il tempo presente, in cui Marv tenta di liberarsi o rimugina su una vasta batteria di argomenti – dall’elogio degli psicofarmaci all’inutilità dei boschi, dalla celebrazione del ranger a una disquisizione sui possibili vantaggi del non avere più i piedi – e i flashback, in cui Marv ripensa ai momenti salienti della sua vita e a quelli che precedono e spiegano il suo trovarsi schiacciato sotto un SUV in piena Alaska. Il continuo alternarsi di questi due livelli, il ritmo rapido e la voce querula del narratore fanno sì che, nonostante la staticità della situazione, il lettore non si annoi, anzi sia sempre invogliato ad andare avanti.
Il libro è breve e si legge in un pomeriggio. Ho notato un paio di momenti di stanca solo verso la fine; fossi stato Hansen, avrei accorciato parecchio i capitoli 11 e 12, in cui non si aggiunge quasi nulla di nuovo e in cui mi sembra che l’autore temporeggi in attesa del finale. L’ultimo capitolo, per contro, è molto carino.

Stanno arrivando.
Data la trama sottile come una foglia di insalata, l’autore punta tutto sullo stile, e fortunatamente scrive molto bene. L’unico problema di HELP!, se vogliamo, è che offre esattamente quello che ci si aspetta, e nulla di più. Non ci sono sconvolgenti plot twist, non ci sono veri lampi di genialità, non c’è nulla di straordinario.
Rimane comunque una lettura molto piacevole.
Mykle Hansen è annoverato tra gli autori di Bizarro Fiction e il suo libro è ufficialmente nel catalogo di Bizarro Central, tuttavia, come giustamente sottolineava Gamberetta nel suo articolo, HELP! A Bear is Eating Me non può *in alcun modo* essere considerato Bizarro Fiction. La situazione è insolita e surreale, ma sempre nel range della normalità. Certo, man mano che la storia va avanti, il corpo e la mente di Marv si deteriorano, e prendono corpo allucinazioni e fantasie morbose – ma nulla di paragonabile ai voli di fantasia della Bizarro Fiction 1.
Dove si trova?
In lingua originale, il libro si trova su library.nu in due formati – pdf e Epub.
Il libro è stato anche tradotto in italiano dall’editore Meridiano Zero (chiunque egli sia) con l’insulso titolo “Missione in Alaska”; tuttavia, non saprei se valga la pena di leggerlo tradotto. Il libro si regge sullo stile, sulla cadenza e sui modi di esprimersi del protagonista: tutte cose che potrebbero andare perse o quantomeno compromesse nel passaggio all’italiano. Già il cambiamento di titolo non offre molte garanzie della professionalità della traduzione; inoltre ho dato un’occhiata all’incipit e mi sembra molto più scialbo dell’originale. 2
Il mio consiglio? Leggete l’originale o non leggetelo affatto.
Chi devo ringraziare?
In primis Gamberetta, che mi ha reso nota l’esistenza di libro e autore nell’articolo sopracitato. Ma soprattutto, devo ringraziare lui:
Awww! Non vi viene voglia di dargli un bacino sulla guancia?
E’ il booktrailer più fiko che abbia mai visto! Meriterebbe di essere letto solo per questo.
Prendete esempio, puzzoni scrittori di fantatrash.
Qualche estratto
Il primo estratto è l’incipit; e un ottimo incipit, aggiungerei. In poche righe vengono precisate: la situazione iniziale; i punti salienti del libro; il carattere del protagonista; il tono della narrazione. Ed è divertente! Aspiranti scrittori, leggete e imparate.
Il secondo estratto è tratto dal capitolo 4, e anticipa qualcosa dello strano rapporto che va instaurandosi tra Marv e l’orso…
1.
You think you have problems? I’m being eaten by a bear! Oh, but I’m sorry, forgive me, let’s hear about your problems. Mmm-hmm? So, your boss is mean to you? Is your car not running well? Perhaps you’re concerned about the environment. Boo, hoo! Your environment just ate my foot! I’m bleeding on your environment! And it’s a small consolation for the pain and the mess and the fear that I would be feeling — were I not so well-prepared for adverse excitement, were I not ingesting so many miraculous pain killing drugs — a small consolation that I can now say without fear of contradiction that MY PROBLEMS ARE WORSE THAN YOURS. So just shut up about your problems, okay? Okay.
If you were real, if you were here, and if you were a decent person, I’m sure you would be right now summoning HELP. Or maybe you’d be up a tree hiding from this bear, but after this bear finally quit chewing on me and wandered home, then you’d surely come down from your pansy perch and check my vital signs, make sure that I’m okay, or at least not dead yet, and upon finding me not-dead-yet you’d run off to fetch a Forest Ranger, or an off-road ambulance, or a Search & Rescue chopper with the range to reach us up here in this stupid fancy Alaskan wilderness, carrying within it a Rescue team to rescue me, and a Search team to find this god damn black bear and shoot him in his god damn black head! And also, ideally, some kind of off-road cargo transport system, to tow my Rover back to the dealership in Anchorage, there to invoke the oh-so-costly and oh-so-worth-it All Disaster Coverage clause of my insurance, and get my poor lovely road machine repaired, polished, tuned and refueled for my triumphant recovery. And then the two of us — that is, me and my car — would drive off together into the Al-Can Highway sunset, never again to venture north of Vancouver.
Yeah, I love my car.

LUI non si lascerebbe spaventare dall’orso.
2.
Oh … you want that?
Yes, of course, I forgot … you’re eating me.
Well all right, go ahead. I already wrote off everything south of the axle. Let’s just — OUCH! Let’s … let’s make a deal: I’m all yours from the knees down, but please, after that, at least try the Slim Jims. After that you’ve got to stop because the rest of me is not sitting under a car, and I suspect the pressure of the axle on my legs is acting like a really expensive luxury tourniquet, I think that’s why I haven’t yet bled to death. But if you eat me on this end I’ll bleed like crazy and not only will that be impossible to get out of my brand new suede hunting attire, but also I’ll die. And I’ll be dead and we won’t have this special relationship of ours any more. You’ll be all alone out here with no one to eat or talk to. And I’ll start to go bad and develop botulism, and then you’ll die from eating me after I’ve been left out too long.
We’re not so different, you and I. We both dominate. We both kick ass. We both have excellent taste. You are eating me, for instance, and I would eat you, too. I will eat you. Don’t forget, I’m still going to win. But you are a worthy opponent, Mister Bear. I salute you. In a different time and a different place I’m sure we would have been great friends.
Tabella riassuntiva
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
(1) E a proposito di Bizarro Fiction: sto preparando un paio di articoli a questo proposito, che dovrei riuscire a pubblicare nelle prossime settimane…Torna su
(2) Uno dei miei lettori mi ha mandato via mail una newsletter di Meridiano Zero in cui si spiega perché abbiano deciso di cambiare titolo nella traduzione italiana. Ecco cosa dice Marco Vicentini (in grassetto le parti più demenziali):
Cari lettori e lettrici,
questa volta approfitto della newsletter per fare due chiacchiere e parlare… della traduzione dei titoli dei libri. L’idea mi e’ venuta perche’ qualcuno di voi mi ha tirato le orecchie. Per un titolo italiano che e’ molto diverso dall’originale.
Il libro e’ “Missione in Alaska” di Mykle Hansen. Il titolo originale era “Help! A bear is eating me” (“Aiuto! Un orso mi sta mangiando!”).
Adesso vi spiego perche’ l’abbiamo cambiato, ma prima due notizie sul libro e sull’autore. L’autore fa parte di un gruppo che in USA scrive romanzi o racconti noti come ‘bizarro fiction’. Anche chi non sa l’inglese capisce immediatamente che se la chiamano ‘narrativa bizzarra’, non deve essere poi molto normale. E infatti la maggior parte di loro scrive storie particolari che sembrano un’incrocio tra il punk e l’underground, con una spruzzata abbondante di peperoncino rosso: cercano di andare contro le normali aspettative della lettura, di ‘sorprendere’ i lettori. Insomma qualcosa che se e’ una nicchia negli Stati Uniti, qui in Italia puo’ solo essere una nicchia ancora piu’ piccola. Ma il punto e’ che la maggior parte di questi scrittori ha una notevole qualita’, sono quasi tutti al di sopra della letteratura di genere, solo che sono piu’ interessati a fare qualcosa che va contro le aspettative, le convenzioni, le abitudini, che a raccontare storie ‘normali’. Tutto questo ve lo dico per farvi capire che le premesse sono un po’ pericolose: a pubblicare un romanzo ‘bizarro’, le prospettive di vendita sono basse, e la speranza che parecchi lettori prendano in mano un libro del genere e lo comprino e’ piuttosto debole.
Ma allora perche’ l’abbiamo fatto?
Semplicemente ogni tanto, nel campo della ‘bizarro fiction’ spunta un fiore anomalo, nasce un romanzo in cui l’elemento surreale o fantastico e’ perfettamente bilanciato con la narrazione e inserito in una storia in cui sono presenti tutti gli elementi di stile, trama e soprattutto fantasia, fondamentali per qualunque romanzo ‘normale’. E questo “Help!…” e’ proprio cosi’, e’ un romanzo che negli USA avrebbe sicuramente avuto successo se fosse stato pubblicato da una casa editrice conosciuta…A questo punto ci e’ sembrato che un titolo come “Aiuto! Un orso mi sta mangiando” sembrasse troppo di rottura, desse l’idea di un’aggressivita’ verso la narrazione che non ti fa aspettare una storia divertente e da leggere con passione. Anche perche’ – ricordiamolo – nella ‘bizarro fiction’ anche i titoli spiazzanti fanno parte dell’operazione di dissacrazione ‘bizarro’. Se volevamo che “Help” fosse letto da un pubblico piu’ ampio ci voleva un titolo che potesse essere preso in mano anche da chi apprezza ad esempio Christopher Moore (che e’ un fan di Mykle Hansen, tra l’altro), oppure Stefano Benni o Daniel Pennac, insomma un titolo che non scoraggiasse. Ci abbiamo pensato per molto tempo, e… non l’abbiamo propriamente trovato.
Pero’… pero’… “Missione in Alaska” (il senso lo capisce chi ha letto il libro) non ci dispiaceva per niente: poteva funzionare. E’ ammiccante e ha comunque quell’indefinizione che fa prendere in mano il libro per leggere la quarta e capirne di piu’. Insomma, senza arrivare a un voto 10, pero’ “Missione in Alaska” rispondeva abbastanza bene a quello che cercavamo. Se avessimo voluto restare piu’ vicini al titolo originali, non avremmo vinto nessun premio fedelta’, ma avremmo incuriosito meno lettori.Ora il libro e’ uscito con il titolo “Missione in Alaska” e ci sembra che chi lo legge ne sia entusiasta. Il che non e’ poco: tenete presente che negli USA e’ stato pubblicato da una casa editrice molto molto piccola. Siamo convinti che con il titolo originale avremmo vendute molte meno copie…
Voi che ne dite? Siete in genere favorevoli a tenere l’originale? Costi quello che costi? O siete d’accordo di cercare il titolo piu’ invogliante per un pubblico piu’ ampio di lettori? E magari sarete in grado di proporre seduta stante un titolo molto piu’ coinvolgente e perfetto, che ci fara’ mangiare le mani per non averci pensato…
“Voi che ne dite?”, domanda Vicentini. Io dico che Vicentini dovrebbe cambiare lavoro.
Il discorso è lo stesso che faceva Gamberetta: gli editori italiani sono dei pavidi all’ultimo stadio. Non solo, di tutto il catalogo Bizarro, vanno a pescare quello meno Bizarro di tutti; ma gli mettono un titolo meno aggressivo per farlo sembrare ancora più mainstream! Soprattutto, trovo che sostituire titoli frizzanti con titoli assolutamente scialbi (e poco attinenti alla trama: quale sarebbe la “missione” a cui allude il titolo?) sia un’idea eccellente per far venire voglia alla gente di leggerlo! Non sia mai che leggendo “Aiuto! Un orso mi sta mangiando!” si spaventino e fuggano via!
E visto che Vicentini chiede a noialtri di proporre dei titoli migliori, ne propongo uno io: “Romanzo Qualsiasi #546”. Non sentite il vibrare della passione? Sono sicuro che piacerà tantissimo.
Dementi. Torna su
F I C O!
Uno stronzo mangiato (vivo, peraltro) da un orso!!!!
Lo scenderò dalla libreria quanto prima.
P.S. il count finale in fondo ad ogni articolo … ehm… pare un po’ troppo ispirato alla rastrelliera in fondo agli articoli della cefalopode. Occhei che è Lei la tua Musa, Santa Fonte Di Ogni Ispirazione etc… ma… Dai, sono certo che riuesci a tirar fuori qualcosa di meglio, anche perché, secondo me non rende obbiettiva giustizia ai punti di forza e/o debolezza di una storia; es concreto: il fatto che il protagonista sia un fottuto stronzo p.d.m. è il motivo per cui far la fatica di scendersi il libro, e pesa sul giudizio complessivo (per me XD) molto di più del fatto che alla fine risulti essere un po’ ripetitivo.
Poi oh, son gusti (e questo è solo il mio parere).
Il potere dello Show Don’t Tell: da quando hai letto questo libro me ne hai parlato spesso, raccontandomi di come fosse divertente. Ma non mi hai convinta davvero, non avevo davvero voglia di leggerlo. Ora mi è venuta, soprattutto leggendo l’estratto.
@ Anacroma
Il count finale secondo me non vuole essere una valutazione oggettiva, e infatti non termina con un voto in stile gamberesco. Più che altro penso che sia un riassunto dei pregi e dei difetti del libro, che poi ogni lettore può valutare secondo la propria scala di valori.
La donna camèl mi ha mandato una newsletter della Meridiano Zero in cui si spiega il perché del cambiamento di titolo; di conseguenza, ho aggiornato l’articolo con una corposa nota in merito.
Anticipo che le spiegazioni fornite dalla casa editrice sono demenziali, ma vi invito a leggerle, dato che le ho copiaincollate ^-^
E ringrazio la donna camèl.
@Anacroma: Nel progettare il blog mi sono ispirato a Gamberetta su molti punti, ma la tabella dei pro e dei contro non è proprio tra questi x°D
Voglio dire: c’è una lunga e venerata tradizione dietro le tabelle riassuntive. E c’è una lunga tradizione perché sono comode e funzionali. Se hai trovato che i difetti del libro fossero troppo veniali, è perché HELP! è scritto troppo bene per avere difetti più grossi ^-^ Tutto qui.
La spiegazione di Vincentini è, in realtà, una spiegazione del motivo per cui gli editori italiani non possono essere definiti “imprenditori”: non hanno il minimo senso del rischio e, piuttosto che rischiare di consumarsi le suole, preferiscono amputarsi i piedi. “^_^ Ricordo ancora “Wizard’s first rule”, il primo romanzo di Goodkind, tradotto come “L’assedio delle tenebre”: il trionfo della banalità, un titolo già visto in mille salse che ormai non incuriosisce più ed è talmente vacuo da non attirare l’attenzione di nessuno. Che vergogna.
Ciao, sono una lurker di Zweilawyer che è approdata qui da quei lidi. Ho seguito il tuo consiglio, e letto questo libro. Che dire? L’ho trovato bellissimo!
Pensavo di prenderlo in italiano per un paio di persone che non masticano troppo i libri in inglese, ma leggendo le anticipazioni su Anobii (a parte il titolo) sono perplessa: ad esempio, l’interlocutore immaginario di Marv (che io ho tradotto mentalmente con un semplice e diretto “tu”) pare diventato un “voi” in “Missione in Alaska”.
Forse ci saranno dei motivi per questa scelta, ma secondo me (con la mia conoscenza dell’inglese appena sufficiente) la seconda persona singolare era la più adatta.
Qualcuno ha letto la traduzione, e sa se ne vale la pena? Non vorrei ritrovarmi a regalare libri che perdono di fascino in traduzione.
@Tapiro: ti ringrazio ancora per il consiglio, e faccio una domanda dopo l’avvertimento di spoiler
***spoiler
***spoiler
Ma solo io ho pianto come una fontana agli ultimi capitoli?
Brava nina, delurkandoti hai regalato un sorriso a San Bernardino.
Veniamo alle domande:
Come dicevo nell’articolo, per quel poco che ho visto della traduzione, non mi è piaciuta. Consiglio di leggerlo in lingua originale o di non leggerlo affatto – inoltre ricordo che non si tratta di un inglese particolarmente impegnativo. Se le persone a cui volevi regalarlo hanno letto Harry Potter in inglese, per esempio, non dovrebbero avere problemi con questo.
Beh, pianto no, però mi sono sentito triste.
Il momento più inquietante e triste, però, secondo me non è il finale ma il capitolo 8.
Ammetto che, da un lato, i titoli inglesi spesso hanno “tonalità” proprie di quella cultura, spesso difficili non solo da tradurre, ma già da comprendere – un esempio banale: “Who’s your daddy?” non ha alcun senso in italiano, e se dici a una ragazza “Chi è il tuo paparino?” è assai probabile che vai in bianco e ti becchi una denuncia.
D’altro canto, è anche vero che la gente del settore ha il feticcio della banalità. I titoli stupidi (Cronache del Mondo Incantato della Spada Magica del Drago) attirano o chi si beve qualsiasi cosa e/o i niubbi (tipo 12enni inesperti e alle prime armi col fantasy ad approccio troisiano),
In certi casi, come al cinema, ci sono traduzioni che fanno accapponare la pelle: quelle per i film d’amore. “The eternal sunshine of the spotless mind” come “Se mi lasci ti cancello” ne è l’emblema. O “Zack & Miri make a porno” come “Zack e Miri amore… a primo sesso” (con spoiler spietato, per giunta).
In questo caso la scelta è “giusta”. I film d’amore acchiappiano di più l’audience adatta (= il maggior numero di persone per il maggior profitto) se suonano scemi e spensierati.
P.S. Il libro spacca, me lo scarico e lo leggo appena possibile.
Il libro mi ispira un sacco!
Il discorso di Vicentini mi ha schifato non poco, in pratica si vanta di farsela nelle mutande!
Il titolo italiano è un perfetto esempio di come NON vendere un gran numero di copie, a mio parere. Compro di fretta un “Missione in Alaska”, senza leggere la quarta di copertina, mi aspetto un libro con agenti segreti che si sparano in lande ghiacciate. Mi trovo a leggere il rant di un poveraccio che sta venendo divorato da un orso, e mi sento fregato. Difficilmente lo consiglierò ai miei amici.
A me le storie con gli agenti segreti che si sparano fanno schifo, ma quelle con gli orsi che mangiano la gente garbano assai. Indipercui, credo che lo leggerò. In inglese, sempre che ne sia in grado.
Ciao!
Io l’ho letto in italiano e ho trovato la traduzione adeguata, la lettura è scorrevole e si ride di gusto senza troppi storcere il naso, anzi. Ne avevo scritto una recensione molto positiva sul mio blog (dalla quale tra l’altro è nata proprio la replica di Vicentini, in seguito a quindicimila mail private in cui cercava di spiegarmi perché sì).
Io comunque apprezzo quello che ha fatto la Meridiano Zero (titolo a parte, chiaro), è un editore che si occupa prevalentemente di noir e credo abbia rischiato non poco traducendo un’opera che di noir non ha propria nulla. Che poi abbia tentato di spacciarlo, per quanto possibile, come appartenente al genere, sono in fondo anche necessità di mercato.
(Molto, molto criticabili, certo, soprattutto per un titolo così di nicchia…)
Simone 🙂
Prendere il giro il lettore spacciando un romanzo come noir o poliziesco (attraverso la combo copertina con dei tizi che sembrano dell’FBI + titolo) quando si tratta di una commedia grottesca non mi sembra una grande strategia di mercato, dato che il potenziale lettore viene allontanato, e quello che raggiungi non trova quello che cercavi. Doppio FAIL.
Se secondo Vicentini HELP! non rientrava nella linea editoriale di Meridiano Zero, doveva:
– O non pubblicarlo,
– O inaugurare con onestà una nuova linea.
Il suo comportamento è stato non professionale, e non molto furbo.
Chiaro, su questo non c’è dubbio, e sicuramente una nuova collana, dedicata magari alla bizarro più “accessibile, poteva essere la scelta più ideale. Continuo però a pensare che sia meglio averlo in italiano, un titolo così, che non averlo affatto. 🙂
Sinceramente, io sarei molto più incuriosita da un libro che si intitola “aiuto, mi sta mangiando un orso” che “missione in Alaska”
Comunque, mi ispira parcchio!
Già leggendo l’articolo mi era venuta voglia di dargli un’occhiata, ma il bokk-trailer è veramente una ciliegina grande come una cocomera: questo tizio è geniale!
Se ripenso ai video che ci ha mostrato “gentilmente” Zwei, mi viene da piangere al solo pensiero di fare un confronto. XD
E complimenti per il blog! : )
E il logo è carinissimo! 😀
Per quanto riguarda il discorso “titolo”, beh, Missione Alaska è nettamente inferiore all’originale, non è convincente e ha odore di già visto: FAIL.
@Taotor: sto guardando Zack e Miri make a porno: è molto carino! 😉 Grazie!
Letto, finalmente. In inglese, come mi ero ripromessa. Sono orgogliosamente al mio quarto romanzo in inglese, e questo è stato fin’ora il più semplice. Che dire, lettura divertente e leggera, anche se i capitoli finali mi hanno disturbato parecchio. Non che fossero particolarmente inquietanti di per sé, ma mi aspettavo che un libro così inizialmente “allegro” potesse avere dei risvolti tanto inquietanti. Nel complesso comunque ho apprezzato, grazie per il consiglio ❤
La prendo come una nota positiva^^
Ora potresti pensare di dare un’occhiata all’altro libro di Hansen di cui ho parlato, Rampaging Fuckers of Everything on the Crazy Shitting Planet of the Vomit Atmosphere. L’ho presentato in questo post sulla Bizarro Fiction. Purtroppo è più difficile da leggere di HELP! (soprattutto la prima delle tre novelle).
Ne approfitto per dire che, anche se ho latitato per qualche mese, le trasmissioni riprenderanno regolarmente da domani ^_^
Finito di leggere HELP! A bear is eating me! giusto adesso. Sono d’accordo con il giudizio che hai dato: la caratterizzazione del peronaggio principale attraverso il suo flusso di coscienza e’ molto ben riuscito, ed e’ interessante per una volta essere messi a cosi’ stretto contatto con un protagonista che e’ uno stronzo fatto e finito (che risulta comunque simpatico tramite quello stratagemma di farlo accompagnare da personaggi secondari che sono anche peggiori di lui). Peccato pero’ che diventi in fretta ripetitivo con il suo ciclo di allucinazioni, che sono l’equivalente ammazza-tensione dei finali alla “era tutto un sogno”.
Idea comunque interessante, un peccato che lo scrittore non abbia saputo gestirla e svilupparla con piu’ energia.